La grande palude dell’inserimento lavorativo

16 Nov 2021

di Andrea Casavecchia

Sembra che oltre 2600 navigator non avranno il rinnovo del contratto, secondo l’impianto della futura legge di Bilancio. È una sonora bocciatura per la figura professionale che era stata introdotta per accompagnare nel percorso di inserimento lavorativo i percettori del Reddito di cittadinanza.

I detrattori di una delle misure simbolo del Movimento 5 stelle esultano perché è un altro segnale della fragile impalcatura della misura costruita per sostenere i più deboli. Eppure, di un intervento simile l’Italia aveva e ha bisogno, lo dimostra l’intenzione di mantenere il provvedimento complessivo, anche se un po’ ritoccato. I navigator avrebbero dovuto aiutare i cittadini a svincolarsi dal sussidio per sostenersi autonomamente attraverso un nuovo lavoro.

L’insuccesso della figura professionale è una grave sconfitta per tutta la nostra società, perché non sarà cercata una soluzione sostitutiva. Le intenzioni sono di riassegnare ai servizi precedenti il compito: i centri per l’impiego e le agenzie per il lavoro autorizzate. Purtroppo, se i risultati complessivi dei navigator non sono stati efficaci, neanche le organizzazioni in questione avevano raggiunto l’obiettivo, quindi appare lecito non aspettarsi molto.

La sconfitta dei navigator potrebbe essere un’occasione per comprendere la complessità del processo di inserimento lavorativo nella normalità dei casi, figurarsi quando ci si trova ad aiutare le fasce più vulnerabili. In Italia ci sono in primo luogo due figure che trovano difficoltà a trovare un’occupazione: da una parte i giovani, dall’altra parte i disoccupati over 50. I tragitti da proporre loro non sono nemmeno simili.

Nel primo caso si tratta di invitare i ragazzi a costruirsi figure professionali flessibili con alcune abilità di base e la capacità di modificarle e riadattarle, perché dovranno sempre più rispondere a un mondo del lavoro volubile, che si integra sempre più con le tecnologie e che cerca persone cooperative e allo stesso tempo autonome nei compiti da svolgere. Nel secondo caso il problema è più complesso, perché si tratta di adulti con un’esperienza pregressa che spesso non è più spendibile ai quali viene chiesto di ricominciare, oppure a uomini e donne di mezza età senza esperienze di lavoro vero, che si sono arrabattati nel mondo del sommerso con lavori più o meno importanti. Inserire questi ultimi significa proporre loro un cambiamento di stile di vita, non solo un aggiornamento sulle competenze.

In secondo luogo, bisogna scontare una differenza tra i territori. L’Italia non è omogenea. Oltre alle classiche differenze tra Nord e Sud, ci sono quelle tra città e campagna, tra zone dell’entroterra appenninico e zone marine. Le risorse sono differenti e altrettanto varie sono le realtà produttive. Per uscire da questa palude una politica di inserimento lavorativo dovrebbe rispondere a una politica industriale che risponda alla plurale vocazione delle molteplici comunità locali. In fondo, in questo periodo le risorse economiche ci sono: andrebbero messe a sistema anche in una logica sussidiaria.

Leggi anche
Editoriale

Acta, non verba. Fatti, non parole

La fatica di stare di fronte alla realtà per come è, a viverla per come si mostra, è una delle malattie culturali e sociali della nostra epoca. Il trionfo dell’io sul noi, sul riconoscimento del prossimo e della sua dignità, e il residuo di vecchie ideologie, sminuiscono la capacità di prendere atto di quel che […]

Altri nemici? Le corti internazionali

Come delibera il ventesimo emendamento, l’inizio del mandato presidenziale di Trump avverrà il 20 gennaio del prossimo anno, ma il suo team è già al lavoro per lanciare un attacco frontale alla Corte penale internazionale dell’Aia. La ragione? La risoluzione della Corte di emettere mandati di arresto contro Benjamin Netanyahu, a capo dell’esecutivo di Israele, […]

Il card. Zuppi al Festival della migrazione: “Che mondo è se non riusciamo a salvare i bambini che muoiono nel Mediterraneo?”

“Mi vergogno che nel Mediterraneo ci sono ancora bambini che muoiono, ma che mondo è che non riusciamo a salvare i bambini?”: lo ha detto il card. Matteo Zuppi, presidente della Cei e arcivescovo di Bologna, intervenendo al Festival della Migrazione 2024 in corso dal 26 al 30 novembre tra Bologna, Modena, Formigine, Sassuolo e […]
Hic et Nunc

Persone con disabilità, Di Maolo: “Dall’assistenzialismo alla valorizzazione ascoltando la loro voce”

Andare oltre l’approccio medico, assistenzialista e riabilitativo, per mettere al centro la persona con disabilità. Non solo bisogni, ma anche diritti, desideri, interessi e potenzialità da alimentare e promuovere. Invita ad un deciso cambio di mentalità Francesca Di Maolo, presidente dell’Istituto Serafico di Assisi, intervistata in occasione della Giornata internazionale per i diritti delle persone […]

Disabilità, Berliri (Casa al plurale): “La meraviglia va oltre le apparenze e mette al centro i più fragili”

“Che tipo di comunità vogliamo essere? Di fronte a chi appare diverso cosa scegliamo: il rifiuto, la pietà o la meraviglia?”: questa la riflessione-quesito lanciata dall’associazione Casa al plurale in occasione della Giornata internazionale per i diritti delle persone con disabilità che ricorre oggi, martedì 3 dicembre. Un’occasione “per ricordare i diritti delle persone con […]

Fascicolo sanitario elettronico: a che serve e perché è importante

A spiegarlo è Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione Gimbe
Media
03 Dic 2024
newsletter