Mattarella: “Accolgo l’elezione con senso di responsabilità e rispetto delle decisioni del Parlamento”

31 Gen 2022

“I giorni difficili trascorsi per l’elezione alla presidenza della Repubblica, nel corso della grave emergenza che stiamo tutt’ora attraversando sul versante sanitario, su quello economico e quello sociale, richiamano al senso di responsabilità e al rispetto delle decisioni del Parlamento”.

Queste le prime parole rivolte al popolo italiano da Sergio Mattarella, rieletto all’ottavo scrutinio con 759 voti presidente della Repubblica per un nuovo settennato. Dopo aver accolto i presidenti di Camera e Senato giunti al Quirinale per la comunicazione ufficiale dell’esito del voto, Mattarella si è rivolto alla nazione pronunciando poche parole, semplici, ma piene di significato. “Ringrazio i presidenti della Camera e del Sentato per la loro comunicazione – ha detto –, e desidero ringraziare i parlamentari e delegati delle regioni per la fiducia espressa nei miei confronti. Queste condizioni – ha concluso Mattarella – impongono di non sottrarsi ai doveri cui si è chiamati e naturalmente devono prevalere su altre considerazioni e su prospettive personali differenti, con l’impegno di interpretare le attese e le speranze dei nostri concittadini”.

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David Sassoli: il sorriso e il gelo

28 Gen 2022

di Paolo Bustaffa

Le testimonianze e i ricordi confermavano la statura di un uomo che, dopo quello giornalistico, aveva scelto l’impegno politico quale forma alta ed esigente di carità e di giustizia

 

L’immagine di bambini, padri e madri che camminano e si fermano nel gelo al confine tra Polonia e Bielorussia si poneva a tratti come sfondo ad alcuni momenti dei funerali di David Sassoli.

Al presidente del Parlamento europeo che aveva ritmato la vita con le parole del fondatore dello scoutismo: “Cercate di lasciare questo mondo un po’ migliore di quanto non l’avete trovato“ era ben presente quello straziante vagabondare in cerca di un po’ di calore umano. Si era impegnato senza risparmiarsi per fermare il gelo della disumanità.

Le testimonianze e i ricordi confermavano la statura di un uomo che, dopo quello giornalistico, aveva scelto l’impegno politico quale forma alta ed esigente di carità e di giustizia.

Quello sguardo sull’uomo dimenticato e offeso ai bordi delle città europee e del resto del mondo aveva interrogato le coscienze anche nel tempo della malattia.

Era uno sguardo sorridente ma in quel sorriso c’era anche un fondo di severità, un richiamo alla responsabilità, un appello a credere che un’altra politica era ed è possibile e quindi doverosa.

Il volto era rivolto al confine tra Polonia e Bielorussia dove perfino i “Medici senza frontiere” devono abbandonare il campo perché è impedito loro di spingersi nella foresta per soccorrere le vittime del gelo dell’indifferenza.

Il presidente del Parlamento europeo chiede anche oggi all’Unione europea, a tutti i suoi cittadini, di guardare là dove è il confine tra moralità e immoralità, tra umanità e disumanità. Guardare e agire perché questi migranti continuano a morire nel silenzio, spinti in un fiume, inseguiti da cani, percossi da uomini in divisa mandati da governi che buttano nel cestino gli appelli dell’Unione europea al rispetto dei diritti umani.

David Sassoli è la, in mezzo a quella “povera gente” con quella passione per la dignità e i diritti di ogni persona che era sbocciata alla luce della scuola di don Milani, della poesia di padre Turoldo, della testimonianza di Giorgio La Pira, sulla strada dello scoutismo.

L’ultimo saluto della sua terra natale si è unito a quello dell’Unione europea: due grandi occasioni per ritrovare e coltivare i valori e gli ideali che il presidente del Parlamento aveva raccolto dai padri fondatori. Li aveva posti a fondamento di una cultura politica attenta ai segni dei tempi, alle attese di giustizia e di solidarietà. Attese di tanta povera gente che chiede ai singoli Paesi europei e alle Istituzioni comunitarie risposte che tengano vivo il sorriso e fermino il gelo.

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Francesco all’udienza: “Per favore, mai la guerra”

28 Gen 2022

Nella Giornata di preghiera per la pace in Ucraina

 

“E ora vi invito a pregare per la pace in Ucraina, e a farlo spesso nel corso di questa giornata: chiediamo con insistenza al Signore che quella terra possa veder fiorire la fraternità e superare ferite, paure e divisioni”. Così il Papa, al termine dell’udienza di oggi, pronunciata in aula Paolo VI e dedicata alla figura di San Giuseppe, uomo che sogna. Poco prima, il papa aveva ricordato la Giornata della memoria, che si celebra domani: “È necessario ricordare lo sterminio di milioni di ebrei, di persone di diverse nazionalità e fedi religiose”, l’invito di Francesco: “Non deve più ripetersi questa indicibile crudeltà”. “Faccio appello a tutti, specialmente agli educatori e alle famiglie – ha proseguito il Papa – perché favoriscano nelle nuove generazioni la consapevolezza dell’orrore di questa pagina nera della storia. Essa non va dimenticata, affinché si possa costruire un futuro dove la dignità umana non sia mai calpestata”.

“Abbiamo parlato prima dell’Olocausto – ha proseguito a braccio durante l’appello per l’Ucraina – ma pensate che più di cinque milioni sono stati annientati durante il tempo dell’ultima guerra. È un popolo che ha sofferto la fame, ha sofferto tanta crudeltà e merita la pace”.

“Le preghiere e le invocazioni che oggi si levano fino al cielo tocchino le menti e i cuori dei responsabili in terra, perché facciano prevalere il dialogo e il bene di tutti sia anteposto agli interessi di parte”, l’auspicio di Francesco, nella Giornata di preghiera per la pace in Ucraina da lui chiesta ai fedeli di tutto il mondo dopo l’Angelus di domenica scorsa.

“Per favore, mai la guerra!”, ha esclamato ancora in Papa: “Preghiamo per la pace con il Padre Nostro”, l’invito ai presenti: “è la preghiera dei figli che si rivolgono allo stesso Padre, è la preghiera che ci fa fratelli, è la preghiera dei fratelli che implorano riconciliazione e concordia”. Ancora un fuori programma prima della fine dell’appuntamento del mercoledì: “Oggi non potrò andare fra voi per salutarvi, perché ho un problema alla gamba destra, si è infiammato un  legamento al ginocchio”, ha spiegato Francesco: “È una cosa passeggera, dicono che questo viene ai vecchi, non so perché è arrivato a me”, ha scherzato il pontefice prima di congedarsi dai presenti.

“Molte volte la vita ci mette davanti a situazioni che non comprendiamo e sembrano senza soluzione”, ha fatto notare il Papa, nella catechesi dell’udienza di oggi. “Pregare, in quei momenti, significa lasciare che il Signore ci indichi la cosa giusta da fare”, la tesi di Francesco, secondo il quale “molto spesso è la preghiera che fa nascere in noi l’intuizione della via d’uscita”. “Il Signore non permette mai un problema senza darci anche l’aiuto necessario per affrontarlo”, ha assicurato il Papa, che ha rivolto un pensiero alle “tante persone che sono schiacciate dal peso della vita e non riescono più né a sperare né a pregare”. Poi ha proseguito a braccio, elencando diverse situazioni di difficoltà in cui possono trovarsi le famiglie: “E anche penso ai genitori davanti ai problemi figli: figli con tante malattie, i figli ammalati, anche con malattie permanenti, quanto dolore…

Genitori che vedono orientamenti sessuali diversi nei figli: come gestire questo e accompagnare i figli, e non nascondersi in un atteggiamento condannatorio.

Genitori che vedono i figli che se ne vanno nella malattia, e anche, cosa più triste – lo leggiamo tutti i giorni sui giornali – ragazzi che fanno delle ragazzate e finiscono in un incidente con la macchina. Genitori che vedono i figli che non vanno avanti nella scuola…Tanti problemi dei genitori, pensiamoci a come aiutarli”. “Ai genitori dico: non spaventatevi!”, ha detto il papa ancora a braccio: “C’è dolore, tanto, ma pensate al Signore, a come ha risolto i problemi Giuseppe e chiedete a Giuseppe che vi aiuti”.

“Mai condannare un figlio!”, l’imperativo sempre fuori testo, a cui ha fatto seguito un racconto del periodo in cui Bergoglio era vescovo a Buenos Aires: “Quando andavo nel bus e passavo davanti al carcere, c’era la coda delle persone che dovevano entrare per visitare i carcerati, e c’erano le mamme lì. Mi faceva tanta tenerezza: questa madre davanti a un figlio che ha sbagliato, non lo lascia solo, ci mette la faccia. Il coraggio del papà e la mamma che accompagnano i figli sempre. Chiediamo il Signore che dia loro il coraggio, come lo ha dato a Giuseppe. Giuseppe pregava, lavorava e amava: che cose belle per i genitori: pregare, lavorare e amare. Giuseppe pregava e amava, e per questo ha ricevuto sempre il necessario per affrontare le prove della vita”.

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Don Mattia e Don Fabio ordinati sacerdoti nel decimo anniversario di mons. Santoro a Taranto

25 Gen 2022

Sabato 5 gennaio, nella Cattedrale Gran Madre di Dio di Taranto, l’arcivescovo mons. Filippo Santoro, ha ordinato due sacerdoti e celebrato, con una messa di ringraziamento, il decimo anniversario del suo ingresso nell’arcidiocesi.

Due percorsi diversi quelli che hanno portato don Fabio Raffone e don Mattia Santomarco alla scelta di consacrarsi a Dio. Don Fabio ha ricevuto una chiamata matura. Impiegato alle poste, ha conosciuto Dio a 40 anni, facendo canoa con un amico che gli ha fatto scoprire il carisma di Comunione e Liberazione. Di lì un lungo percorso di discernimento che lo ha portato in giro per l’Italia, anche nei weekend di nascosto da famiglia e amici, per andare a fondo e rispondere alla chiamata. Oggi presta servizio nella parrocchia Corpus Domini, nel quartiere difficile Paolo VI ed è impegnato nelle attività di Noi e Voi, associazione che si occupa di dare aiuto a migranti e detenuti.

Don Mattia Santomarco invece è cresciuto nell’Azione Cattolica della parrocchia Madonna di Fatima di Talsano, borgata del capoluogo ed in una famiglia fortemente credente. La montagna, la fotografia, gli studi di Infermieristica, mai compiuti per quell’esame di ammissione così ostico, l’esperienza come volontario del 118 sulle autombulanze, lo hanno formato ad uno sguardo diverso, fino alla scelta di seguire Dio. “Come altri vostri giovani confratelli siete i preti della pandemia- ha detto durante l’omelia mons. Filippo Santoro – e ve lo ricorderete per sempre. In questo momento tutti gridano al Signore di salvarli e voi con il vostro eccomi siete la risposta di Dio, perché la tempesta si plachi. Il mondo in questo momento ha bisogno di speranza e voi siete i ministri della speranza, che trasbordano pienezza. Conservatevi sobri e azzimi nell’offrire la vostra vita al Signore. Rimanete umili adoratori come i magi”. Santoro ha poi ricordato che in questo decennio a capo dell’arcidiocesi di Taranto ha consacrato 26 sacerdoti ed un vescovo, mons. Angelo Panzetta. “Tutto ciò che ho avuto in questi dieci anni è grazia. Ho il cuore pieno di gratitudine”, ha concluso.

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Ucraina: Frati minori di Assisi aderiscono a giornata di preghiera del 26 gennaio

Città del Vaticano 7 Settembre 2013. Papa Francesco presiede la veglia di digiuno e preghiera per la pace nel mondo e in Siria. La recita del rosario
25 Gen 2022

Papa Francesco ha indetto per mercoledì 26 gennaio una giornata di preghiera per la pace in Ucraina. La comunità dei Frati minori conventuali del Sacro Convento di Assisi aderisce a questa iniziativa con un momento di preghiera per la pace che avrà luogo il 26 gennaio alle 12 nella chiesa inferiore della basilica di San Francesco. “Ringraziamo Papa Francesco perché ancora una volta ci testimonia la fiducia immensa che come cristiani abbiamo nella forza della preghiera fatta con fede a Dio Padre, l’Onnipotente buon Signore – afferma il custode del Sacro Convento, fra Marco Moroni –. Dall’altro poi ci ricorda che, in un mondo in cui tutto e tutti sono connessi, siamo responsabili gli uni degli altri e tutti abbiamo il dono e la responsabilità di essere operatori di pace e riconciliazione”. La celebrazione – presieduta da mons. Domenico Sorrentino, vescovo di Assisi-Nocera Umbra-Gualdo Tadino e di Foligno – sarà trasmessa in diretta sul canale YouTube “Basilica di San Francesco d’Assisi”, “Sacro Convento” e sulla pagina Facebook “Basilica papale e Sacro Convento di San Francesco in Assisi”. “Raccogliamo senza esitazioni l’appello di Papa Francesco e ci uniamo alla comunità francescana del Sacro Convento di Assisi nella Giornata di preghiera per la pace del prossimo 26 gennaio – aggiunge Flavio Lotti, del comitato promotore della Marcia PerugiAssisi –. Facciamo nostra la preoccupazione del Papa per i pericoli di guerra che stanno crescendo attorno all’Ucraina. Possa la preghiera sostenere e guidare tutte le donne e gli uomini, credenti e non credenti, umili e potenti, che debbono allontanare lo spettro di questa immane tragedia”.

Città del Vaticano 7 Settembre 2013. Papa Francesco presiede la veglia di digiuno e preghiera per la pace nel mondo e in Siria. La recita del rosario

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Prof. Ferrari (Ca’ Foscari): “La risposta peggiore in queste ore, è alzare il livello dello scontro”

25 Gen 2022

“Credo che in questa situazione la risposta peggiore sia quella di alzare il livello dello scontro e della contrapposizione. Sbagliano, per esempio, quei paesi che inviano armi o soldati in Ucraina o nei paesi baltici perché queste manovre alzano il livello dello scontro e comunque non risolvono a cambiare le sorti della guerra. Quello che si dovrebbe fare in questa situazione è ricominciare a trattare per trovare una situazione complessiva al problema della sicurezza in Europa, il che non vuole dire cedere alla Russia ma parlare con la Russia”. Insomma, abbandonare ogni progetto militare e favorire “la via diplomatica sempre”. È Aldo Ferrari, dell’università Ca’ Foscari di Venezia e direttore delle ricerche su Russia, Caucaso e Asia centrale dell’Ispi, a fare il punto sulla situazione tra Ucraina, Russia, Stati Uniti e paesi Nato. La tensione è altissima. La Nato ha rafforzato gli schieramenti a Est. I Paesi baltici inviano missili antiaerei e anticarro. Gli Usa ordinano l’evacuazione delle famiglie dei diplomatici. L’Alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza Borrell invita alla calma ma Londra, Berlino e Vienna iniziano a evacuare.

Professore, ma davvero siamo andando incontro ad una guerra nel cuore dell’Europa?

La mia personale opinione è che non credo che si vada verso un conflitto armato. Se così fosse, vorrebbe dire che la Russia ha agito in maniera politicamente sconsiderata e irrazionale. La politica estera russa è spesso brutale però ha una razionalità. La Russia non ha interesse di invadere e occupare l’Ucraina per molte ragioni. L’Ucraina è un Paese grande, popoloso, gran parte della popolazione è avversa alla Russia e quindi combatterebbe e resisterebbe con tutte le forze. Anche se la Russia riuscisse a vincere questa guerra, lo farebbe quindi con un costo altissimo. Inoltre, se anche avvenisse una guerra e una occupazione russa in Ucraina, il problema della Russia – vale a dire avere la Nato alle frontiere – non sarebbe assolutamente risolto. Quindi mancherebbe del tutto la razionalità in questa eventualità.

 

E allora perché si stanno scaldando così tanto i motori sia da parte russa che da parte Usa e Nato?

Noi occidentali facciamo una fatica terribile a capire il punto di vista russo. L’Occidente afferma, giustamente dal punto di vista internazionale che uno Stato indipendente come l’Ucraina abbia il diritto ad entrare in tutte le alleanze sia militari che politiche. Mi permetta però di fare una domanda: poniamo che Cuba volesse entrare nella Csto, vale a dire nella alleanza militare a guida russa, portando i missili russi vicini alle coste americane, come reagirebbero gli Stati Uniti? È chiaro che per la Russia avere alle proprie frontiere la più importante alleanza militare del mondo e di tutti i tempi, costituisca una oggettiva minaccia alla sicurezza nazionale.

 

Perché tutto questo nervosismo ora?

Ma non è da ora. Sono tanti anni che la Russia chiede all’Occidente di cambiare la sua politica di espansione verso Est e l’Occidente non ha mai risposto a questa domanda. La Russia ha deciso di mostrare i muscoli e di porre una sorta di ultimatum agli Stati Uniti e alla Nato chiedendo loro risposte scritte riguardo alla sicurezza e in particolare alla espansione della Nato ad Est. Ma facendo così la Russia ha assunto una posizione rischiosa.

 

Perché?

Sono richieste sostanzialmente irricevibili. Non c’è nessuna possibilità che Nato e Stati Uniti accettino.Si aprono allora due scenari. Il primo è che la Russia, per non perdere la faccia, sia costretta a fare ciò che non vuole fare e cioè innescare un’azione armata. Il secondo scenario è che accetti di fare brutta figura, la figura del cane che abbaia ma alla fine non morde. E’ più probabile – visto il rischio di tensione altissimo – che si arrivi ad un qualche compromesso. Due risultati comunque la Russia li ha già ottenuti.

 

Quali?

Ha costretto l’Occidente a prestare finalmente attenzione alle sue richieste. Gli incontri che ci sono stati a distanza ravvicinati, per quanto poco fruttuosi, hanno se non altro dato il segnale di un ritorno alle trattative. E questo è comunque un punto di partenza rispetto al silenzio o alla completa assenza di comunicazione degli ultimi anni. Da queste trattative può uscire qualche piccolo, ma ripeto piccolo, risultato.

 

Sono 8 anni, dal 2014, che in Ucraina è in atto una guerra “ibrida” che c’è ma non scoppia. Un conflitto subdolo che sta mettendo in ginocchio il Paese. Paradossalmente, una guerra può risolvere questo stallo?

Si, potrebbe risolverlo. Ma sarebbe un bagno di sangue. Sarebbe una guerra tremenda.
 

L’Ucraina è un paese di 40 milioni di abitanti, che da anni si prepara a questa eventualità e resisterebbe. La quantità di vittime sarebbe in un ordine di decine di migliaia. Ripeto quanto ho detto prima e cioè che la guerra non dovrebbe scoppiare perché non ce ne sono ragioni e interessi oggettivi. Però, attenzione, ci sono tanti casi di guerre scoppiate in maniera irrazionale. Pensiamo alla Prima guerra mondiale quando saltò tutta l’Europa per nulla. Per questo dico che non è saggio inviare forze militari e alzare la tensione e che si vada a parlare con Mosca.

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Papa Francesco: “Stiamo perdendo la capacità di ascoltare”

25 Gen 2022

di M. Michela Nicolais

Dedicato all’ascolto il messaggio del Papa per la Giornata mondiale delle comunicazioni sociali, in programma il 29 maggio. “C’è una sordità interiore, peggiore di quella fisica”, l’analisi. No al “duologo”, all'”infodemia” e alla “tentazione di origliare e spiare”, sì invece alla capacità di ascolto profondo del “disagio sociale”. “anche nella Chiesa c’è tanto bisogno di ascoltare e di ascoltarci”. “È triste quando, anche nella Chiesa, si formano schieramenti ideologici”

“Stiamo perdendo la capacità di ascoltare chi abbiamo di fronte, sia nella trama normale dei rapporti quotidiani, sia nei dibattiti sui più importanti argomenti del vivere civile”. A lanciare il grido d’allarme è il Papa, nel messaggio per la Giornata mondiale delle comunicazioni sociali, che si celebra il 29 maggio sul tema: “Ascoltare con l’orecchio del cuore”.“C’è una sordità interiore, peggiore di quella fisica”, la denuncia: “Tutti abbiamo le orecchie, ma tante volte anche chi ha un udito perfetto non riesce ad ascoltare l’altro”, e così “il rifiuto di ascoltare finisce spesso per diventare aggressività verso l’altro”. “Non basta ascoltare, bisogna farlo bene”, l’indicazione di Francesco, perché “l’ascolto è una dimensione dell’amore”, e noi “non siamo fatti per vivere come atomi, ma insieme”.

“Una tentazione sempre presente e che oggi, nel tempo del social web, sembra essersi acuita è quella di origliare e spiare, strumentalizzando gli altri per un nostro interesse”, il monito del Papa, secondo il quale “la mancanza di ascolto, che sperimentiamo tante volte nella vita quotidiana, appare purtroppo evidente anche nella vita pubblica, dove, invece di ascoltarsi, spesso ci si parla addosso”: un sintomo, questo, che “più che la verità e il bene, si cerca il consenso; più che all’ascolto, si è attenti all’audience”.

papa francesco

 

LA BUONA COMUNICAZIONE

La buona comunicazione, invece, “non cerca di fare colpo sul pubblico con la battuta ad effetto, con lo scopo di ridicolizzare l’interlocutore, ma presta attenzione alle ragioni dell’altro e cerca di far cogliere la complessità della realtà”.

“In molti dialoghi noi non comunichiamo affatto”, osserva Francesco: “Stiamo semplicemente aspettando che l’altro finisca di parlare per imporre il nostro punto di vista”. In queste situazioni, osserva il Papa citando il filosofo Abraham Kaplan, “il dialogo è un duologo, un monologo a due voci”.

“Non si comunica se non si è prima ascoltato e non si fa buon giornalismo senza la capacità di ascoltare”, il messaggio ai comunicatori di professione: “Ascoltare più fonti, ‘non fermarsi alla prima osteria’ – come insegnano gli esperti del mestiere – assicura affidabilità e serietà alle informazioni che trasmettiamo”.

“È triste quando, anche nella Chiesa, si formano schieramenti ideologici, l’ascolto scompare e lascia il posto a sterili contrapposizioni”, denuncia Francesco, che a proposito della necessità di sobbarcarsi “la fatica dell’ascolto” cita “un grande diplomatico della Santa Sede”, il cardinale Agostino Casaroli, che parlava di “martirio della pazienza”, necessario “per ascoltare e farsi ascoltare nelle trattative con gli interlocutori più difficili, al fine di ottenere il maggior bene possibile in condizioni di limitazione della libertà”. “Ma anche in situazioni meno difficili, l’ascolto richiede sempre la virtù della pazienza, insieme alla capacità di lasciarsi sorprendere dalla verità, fosse pure solo un frammento di verità, nella persona che stiamo ascoltando”, la ricetta del Papa, che esorta a prendere esempio dallo stupore dei bambini.

Poi il riferimento alle migrazioni, e in particolare alle “migrazioni forzate”: “Per vincere i pregiudizi sui migranti e sciogliere la durezza dei nostri cuori, bisognerebbe provare ad ascoltare le loro storie. Dare un nome e una storia a ciascuno di loro”.

“Molti bravi giornalisti lo fanno già. E molti altri vorrebbero farlo, se solo potessero. Incoraggiamoli! Ascoltiamo queste storie! Ognuno poi sarà libero di sostenere le politiche migratorie che riterrà più adeguate al proprio Paese. Ma avremo davanti agli occhi, in ogni caso, non dei numeri, non dei pericolosi invasori, ma volti e storie di persone concrete, sguardi, attese, sofferenze di uomini e donne da ascoltare”. No, allora, all’ “infodemia”, che è uno dei frutti perversi di questa pandemia, sì invece all’ascolto profondo del “disagio sociale”.

“Anche nella Chiesa c’è tanto bisogno di ascoltare e di ascoltarci.

L’APOSTOLATO DELL’ORECCHIO
È il dono più prezioso e generativo che possiamo offrire gli uni agli altri”. Nella parte finale del messaggio, il Papa torna sul tema dell’ascolto come precondizione essenziale anche per la comunità ecclesiale. “Noi dobbiamo ascoltare attraverso l’orecchio di Dio, se vogliamo poter parlare attraverso la sua Parola”, la citazione di Bonhoeffer: “Il primo servizio che si deve agli altri nella comunione consiste nel prestare loro ascolto. Chi non sa ascoltare il fratello ben presto non sarà più capace di ascoltare nemmeno Dio”. Nell’azione pastorale, l’opera più importante è l’apostolato dell’orecchio, ribadisce Francesco: “Ascoltare, prima di parlare. Dare gratuitamente un po’ del proprio tempo per ascoltare le persone è il primo gesto di carità”. “È stato da poco avviato un processo sinodale”, ricorda il Papa: “Preghiamo perché sia una grande occasione di ascolto reciproco”. La comunione, infatti, “non è il risultato di strategie e programmi, ma si edifica nell’ascolto reciproco tra fratelli e sorelle”.

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Ecclesia

È tornato alla Casa del Padre Benedetto XVI

02 Gen 2022

“Con dolore informiamo che il papa emerito, Benedetto XVI, è deceduto oggi, sabato 31, alle ore 9:34, nel monastero Mater Ecclesiae in Vaticano. Non appena possibile seguiranno ulteriori informazioni”. Ad annunciarlo ai giornalisti e al mondo è stato il direttore della sala stampa della Santa Sede, Matteo Bruni. Dalla mattina di lunedì prossimo, 2 gennaio, il corpo del papa emerito sarà nella Basilica di San Pietro in Vaticano per il saluto dei fedeli.

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