La lezione della pandemia
Il rovescio della medaglia di queste pretese è il fallimento, globale e unitario, delle politiche liberiste, populiste e sovraniste. In un tempo e in un mondo sempre più interconnesso la strada da intraprendere non è quella delle privatizzazioni, delle chiusure e dei nazionalismi, che non salveranno nessuno, neanche i più ricchi e più armati, ma della collaborazione e dell’integrazione globale, con la costruzione di organismi mondiali globali e pubblici, che siano in grado di garantire l’uguaglianza planetaria nel godimento del diritto alla salute per tutti gli uomini.
Giambattista Vico, filosofo, storico e giurista napoletano, nella premessa all’edizione del 1730 di Principi di scienza nuova, scriveva “… sembravano traversie ed erano in fatti opportunità …”. Solamente ragionando si può capire una determinata realtà e volgerla, se possibile, a proprio vantaggio. Questa attitudine dell’uomo è ciò che lo distingue dagli animali: questi ultimi si adattano all’ambiente mentre l’uomo trasforma l’ambiente per migliorare la qualità della sua vita. Fine ultimo della scienza è l’esigenza di capire il mondo e la realtà e questa esigenza ha permesso all’uomo, durante i secoli, di modificare le sue condizioni di vita. Che insegna la pandemia globale? E perché è globale? Perché ha interessato tutto il pianeta e la sua globalità ha mostrato l’interconnessione, l’interdipendenza e l’integrazione del mondo attuale. In più, la pandemia ha evidenziato il suo essere un “effetto collaterale” dei cambiamenti climatici, delle deforestazioni, degli allevamenti e delle coltivazioni intensive. Alla luce di ciò, la pandemia ha svelato le fragilità dell’umanità e il fatto che abbiamo una sola Terra e che abbiamo un destino comune. Ora più che mai, siamo a un punto critico e decisivo. Papa Bergoglio ha espresso con chiarezza questo concetto evidenziando la folle pretesa di voler “vivere da sani in un pianeta malato”. È necessario uscire da tale follia, che nasce dal fatto che abbiamo inquinato terra, acqua e aria, supponendo di poter disporre di risorse naturali illimitate. Gli stravolgimenti operati dall’uomo fanno emergere una sorta di incompatibilità con le condizioni della vita sul pianeta. Non si può più inquinare come fatto finora, illudendosi di non pagarne il prezzo. In questa prospettiva, il bilancio della pandemia da covid, con il suo tragico carico di morti, costituisce un anticipo di ciò che si fronteggerà non modificando registro. Non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire: da anni, gli scienziati segnalano i rischi irreversibili cui si sta andando incontro. Ma se questa previsione è stata fatta per tempo, tuttavia, a livello globale, non si è ancora fatto nulla per difendere le condizioni della vita sul pianeta. La pandemia ha evidenziato il ruolo strategico e fondamentale della sfera pubblica, dello Stato e della stessa sanità pubblica. In più la pandemia globale non ha trovato di fronte a sé strutture altrettanto globali in grado di adottare una comune strategia per combattere la diffusione del virus. Ogni paese è andato per la sua strada: perfino i paesi dell’Ue si sono mossi in ordine sparso, ignorando quanto previsto dai trattati costituenti, che sono rimasti lettera morta. È il carattere globale e unitario che esige delle risposte altrettanto globali e unitarie. Chi può dare delle risposte globali e unitarie? Solo una sanità pubblica, altrettanto globale e unitaria. Ciò è emerso specie se si considera come tutti, inclusi gli ultra anti-statalisti liberisti, hanno preteso dallo Stato di tutto e di più. Il rovescio della medaglia di queste pretese è il fallimento, globale e unitario, delle politiche liberiste, populiste e sovraniste. In un tempo e in un mondo sempre più interconnesso la strada da intraprendere non è quella delle privatizzazioni, delle chiusure e dei nazionalismi, che non salveranno nessuno, neanche i più ricchi e più armati, ma della collaborazione e dell’integrazione globale, con la costruzione di organismi mondiali globali e pubblici, che siano in grado di garantire l’uguaglianza planetaria nel godimento del diritto alla salute per tutti gli uomini. Sulla terra ci sono otto miliardi di persone e il pianeta non appartiene più a questo o a quello stato ma è di tutti gli uomini. “Ciò che riguarda tutti deve essere trattato e approvato da tutti”: è un principio del diritto romano. Tale principio va affermato a livello planetario, prendendo atto che gli organismi internazionali non sono stati all’altezza di questa sfida globale e planetaria. È una sfida che va colta e che va fatta propria, rivendicando la necessità di tutelare una sanità pubblica come la sola in grado di garantire a tutti l’uguaglianza nel godimento del diritto alla salute per tutti. Ciò che riguarda tutti deve essere trattato e approvato da tutti.