Nei giorni scorsi le scuole hanno accolto l’invito del ministro dell’Istruzione, Patrizio Bianchi, e numerose sono state le iniziative per sollecitare riflessioni fra gli studenti in merito alla guerra in Ucraina.
Il punto di partenza per molti è stato l’articolo 11 della nostra Costituzione dove, all’indomani delle devastazioni del secondo conflitto mondiale, i nostri padri costituenti scrivevano: “L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo”.
L’emergenza Ucraina offre l’opportunità di rivisitare anche il nostro passato, analizzando le ferite che hanno condotto a determinate scelte storiche e politiche nel nostro Paese. Le considerazioni sulla guerra attuale consentono di approfondire con i nostri giovani il concetto di democrazia, evidenziando quanto la buona e sana coscienza dei singoli cittadini possa contribuire a orientare le scelte etiche di un intero Paese.
La mobilitazione all’interno delle scuole italiane ha riguardato anche le iniziative umanitarie. In molti istituti sono state promosse collette solidali, raccolte di alimenti e beni di prima necessità per aiutare la popolazione civile ucraina. Importante è stata la partecipazione delle famiglie e in alcuni casi la scuola ha dato impulso anche a ulteriori azioni di supporto ai profughi e agli sfollati, organizzate autonomamente da studenti e genitori.
Nel frattempo il Ministero ha preparato anche una Nota contenente le prime indicazioni per l’accoglienza all’interno delle scuole degli studenti ucraini in arrivo nel nostro Paese. “La scuola italiana è pronta ad accogliere – ha dichiarato il ministro Bianchi -. Stiamo predisponendo indicazioni e risorse per sostenere le comunità scolastiche in questo impegno. La pace, sulla quale tutte le nostre studentesse e i nostri studenti stanno riflettendo in questi giorni, si costruisce con la solidarietà e l’inclusione. Stiamo lavorando per far sì che ogni bambino e ragazzo in fuga dalla guerra possa essere accolto con il sostegno necessario e proseguire il proprio percorso educativo e formativo”.
Sono giorni intensi e drammatici, dunque. Ai nostri ragazzi, però, forniscono diverse opportunità per mettersi alla prova, soprattutto partecipando a quelle azioni che tentano di disinnescare gli effetti nefasti delle ostilità belliche, mettendo in evidenza una umanità che aspira fortemente alla pace.
Un altro insegnamento non di poco conto riguarda il modo di affrontare la paura. I media ci restituiscono immagini terrorizzanti che rischiano di annichilire chi le osserva attraverso uno schermo. Di fronte a quell’orrore l’impegno individuale e l’azione collettiva devono apparire ai nostri figli le uniche risposte sensate.
Non sappiamo cosa ci riserveranno i giorni futuri, sarà importante seguire i notiziari e cercare di avere un’idea il più possibile precisa rispetto a questo storico e pericolosissimo conflitto. Anche in quest’ambito sarà fondamentale la guida degli educatori nel cercare di individuare, all’interno del proliferare endemico delle notizie, fonti autentiche ed equilibrate. Tra gli adolescenti la lettura delle informazioni dovrà essere un esercizio quotidiano, necessario a distinguere i dati oggettivi di questa guerra dalle fake news e dalla propaganda.
Inoltre, aspetto certamente non marginale, sarà bene soffermarsi assieme ai ragazzi su come spesso i media trattino le notizie senza alcun rispetto per chi ne è oggetto, indugiando sugli aspetti emotivi e di clamore senza invitare il lettore all’analisi etica dei fatti.
Avremmo bisogno di rassicurazioni, ma non arriveranno per il momento. Torniamo a confrontarci con l’incertezza e con la nostra fragilità, cerchiamo di trasformare le nostra paure ancora una volta nel coraggio e nella speranza del cambiamento.