Eppure si deve scrivere e parlare anche di “altro” mentre si segue minuto per minuto e con un nodo alla gola quanto accade in Ucraina. Di questo non arrendersi all’aggressione sono una esemplare testimonianza i concerti sulle piazze e nei sotterranei dell’Ucraina come accadde a Sarajevo devastata dai bombardamenti.
È faticoso il parlare di “altro” perché sembra un allontanarsi da chi soffre e un attutire la condanna del male. Invece questo parlare disarmato rende forte la solidarietà, definitiva la sentenza, vigile la coscienza.
Il sacrificio degli innocenti chiede che il “mai più la guerra” diventi una costruzione culturale solida e condivisa che decreti il fallimento di un delirio di onnipotenza e si ponga a tutela della libertà e della dignità di ogni persona e di ogni popolo.
Scriveva un poeta: “Fermi! Tanto non farete mai centro. La Bestia che cercate voi, voi ci siete dentro”. È Giorgio Caproni a dire a coloro che massacrano e distruggono che la Bestia è in loro e non in altri. In una sola frase c’è la verità.
Ma cosa possono fare la poesia, la musica, la cultura e perfino la politica contro i carri armati?
Poco o nulla, rispondono molti. Possono indicare, dicono altri, la strada della rinascita mentre tutto ha l’odore della morte e della distruzione.
C’è allora un altro segnale da cogliere. L’aggressione all’Ucraina è scoppiata mentre da alcuni mesi era in corso la “Conferenza sul futuro dell’Europa” di cui, purtroppo poco si parla e si è parlato nel nostro Paese.
La Conferenza che dovrebbe concludersi il prossimo 9 maggio è un esperimento di democrazia partecipativa del tutto inedito che coinvolge i cittadini della società civile nell’elaborazione di proposte sul futuro dell’Ue.
La pandemia e la tragedia ucraina l’hanno messa alla prova ma hanno anche offerto ulteriori motivazioni perché questo esperimento di democrazia segni l’avvio di un movimento culturale e politico che risvegli la coscienza europea.
C’è una ripresa di fiducia dei cittadini nei confronti delle istituzioni europee, molti giovani stanno partecipando alla Conferenza con grande senso di responsabilità, con un forte desiderio di verità, di giustizia e di pace. Eppure tutto questo appare fragile di fronte ai carri armati ma dire che parlare di “altro” è inutile è dare spazio a un dittatore che conta i giorni della resistenza ucraina mentre il suo tempo è scaduto e il suo fallimento è già nella storia.
Si sta con un nodo alla gola ai confini d’Ucraina aprendo le braccia a donne e bambini in fuga. Lo smarrimento e il senso di impotenza sembrano inarrestabili. Perché questo non accada anche la poesia, la musica, la cultura e la politica prendono la parola.