Hotel Portofino e Studio Battaglia con il comune sfondo narrativo anglosassone
“Downton” e dintorni. Curiose coincidenze nel mese di marzo tra Italia e Regno Unito. Anzitutto su Sky e la piattaforma Now troviamo la miniserie britannica “Hotel Portofino” (6 episodi) firmata da Matt Baker, un period drama ambientato nel 1926 sulla Riviera ligure, appunto a Portofino. Lo sfondo richiama modelli narrativi ben noti al pubblico contemporaneo: dalle raffinate dinamiche upstairs-downstairs alla “Downton Abbey” (2011-16) allo spaesamento inglese per l’“esotico” tipico dei “The Durrells” (2016-19).
La storia: Portofino 1926, una famiglia inglese alto-borghese guidata dalla solare Bella Ainsworth mette su un elegante albergo vista mare pensato per ricchi e nobili inglesi. Se la cornice risulta mozzafiato, a turbare l’orizzonte irrompono i lampi del fascismo. Nel cast insieme alla protagonista Natascha McElhone – “The Truman Show”, “Designated Survivor” – figurano gli italiani Daniele Pecci, Lorenzo Richelmy e Rocco Fasano. Nell’insieme il racconto risulta suggestivo e avvolgente nella messa in scena, anche se rischia di scivolare troppo nella cartolina patinata; la struttura narrativa soffre invece un po’ di mancanza di ritmo e di complessità, quella ricercatezza di intrecci alla “Downton” (ma lì a scrivere è il geniale Premio Oscar Julian Fellowes!). Buone le intenzioni, incerto però è l’esito dai primi episodi.
“Studio Battaglia”. Nel valzer Italia-Regno Unito occhio alla serie “Studio Battaglia”, adattamento targato Palomar, Tempesta e Rai Fiction della serie Bbc “The Split”. Si tratta di un legal/family drama in programmazione su Rai Uno e RaiPlay da martedì 15 marzo (8 episodi) per la regia di Simone Spada (“Hotel Gagarin”, “Rocco Schiavone”) e la sceneggiatura Lisa Nur Sultan. Convince il cast tutto, a cominciare da Barbora Bobulova, Lunetta Savino, Thomas Trabacchi e Giorgio Marchesi.
La storia. Milano oggi, Anna Battaglia è un brillante avvocato divorzista che vive la professione con umanità e rettitudine; ha da poco lasciato lo studio di famiglia, lo Studio Battaglia (condiviso con la madre Marina e la sorella Nina) per rafforzare le fila dell’influente competitor, lo Studio Zander…
Visti in anteprima gli episodi iniziali, “Studio Battaglia” risulta una serie dotata di notevole ritmo, compattezza e dinamica. Funziona bene in particolare la regia di Simone Spada, che pedina con interesse crescente le storie delle protagoniste e al contempo restituisce uno sguardo affascinante su Milano. Osservando, poi, con attenzione il tema portante, si intuisce che la serie si occupa sì di separazione, di divorzio, ma non con un approccio divisivo o conflittuale; la cifra del racconto è la giustizia, lo sguardo etico-deontologico, introducendo soprattutto la prospettiva femminile e una maggiore attenzione alla condizione della donna: è quanto emerge soprattutto dal profilo di Anna Battaglia/Bobulova, che si muove con chiara umanità e responsabilità. Ottimo esordio quindi per “Studio Battaglia”, attendiamo però gli sviluppi per un bilancio.