Ortofrutta: all’Italia il primato delle vendite
Grandi successi e grandi difficoltà per l’ortofrutta italiana nel mondo. Uno dei comparti dell’agroalimentare che più di altri rappresenta la migliore italianità alimentare, vive una stagione contraddittoria e densa di incertezze. E, sostanzialmente, non per sua responsabilità. Ad indicare i tratti della situazione, bastano pochi numeri.
Stando alle ultime statistiche , il commercio estero dell’ortofrutta italiana ha raggiunto nel 2021 la cifra da rimato pari a 5,2 miliardi euro (+8,3%) rispetto al 2020 che equivale in quantità a un +1,8% pari a 3,6 milioni di tonnellate. Se, poi, le esportazioni sono cresciute, le importazioni sono state addirittura registrate in calo: sia in valore (-0,3%) che in quantità (-1,5%). A conti fatti, il saldo commerciale positivo anno su anno balza a oltre 1 miliardo di euro con uno scatto del 62,1%. Se poi si fa un confronto tra 2019 e 2021, i risultati positivi appaiono ancora più forti. Confrontando i dati dei due anni, il valore dell’export è superiore del 14,5% (5,2 miliardi contro 4,5 miliardi di euro) e soprattutto il saldo positivo della bilancia commerciale è più che triplicato (348 milioni contro oltre 1 miliardo euro, +208,7%).
Numeri e analisi sono state rese note da Fruitimprese, sulla base dei dati Istat, che in una nota ha spiegato: “Abbiamo dimostrato che le imprese del settore, nonostante le difficoltà crescenti, la pandemia, la chiusura dei mercati, la difficoltà di reperire manodopera, non hanno mai mollato sul fronte dell’impegno a raggiungere i mercati lontani. Un dinamismo che conferma, semmai ce ne fosse bisogno, l’importanza strategica del nostro settore per l’economia del Paese , non solo per l’agroalimentare dove comunque l’ortofrutta fresca rappresenta la seconda voce dell’export dopo il vino”. Parole orgogliose che hanno più di un fondamento, ma che non nascondono le difficoltà che comunque rimangono tutte.
Per questo, gli stessi produttori non perdono occasione per sottolineare che il settore deve avere maggiore attenzione da parte delle istituzioni. Frutta e verdura nazionali, infatti, devono fare i conti in questi primi mesi del 2022 con gli aumenti dei costi fuori controllo dell’energia, trasporti, imballaggi, concimi, fertilizzanti. Pare, stando agli operatori, che gli ultimi aumenti dell’energia e i blocchi dei trasporti, abbiano inciso per milioni di euro sull’efficienza del comparto. Ma non è tutto qui.
Coldiretti ha infatti sollevato il tema dei prezzi interni al consumo di frutta e verdura. Stando alle analisi dei coltivatori, l’aumento medio dei prezzi al consumo dei prodotti alimentari e delle bevande è stato pari al 4,6% (dati Istat sull’inflazione a febbraio), quello della verdura fresca è stato del +17%, quella della frutta del +7%. Anche qui il “caro-energia” gioca tutta la sua parte. “In un Paese come l’Italia dove l’85% delle merci per arrivare sugli scaffali viaggia su strada l’aumento dei prezzi di benzina e gasolio – sottolinea la Coldiretti – ha un effetto valanga sui costi delle imprese e sulla spesa di consumatori con il rischio di alimentare psicosi, accaparramenti e speculazioni. L’aumento dei costi si estende all’intera filiera agroalimentare, dai campi all’industria di trasformazione fino alla conservazione e alla distribuzione ed occorre intervenire nell’immediato per contenerli e non far chiudere le attività produttive e distributive essenziali al Paese”.
Certo, il governo ha in queste ore iniziato a porre rimedio alla situazione. Ma il tema va ben al di là delle difficoltà di queste settimane. Logistica, organizzazione ed equilibri di filiera, competitività che deve conciliarsi sempre di più con ambiente e tutela del territorio, sono tutte vere sfide che l’ortofrutta nazionale deve affrontare e vincere. In altri termini, i traguardi nelle vendite in tutto il mondo di frutta e verdura italiane sono stati conquistati, ma devono anche essere mantenuti.