Alla San Roberto Bellarmino, preghiera e testimonianze per la pace
“Io insegnavo russo fino a poco tempo fa nelle scuole. Adesso non penso che lo farò più. Non potrei più riuscirci dopo quello che ci stanno facendo”
C’è un Caino e c’è un Abele, in questa guerra fratricida. C’è un invasore e c’è un invaso. Ci sono le ragioni della politica internazionale, che vanno oltre il buono e il cattivo ma c’è soprattutto l’insensatezza di attacchi che coinvolgono bambini, anziani, disabili. Attacchi ingiustificabili, che stanno provocando ferite anche lontano dallo scenario di guerra.
Lo si capisce parlando al telefono con Oksana, che qualche giorno fa ha portato la sua testimonianza nella parrocchia san Roberto Bellarmino. L’iniziativa, promossa dal parroco don Antonio Rubino, ha preceduto un momento di preghiera mariana sul tema della pace.
“Durante l’incontro mi sono commossa e non sono riuscita a parlare molto. Mi è dispiaciuto. Tutto questo mi sembra un incubo. Io e mio marito abbiamo parenti in Russia. Mio nonno ha fatto il militare in Russia e mio padre è nato in Russia. Tutte le famiglie in Ucraina sono bilingue. Vivo in Italia da vent’anni e vedo la tv russa. Non si può ascoltare. Raccontano falsità, dicono che siamo noi stessi ad aver bombardato le nostre città. C’è la censura. Non parliamo neanche di quello che gira su Facebook”. Poi Oksana ci racconta di chi è lì, in Ucraina. «Io sono del centro del Paese e la mia città non è stata ancora bombardata. Nei giorni scorsi ci hanno provato con tre missili ma sono stati abbattuti dai nostri militari. Me lo racconta mia sorella, che ha deciso di rimanere. Ha due figli gemelli di 25 anni che stanno combattendo e mi ha detto: ‘piuttosto muoio qui ma non vado lontano da loro’. Mia zia, che vive ad Odessa, è scappata con i nipotini piccoli”. Alla suocera di Oksana è successa una cosa incredibile, che rende l’idea del momento che si vive. “Aveva deciso di rimanere a casa sua. Ha ottant’anni, cani e gatti che non voleva abbandonare. Ora invece è in Polonia, da una parente. Sono arrivate in città famiglie di Kharkiv, con case bombardate. Con loro un anziano di 94 anni. Lei ha lasciato a loro la casa, ed è partita. Ha offerto casa sua a degli sconosciuti. Il nostro popolo non è mai stato così unito come oggi. Io mi commuovo”. Torna a piangere Oksana. “La Russia non è contro di noi. I russi sono nostri fratelli. Hanno solo paura di ribellarsi a Putin. Parecchi purtroppo gli credono, pensano che ci stiano liberando dai nazisti. Invece una sola persona sta uccidendo il mondo. Da quando c’è lui è cambiato tutto”. Oksana è rappresentante dell’associazione italo ucraina di Puglia e Basilicata ed è tra coloro che stanno coordinando gli aiuti umanitari. “Adesso non ci servono più vestiti. Finora c’è stata una grande generosità. Stiamo riempiendo interi tir, insieme all’Ufficio Migrantes. I magazzini scoppiano di vestiario ma adesso ci servono medicine e cibo. Quelle sono le priorità”.
All’incontro in parrocchia, ha portato la sua testimonianza anche Chiara Alessio, aderente a Pax Christi Taranto e tra coloro che hanno conosciuto don Tonino Bello, che del movimento è stato presidente per tanti anni. “Lui parlava di ‘convivialità della differenze’ e della ‘non violenza, come strumento di soluzione dei conflitti’. Io ho spiegato la storia del movimento e poi tracciato le linee di intervento per arrivare alla pace, secondo il nostro carisma. “Bisogna diventare tessitori di rapporti umani. Spesso la pace è intesa in un modo statico – diceva don Tonino – la pace è una rivoluzione di mentalità. Non è un dato ma la pace è una conquista. Non è un bene di consumo ma prodotto di impegno e richiede lotta, sofferenza, tenacia e sacrificio. La pace è un cammino. Un cammino in salita”. Io ho insegnato per tanti anni e proseguo da volontaria come insegnante di italiano dei migranti. Nel mio lavoro, per raggiungere degli obiettivi servono tecniche. Con la pace è come con la scuola. E le tecniche seguono alcune parole chiave che papa Francesco ci ha donato: accogliere, proteggere, promuovere lo sviluppo umano, integrare. La pace si raggiunge solo perdonando e includendo”.
RIMANDIAMO AL VIDEO REALIZZATO A CONCLUSIONE DEL MOMENTO DI PREGHIERA