Francesco: “Si fermi questa crudeltà selvaggia!”
Il Papa ha concluso l’udienza del mercoledì, questa settimana dedicata alla vecchiaia, sull’esempio di Simeone e Anna, con un saluto affettuoso ai bambini ucraini e l’ennesimo appello accorato contro la “mostruosità della guerra”
Il papa ha concluso l’udienza di oggi rivolgendo “un saluto particolarmente affettuoso bambini ucraini”. Salutato da un fragoroso applauso dei presenti in Aula Paolo VI, ha poi aggiunto un appello a braccio: “E con questo saluto ai bambini torniamo pensare a questa mostruosità della guerra e rinnoviamo le nostre preghiere perché si fermi questa crudeltà selvaggia che è la guerra”. Poco prima, Francesco aveva annunciato ai fedeli il suo viaggio apostolico a Malta, sabato e domenica prossima, sulle orme dell’apostolo Paolo: “Sarà un’occasione – ha spiegato – per andare alle sorgenti dell’annuncio del Vangelo, per conoscere di persona una comunità cristiana dalla storia millenaria e vivace, per incontrare gli abitanti di un Paese che si trova centro del Mediterraneo e a sud del continente europeo, oggi impegnato ad accogliere tanti fratelli e sorelle in cerca di rifugio”. Dedicata ancora una volta alla vecchiaia, sull’esempio di Simeone e Anna, la catechesi odierna, infarcita di interventi a braccio.
“Un atteggiamento del cristiano è stare attento alle visite del Signore: il Signore passa nella nostra vita, con l’ispirazione a essere migliore”, ha spiegato il papa esortando a fare come Simeone e Anna, la cui ragione di vita, prima di congedarsi da questo mondo, è l’attesa della visita di Dio. “La fedeltà dell’attesa affina i sensi”, la tesi di Francesco: “Lo Spirito è capace di fare questo: acuisce i sensi dell’anima, nonostante i limiti e le ferite dei sensi del corpo. La vecchiaia indebolisce, in un modo o nell’altro, la sensibilità del corpo: uno è un po’ cieco, uno è un po’ sordo… Tuttavia, una vecchiaia che si è esercitata nell’attesa della visita di Dio non perderà il suo passaggio: anzi, sarà anche più pronta a coglierlo, avrà più sensibilità per accogliere il Signore quando passa”. Poi la citazione di una frase di Sant’Agostino: “Ho paura di Dio quando passa, ho paura di non accorgermene e di lasciarlo passare”. “E’ lo Spirito Santo che prepara i sensi per capire quando il Signore ci sta facendo una visita, come ha fatto con Simeone e Anna”, ha proseguito il Papa, secondo il quale “oggi abbiamo più che mai bisogno di questo: di una vecchiaia dotata di sensi spirituali vivi e capace di riconoscere i segni di Dio, anzi, il Segno di Dio, che è Gesù”.
“L’anestesia dei sensi spirituali, nell’eccitazione e nello stordimento di quelli del corpo, è una sindrome diffusa in una società che coltiva l’illusione dell’eterna giovinezza, e il suo tratto più pericoloso sta nel fatto che essa è per lo più inconsapevole”, la denuncia: “E questo succede, sempre è successo e succede ai nostri tempi: sensi anestetizzati, senza capire cosa succede”. “Quando perdi la sensibilità del tatto o del gusto, te ne accorgi subito. Invece, quella sensibilità dell’anima puoi ignorarla a lungo”, ha fatto notare Francesco: “Vivere senza accorgersi che hai perso la sensibilità dell’anima”. La sensibilità dell’anima, ha precisato, “non riguarda semplicemente il pensiero di Dio o della religione”: “L’insensibilità dei sensi spirituali riguarda la compassione e la pietà, la vergogna e il rimorso, la fedeltà e la dedizione, la tenerezza e l’onore, la responsabilità propria e il dolore per l’altro. I sensi spirituali anestetizzati confondono tutto, e la vecchiaia diventa, per così dire, la prima vittima di questa perdita di sensibilità”. “In una società che esercita soprattutto la sensibilità per il godimento, non può che venir meno l’attenzione verso i fragili e prevalere la competizione dei vincenti. E così si perde la sensibilità”, l’analisi del Papa: “La retorica dell’inclusione è la formula di rito di ogni discorso politicamente corretto, ma ancora non porta una reale correzione nelle pratiche della convivenza normale: stenta a crescere una cultura della tenerezza sociale”.
“Lo spirito della fraternità umana – che mi è sembrato necessario rilanciare con forza – è come un abito dismesso, da ammirare, sì, ma in un museo”, il bilancio. Fare come Simeone e Anna, che “accettano di non essere protagonisti, ma solo testimoni”, l’invito. “E quando uno accetta di non essere protagonista ma si coinvolge come testimone, la cosa va bene: quell’uomo o quella donna sta maturando bene”, il commento: “Ma se ha voglia di essere protagonista o niente, mai maturerà questo cammino verso la pienezza vecchiaia”. “E’ la grande generazione dei superficiali, che non si permettono di sentire le cose con la sensibilità dello Spirito, in parte per pigrizia, in parte perché l’hanno persa”, il grido d’allarme del Papa: “E’ brutto quando una civiltà perde la sensibilità dello Spirito. Invece è bellissimo fare come Simeone e Anna, che conservano la sensibilità dello Spirito e sono capaci di capire le manifestazioni che sono davanti a loro. Così hanno capito che Gesù era la manifestazione di Dio”. Per Francesco, c’è “grande commozione e grande consolazione quando ci sono sensi spirituali ancora vivi”: “La commozione e la consolazione di poter vedere e annunciare che la storia della loro generazione non è perduta o sprecata, proprio grazie a un evento che prende carne e si manifesta nella generazione che segue”.
“Questo è quello che sente un anziano quando i nipoti vanno a parlare con loro: si sentono ravvivare, ‘la mia vita è ancora è qui’”, l’esempio scelto dal papa, che ha ribadito: “E’ tanto importante andare dagli anziani, ascoltarli, parlargli, perché si fa questo scambio di civiltà, di maturità fra giovani e anziani, e così la nostra civiltà va avanti in modo maturo. La vecchiaia che ha coltivato la sensibilità dell’anima spegne ogni invidia tra le generazioni, ogni risentimento, ogni recriminazione. La sensibilità spirituale dell’età anziana è in grado di abbattere la competizione e il conflitto fra le generazioni in modo credibile e definitivo”.