Putin e i suoi giannizzeri: un’altra brutta storia
Quando l’Ucraina chiama in causa l’Onu, mette il dito nella piaga. Un giudice c’è all’Onu: è lì per garantire la pace, fermare le guerre e può aprire processi, istruirli, ma non può chiuderli, come nel caso di questa guerra, perché le toghe permanenti sono cinque e una è di Putin, che ha il diritto di veto, il diritto di invalidare sentenze a lui ostili, anzi di soffocarle sul nascere. Così vollero i padri del Consiglio di sicurezza, formato dai vincitori della Seconda guerra mondiale: Stati Uniti, Russia, Regno Unito, Francia, Cina. Furono proprio Stalin, Roosevelt e Churchill a imporre il potere di veto: non supponevano che uno di loro avrebbe aggredito un popolo fratello. Anche nella vita delle nazioni, la verità è quella del momento e allora a Yalta si pensava al minore dei mali, non ai deliri imperiali di uno che crede che, prima o poi, siederà sul trono dell’Altissimo. Di questo conflitto ciascuno spiega ogni giorno che cosa ha capito nei salotti televisivi. Una certezza è che le istituzioni si ritrovano di colpo invecchiate e disgregate se nella geopolitica cambia pure il cambiamento, come è accaduto negli ultimi anni. Che senso ha un Consiglio di sicurezza senza i paesi emergenti? E una delegazione europea con il Regno Unito che ha voluto la Brexit? Che cosa dire dell’Africa, due miliardi di abitanti, fabbrica di diseguaglianze spaventose e di sfruttamento aggravato? Non c’è da stupirsi se gli stati africani amici di Putin poi abbiano preso posizioni filo-russe. Si può supporre che, allo stesso modo la pensino in molti paesi dell’Asia e del Medio Oriente. Atroce domanda: è davvero così isolato Putin? Sperando di non dover fare mai i conti perché vorrebbe dire terza guerra mondiale, anzi guerra nucleare, quanti sono con lui e quanti contro di lui? Cosa abbiamo saputo delle guerre dimenticate, dei cadaveri gettati nel Nilo, dalle forze paramilitari schierate a Khartoum, in Sudan, nel tentativo di nascondere il numero di vittime inflitte durante un attacco all’alba sui manifestanti pro-democrazia il 3 giugno del 2019? Anche allora la crudeltà colpiva donne e bambini: in Occidente arrivò, smorzato, soltanto il grido di dolore di missionari e suore. Venerdì Santo Papa Francesco ha dichiarato: “Si suddividono i rifugiati. Di prima classe, seconda classe, colore della pelle, se viene da un paese sviluppato o da uno che non è sviluppato. Noi siamo razzisti, siamo dei razzisti. E questo è brutto.” Quella dei giannizzeri di Putin, delle loro barbarie e della loro impunità fra le urla del silenzio è un’altra brutta storia.
(Foto da vaticannew.va)