Il 9 maggio e quel filo di sottili coincidenze
Che coincidenza curiosa. Tutto il 9 maggio.
Se ne parla ormai da settimane di questo giorno fatidico, in riferimento alla guerra in corso tra Russia e Ucraina e pensando alla grande parata russa in occasione di quella che viene celebrata ogni anno come Festa della Vittoria. I russi, infatti, celebrano proprio il 9 maggio la vittoria sui nazisti ottenuta nel corso della Seconda Guerra Mondiale.
Si è pensato e si è detto e scritto a più riprese che proprio la data del 9 maggio avrebbe simboleggiato una svolta importante nella guerra che ci sta sovrastando come un incubo, nel cuore dell’Europa. Si è immaginato che Putin potesse proclamare proprio in quella data la vittoria anche sull’Ucraina o quantomeno il raggiungimento dell’importante obiettivo militare della “liberazione” del Donbass. Aprendo tra l’altro spiragli per una fine delle ostilità. Poi nei giorni scorsi è arrivato l’annuncio direttamente dal Cremlino che la parata della Vittoria e la marcia del Reggimento Immortale il 9 maggio a Donetsk e Lugansk “sono ancora impossibili da tenere”. Le guerra è ancora nel vivo.
Così il 9 maggio russo.
La curiosa coincidenza è che proprio il 9 maggio si celebra anche la Festa dell’Europa che celebra – questa l’intenzione da quando è stata istituita – la pace e l’unità nel continente europeo. La data segna l’anniversario della storica dichiarazione in cui l’allora ministro degli Esteri francese Robert Schuman espose l’idea di una nuova forma di collaborazione politica in Europa, che avrebbe reso impensabile la guerra tra le nazioni del continente.
Era il 9 maggio 1950. La dichiarazione proponeva la creazione di una Comunità europea del carbone e dell’acciaio, la Ceca (Paesi fondatori furono Francia, Germania occidentale, Italia, Paesi Bassi, Belgio e Lussemburgo), i cui membri avrebbero messo in comune le produzioni di carbone e acciaio. Da questa prima istituzione europea sovranazionale si fa discendere il processo che ha portato a quella che oggi è l’Unione europea.
Nella dichiarazione, da subito, troviamo la parola “pace”. Così si legge nello storico testo: “La pace mondiale non potrà essere salvaguardata se non con sforzi creativi, proporzionali ai pericoli che la minacciano. Il contributo che un’Europa organizzata e vitale può apportare alla civiltà è indispensabile per il mantenimento di relazioni pacifiche”.
La proposta era di unirsi, di superare conflitti storici, ad esempio tra Francia e Germania, mettendo invece insieme risorse e propositi.
Come suonano attuali oggi le parole di Shuman e di un altro grande costruttore di quell’idea di Europa, Jean Monnet. Attualissime di fronte all’incubo della guerra che si sta consumando proprio sul terreno europeo.
Sarebbe bello che il 9 maggio fosse l’occasione non per le parate militari, ma per una grande festa di pace, una riconquista di consapevolezza che i Padri dell’Europa unita avevano ben chiara: unire, non dividere, collaborare, non prevaricare. Sono le regole della “buona” civiltà, sono i valori comunitari che l’occasione del 9 maggio europeo vorrebbe rilanciare.
Foto Sir/Marco Calvarese