Il ritorno dei pellegrini in Terra Santa
Tornano a riempirsi le stradine del Christian Quarter (quartiere cristiano) della città vecchia di Gerusalemme dove batte il cuore della cristianità, la chiesa del Santo Sepolcro, tappa obbligata per chiunque venga in pellegrinaggio in Terra Santa. Dopo due anni di stop imposto dal Covid-19, Israele ha allentato gradualmente le restrizioni fino ad eliminare, dal 21 maggio, il test Pcr molecolare e il conseguente isolamento in aeroporto e il test antigenico in ingresso, ripristinando, di fatto, le normali condizioni di viaggio. Decisioni assunte a fronte di un lento ma progressivo aumento del turismo in entrata nel Paese dopo la pandemia. Ad aprile 2022 sono stati registrati 207.400 arrivi turistici (contro i 30.200 di aprile 2021 e i 405.000 di aprile 2019). 5.000 gli arrivi dall’Italia nel solo mese di aprile. Un aumento significativo rispetto allo stesso periodo dello scorso anno e una diminuzione del 49% rispetto al 2019, anno boom per presenze turistiche in Israele. Se dovesse mantenere questo trend il 2022 potrebbe registrare 2 milioni di ingressi.
Respiro all’economia. I santuari della Città Santa, dal Santo Sepolcro al Getsemani, da Betfage alla Flagellazione, vedono in questi giorni un afflusso costante ma ordinato di gruppi di pellegrini che arrivano soprattutto da Sud America, Usa, e Centro America, mentre segnano il passo i pellegrini provenienti dall’Europa dell’Est, sempre numerosi durante e dopo la Pasqua ortodossa. Dal Christian Information Center (Cic) della Custodia di Terra Santa, che gestisce le prenotazioni delle Messe e delle preghiere nei luoghi santi, fanno notare che “la guerra in Ucraina ha provocato la cancellazione di numerosi pellegrinaggi. Difficile, se non impossibile, partire da quell’area”. Particolare preoccupazione nei pellegrini è stata destata anche da una serie di attentati, nella seconda metà di marzo e ad aprile, che hanno causato la morte di israeliani e di palestinesi. Ma, dicono dal Cic, “i luoghi santi sono sicuri e non c’è nulla da temere per l’incolumità dei pellegrini”.
Le vetrine dei negozi, ora tirate a lucido, sono tornate a riempirsi di oggetti sacri e devozionali, e i proprietari invitano i pellegrini di passaggio ad acquistarli. “Siamo ancora lontani dai numeri di pre-pandemia – racconta Mustapha, titolare dell’omonimo negozio di souvenir non distante dal Santo Sepolcro – ma siamo fiduciosi per il prossimo futuro anche se ci vorrà ancora del tempo prima di tornare alla normalità”.
“Dove sono gli italiani?”. Ne è convinto anche padre Ibrahim Faltas, discreto della Custodia di Terra Santa e direttore di “Casanova Gerusalemme”, la casa per i pellegrini a due passi dalla basilica del Santo Sepolcro. Un luogo che, soprattutto per gli italiani, è una vera e propria casa. Casanova ha riaperto i battenti, dopo la pandemia, circa tre mesi fa. “L’ultimo gruppo ospitato – dice al Sir il frate – risale al 16 marzo 2020. Abbiamo prenotazioni che fanno ben sperare, non siamo certo ai livelli pre-pandemia. La guerra in Ucraina, gli attentati di marzo e aprile, qui e nei Territori, hanno pesato, ma occorre avere pazienza perché la gente torni a pellegrinare nei Luoghi Santi”. Chi sta mancando all’appello sono gli italiani e padre Ibrahim lo dice con un sorriso. “Gli italiani sono ancora pochi. Qui la gente li aspetta e chiede ‘dove sono gli italiani?’. I pellegrini italiani hanno legami storici con la Terra Santa, sono amici sia dei palestinesi che degli israeliani, sono molto apprezzati. Speriamo che tornino presto”, afferma il frate che saluta il card. Matteo Zuppi, arcivescovo di Bologna e neo presidente dei vescovi italiani: “Lo aspettiamo a Gerusalemme insieme alle diocesi italiane”. Dalla porta di Casanova entrano e escono pellegrini, due di loro sono italiani, Chiara e Andrea, sono a Gerusalemme in viaggio nozze. La hall di Casanova è piena di valige, alla reception le chiavi delle stanze pronte a ricevere 55 giovani dall’Umbria e dalla Sardegna. Li accompagna il commissario di Terra Santa dell’Umbria, padre Stefano Tondelli: “Siamo arrivati oggi. Sono giovani in discernimento che da questo pellegrinaggio sperano di avere la luce necessaria per prendere le giuste decisioni per la loro vita”.
Dentro la basilica. Nel frattempo diversi gruppi di pellegrini affluiscono nel piazzale antistante il Santo Sepolcro, tra loro anche i giovani calciatori serbi dell’Under 17 che stanno partecipando alla fase finale 2021-22 del Campionato europeo Under 17. Si notano anche pellegrini francesi, spagnoli e brasiliani, armati di auricolari che ascoltano la spiegazione offerta dalle rispettive guide. All’interno della basilica un piccolo gruppo di donne ucraine prega sulla pietra della deposizione. Mostrano una bandiera ucraina e agitano un piccolo cartello inneggiante al loro paese. Appartengono alla diaspora ucraina e sono venute, dicono, in pellegrinaggio per pregare per la pace e per i loro familiari rimasti in patria. File ordinate di pellegrini si vedono al Calvario e per entrare nel Santo Sepolcro. Il tutto avviene in maniera ordinata e silenziosa, le folle di pellegrini pre-pandemia, almeno per ora, sono solo un ricordo. Ma è “una ripartenza che dona fiducia e speranza alle tante famiglie palestinesi cristiane che vivono dell’indotto del turismo religioso e respiro ad un’economia in grande difficoltà e provata dal Covid-19”.
I numeri. Le statistiche 2022 (gennaio-maggio) fornite al Sir dal Franciscan Pilgrim’s Office parlano – a livello continentale – di 1.100 gruppi dal Nord America per un totale di 36.683 pellegrini, di 958 gruppi dall’Europa per 28.276 fedeli, di 442 gruppi latino-americani con 17.406 fedeli. I gruppi dall’Asia sono 229 con 7.967 pellegrini, seguono l’Africa con 37 gruppi e 1.063 pellegrini e l’Oceania con 2 gruppi e 33 fedeli. I Paesi con il più alto numero di presenze sono nell’ordine: gli Usa con 36.122 pellegrini (1081 gruppi), il Brasile con 10.323 pellegrini (246 gruppi), la Spagna con 6.700 pellegrini (184 gruppi), l’Italia con 5.557 pellegrini (218 gruppi), Israele con 4.258 pellegrini (81 gruppi), la Francia con 3.683 pellegrini (129 gruppi), il Messico con 3.472 (103 gruppi), il Regno Unito con 2.500 pellegrini (92 gruppi), la Polonia con 2.407 pellegrini (82 gruppi), la Germania con 2.235 pellegrini (39 gruppi), l’Indonesia con 1.300 pellegrini (43 gruppi) e la Colombia con 1.137 pellegrini (30 gruppi). Seguono in ordine sparso le Filippine, la Slovacchia, l’Argentina, l’India, il Portogallo, l’Austria, la Norvegia, il Canada, il Sud Africa, la Svizzera, il Cile, Porto Rico, la Croazia, la Palestina e la Repubblica Dominicana.
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