Dopo la strage nella scuola in Texas, mons. Siller: “Dobbiamo proteggere le persone, non il diritto di avere armi”
Tremava la voce all’arcivescovo di San Antonio, Gustavo García-Siller, mentre si accingeva a visitare l’ospedale dove sono ricoverate le vittime della sparatoria che ieri ha ferito a morte la comunità di Uvalde in Texas, a poche miglia dal confine con il Messico. Quella della Robb Elementary School non è l’ennesima strage in una scuola americana. Non sono ennesimi i bambini che ieri sono mancati alla cena di famiglia, ai genitori, ai nonni. Non lo è l’insegnante che oggi non tornerà in cattedra e non lo è neppure il killer di questa sparatoria insensata che ieri ha colpito la scuola di Uvalde in Texas. I numeri sono agghiaccianti: 19 bambini uccisi; morti tre adulti: due insegnanti e la nonna dell’assassino, 16 feriti, tra cui 11 alunni e due agenti. Gli Stati Uniti non hanno ancora seppellito i dieci afroamericani, uccisi meno di due settimana fa, in un supermercato a Buffalo, nello stato di New York da un suprematista bianco impregnato di teorie razziste, che si ritrovano a fare i conti ancora con sangue, lacrime, terrore.
E si allunga la lista delle sparatorie di massa che negli anni, hanno preso di mira chiese, scuole, concerti, bar e negozi.
Il killer è Salvador Rolando Ramos, uno studente della scuola superiore locale. Appena diventato maggiorenne, lo scorso 18 maggio, aveva deciso di acquistare due fucili. Uno lo ha imbracciato ieri, assieme ad una pistola e non ha risparmiato nessuna delle giovani vite che ha chiuso dentro la classe, facendo fuoco senza pietà. Poco prima aveva ucciso la nonna che aveva capito le sue intenzioni. Un agente della squadra specializzata in assalti è riuscito a fermarlo, uccidendolo prima che continuasse a seminare terrore, non solo dentro l’aula di quarta elementare, ma in tutta la scuola.
Il vescovo Siller, ieri ha visitato l’Uvalde Memorial Hospital, dove sono state portate molte delle vittime e ha poi celebrato la messa nella chiesa del Sacro Cuore per tutta la comunità e per le persone che sono state direttamente colpite dalla tragedia. Uvalde ha una popolazione di circa 16.000 abitanti, non particolarmente benestanti e la Robb Elementary School conta poco meno di 600 studenti, l’80% di lingua spagnola e di origini latine. Il vescovo Siller, intervistato dal sito Crux ha avuto parole di condanna verso la cultura delle armi, dominante negli Stati Uniti e l’incapacità di controllarle, da parte dei politici eletti.
“Siamo al limite. E anche se non sappiamo molto della persona che ha commesso questi omicidi, le armi restano disponibili e le persone muoiono. Abbiamo fabbricato pistole come si fabbricano idoli e nella nostra fede, questa la chiameremmo idolatria, ma le armi sono sacre al punto che non prendiamo misure per evitare queste situazioni. È orribile”, ha detto il vescovo con fermezza.
Ha poi aggiunto che è “scandaloso” vedere ogni giorno quante persone vengono uccise a causa delle armi “e noi proteggiamo il diritto di possederle, mentre dobbiamo proteggere le persone”. Siller ha insistito sulla preghiera, sul sostegno spirituale e umano alla vittime, ma non si può ignorare che le armi negli Usa sono “un problema sistemico”.
In una dichiarazione pubblica, la Conferenza episcopale degli Stati Uniti ha lamentato che “ci sono state troppe sparatorie nelle scuole, troppe uccisioni di innocenti” e assicurato preghiere e vicinanza alle vittime e allo stesso arcivescovo, invitando ciascuno a chiedersi cosa può fare di più per comprendere questa epidemia di male e violenza e al contempo “implorare l’aiuto dei funzionari pubblici nell’azione”.
Siller ha sfidato apertamente i suoi confratelli, invitandoli ad essere più espliciti sull’argomento. “Quando diciamo che stiamo rispettando la vita, come lo faremo in questo campo? Come facciamo a far risplendere la dignità della persona umana?”, ha ribadito l’arcivescovo, aggiungendo che “mancano persone che con integrità e dignità si occupano di questi problemi”.
Il presidente Joe Biden ha ordinato che le bandiere americane siano sventolate a mezz’asta fino al tramonto di sabato in onore delle vittime della sparatoria e con veemenza nel discorso al Paese, di ieri sera si è chiesto: “Perché non protestiamo contro la NRA? Perché siamo disposti a convivere con questa carneficina? Perché continuiamo a lasciare che ciò accada?”. Il presidente chiede l’azione immediata del Congresso sui requisiti per la vendita e l’acquisto di armi, perché nessuna di queste famiglie merita condoglianze ennesime, che a poco servono davanti ai tanti fucili che continuano ad uccidere innocenti e bambini.
foto Ansa/Sir