Editoriale

Guerra alle armi, in forse l’inizio, ma è già persa

30 Mag 2022

di Emanuele Carrieri

La strage di Uvalde ha rinnovato il dibattito sulla legislazione per le armi, ma è una strada in salita, perché ciò che i politici statunitensi non dicono è quanti soldi ricevono per la loro campagna elettorale dalla NRA, la lobby delle armi che li finanzia per proteggere i propri interessi. La strage di Uvalde accade dieci anni dopo Sandy Hook, quando un giovane con gravi disturbi mentali uccise 20 bambini, nella scuola elementare di Newtown, nel Connecticut. In seguito a ciò, l’opinione pubblica aveva spinto molto per una riforma federale sull’acquisto delle armi. Nonostante il discorso di Obama, i tentativi di far avanzare la legge sul controllo delle armi si erano arenati. Ora Biden ha fatto eco a Obama dopo questa strage nel domandare il cambiamento. Anche se questa volta i dem controllano i due rami del Congresso e la Casa Bianca, i tentativi per approvare migliori regolamenti sul controllo delle armi dovranno affrontare le vecchie sfide, le stesse che finora hanno paralizzato qualsiasi cambiamento. Dopo Sandy Hook, la maggioranza dei senatori aveva sostenuto la approvazione di una legislazione più rigida per l’acquisto di armi. A causa di una bizzarra procedura parlamentare che richiede almeno 60 dei 100 seggi del Senato per varare la maggior parte delle leggi, non se ne è fatto nulla. Attualmente, solo due o tre dei 50 senatori repubblicani sono disponibili a una nuova legislazione sulle armi, un numero inadatto per superare la procedura. Nonostante tutto ciò, i democratici stanno considerando nuove proposte insieme ai repubblicani per trovare un terreno comune. Fino ad oggi, l’unica proposta di alcuni repubblicani è la creazione di un database delle pratiche di sicurezza scolastica. Tuttavia, nonostante il pessimismo, al Senato sono iniziate le trattative: la proposta che ha il maggiore sostegno è la “Red Flag Law”, una legge che non permetterebbe a persone con malattie mentali o con precedenti penali di acquistare armi estendendo questi controlli anche nella vendita delle armi fra privati o nelle mostre-mercato che, in molti stati, non sono neppure controllate. Sebbene i sondaggi indichino che la maggioranza degli statunitensi voglia questi cambiamenti, molti senatori repubblicani rimangono contrari. I senatori sono l’espressione politica degli stati dove l’elettorato è in gran parte contrario al controllo sulle armi. E i cittadini repubblicani, usando la forza del loro voto, condizionano i candidati alle elezioni primarie. Chi intende correggere il Secondo Emendamento della Costituzione, quello che permette l’acquisto delle armi, viene bocciato. A meno che il sentimento popolare non cambi in questi collegi elettorali, è difficile che i politici cambino la rotta. E pure se questa proposta di legge dovesse passare sarebbe una soluzione imperfetta, visto che circolano 393 milioni di armi. Ci sono alcuni stati, però, che i controlli lo impongono. In Connecticut, per esempio, c’è stato un sostegno alla riforma dalle comunità nei pressi di Sandy Hook. Altri stati controllati dai dem hanno varata la propria legislazione, interrompendo la strada alle mostre-mercato, limitando le dimensioni dei caricatori e vietando la vendita di fucili d’assalto. Nel 2018, in Vermont, dopo che è stata evitata una strage in una scuola, il governatore repubblicano ha cambiato opinione, accordandosi con i dem per varare una nuova legislazione, in uno stato favorevole alle armi. La legge fece arrabbiare i suoi elettori: il governatore comunque è stato rieletto nel 2018. Da poco anche la Georgia ha consentito ai suoi cittadini di avere con sé piccole armi nascoste, senza permesso. In altri stati, invece, si può girare armati nei luoghi pubblici purché le armi siano visibili: questa restrizione si chiama open carry. In Texas, la risposta probabile sarà un aumento dei finanziamenti per le forze dell’ordine e delle misure di sicurezza scolastica. Il procuratore generale del Texas ha già proposto di dare armi agli insegnanti. Non solo i politici frenano la riforma: nel 2008, la Corte suprema ha deliberato che il Secondo Emendamento alla Costituzione garantisce un diritto personale a possedere un’arma. A partire da quella decisione e dopo che Trump ha nominato solo giudici conservatori nei tribunali federali (tre nella Corte Suprema), le restrizioni imposte dagli stati vengono bocciate dai tribunali. Di recente, in California, due giudici della corte d’appello nominati da Trump hanno annullato una legge statale che vietava la vendita di fucili d’assalto ai minori di 21 anni. Un verdetto che, se confermato dalla Corte Suprema, potrebbe essere di particolare rilevanza, dato che gli autori delle stragi di Uvalde e Sandy Hook avevano meno di 21 anni. Con una Corte Suprema così legata al partito repubblicano è difficile che i tribunali decidano di modificare lo status quo. Ecco perché, forse ancora per molti anni, gli Stati Uniti piangeranno i loro morti e si indigneranno con la politica, ma a livello legislativo nulla cambierà. Anzi, in alcuni stati, le leggi saranno più permissive, con il pretesto che, in una società armata, i cattivi saranno uccisi dai non cattivi, almeno da quelli con una buona mira. Augurandosi che una pallottola non faccia esplodere la testa di un bambino.

 

foto Ansa/Sir

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