“La terza stagione” di Antonio Liuzzi: poesia tra sentimento, fede ed etica
Si intitola “La terza stagione” ed è al contempo il terzo “movimento” del suo repertorio poetico ma anche il commento in chiave poetica alla “terza età” sopraggiunta mentre le pagine della raccolta si ammucchiavano. Già, perché questa raccolta che Antonio Liuzzi ha dato alle stampe per i tipi della Casa del libro, alias Mandese, è in realtà una summa delle “stanze” che hanno caratterizzato la vita, gli interessi, i sogni e gli affetti dell’autore, che è andata crescendo negli anni. Avrebbe dovuto vedere la luce, infatti, già da molto tempo, come terzo volume di una trilogia che egli inaugurò nel 1988, con “Sapore di vita” e proseguì, poi, dieci anni dopo con “Agave” (entrambi con Schena). Ancora a dieci anni di distanza avrebbe dovuto vedere la luce il terzo volume che però egli volle congelare in quanto era, in quegli anni, il priore della Confraternita dell’Addolorata e di San Domenico e, colto da un pudore meritorio ma forse anche eccessivo, pensò che era meglio rimandare a un’altra fase della vita.
Così quello che ha visto la luce ora è un volume ricco di circa 150 poesie suddivise in capitoli che, al compimento dell’ottantesimo compleanno, suonano come un bilancio che, al di là della velata malinconia che ogni poeta riserva alla descrizione del proprio percorso umano, mostra un atteggiamento etico che è indice sia della fede profonda che ha sempre accompagnato la vita dell’autore, sia della fiducia che egli riversa nel compito che la poesia deve svolgere nel porgersi agli altri. Sono sei le sezioni di “La terza stagione” che raccontano, di volta in volta, il fluire delle stagioni come capitoli della vita, gli “Amori senza tramonto”, che caratterizzano la storia del poeta e costellano la sua vita, i temi colto dalla quotidianità e dalla società, in “Opinioni e verità” dove giungono gli echi delle guerre, dell’infanzia tradita, della dispersione dei valori. Le riflessioni sul mondo intorno al confronto con le età passate, gli eventi e le ricorrenze che caratterizzano la vita e le stagioni e i ricordi di viaggi compiuti sono gli altri capitoli che portano, poi, a un Epilogo, una lunga poesia, o piccolo poemetto che già nel titolo “La Settimana Santa” dimostra con chiarezza come sia sempre viva, nel cuore e nella mene dell’autore, la passione per i riti, dei quali egli si è lungamente occupato, non solo nella sua funzione di priore dell’Addolorata, ma anche come saggista e autore di opere divenute un punto di riferimento per la storia dei riti della Settimana santa tarantina.
Antonio Liuzzi, che nella sua lunghissima carriera di insegnante di ogni ordine e grado, dalla scuola elementare ai licei, ha avuto tantissimi alunni che lo amano ancora e che li sono riconoscenti per la passione dimostrata nell’insegnamento, ha voluto affidare il compito di prefatore della raccolta a un suo vecchio allievo, Rosario Tronnolone, attore, drammaturgo e regista che collabora con la Radio Vaticana, per la quale cura un programma settimanale dedicato al cinema e adattamenti radiofonici di romanzi. “Quella di Antonio Liuzzi – scrive Tronnolone – è una scrittura ricca diimmagini, di suoni, di fragranze, di tepori; lo sguardo dell’autore si sofferma su paesaggi della memoria, di frequente sulla distesa atemporale del mare, in un omaggio accorato ad una terra – la Puglia – e ad una città – Taranto – profondamente amate e realmente viste nella loro bellezza arcaica e quasi mitologica, ancora percepibile”al di là delle offese inferte”.
Va, infine, sottolineato che il bel dipinto scelto per la copertina e raffigura un ameno viottolo alberato, è opera di Alba Liuzzi, figli dell’autore. Antonio Mandese firma la postfazione all’opera.