Sport

Prisma, il team manager Sardanelli loda l’impegno sociale e la forza del gruppo

foto Walter Nobile
31 Ago 2022

di Paolo Arrivo

 

“Viste le mie prime sensazioni nel ricoprire questo nuovo ruolo, posso dire che sono felicissimo della mia scelta. Fin da subito ho percepito l’aria di familiarità, cooperazione e appartenenza che il presidente Bongiovanni, Elisabetta Zelatore e la società tutta trasmettono all’ambiente”. A parlare è Simone Sardanelli. Che in qualità di team manager fotografa lo stato di salute della Gioiella Prisma Taranto. Felice di ricoprire il ruolo, al quale deve essere adeguato, “per questo devo naturalmente ringraziare in primis la proprietà, Vito Primavera e il mister Di Pinto che mi hanno dato l’opportunità di intraprendere questo percorso”. Come confidato dallo stesso team manager, il confronto quotidiano con i dirigenti e con lo staff consente di arricchire l’esperienza professionale, in modo che le conoscenze personali possano essere messe al servizio della squadra e della società. C’è poi una certa energia positiva, palpabile nella contagiosità, attorno a quell’aria di appartenenza cooperazione familiarità: “Questo si vede soprattutto nell’impegno sociale della proprietà, che vuole dar lustro alla bellezza e all’importanza storica di Taranto e di tutto il Sud. Questo senso di responsabilità sociale viene trasmesso a tutto il gruppo squadra che si sta impegnando molto nel lavoro in palestra”.

IL LAVORO METICOLOSO. Che il “mago di Turi” fosse un perfezionista, un professionista che vive di pallavolo e per la pallavolo, per raggiungere traguardi sempre più ambiziosi, era noto. La conferma viene dallo stesso Simone Sardanelli: “Il programma procede sia dal punto di vista fisico che tecnico. Mi rendo conto che per me è una grande fortuna poter osservare da fuori come una graduale e minuziosa attenzione ai dettagli fisici, tecnici e tattici, da parte del mister Di Pinto, e di tutto lo staff faccia in modo che ogni giocatore possa migliorare ed esprimere al massimo il proprio potenziale”. Lavoro e passione sono gli ingredienti giusti per creare un clima piacevole e produttivo, secondo il team manager che, in quanto ex pallavolista (ha militato in importanti club di Superlega e A2), conosce bene le dinamiche interne allo spogliatoio.

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Mondo

Mikhail Gorbaciov: “Grande riformatore della Russia comunista”. Apprezzamenti e aneddoti

foto Ansa/Sir
31 Ago 2022

La stampa europea rende omaggio al leader russo Michail Gorbaciov. Biografie, aneddoti, ricordi, voci si moltiplicano. Con non poche distanze tra i giornali dell’est e dell’ovest. “Gorbaciov, il grande riformatore della Russia comunista e padre della ‘perestrojka’”, titola El Pais e, in un’analisi, scrive che “ha instillato ottimismo e ha mostrato che la politica può essere esercitata in un altro modo, con un’altra visione della realtà. Gli ultimi mesi hanno distrutto il lavoro della sua vita, ma non il suo messaggio”. Per El Mundo, Gorbaciov è stato “un leader storico”, “l’architetto che ha distrutto l’Urss mentre cercava di salvarla”.
“Principe della pace e capro espiatorio” titola il tedesco Die Zeit, ricordandolo come “accusato di tutto” e “disprezzato in Russia”, ma “venerato in Germania”, “figura eccezionale nella storia”. Die Welt parla già delle esequie: “Non è chiaro se ci saranno i funerali di Stato ufficiali e quali ospiti internazionali verranno al funerale a Mosca, vista l’aggressione russa contro l’Ucraina e le sanzioni dell’Ue e degli Stati Uniti contro il Paese”. Ma Gorbaciov riposerà a Novodevichy, “accanto alla moglie Raissa Gorbaciova, morta a Münster nel 1999 dopo una grave malattia”.
Il britannico The Guardian titola: “Morto a 91 anni il leader sovietico che ha messo fine alla guerra fredda”, mentre il finlandese Ilta-Sanomat lo ritrae come “l’uomo che è riuscito a cancellare l’Unione Sovietica dalla mappa del mondo e poi è finito senza un soldo in uno spot televisivo di Pizza Hut”. E ricorda la visita dei coniugi Gorbaciov dell’ottobre 1989 a Helsinki che fece scoppiare “la Gorba-mania”. Gorbaciov usò anche un cellulare di fabbricazione finlandese, il Mobira Cityman 900 per chiamare Mosca, da allora soprannominato “Il Gorba”.
Per l’olandese Nederlands Dagblad, Gorbaciov era “troppo generoso per la rozza Russia” e, nel pezzo intitolato “il lungo canto del cigno di Mikhail Gorbaciov”, ricorda che il leader “il 19 marzo 2008 aveva trascorso mezz’ora in ginocchio nella chiesa costruita attorno alla tomba di Francesco d’Assisi. Aveva pregato. In seguito disse che il santo medievale era il suo ‘Cristo alternativo’, un uomo che predicava la perestrojka spirituale”. Il norvegese Aftenposten in homepage scrive: mentre “i capi di Stato più importanti del mondo rendono omaggio a ‘Gorby’, come veniva chiamato, come una delle figure più importanti del XX secolo”, la gente ha fatto diventare virale “lo spot pubblicitario del 1997 realizzato per la catena di ristoranti Pizza Hut, che si era affermata a Mosca”.

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Udienza generale

Francesco: “Affrontare con decisione la doppia crisi del clima e della distruzione della biodiversità”

foto Vatican media/Sir
31 Ago 2022

di Maria Michela Nicolais

“Domani celebreremo la Giornata mondiale di preghiera per la custodia del creato, che si concluderà il 4  ottobre, festa di San Francesco di Assisi”. Lo ha ricordato il papa, prima dei saluti ai fedeli di lingua italiana che concludono l’udienza generale. “Il tema di quest’anno, ‘Ascolta la voce del creato’ – l’auspicio di Francesco – possa favorire in tutti l’impegno concreto di prendersi cura della nostra casa comune”. “In balia dei nostri eccessi consumistici – il grido d’allarme del papa – la nostra sorella madre terra geme e ci implora di fermare i nostri abusi e la sua distruzione. Preghiamo affinché i vertici Cop 27 e Cop15 possano unire la famiglia umana nell’affrontare decisamente la doppia crisi del clima e della distruzione della biodiversità”.

“Noi non ci troviamo davanti, già impacchettata, la vita che dobbiamo vivere”. ha continuato il papa, che in aula Paolo VI ha iniziato un nuovo ciclo di catechesi sul discernimento, che “comporta fatica”, ma è “indispensabile per vivere”. Al termine dell’udienza, durante i saluti, un nuovo appello a pregare per il popolo ucraino, la preoccupazione per gli atti violenti a Baghdad, con l’auspicio di pace, fraternità e dialogo per il popolo iracheno e il ricordo del terremoto che il 24 agosto di 6 anni fa ha colpito Amatrice, Accumoli e Arquata del Tronto: “Auspico che prosegua l’aiuto delle istituzioni e delle persone di buona volontà, affinché la vita possa rinascere in questi territori”, le parole rivolte ai fedeli italiani.

“Dio ci invita a valutare e a scegliere: ci ha creato liberi e vuole che esercitiamo la nostra libertà”, ha spiegato Francesco: “Per questo discernere è impegnativo”. “Abbiamo fatto spesso questa esperienza: scegliere qualcosa che ci sembrava bene e invece non lo era. Oppure sapere quale fosse il nostro vero bene e non sceglierlo”, ha attualizzato il Papa: “L’uomo, a differenza degli animali, può sbagliarsi, può non voler scegliere in maniera corretta: è la libertà. La Bibbia lo mostra fin dalle sue prime pagine. Dio dà all’uomo una precisa istruzione: se vuoi vivere, se vuoi gustare la vita, ricordati che sei creatura, che non sei tu il criterio del bene e del male e che le scelte che farai avranno una conseguenza, per te, per altri e per il mondo; puoi rendere la terra un giardino magnifico o puoi farne un deserto di morte. Un insegnamento fondamentale: non a caso è il primo dialogo tra Dio e l’uomo”. “Un discernimento dove il Signore dà una missione”, ha commentato Francesco a braccio: “e l’uomo, ogni passo che fa, deve discernere quale decisione prendere. Discernimento è quella riflessione della mente e del cuore che noi dobbiamo fare prima di prendere una decisione”. Per il papa, “il discernimento è faticoso ma indispensabile per vivere.

Richiede che io mi conosca, che sappia cosa è bene per me qui e ora. Richiede soprattutto un rapporto filiale con Dio”. “Dio è Padre e non ci lascia soli, è sempre disposto a consigliarci, a incoraggiarci, ad accoglierci”, ha garantito Francesco: “Ma non impone mai il suo volere. Perché? Perché vuole essere amato, non temuto: e anche Dio ci vuole figli, non schiavi, ma figli liberi.

E l’amore si può vivere solo nella libertà. Per imparare a vivere si deve imparare ad amare, e per questo è necessario discernere: discernere è un atto importante che riguarda tutti, perché le scelte sono parte essenziale della vita”, in cui si presentano “situazioni inattese, non programmate, dove è fondamentale riconoscere l’importanza e l’urgenza di una decisione da prendere: per decidere bene è necessario saper discernere”. Il discernimento è “un esercizio di intelligenza, di perizia e anche di volontà, per cogliere il momento favorevole: queste sono condizioni per operare una buona scelta”, ha sintetizzato il Papa:

“In una decisione giusta si incontra la volontà di Dio con la nostra volontà: prendere la giusta decisione, fare discernimento, è fare questo incontro, il tempo con l’eterno”.

“Prendere una decisone bella, giusta, ti porta sempre alla gioia finale: forse nel cammino si deve soffrire un po’, ma alla fine c’è gioia”, ha assicurato ancora a braccio Francesco, ricordando che il discernimento “coinvolge gli affetti”, perché  il Regno di Dio “si manifesta nelle azioni ordinarie della vita, che richiedono di prendere posizione. Per questo è così importante saper discernere le grandi scelte possono nascere da circostanze a prima vista secondarie, ma che si rivelano decisive”.

L’esempio citato è quello del primo incontro di Andrea e Giovanni con Gesù, un incontro che nasce da una semplice domanda: “Rabbì, dove abiti?” – “Venite e vedrete”. “Uno scambio brevissimo, ma è l’inizio di un cambiamento che, passo a passo, segnerà tutta la vita”, ha commentato il Papa: ”A distanza di anni, l’evangelista continuerà a ricordare quell’incontro che lo ha cambiato per sempre, ricorderà anche l’ora: ‘Erano circa le quattro del pomeriggio’. È l’ora in cui il tempo e l’eterno si sono incontrati nella sua vita. Conoscenza, esperienza, affetti, volontà: ecco alcuni elementi indispensabili del discernimento. Nel corso di queste catechesi ne vedremo altri, altrettanto importanti”.

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Francesco

Francesco a vescovi ‘Aree interne’: “In unità e senza campanilismi, non stancatevi di porre attenzione a vita, creato, dignità del lavoro, famiglie e anziani”

foto: TSTV Benevento
31 Ago 2022

“Il vostro ritrovarvi per condividere proposte e progetti, in vista di una fruttuosa pastorale nei territori delle vostre diocesi, è segno di un impegno a crescere nel servizio alla comunione. Desidero esprimere apprezzamento per questo cammino di confronto e di amicizia, che richiede di essere percorso con la mente e il cuore aperti, per testimoniare una Chiesa inclusiva e senza barriere nella quale ognuno possa sentirsi accolto”. Lo scrive papa Francesco, in un messaggio ai “cari fratelli nell’episcopato delle zone italiane cosiddette ‘interne’”, in riunione martedì 30 e mercoledì 31 agosto a Benevento, al centro “La Pace”.
In questa prospettiva, osserva il pontefice, è” quanto mai necessario essere animati dal desiderio di raggiungere tutti, affinché nessuno sia escluso dall’annuncio del Vangelo. Le idee missionarie e i piani pastorali non possono prescindere da questo punto fermo: nella Chiesa c’è posto per tutti! Si tratta di fissare lo sguardo ai vasti orizzonti esistenziali, di uscire dai propri schemi ristretti, in atteggiamento di umile docilità allo Spirito Santo”.
“Di fronte alle difficoltà dei territori in cui vivete – aggiunge il Santo padre -, siete chiamati ad aiutare i sacerdoti, i consacrati e i fedeli laici che più da vicino condividono la vostra missione ad essere lievito nella pasta del mondo. Tutti insieme, in unità e senza campanilismi, non stancatevi di porre gesti di attenzione alla vita umana, alla salvaguardia del creato, alla dignità del lavoro, ai problemi delle famiglie, alla situazione degli anziani e di quanti sono ai margini della società. Così sarete immagine dinamica e bella di una Chiesa che vive accanto alle persone, con una predilezione per i più deboli, che è al servizio del popolo santo di Dio perché si edifichi nell’unità della fede, della speranza e della carità”.
Ai vescovi delle “Aree interne” il papa esprime l’auspicio che l'”incontro possa essere una fruttuosa esperienza fraterna e ritorni a beneficio dei fedeli affidati alle vostre cure pastorali”. E conclude: “Prego per voi e per le vostre comunità, affinché possiate sempre testimoniare il Vangelo con lo stile della dolcezza e della misericordia. Vi affido alla materna protezione della Madonna e di cuore vi invio la mia Benedizione, chiedendovi per favore di pregare per me”.

Mons. Accrocca (Benevento): “Prima ancora che di sostegni economici, hanno bisogno di una seria progettualità a medio e lungo termine”

“Il nostro convenire a Benevento acquista ormai il sapore di una piccola, piacevole tradizione e mira a formulare, per quanto possibile, criteri di discernimento in vista dell’elaborazione di una pastorale per le cosiddette Aree interne del Paese, che marginali non sono e neppure vogliono rassegnarsi ad esser considerate tali”. Lo ha detto l’arcivescovo di Benevento, mons. Felice Accrocca, nel saluto iniziale dell’incontro dei vescovi delle “Aree interne”, che si sta svolgendo nel centro “La Pace” a Benevento.
“Il nostro convegno”, ha aggiunto il presule, “è un incontro di natura prettamente pastorale; esso segnala però anche un problema di natura squisitamente politica, perché la maggioranza dei Comuni italiani è costituita da realtà con popolazione al di sotto dei 5.000 abitanti, geograficamente collocati su tutto il territorio nazionale, non solo nel centro-sud dello Stivale, come rivela – con evidenza solare – anche la nostra provenienza: siamo infatti vescovi giunti qui da ben dodici Regioni italiane, del Nord, del Centro e del Sud del bel Paese, dal Piemonte alla Sardegna e Sicilia”. Secondo mons. Accrocca, “il problema dev’esser quindi assunto dal Governo centrale, come aveva riconosciuto anche il governo tuttora in carica, che nel passato Forum delle Aree interne, tenutosi in questo stesso luogo nel mese di maggio, si è reso presente con i ministri Giovannini e Carfagna: un problema che va affrontato non a forza di slogan dal sapore elettorale, ma con progettualità e intelligenza politica, merce – ahimè – sempre più rara”.
L’arcivescovo di Benevento ha concluso: “Sono sempre più convinto, come vado ripetendo ormai da tempo, che le Aree interne, prima ancora che di sostegni economici, abbiano bisogno di una seria progettualità a medio e lungo termine, e cioè abbiano bisogno anzitutto – e torno al punctum dolens – d’intelligenza politica. Papa Francesco è sensibile a questo discorso e si è fatto vicino a noi: come già in passato, per ben due volte, anche nella presente occasione ha scritto un’apposita lettera (pubblicata in apertura, ndr)”.

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Emergenze sociali

Energia, tempi stretti anche per l’agroalimentare

Roma, 21 gennaio 2022: caro bollette, gas, luce, acqua - foto SIR/Marco Calvarese
31 Ago 2022

di Andrea Zaghi
Gli aumenti dei costi vanno dal +170% dei concimi al +90% dei mangimi al +129% per il gasolio fino al +300% delle bollette per pompare l’acqua per l’irrigazione dei raccolti

È ormai allarme rosso anche in agricoltura e nell’agroalimentare per i costi alle stelle del gas e in generale dell’energia. A rischio, e per davvero, è la capacità della filiera di produrre alimenti per tutti e a costi sostenibili e giusti. Per questo i coltivatori dicono apertamente: “Non c’è tempo da perdere “. E hanno ragione.

Ragionando in termini macroeconomici, a “rischio – dice Coldiretti -, c’è una filiera agroalimentare che dai campi alla tavola vale 575 miliardi di euro, quasi un quarto del Pil nazionale, e vede impegnati ben 4 milioni di lavoratori in 740mila aziende agricole, 70mila industrie alimentari, oltre 330mila realtà della ristorazione e 230mila punti vendita al dettaglio”. Un’enormità che fa dire al presidente Ettore Prandini: “Non possiamo aspettare le elezioni e il nuovo governo”.

Per farsi capire meglio i coltivatori spiegano come l’aumento esponenziale dei costi energetici avvenga proprio nel momento in cui si concentrano i lavori principali per le produzioni agricole tipiche del Made in Italy e della Dieta Mediterranea con le loro lavorazioni per conserve, succhi e derivati: dagli ortaggi ai legumi, dal vino all’olio, dai salumi e prosciutti Dop ai formaggi, dal latte alla carne fino alla pasta, dalla frutta alle passate di pomodoro usate su tutte le tavole italiane e all’estero.

Detto in altri termini, i coltivatori parlano di un “crack alimentare, economico e occupazionale” quasi senza precedenti. Una prospettiva confermata anche dai numeri. La produzione agricola e quella alimentare in Italia – viene ancora spiegato -, assorbono oltre il 11% dei consumi energetici industriali totali per circa 13,3 Mtep all’anno. Oggi, più di una azienda agricola su 10 (13%) dichiara di essere “in una situazione così critica da portare alla cessazione dell’attività ma ben oltre 1/3 del totale nazionale (34%) si trova comunque costretta in questo momento a lavorare in una condizione di reddito negativo per effetto dei rincari”.

Da tuo questo gli effetti sono immediati. Gli aumenti dei costi vanno dal +170% dei concimi al +90% dei mangimi al +129% per il gasolio fino al +300% delle bollette per pompare l’acqua per l’irrigazione dei raccolti. Ma aumenti riguardano l’intera filiera alimentare con il vetro che costa oltre il 30% in più rispetto allo scorso anno, ma si registra un incremento del 15% per il tetrapack, del 35% per le etichette, del 45% per il cartone, del 60% per i barattoli di banda stagnata, fino ad arrivare al 70% per la plastica, secondo l’analisi Coldiretti. E non basta ancora.

“Con il gas a 315 euro a MWh la filiera agroalimentare, che sta continuando ad operare nell’interesse del Paese sotto una pressione estrema e con perdite sempre maggiori, rischia seriamente di fermarsi”, dice Luigi Scordamaglia, Consigliere Delegato di Filiera Italia.

Ma quindi che fare? Intervenire subito con strumenti di emergenza a ristoro delle imprese senza aspettare le elezioni è la richiesta di Coldiretti. Mentre Filiera Italia aggiunge: “I partiti impegnati nella campagna elettorale prendano atto della gravità e straordinarietà della situazione, e diano trasversalmente pieno mandato al Governo ancora in carica per fornire energia e gas ad un prezzo calmierato alle filiere essenziali, a cominciare da quella agroalimentare, per negoziare con il sostegno di tutti a Bruxelles”. Di necessità di una legislazione di emergenza parla anche Italmopa, l’associazione che raccoglie i mugnai italiani.

Ma intanto alcuni strumenti ci sono già, come il Bando Agrisolare che dovrebbe consentire alle imprese agricole di installare una capacità di produzione energetica pari a 375mila kW. Si tratta di risorse per 1,5 miliardi di euro, di cui 1,2 riservati a interventi nel settore della produzione agricola primaria e i restanti 300 milioni equamente ripartiti per investimenti nella trasformazione dei prodotti primari in produzioni agricole e non agricole. Si tratta però anche di un bando complesso. Per questo, ad esempio, Confagricoltura si sta attivando sul territorio per agevolare progetti e pratiche tenendo anche conto che tutto scade il 27 settembre prossimo. Corsa contro il tempo dunque, anche in questo caso. Ma è corsa contro il tempo per tutto il settore agroalimentare e, a ben vedere, per tutti noi.

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Editoriale

Scuola: ripartire con slancio e attenzione

31 Ago 2022

di Alberto Campoleoni

Si torna a scuola. E il Ministero ha diffuso le nuove regole che cercheranno di normalizzare l’avvio di uno dei più grandi movimenti del Paese. In particolare sono state rese note le misure di prevenzione che dovranno essere attuate all’inizio dell’anno scolastico, perché per quanto l’attenzione generale sia forse un po’ scemata, il “pericolo Covid” resta dietro l’angolo. Ed è saggio immaginare misure di cautela per quegli ambienti come gli istituti scolastici dove si ammasseranno moltissimi bambini e giovani che non hanno il ciclo vaccinale completo. Ci saranno poi anche i docenti non vaccinati, così come quel personale scolastico che ha saltato il vaccino: tutti a scuola, comunque.

Stop alla regola della quarantena per chi ha avuto contatti con positivi, mentre è previsto che rimarranno a casa, solo gli studenti con sintomi da Covid.

Non solo: scompaiono le mascherine. Si tornerà a guardarsi in faccia senza il velo protettivo o limitante – guardatela dalla parte che volete – della mascherina chirurgica o Ffp2 (a dire la verità resta l’obbligo per gli studenti fragili, a loro tutela, proprio per indossare la Ffp2).

La scelta del rientro a scuola senza mascherine è stata spiegata così dal ministro della Salute Speranza: alla partenza dell’anno scolastico: “sicuramente no” alle mascherine. Ma attenzione: “Poi si valuterà il quadro epidemiologico passo dopo passo”. Come a dire: lo spauracchio rimane. “L’auspicio – ha aggiunto Speranza in un’intervista a una radio – è che si possa utilizzare il tema della raccomandazione e della responsabilità individuale rispetto all’obbligo. Sarei un po’ più cauto nel dire no mascherina. No obbligo, non significa però no mascherina, questo vale per uno stadio, per una serata al cinema o al teatro. Dire che non c’è l’obbligo significa assumere sempre un elemento di responsabilità individuale”.

Quindi, in buona sostanza e cercando di tradurre: studenti e docenti potranno fare a meno delle mascherine – nessuno li obbliga – però se dovessero avvertire la possibilità di qualche rischio, allora corrano a fare un passo indietro per riprendere l’ormai abituale dispositivo di tutela individuale che ha segnato questi anni di pandemia.

Ma qual è il messaggio che sta cercando di passare?

La scuola torna alla normalità. E con la scuola il Paese guarda avanti cercando di trovare un equilibrio nuovo. Un modo di convivere con un’emergenza che ha segnato tutti e nello stesso tempo un modo per ricordare a ciascuno che bisogna avere fiducia nelle precauzioni messe in atto finora, nella campagna vaccinale, nella capacità avuta dall’Italia di rialzarsi nonostante i colpi di una pandemia sfuggente e insidiosa che ha messo a repentaglio la vita quotidiana. Nel nostro caso in particolare dei più giovani, gli studenti.

Insieme alla ricerca della normalità resta l’attenzione vigile. Ad esempio l’invito alla quarta dose di vaccino per gli over 60 e i fragili, sempre suggerita dal ministro Speranza. Invito che vale per tutti ma che ha ricadute evidenti anche per il mondo della scuola, dove ad esempio il corpo docenti è sensibilmente su d’età. E poi l’importanza di areare gli ambienti, le discussioni sulle finestre aperte (con la variabile, e i problemi sollevati ad esempio dai presidi, del riscaldamento degli istituti, minati dalla crisi energetica).

Insomma: si riparte cercando slancio. Ma con la consapevolezza che dietro l’angolo le preoccupazioni restano. E sotto tutte le parole e decisioni pare di leggere un invito forte alla responsabilità di ciascuno – docenti, famiglie e allievi – a fare la propria parte. Si riparte cercando coesione e impegno comune. Non vale solo per la scuola.

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Francesco

Francesco ai cardinali: “Lo stupore è il termometro della nostra vita spirituale”

No alla ‘mondanità spirituale’, sì alla capacità di stupirsi tornando ognuno alla propria Galilea. È l’indicazione del papa, durante la messa presieduta in presenza dei nuovi cardinali creati sabato scorso

foto Vatican media/Sir
31 Ago 2022

di Maria Michela Nicolais

Lo stupore “ci libera dalla tentazione di sentirci all’altezza, di nutrire la falsa sicurezza che oggi, in realtà, è diverso, non è più come agli inizi, oggi la Chiesa è grande, è solida, e noi siamo gli eminentissimi”. Ne è convinto il papa, che nell’omelia della Messa presieduta nella basilica di San Pietro davanti a circa 4.500 persone, tra cui i nuovi Cardinali creati sabato scorso e i circa 200 che hanno partecipato alla “due giorni” di riflessione sulla Praedicate Evangelium, ha spiegato: “Sì, c’è del vero in questo, ma c’è anche tanto inganno, con cui il Menzognero cerca di mondanizzare i seguaci di Cristo e renderli innocui”.

“Questa chiamata è sotto la tentazione della mondanità, che passo a passo ti toglie la speranza, ti toglie la forza: questo è il campo della mondanità spirituale”, ha aggiunto a braccio. “In verità, la Parola di Dio oggi risveglia in noi lo stupore di essere nella Chiesa, di essere Chiesa!”, ha esclamato Francesco: “Torniamo a questo stupore battesimale! Ed è questo che rende attraente la comunità dei credenti, prima per loro stessi e poi per tutti: il duplice mistero di essere benedetti in Cristo e di andare con Cristo nel mondo”. “Tale stupore non diminuisce in noi con il passare degli anni, non viene meno con il crescere delle nostre responsabilità nella Chiesa”, la tesi del papa: “Grazie a Dio no. Si rafforza, si approfondisce. Sono certo che è così anche per voi, cari fratelli che siete entrati a far parte del Collegio dei cardinali. E ci dà gioia il fatto che questo senso di riconoscenza ci accomuna tutti, tutti noi battezzati. Fratelli, questo stupore è una via di salvezza! Che Dio ce lo conservi sempre vivo”.

“Ripartire da questa celebrazione, e da questa convocazione cardinalizia, più capaci di annunciare a tutti i popoli le meraviglie del Signore”, l’auspicio di Francesco. “Lode, benedizione, adorazione, gratitudine che riconosce l’opera di Dio”, gli atteggiamenti raccomandati dal papa, commentando due tipi di “stupore” che provengono dalle letture odierne: “quello di Paolo di fronte al disegno di salvezza di Dio e quello dei discepoli, tra i quali anche lo stesso Matteo, nell’incontro con Gesù risorto, che li invia in missione”. “Una lode che vive di stupore, ed è preservata dal rischio di scadere nell’abitudine finché attinge dalla meraviglia, finché si alimenta con questo atteggiamento fondamentale del cuore e dello spirito: lo stupore”, ha spiegato il papa: “Io vorrei domandare ad ognuno di noi, a voi fratelli cardinali, a voi sacerdoti, consacrati e consacrati, a voi popolo di Dio: come va il tuo stupore?”, ha chiesto Francesco a braccio: “Tu lo senti alle volte, o ti sei dimenticato osa significa?”.  “Ognuno di noi ha la propria Galilea nella propria storia: tornare a quella Galilea”, l’indicazione di marcia: “Dio ci coinvolge in questo suo disegno”. Alla fine, l’omaggio al papa della sua formazione: “Dobbiamo essere tanto grati al papa San Paolo VI, che ha saputo trasmetterci questo amore per la Chiesa, un amore che è prima di tutto riconoscenza, meraviglia grata per il suo mistero e per il dono di esservi ammessi, non solo, di esservi coinvolti, partecipi, di più, di esserne corresponsabili”.

”Che questa sia l’ora in cui la Chiesa deve approfondire la coscienza di se stessa, la propria origine, la propria missione”, le parole di Paolo VI nel prologo dell’enciclica Ecclesiam Suam, “quella programmatica, scritta durante il Concilio”, e che fa riferimento proprio alla Lettera agli Efesini, al “piano provvidenziale del mistero nascosto da secoli in Dio, affinché sia manifestato per mezzo della Chiesa”. “Questo, cari fratelli e sorelle, è un ministro della Chiesa”, l’identikit del papa: “uno che sa meravigliarsi davanti al disegno di Dio e che con questo spirito ama appassionatamente la Chiesa, pronto a servire la sua missione dove e come vuole lo Spirito Santo. Così era San Paolo apostolo – lo vediamo nelle sue Lettere –: lo slancio apostolico e la preoccupazione per le comunità in lui è sempre accompagnato, anzi, preceduto dalla benedizione piena di grata ammirazione: ‘Benedetto sia Dio…’”.

“Lo stupore: è questo il termometro della nostra vita spirituale”, ha concluso a braccio, riformulando la domanda iniziale: “Caro fratello, cara sorella, come va la tua capacità di stupirti? Ti sei abituato tanto che l’hai persa? Sei capace di stupirti ancora? Che possa essere così anche per noi, stupirci! Che sia così per ognuno di voi, cari fratelli cardinali! Ci ottenga questa grazia l’intercessione della Vergine Maria, Madre della Chiesa, in ammirazione del suo cuore”.

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Hic et Nunc

Le nuove offerte sugli abbonamenti annuali di Kyma Mobilità

31 Ago 2022

Kyma Mobilità Amat lancia, di concerto con l’Amministrazione comunale, una campagna per incentivare l’acquisto di abbonamenti annuali del trasporto pubblico locale, con una innovativa politica di sconti e di pagamenti dilazionati.

L’offerta di Kyma Mobilità Amat sarà affiancata dalla possibilità di usufruire del “bonus mobilità” di 60 euro che i cittadini, con reddito inferiore a € 35000, possono richiedere sul portale governativo www.bonustrasporti.lavoro.gov.it.

«Così Kyma Mobilità Amat – ha annunciato il presidente Alfredo Spalluto – ha inteso andare incontro concretamente alle esigenze di tutti i cittadini, in particolare i lavoratori e le famiglie degli studenti, anche non residenti a Taranto: unendo gli sconti praticati dall’azienda al “bonus mobilità”, infatti, si possono acquistare abbonamenti annuali a prezzi particolarmente vantaggiosi. Si pensi che uno studente universitario potrà viaggiare per un anno sugli autobus di Kyma Mobilità con soli 20 euro!»

«Una buona notizia per tutti i cittadini in occasione della ripresa delle attività lavorative e, soprattutto, per le famiglie degli studenti – ha commentato il Sindaco Rinaldo Melucci – che potranno usufruire di servizi di mobilità urbana sempre più efficienti a prezzi contenuti, da quest’anno potendoli anche pagare in due rate».

Informazioni sulla nuova offerta tariffaria per gli abbonamenti annuali, valida sino al prossimo 31 dicembre, sono disponibili sul sito www.amat.taranto.it o presso l’Ufficio vendite di Kyma Mobilità in via D’Aquino n.21 (tel. 09945267859).

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Emergenze sociali

Elsa, invisibile per 9 anni: oltre a prevenzione e servizi efficienti, serve responsabilità collettiva

Prevenzione e servizi sociali messi in grado di funzionare in modo omogeneo su tutto il territorio nazionale con risorse e personale adeguati

foto Sir
30 Ago 2022

di Giovanna Pasqualin Traversa

Invisibile per nove anni come se non esistesse. Nove lunghissimi anni vissuti in una famiglia da incubo nell’hinterland napoletano, trascurata dai genitori e probabilmente maltrattata e percossa. Oltre alla colonna vertebrale deformata, la piccola Elsa (nome di fantasia) presenta infatti anche fratture scomposte agli arti superiori e inferiori. Finalmente, infrangendo l’incredibile muro di indifferenza e silenzio, una segnalazione fa emergere la vicenda; la bimba, che ancora non parla e non riesce a camminare, viene sottratta ai genitori e affidata all’associazione di Napoli “La Casa di Matteo” dopo un breve ricovero all’ospedale pediatrico Santobono.  Come è possibile che per nove anni nessuno – vicini di casa, scuola, Asl, pediatra di base, servizi sociali – si sia accorto della sua presenza? Lo abbiamo chiesto a Gianmario Gazzi, presidente del Consiglio nazionale ordini assistenti sociali (Cnoas). “Si può entrare solo con estrema delicatezza in un dramma di cui si conoscono ancora pochi elementi – esordisce -; tuttavia è fondamentale ragionare su due livelli. Il primo è il piano del vicinato, delle relazioni, della comunità; il secondo quello della prevenzione e dei servizi

Appunto: dove erano i parenti, i conoscenti, i vicini di casa?

Dove eravamo tutti noi? Questa è la domanda che dovremmo porci interrogandoci come società. Che non è una assoluzione collettiva: siccome non c’era nessuno, anch’io mi tiro fuori dalla mia responsabilità. Lì forse non c’eravamo, ma quante situazioni vedo nella mia rete, che magari sospetto, ma taccio, oppure dico: mi faccio gli affari miei. L’indifferenza non ha scusanti: aiutare o segnalare chi è in difficoltà è un dovere civico. È mancata – e spesso manca – una cultura di comunità, il senso di una responsabilità collettiva senza la quale i servizi non bastano per prevenire vicende come questa. Occorre un serio lavoro culturale con la società.

Istituzioni e servizi dove sono stati in questi lunghi nove anni?

Per prevenire, affrontare e contrastare casi come questo occorre un’efficiente rete di servizi: Asl, Comuni, scuola e tutto ciò che ruota intorno alla tutela dei diritti dell’infanzia. L’assessore del Comune di Napoli ha denunciato in molti Comuni del Napoletano, ma sappiamo anche in molte altre parti del Paese, la mancanza di assistenti sociali. La Legge 328/2000, intitolata “Legge quadro per la realizzazione del sistema integrato di interventi e servizi sociali”, più nota come Legge Turco e finalizzata a promuovere interventi sociali, assistenziali e socio-sanitari per garantire un aiuto concreto alle persone e alle famiglie in difficoltà, ha 22 anni, ma solo due anni fa si è stabilito il parametro di un assistente sociale ogni 5mila abitanti per arrivare addirittura ad uno ogni 4mila come nuovo obiettivo di servizio, prevedendo fondi in più per aiutare i Comuni a garantire questo livello. Ma ciò rimane sulla carta: a fronte del Friuli-Venezia Giulia dove il rapporto è addirittura di uno ogni 2.500 abitanti, esistono Comuni, soprattutto nel sud Italia ma non solo, dove è previsto un solo assistente sociale per 50mila abitanti.

Numeri che si commentano da sé. Ripetute stagioni di austerity giustificate dalla necessità di “razionalizzare” la spesa sulla salute si sono tradotte in tagli lineari sul sistema sanitario e ancor più sui servizi sociali. A prescindere dalla vicenda di Elsa, oggi la maggior parte dei Comuni non è in grado di garantire ai servizi sociali due prerequisiti essenziali: tempestività e continuità degli interventi.

E quindi?

Si lavora in una situazione di continua emergenza, quasi un pronto soccorso dove prendersi carico delle persone più in difficoltà o delle situazioni più gravi, senza poter svolgere la parte preventiva e di costruzione della comunità per poter prendere in carico precocemente situazioni a rischio senza aspettare il dramma.

Situazioni che però richiedono una segnalazione da parte di qualcuno. Chi dovrebbe farla e a chi? È possibile che una bambina sia rimasta “invisibile” per nove anni? L’anagrafe, la scuola, la Asl dove erano?

I mancati investimenti sui servizi non hanno provocato solo l’assenza di alcune figure professionali; il problema è che non si è investito neppure sui sistemi informativi per cui le persone “non risultano”. Io per primo mi domando: questa bambina è nata in una struttura? In un ospedale? Le vaccinazioni le ha fatte? E il pediatra dov’era? Anche se mancano ancora molti elementi per una ricostruzione precisa della vicenda, troppe cose non tornano ed emerge con chiarezza che nel 2022, non possiamo permetterci nel nostro Paese di “perderci” dei bambini.

Ma per questo servono sistemi informativi efficienti nelle Asl e nelle scuole. Da quel che ho letto, la situazione è venuta a conoscenza dei servizi per il mancato obbligo scolastico: ma ci sono voluti nove anni? In passato, la scuola ha mai segnalato la mancata frequenza della bimba? E se lo ha fatto, a quale servizio e perché questa segnalazione è caduta nel vuoto?

Le politiche sociali e l’assistenza socio-sanitaria sono delegate alle Regioni…  

Sì ma spesso le scelte politiche, e in fase di campagna elettorale come questa è ancora più evidente, privilegiano bonus e trasferimenti economici alle famiglie rispetto alla costruzione di una rete di servizi. La nostra spesa per il Welfare è nella media europea, ma se la analizziamo ci rendiamo conto che, al netto dei trasferimenti monetari, spendiamo un terzo della media europea in servizi sociali, di assistenza, e domiciliari. Insomma spendiamo male i soldi e non costruiamo servizi.

Le missioni 5 e 6 del Pnrr destinano risorse importanti per i servizi sociali e sanitari.

Sì, politiche sociali e sanitarie si intersecano; ad esempio viene previsto il rinforzo dei cosiddetti punti unici di accesso socio sanitario presso le case della comunità. Certo, si può fare di più e meglio ma è pur sempre un buon inizio.

Tornando alla piccola Elsa: che cosa si può fare in caso di sospetto di famiglie disfunzionali o di maltrattamenti a un minore?

Ogni cittadino che venga a conoscenza di un reato è tenuto alla denuncia alle forze dell’ordine. Se si ha invece il sospetto di situazioni a rischio si può tentare di avvicinare le persone coinvolte, parlare, chiedere come stanno, imparare ad ascoltare senza sottovalutare eventuali campanelli d’allarme, eventualmente convincerle a chiedere aiuto magari offrendo loro di accompagnarle. Tentare insomma un approccio anziché girarsi dall’altra parte.

Dove e a chi eventualmente segnalare?

Ci si può rivolgere al proprio medico di base, ai servizi sociali, ai consultori familiari nati proprio come rete di protezione per le famiglie prima e dopo il parto, ma purtroppo falcidiati negli anni. Oggi anche i farmacisti sono un punto della “rete di sicurezza”, come quando durante il lockdown raccoglievano le richieste di aiuto di donne vittime di violenza. Ai minori è importante spiegare che non devono avere paura di confidarsi in caso di abusi con gli insegnanti, e a questi ultimi occorre indicare, secondo le situazioni, se rivolgersi ai servizi sociali o direttamente a un tribunale.

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Società

Adolescenti che non escono più di casa: è un campanello d’allarme?

Quando la propria cameretta diventa il porto sicuro in cui rifugiarsi perché stare con gli altri è un’impresa impossibile. Sono circa 120 mila i “ritirati sociali” in Italia

foto Ansa/Sir
30 Ago 2022

di Giovanna Pasqualin Traversa

Il giudizio degli altri, una minaccia da cui difendersi. Così Marco, Federica, Alessia, Giulio decidono di non uscire più di casa e di abbandonare la scuola, rinunciano ad incontrare i coetanei e ad avere rapporti sociali. Nel nostro Paese sono circa 120mila i ragazzi “ritirati sociali“- almeno 100mila secondo l’associazione Hikikomori Italia – in prevalenza maschi, anche se il numero delle ragazze è in aumento, età media tra i 15 e i 25 anni. Ma è difficile avere una stima precisa perché non esistono ad oggi fonti ufficiali di rilevazione. Secondo alcuni studi degli ultimi anni la durata media dell’isolamento sarebbe di circa tre anni; dati che andranno però rivisti quando si renderanno ancora più evidenti gli effetti negativi del Covid-19 e del conseguente stravolgimento delle abitudini dei ragazzi.

Un disagio sommerso. Ad analizzare il fenomeno sono Stefano Vicari e Maria Pontillo nel volume “Adolescenti che non escono di casa. Non solo Hikikomori” (Il Mulino 2022).  Il primo è docente di Neuropsichiatria infantile all’Università Cattolica e responsabile Uoc Neuropsichiatria dell’infanzia dell’adolescenza dell’ ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma; la seconda è psicoterapeuta e dirigente presso la stessa Uoc. Partendo dalla propria esperienza sul campo, i due autori sottolineano come la richiesta di aiuto per problemi legati all’ansia e al ritiro sociale sia progressivamente aumentata: dal 15% delle richieste nel 2017 al 19% nel 2019 fino al 25% nel settembre 2021.

Raramente questi ragazzi chiedono aiuto quando esplosioni di rabbia o un generale comportamento dirompente può richiamare l’attenzione di chi sta con loro. Si tratta perlopiù di un disagio sommerso, di ragazzi chiusi, inibiti, che cercano il loro spazio all’interno dell’ambiente familiare. Per questo i dati disponibili probabilmente sottostimano l’ampiezza del fenomeno.

La punta di un iceberg. Se durante l’infanzia i bambini possono rifiutarsi di uscire di casa per paura di separarsi dai genitori, gli adolescenti possono scegliere la chiusura in risposta ad una sofferenza soggettiva come la rottura di una relazione amicale/sentimentale, un periodo di intenso carico scolastico, uno stress familiare determinato dalla malattia di un genitore o da conflitti intrafamiliari. Se il rifiuto di uscire non è transitorio ma persiste, spiegano gli esperti, “possiamo trovarci di fronte a un vero e proprio disturbo psicopatologico sottostante: ansia, depressione, psicosi”.

Un viaggio nelle emozioni. Si apre con la storia del sedicenne Marco, uno dei ragazzi seguiti dal Bambino Gesù, il volume di Vicari e Pontillo, un viaggio nelle loro emozioni, nei loro pensieri e timori. Da Claudia, sei anni, che fino dai tre ha manifestato angoscia e timore al momento di uscire da casa e recarsi a scuola non volendosi separare dai genitori a Giulia, nove anni, per la quale il ritiro sociale è la punta dell’iceberg di un disturbo dello spettro autistico. Per Federica invece, 16 anni, il rifiuto delle interazioni prima con i compagni di scuola poi anche con i genitori, e il pensiero che sia meglio morire, rivelano un disturbo depressivo maggiore. Maria ha invece 14 anni, frequenta il primo liceo e ha molte preoccupazioni sulla sua salute fisica e incolumità. Dopo l’incidente che ne interrompe la pratica della scherma livello agonistico, inizia ad interrompere bruscamente tutti i suoi contatti con amici di scuola e di scherma per chiudersi in se stessa con il pensiero fisso di essere spiata e possibile vittima di qualche complotto.

I fattori di rischio. Sono tre: genetici e neurobiologici, temperamentali, ambientali e sociali.

Alcuni studi, spiegano Vicari e Pontillo, hanno messo in evidenza come i figli di genitori che tendono ad avere pochi contatti sociali e temono il giudizio degli altri abbiano un rischio almeno sei volte maggiore di manifestare difficoltà psicologiche e ritiro sociale rispetto ai coetanei che hanno genitori con una rete sociale ampia. I tratti del temperamento alla base dei comportamenti “ritirati” sono essenzialmente due: timidezza e tendenza all’evitamento sociale. I fattori di rischio ambientali sono eventi di vita stressanti come crescere in una famiglia conflittuale, essere vittima di maltrattamenti o episodi di bullismo e cyberbullismo da parte del gruppo dei pari.

Campanelli d’allarme. Quali i segnali predittivi della possibile comparsa di ritiro sociale? Nei bambini tra i 6 e gli 11 anni la predilezione costante e persistente per giochi individuali e isolamento anziché gioco con i coetanei, l’evitamento di recite, la richiesta di costante presenza dei genitori, il pianto e l’aggressività se obbligati a situazioni sociali prolungate. Anche negli adolescenti possono emergere comportamento di fuga da occasioni sociali, tristezza e ansia nei giorni che precedono una recita o un’uscita di gruppo, isolamento nella propria camera. Se questo avviene in modo ripetuto e prolungato nel tempo, e non spiegato da eventi stressanti come la separazione dei genitori o un lutto, occorre chiedere aiuto prima di arrivare all’estremo dell’abbandono scolastico. Per gli esperti “intervenire precocemente è importante per ridurre il rischio di insorgenza di disturbi dell’umore o stati mentali a rischio di psicosi”.

L’impresa di stare con gli altri. Ma l’intervento deve essere multidisciplinare e coinvolgere diverse figure: psicologo, logopedista, neuropsichiatra infantile, genitori e insegnanti. Tra gli interventi più efficaci la psicoterapia cognitivo comportamentale. In estrema sintesi, si tratta di aiutare il ragazzo a individuare e modificare i propri pensieri negativi legati agli eventi temuti, di esporlo ad essi gradualmente, di rinforzarlo premiando ogni comportamento che si avvicini all’obiettivo prefissato, anche se minimo. Utile il role playing per simulare situazioni sociali positive e negative per le quali lo psicoterapeuta fornirà al ragazzo strategie di autocontrollo e gestione dell’ansia. Ma anche tecniche di rilassamento e prevenzione delle recidive: non bisogna spaventarsi ma essere attrezzati con quanto appreso durante il percorso di psicoterapia, spiegano gli esperti.

Tra le strategie di intervento il progetto MèTa, ideato dagli autori del volume con gli specialisti dell’Istituto di Neuropschiatria ricerca e terapia in età evolutiva ReTe di Roma in collaborazione con l’associazione teatrale Dynamis, che ha l’obiettivo, attraverso viaggi collettivi alla scoperta della natura, di allenare l’abilità di stare insieme. ”Mi sono sempre sentito imbranato – racconta Lucio, 17 anni -. Grazie a MèTa ho capito che non è così. Durante le escursioni ho individuato i punti in cui si poteva camminare in sicurezza supportando i compagni che avevano paura. Tutti si affidavano a me. Non avrei mai pensato potesse succedere”.

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Ecclesia

La diocesi ambrosiana ricorda Carlo Maria Martini, il ‘profeta di Milano’

foto d'archivio Afp/Sir
30 Ago 2022

“Carlo Maria Martini, profeta di Milano”: è il titolo scelto per l’incontro di ricordo e di testimonianza dedicato a Carlo Maria Martini, “Cardinale del dialogo”, arcivescovo di Milano dal 1979 al 2002, che si terrà in duomo mercoledì 31 agosto alle 19, nel decimo anniversario della scomparsa (31 agosto 2012), promosso dall’arciprete del Duomo monsignor Gianantonio Borgonovo con il Capitolo metropolitano di Milano, in collaborazione con la Veneranda Fabbrica. L’iniziativa vede in programma la scelta di tre passi tratti dagli scritti del cardinale Martini e letti da Massimiliano Finazzer Flory, con le testimonianze di Luciano Fontana (direttore del Corriere della Sera), di don Damiano Modena (assistente del cardinale negli ultimi anni trascorsi nell’infermeria della residenza dei padri gesuiti di Gallarate), di Armando Torno e dello stesso monsignor Borgonovo.
L’evento commemorativo si svolgerà sulla tomba del cardinale Martini, con ingresso libero in Duomo a partire dalle 18.30 (prenotazione obbligatoria a partire dal 24 agosto sul sito www.duomomilano.it, fino a esaurimento posti). È prevista la diretta streaming sul canale YouTube Duomo Milano Tv.

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Ecclesia

Il card. Zuppi partecipa dal 31 al 2 settembre al pellegrinaggio a Lourdes dell’Unitalsi

foto Sir/Marco Calvarese
30 Ago 2022

Da mercoledì 31 agosto a venerdì 2 settembre l’arcivescovo di Bologna, card. Matteo Zuppi, parteciperà al pellegrinaggio diocesano a Lourdes proposto dall’Unitalsi bolognese e organizzato dall’agenzia “Petroniana viaggi” in collaborazione con l’ufficio diocesano per la Pastorale del turismo, pellegrinaggi e tempo libero. Il viaggio, che inizierà oggi, martedì 30 agosto, prevede momenti di preghiera comunitaria e personale, processioni e un percorso fra i luoghi della vita di Santa Bernadette Soubirous.
Giovedì 1 e venerdì 2 settembre alle ore 8.30 l’arcivescovo celebrerà la messa alla Grotta delle apparizioni e giovedì alle ore 10 guiderà la recita del rosario davanti alla statua della Madonna mentre alle ore 21 parteciperà alla tradizionale fiaccolata “Flambeaux”.

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