Nuovo decreto per dare ossigeno all’ex Ilva: è l’annuncio di Giorgetti. Critici i sindacati
Un “nuovo intervento a supporto della gestione dell’operatività dell’ex Ilva” è l’annuncio fatto dal ministro dello Sviluppo economico, Giancarlo Giorgetti, nell’incontro svoltosi oggi 3 agosto al ministero, presenti il ministro del Lavoro, Andrea Orlando e le organizzazioni sindacali. Si tratterebbe di un intervento economico sostanzioso in grado di garantire di “dare certezza all’azienda”. Un annuncio che però non ha soddisfatto pienamente i sindacati.
Non si è trattato di un incontro semplice né sereno: troppo gli impegni sospesi o elusi dal governo negli ultimi mesi, che poi hanno provocato un aggravamento delle crisi, un ampliamento fino a 8.000 unità della cassa integrazione, il mancato pagamento dei lavoratori dell’indotto, il raffreddamento degli impegni di ambientalizzazione che restano sulla carta e soprattutto il congelamento dell’assunzione della quota di maggioranza da parte dello Stato, per via delle vicende giudiziarie ancora in corso. Tutto questo a fronte di un indisponibilità al dialogo dei vertici di Acciaierie d’Italia, che non hanno voluto intraprendere una seria discussione coi sindacati.
I ministri hanno almeno dimostrato la consapevolezza dell’inadempienza dell’azione finora svolta: il mancato svolgimento dei “compiti a casa” che dovrebbe comportare l’assunzione, già nelle prossime ore, da parte del Consiglio dei ministri, di un nuovo decreto legge che consenta una liquidità sufficiente.
Una soluzione tampone, insomma, che mette una pezza in vista della fine corsa del governo Draghi e di una consultazione elettorale che aprirà una nuova stagione.
Il giudizio dei sindacati, al termine dell’incontro, è stato tutto sommato interlocutorio, anche perché ci si aspettavano risorse già disponibili, per circa un miliardo di euro, e non un impegno a reperirle in misura dichiarata sufficiente ma non quantificata.
Duro il giudizio della Uilm, secondo cui la situazione doveva essere risolta per tempo, così pure la Fiom, perché aumenta la rabbia dei lavoratori e non c’è lavoro, nonostante i proclami del governo. Per il segretario generale della Fim, Roberto Benaglia: “Non bastano le giustificazioni dei vertici aziendali sull’aumento dei costi dell’energia e sulle difficoltà di liquidità per abbandonare siderurgico di Taranto e gli altri siti del Gruppo e con essi i lavoratori in Amministrazione Straordinaria e dell’indotto in balia della crisi in cui versa il Gruppo”.
La crisi è ancora molto grave, per questo la Fim, insieme agli altri sindacati, prannuncia, per l’inizio
della ripresa un confronto con tutte le RSU sulle iniziative da assumere, perché si
riprenda l’occupazione, lo sviluppo e gli investimenti del siderurgico di Taranto e di
tutti i siti del Gruppo