Diocesi

Sul sagrato della Concattedrale un incontro di preghiera per la pace in Ucraina

Foto Ansa Sir
23 Ago 2022

L’Ufficio diocesano Migrantes di Taranto, la neo costituita  associazione italo – ucraina Sylni Rasom, (Forti insieme), e la parrocchia concattedrale hanno organizzato un incontro di preghiera per la pace in Ucraina sul sagrato della Concattedrale “Gran Madre di Dio” mercoledi 24 agosto alle ore 20.00.
Saranno presenti la comunità ucraina in Taranto e i profughi ospitati nella provincia di Taranto. Si ricorderà inoltre il 31° anniversario di indipendenza Ucraina ed i sei mesi dell’inizio della guerra.

A darne l’annuncio è Marisa Metrangolo, direttrice diocesana Migrantes.

VISITA IL MENÙ DEL GIUBILEO

Hic et Nunc

Papa Francesco a L’Aquila. Il videomessaggio del card. Zuppi (Cei): “Perdonanza occasione straordinaria per combattere le pandemie che segnano l’umanità”

(Foto: Romena)
23 Ago 2022

“Perdonanza occasione straordinaria per combattere le pandemie che segnano l’umanità. Celestino come Francesco voleva la riforma della Chiesa”: queste le parole del card. Matteo Maria Zuppi, arcivescovo di Bologna e presidente della Cei, contenute in un video messaggio inviato all’arcidiocesi dell’Aquila, in vista della visita pastorale di Papa Francesco, il prossimo 28 agosto. “Alla pandemia da Covid – afferma il cardinale – se ne sono aggiunte altre o, forse, quella pandemia ci ha fatto vedere che ne esistono altre. Penso, soprattutto, a quella della guerra, che porta tanta sofferenza e tanta morte, e ci fa capire quanto sia fragile la nostra vita e la pace stessa e, quindi, anche quanto sia importante l’impegno per combattere il male. Credo che la Perdonanza sia davvero un’occasione straordinaria per guardare in faccia al male e per rinnovare il nostro impegno per vincerlo, dal momento che tutti ne vediamo i frutti terribili e la tempesta che esso provoca, con la complicità degli uomini”. Davanti a tanta sofferenza, “causata poi dall’indifferenza, dal “si salvi chi può”, dal credere che sia uguale sia il vivere bene sia il vivere male”, Zuppi invoca “il perdono” di cui “abbiamo sempre tutti un grande bisogno, perché ci accorgiamo di quanto sia facile assecondare la logica del male. E abbiamo bisogno del perdono per combattere il male, non tanto per stare un po’ meglio interiormente o per regolare i conti della nostra coscienza, per poi ricominciare daccapo. Il perdono è essere pieni dell’amore di Dio, è liberarsi da ciò che ci rende pesanti, chiusi, cattivi”. Soffermandosi sulla figura del Santo Pontefice, Celestino, che concesse, nel 1294, l’indulgenza della Perdonanza, il card. Zuppi rileva come, il suo brevissimo pontificato sia in piena sintonia con alcune delle preoccupazioni di Papa Francesco: “Papa Celestino voleva la riforma della Chiesa e, allo stesso modo, Papa Francesco, per portare il Vangelo ovunque nel mondo di oggi, ci chiede di uscire, di andare incontro agli altri, di non restare nelle abitudini di sempre. E, anche in questo senso, il perdono ci aiuta a vedere le realtà e il prossimo intorno a noi con interesse e con amore”. Il videomessaggio termina con l’auspicio che la presenza di Papa Francesco possa “aiutare a ricomprendere la straordinaria ricchezza della Perdonanza, ovvero, l’importanza e la necessità di chiedere perdono e di capire verso chi andare. Nella pandemia, tante volte, l’unica cosa che abbiamo cercato di fare è stato scappare, tentare di farcela da soli, evitare gli altri e i problemi. Invece dobbiamo affrontare il male rendendolo occasione di crescita nel bene e di preparazione di un futuro migliore. Questi sono mesi molto importanti, ricchi di sfide e di piani per preparare il mondo di domani”. Il video messaggio sarà trasmesso il prossimo 24 agosto alle ore 21 sull’emittente LaqTv e sarà disponibile sul sito dedicato alla visita pastorale del Pontefice a L’Aquila www.papafrancesco.laquila.it.

VISITA IL MENÙ DEL GIUBILEO

Sport

Usyk campione dei pesi massimi: nel nome di Gesù Cristo, la vittoria per l’Ucraina

22 Ago 2022

di Paolo Arrivo

Avete presente l’incontro più famoso della saga Rocky Balboa? Quello in cui il pugile interpretato da Sylvester Stallone affronta Ivan Drago? L’italoamericano contro il gigante russo. Gli anni della Guerra fredda. Il match si conclude con la vittoria di Rocky che vince la iniziale diffidenza del pubblico guadagnandosi anche l’applauso delle autorità russe. Ebbene, rimanda a quelle immagini il trionfo di Oleksandr Usyk che si è riconfermato campione del mondo dei pesi massimi sconfiggendo, ancora una volta, Anthony Joshua. Si è combattuto sabato scorso in Arabia Saudita – Gedda. Si è andato ben oltre la competizione sportiva. Scontata la dedica del 35enne vincitore che, subito dopo l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia, si era arruolato nelle forze di difesa ucraine: “Il mio mondo è Gesù Cristo, pace, questa vittoria è per tutta la gente del mio Paese, e per tutti i militari che in questo momento lo stanno difendendo”. Il messaggio è una preghiera. Assomiglia all’esortazione di Rocky, nella finzione filmica, “se io posso cambiare, e voi potete cambiare, tutto il mondo può cambiare!” Vorremmo che l’happy end si estendesse oltre il ring del Superdome e oltre i confini delle due nazioni in conflitto. Per il momento, accontentiamoci dell’ennesima lezione impartita dalle eccellenze del mondo sportivo. Come hanno fatto i campioni del nuoto agli Europei di Roma.

IL MATCH. Quattro riprese di sostanziale equilibrio, di studio, poi il campione ucraino ha cominciato a prendere il sopravvento, abile nell’accorciare la distanza e a giocare d’anticipo. Joshua si è reso protagonista di una serie ravvicinata nella nona ripresa. Nella successiva, l’inerzia del match è tornata dalla parte di Usyk, che ha vinto confermando la propria superiorità sull’inglese. Ci è voluto comunque il voto dei giudici. Dodici round per conoscere il verdetto atteso dal pubblico. Due dei giudici hanno assegnato la vittoria a Usyk con il punteggio di 115-113 e 116-12, il terzo giudice ha premiato Joshua con il punteggio di 115-113.

VISITA IL MENÙ DEL GIUBILEO

Editoriale

Afghanistan: venti anni spazzati via

Foto: Gcpea
22 Ago 2022

di Emanuele Carrieri

È passato un anno dall’arrivo dei talebani, una presenza che non ha portato nulla alle donne se non l’essere respinte e represse, insieme al dover affrontare i cancelli delle scuole chiuse, alla fine delle classi miste nelle università, alla depressione e al suicidio. Il 2021 è l’anno peggiore per le donne afghane sotto il profilo dei diritti umani. Se si esclude il periodo scuro dei talebani, nella storia dell’Afghanistan le donne, sebbene si muovessero in un ambiente chiuso, tradizionale e contrassegnato dal più duro patriarcato, hanno però affrontato le politiche antifemministe, lasciando grandi segni, a livello nazionale e globale. Nonostante l’Afghanistan sia uno Stato dove tutti i giochi di potere si svolgono nella assenza di donne, le quali sono costrette a venire a compromessi con le decisioni assunte da politici uomini, hanno irrotto sullo scenario politico, sociale, intellettuale e letterario rivendicando giuste condizioni e raggiungendo traguardi rilevanti. Con la caduta dei talebani nel 2001, fu firmata l’ottava Costituzione dell’Afghanistan. Per legge veniva riservata alle donne una quota in Parlamento del 25%, poi aumentata al 30%. Per loro fu il più grande traguardo: era un nuovo inizio. Molte donne hanno ricoperto ruoli chiave come ministro o governatore di una provincia, fino a essere quasi un quarto del Parlamento e sono stati varati provvedimenti che chiedevano la nomina di almeno una donna vicegovernatrice in ogni provincia, che si verificò anche per altre cariche pubbliche. Nel 2018 erano 88mila le universitarie e 300 di queste avevano pure ottenuto una borsa di studio estera. Le insegnanti nelle università erano oltra duemila e venti quelle impiegate ai più alti livelli delle istituzioni accademiche. Erano circa 80mila le insegnanti donne e più di tre milioni e mezzo di studentesse frequentavano le scuole. Questa cerchia di donne all’avanguardia si stava facendo sempre più ampia grazie al team di ragazze che ha conquistato il secondo posto in una competizione di robotica superando tutti e ribaltando così la visione che il mondo aveva delle giovani afghane. Le ragazze della Federazione ciclisti sono state candidate al Nobel per la pace e, prima della caduta del Paese nelle mani dei talebani, un team di astronome ha vinto la gara dell’Unione astronomica internazionale. Tutto ciò ha fatto sì che, perfino dopo l’occupazione del 2021, la Bbc abbia selezionato 50 afghane annoverandole fra le 100 donne più influenti al mondo. Negli ultimi venti anni, le donne sono cresciute nettamente in vari campi, politico, scientifico, economico, sociale e letterario, e la loro tensione ha aperto la via alle nuove generazioni facendo dimenticare il primo periodo buio dei talebani, fin quando le loro aspirazioni e i loro sforzi sono giunti al termine, un anno fa. Venti anni fa a partire dal crollo del regime talebano questa cerchia di donne preparate e illuminate si è via via consolidata e venti anni dopo ha subito un terribile contraccolpo. Da allora, molte donne, fra cui giornaliste, giudici, e attiviste, sono state uccise: un quadro della assenza di rispetto dei diritti umani. I cancelli delle scuole sono stati chiusi per tre milioni di studentesse, donne e ragazze, sono rimaste a casa. Solo un mese dopo l’occupazione, i talebani hanno abrogato il ministero degli affari delle Donne, derubricandolo a ministero per la promozione della virtù e la prevenzione del vizio e con un diverso decreto la Giornata delle donne, l’8 marzo, è stata abolita. Lo sport è ritenuto non appropriato e necessario, citando la commissione per la cultura del governo talebano. Divieto di viaggiare se non scortate da un maschio della famiglia, obbligo di coprire il volto, aule divise per sesso con obbligo, per le donne, di stare alle lezioni di professori maschi nascoste da tende e mille altre leggi preistoriche rischiano di trasformare le donne in esseri passivi e depressi. Non ci sono più notizie di registe e giornaliste dopo un periodo in cui sono apparse con i volti coperti in diretta tv. Nei centri di salute mentale a oggi la maggior parte dei malati sono donne che lavoravano per il vecchio governo, che hanno fallito il tentativo di conservare il proprio posto e che sono state allontanate quando hanno protestato. Tutte loro chiedevano giustizia e rivendicavano i loro diritti fondamentali: in risposta hanno ottenuto gas lacrimogeno e la loro sconfitta. Tutto ciò è solo una parte di ciò che la presenza dei talebani dell’ultimo anno ha inflitto alle donne. Alle madri non è permesso studiare e il loro lavoro si è trasformato in schiavitù. Ogni giorno vanno incontro a violenza fisica, psicologica e verbale. Elementi come la povertà, la disoccupazione, l’analfabetismo, la mancanza di libertà e la violenza che schiacciano l’identità delle donne si diffondono fra le famiglie. Il perdurare di tutto ciò rischia di portare a un annullamento delle donne. Ben 18 milioni di donne sono immerse nella totale oscurità e la presenza dei talebani ha messo a tacere lo slogan uguaglianza e pace per tutti. Queste sono madri affrante che corrono il rischio di crescere dei figli più malsani dei talebani e allora il mondo assisterà alla miseria di una generazione un tempo sana.

VISITA IL MENÙ DEL GIUBILEO

Diocesi

Azione Cattolica e Taranto: una città che si racconta

22 Ago 2022

di A cura della Presidenza Diocesana

Nel corso degli anni questo ormai consolidato appuntamento ha visto protagonisti i luoghi più disparati del nostro Paese, da Lampedusa, per ascoltare il parroco dell’isola, don Carmelo La Magra, e gli abitanti sull’emergenza immigrati, passando per Arquata del Tronto, tra gli sfollati a causa del terremoto, e poi Genova, tra coloro che avevano perso tutto dopo il crollo del ponte Morandi.

Lampedusa, Arquata del Tronto, Genova e Taranto. Luoghi distanti geograficamente e culturalmente ma con un minimo comune denominatore: il desiderio sconfinato degli uomini di essere ascoltati! La chiesa ci sta dimostrando in questo tempo quanta tenacia ci voglia per mettersi in ascolto, per farsi toccare e, se necessario, ferire dalle storie degli uomini e delle donne del nostro tempo.

Da venerdì 26 a domenica 28 agosto i delegati delle diocesi e la presidenza nazionale saranno accompagnati alla scoperta della nostra città, l’esperienza infatti si intitola “Taranto: una città che si racconta tra sofferenza e speranza”. Il ricco programma, stilato con il supporto dell’ufficio diocesano per i Problemi Sociali e il lavoro, Giustizia e Pace, Custodia del Creato, prevede la presenza dei rappresentanti di importanti realtà locali: l’Autorità di Sistema Portuale, Comune di Taranto, CISL, Peacelink, Ordine dei Medici di Taranto e mondo accademico.

Durante l’esperienza sono previste anche delle visite sul territorio, è infatti toccando con mano la sofferenza e le grandi ricchezze della città jonica che i partecipanti potranno vedere con i propri occhi quanto ascoltato durante i workshop. In particolare sono previste visite al quartiere Tamburi, al Castello Aragonese e in città vecchia.

Nella serata di sabato 27 agosto uno dei momenti più intensi della tre giorni sarà la cena-racconto presso il ristorante “Articolo 21”, si tratta di un ristorante sociale che offre lavoro a detenuti in cerca di riscatto, migranti e ragazzi provenienti dalle periferie della città.

Non ci resta che augurare buon ascolto a coloro che parteciperanno a questa preziosa esperienza, ci piace farlo con le parole di Sant’Agostino: “Non abbiate il cuore nelle orecchie, ma le orecchie nel cuore”. “Nolite habere cor in auribus, sed aures in corde” (Sermo 380, 1: Nuova Biblioteca Agostiniana 34, 568).

VISITA IL MENÙ DEL GIUBILEO

Editoriale

Elezioni politiche – Serve un colpo d’ala

22 Ago 2022

di Paolo Bustaffa

“Serve un colpo d’ala, un risveglio collettivo di quelle forze sane del Paese che in questi anni, alla politica hanno preferito l’impegno civile e sociale ma che rischiano di rimanere soffocate o abbandonate da una politica che non le riconosce e che spesso le strumentalizzano. Ci sono tante persone (soprattutto giovani) che pure nella fatica cercano di agire di pensare bene, trovare soluzioni adatte al nostro tempo, immaginare il mondo che non c’è”. Così nell’appello del Comitato delle Settimane sociali (www.settimanesociali.it) pubblicato da Avvenire il 29 luglio u.s. Non a caso vi sono ripresi i richiami del card. Matteo Zuppi e di Sergio Mattarella alla responsabilità in un momento difficile per il nostro Paese.

Pochi giorni dopo, il 2 agosto, sullo stesso giornale (www.avvenire.it) appare l’appello della società civile dal titolo “Ecco l’alleanza che serve al Paese”. “Siamo consapevoli – si legge – sia della rilevanza e dell’eccezionalità di questa fase storica che dei rischi connessi a questo delicato passaggio verso le prossime elezioni, per questo vogliamo a nostro modo scendere in campo ed essere protagonisti di questa stagione rendendo chiare e manifeste le nostra proposte, invitando così le forze politiche a una competizione virtuosa”.

Sembrano parole e prospettive lontane dalla realtà, soprattutto da una realtà politica che incoraggia più l’astensionismo che la partecipazione.

Parole che invece indicano un percorso di rinascita: le proposte non vengono dalla teoria ma dall’esperienza viva sul territorio a contatto con persone, famiglie, comunità, imprese, istituzioni, volontariato. Ai primi posti la cura della persona, la sussidiarietà, il consumo e il risparmio responsabili, la sfida climatica ed ecologica, il welfare e la sanità, la politica europea.

La società civile, o società reale, sceglie di scendere in campo, di reagire alle crisi e alle delusioni con scelte, metodi e linguaggi diversi da quelli che stanno caratterizzando il confronto in campagna elettorale.

È un passo impegnativo ma è un passo possibile perché nella sua storia di bene e di verità la società civile trova motivazioni e competenze per rianimare la politica e la democrazia. Viene quindi proposto un percorso di relazioni e connessioni per ricostruire il pensare e l’agire per il bene comune, senza la presunzione di essere superiori o capaci di sostituire la classe politica ma con la volontà di intessere un dialogo critico e nel contempo propositivo. Si presenta come strada maestra da percorrere con i giovani e come laboratorio di futuro con uno sguardo che, evidenziato l’appuntamento, va oltre il 25 settembre

 

 

VISITA IL MENÙ DEL GIUBILEO

Cammino sinodale

Sinodo 2021-2023: online la Sintesi nazionale della fase diocesana

22 Ago 2022

di Gigliola Alfaro

Il documento offre “una panoramica del primo anno di Cammino sinodale, che fino al 2025 sarà strutturato in tre momenti: fase narrativa (2021-2022 e 2022-2023); fase sapienziale (2023-2024); fase profetica (2025)” e, nella parte centrale, presenta i dieci “nuclei” attorno a cui sono state organizzate le riflessioni emerse dalle sintesi diocesane: ascoltare, accogliere, relazioni, celebrare, comunicazione, condividere, dialogo, casa, passaggi di vita e metodo

È online sui siti https://camminosinodale.chiesacattolica.it e https://www.chiesacattolica.it la Sintesi nazionale della fase diocesana del Sinodo 2021-2023 “Per una Chiesa sinodale: Comunione, partecipazione e missione” che la Presidenza della Cei ha consegnato il 15 agosto alla Segreteria generale del Sinodo dei vescovi. Il Sinodo è inteso come un processo sinodale e culminerà nel 2023 con la fase universale, preceduta da quella continentale.

“Il documento, disponibile online, dà sinteticamente conto del percorso compiuto nell’anno pastorale 2021-2022, dedicato all’ascolto e alla consultazione capillare del popolo di Dio”, spiega una nota dell’Ufficio nazionale per le comunicazioni sociali della Cei. Questo primo “step”, viene spiegato nella nota, “è stato armonizzato, per volere dei vescovi, con il Cammino sinodale delle Chiese che sono in Italia, che sta interessando sempre di più i diversi territori con proposte e progetti”. La Sintesi, dunque, offre “una panoramica del primo anno di Cammino sinodale, che fino al 2025 sarà strutturato in tre momenti: fase narrativa (2021-2022 e 2022-2023); fase sapienziale (2023-2024); fase profetica (2025)”.

“Il coinvolgimento – viene riportato nella Sintesi – è stato ampio ed eterogeneo: dalle Chiese locali nelle loro articolazioni (diocesi, parrocchie, zone pastorali o foranie…) e in tutte le loro componenti, con lo sforzo di raggiungere anche i mondi della politica, delle professioni, della scuola e dell’università, fino ai luoghi della sofferenza e della cura, alle situazioni di solitudine e di emarginazione”. Nonostante “incertezze e perplessità”, soprattutto nella fase iniziale, “le Chiese in Italia hanno cercato di superare individualismi, scetticismi e steccati, e si sono messe in cammino: è stato costituito un Gruppo di coordinamento nazionale, si sono formati circa 50.000 gruppi sinodali, con i loro facilitatori, per una partecipazione complessiva di mezzo milione di persone. Più di 400 referenti diocesani hanno coordinato il lavoro, insieme alle loro équipe. Sono 200 le sintesi diocesane e 19 quelle elaborate da altri gruppi – per un totale di più di 1.500 pagine – pervenute alla Segreteria generale della Cei a fine giugno”.I diversi contributi giunti non vengono citati nominalmente, ma sono assorbiti all’interno del testo nella loro ricchezza e pluriformità.

(Foto: ©Siciliani-Gennari/CEI)

“Non si è semplicemente parlato di sinodalità, ma la si è vissuta, facendo i conti anche con le inevitabili fatiche: nel lavoro dell’équipe diocesana – presbiteri, diaconi, laici, religiosi e religiose insieme, giovani e adulti, e con la presenza partecipe del vescovo –, nell’accompagnamento discreto e sollecito delle parrocchie e delle realtà coinvolte, nella creatività pastorale messa in moto, nella capacità di progettare, verificare, raccogliere, restituire alla comunità”, rileva la Sintesi evidenziando che “l’esperienza fatta è stata entusiasmante e generativa per chi ha accettato di correre il rischio di impegnarvisi: in molti contesti ha contribuito a rivitalizzare gli organismi di partecipazione ecclesiale, ha aiutato a riscoprire la corresponsabilità che viene dalla dignità battesimale e ha lasciato emergere la possibilità di superare una visione di Chiesa costruita intorno al ministero ordinato per andare verso una Chiesa ‘tutta ministeriale’, che è comunione di carismi e ministeri diversi”.

Nella parte centrale, il documento presenta i dieci “nuclei” attorno a cui sono state organizzate le riflessioni emerse dalle sintesi diocesane: ascoltare, accogliere, relazioni, celebrare, comunicazione, condividere, dialogo, casa, passaggi di vita e metodo.

“La loro pluralità – viene precisato – non rappresenta un limite da superare, attraverso un’operazione di omogeneizzazione o di gerarchizzazione, ma contribuisce a custodire il fondamentale pluralismo dell’esperienza delle Chiese in Italia, con tutta la varietà di accenti e sensibilità da cui sono attraversate e di cui sono portatrici”.

(Foto: ©Siciliani-Gennari/CEI)

Il discernimento sulle sintesi diocesane e l’elaborazione dei dieci nuclei hanno permesso di individuare alcune “priorità” che, con l’obiettivo di alimentare e sostenere il Cammino sinodale delle Chiese in Italia in comunione con il processo in corso a livello universale, si è scelto di raggruppare lungo tre assi, definiti “cantieri sinodali”: quello “della strada e del villaggio (l’ascolto dei mondi vitali)”, quello “dell’ospitalità e della casa (la qualità delle relazioni e le strutture ecclesiali)” e quello “delle diaconie e della formazione spirituale”. Questi cantieri potranno essere adattati liberamente e ogni Chiesa locale potrà aggiungerne un quarto che valorizzi una priorità risultante dal percorso compiuto lungo il primo anno.

“Quella del cantiere – ricorda la Sintesi – è un’immagine che indica la necessità di un lavoro che duri nel tempo, che non si limiti all’organizzazione di eventi, ma punti alla realizzazione di percorsi di ascolto e di esperienze di sinodalità vissuta, la cui rilettura sia punto di partenza per le successive fasi del Cammino sinodale nazionale”.

VISITA IL MENÙ DEL GIUBILEO

Emergenze ambientali

Maltempo, Giuseppe Milano: “L’Italia ha bisogno di una legge nazionale per l’adattamento al cambiamento climatico”

(Foto: ANSA/SIR)
22 Ago 2022

di Gigliola Alfaro

“I nubifragi al Nord sono un’anticipazione di quello che potrebbe accadere nei prossimi mesi, in autunno e inverno. Questi eventi estremi sono l’altra faccia del problema della siccità, che ha attraversato l’Italia in queste ultime settimane, anche con forti sbalzi di temperature tra Nord e Sud”, ci dice il segretario generale di Greenaccord

Nubifragi a Nord, trombe d’aria in Toscana, dove purtroppo si contano anche due morti a Lucca e a Carrara, caldo torrido al Sud: questa la fotografia dell’Italia, dal punto di vista climatico, nel mezzo di agosto. Effetto dei cambiamenti climatici? E sarà sempre così in futuro? Cosa fare per contrastare questi eventi estremi? Ne parliamo con Giuseppe Milano, segretario generale di Greenaccord.

(Foto: Redazione)

Cattivissimo tempo al Nord e al Centro, purtroppo anche con vittime, e clima bollente al Sud, un’Italia spaccata a metà: cosa ci possiamo aspettare?

Possiamo comprendere da quelle che sono alcune rilevazioni e più recenti evidenze che questi importanti nubifragi sono un’anticipazione di quello che potrebbe accadere nei prossimi mesi, in autunno e inverno, perché questi eventi estremi – di questo si tratta – sono l’altra faccia del problema della siccità, che ha attraversato l’Italia in queste ultime settimane, anche con forti sbalzi di temperature tra Nord e Sud. Noi stiamo andando incontro, da un lato, alla tropicalizzazione delle temperature medie nell’Italia meridionale, con processi sempre più evidenti di siccità, desertificazione e aridità, con tutto ciò che ne consegue in termini di perdita di produzioni agricole; dall’altro lato, al Nord ci saranno sempre più queste forti precipitazioni o trombe d’aria come ci sono state in Toscane, altrettanto violente.In più, pensiamo a cosa è successo in Sicilia, a Pantelleria.

Ci dica…

Il forte incendio a Pantelleria ha destato preoccupazione perché ci mostra come i territori diventano sempre più rischiosi, se non c’è un’adeguata capacità di loro gestione del territorio prevede l’istituto della prevenzione a monte. L’esempio di Pantelleria, ovviamente, vale anche per altri territori, considerato l’alto numero di incendi che si sono registrati sul territorio nazionale anche questa estate. Gli incendi nuocciono a Pantelleria come nel Nord Italia e in tutti i periodi dell’anno, pensiamo negli anni scorsi agli incendi nel Gargano, ma il problema è che si continua a non avere una pratica accurata della prevenzione: naturalmente non dico che si ridurrebbe il rischio perché ormai siamo in un territorio fragile, ma ne limiterebbe le conseguenze.

L’estate 2022, dal punto di vista climatico, sarà un’eccezione o sarà d’ora in poi la regola?

Con una battuta, possiamo dire che l’estate 2022 non sarà solo la più calda che abbiamo conosciuto finora, almeno a partire dal 2003, ma forse è la più fresca dei prossimi decenni, proprio perché ci possiamo solo aspettare un peggioramento rispetto all’aumento progressivo delle temperature.

Anche il Centro di ricerca dell’Agenzia europea dell’Ambiente a proposito dell’aridità e della siccità dice che quello che è iniziato potrebbe essere il periodo più siccitoso degli ultimi 500 anni. Purtroppo, dobbiamo prepararci a un crescendo di situazioni critiche estreme. E, se alla mancata prevenzione si aggiunge che non ci sono misure a livello nazionale e regionale di mitigazione e adattamento ai cambiamenti climatici, è chiaro che questi effetti non possono che peggiorare nei loro impatti. Chiaramente è tutto collegato.

Insomma, non ci sono dubbi che questa “pazza estate” è figlia del cambiamento climatico…

Gli eventi estremi sono frutto del cambiamento climatico che sta accelerando. Ma non dimentichiamo che l’esasperazione di certi fenomeni ha sempre un’origine antropica.Ad esempio, nel momento in cui continuiamo ad avere città iper inquinate e dove i processi di urbanizzazione continuano a svilupparsi imperterriti, soprattutto nel Centro-Sud, a dispetto di una perdita di popolazione o, almeno, di una desertificazione sociale abbastanza preoccupante, a creare eventi estremi non sono i cambiamenti climatici da soli, ma noi, con le nostre scelte, contribuiamo in maniera altrettanto importante.

Quale risposta ci dovrebbe essere, allora, di fronte alla sofferenza dell’ambiente, che poi diventa anche sofferenza delle persone?

Innanzitutto, ci auguriamo che il prossimo Governo si impegni su questo fronte, come suggerito dagli scienziati nelle ultime settimane in diversi appelli, dotando l’Italia di una legge nazionale per l’adattamento al cambiamento climatico, che ancora non c’è, e magari aggiornando, dal 2017, il Piano nazionale energia e clima. Questi provvedimenti a livello nazionale obbligherebbero o, almeno, condizionerebbero moltissimo le Regioni ad adeguarsi a una disciplina nazionale che dovrebbe seguire le indicazioni dell’Unione europea di ridurre le emissioni progressivamente tra il 2030 e il 2050 – gli obiettivi noti della decarbonizzazione e di incremento delle energie rinnovabili -, mentre adesso ogni Regione va per i fatti propri.

Tra le fragilità in Italia c’è anche un costante aumento della cementificazione, come accennava prima…

Con i suoi rapporti annuali sul consumo di suolo e la tutela del paesaggio, l’Ispra evidenzia che il 94% dei comuni in Italia ad oggi è a rischio idrogeologico. Significa che circa 20/25 milioni di cittadini italiani vivono in territori particolarmente esposti a frane e alluvioni. Ci dobbiamo chiedere: questa situazione, in condizioni di pericolo che potrebbero verificarsi in autunno e inverno, è o meno un problema di cui farsi carico? Certamente, servono risposte più accurate. Anche a livello locale, si potrebbe fare molto, oggi si parla tanto di forestazione urbana, di soluzioni basate sulla natura, di de-impermeabilizzazione delle superfici pavimentate, che offrirebbe un supporto per limitare in città le ondate di calore. È chiaro che sono interventi puntuali ma mai sufficienti, se non in un’ottica di una strategia globale.

VISITA IL MENÙ DEL GIUBILEO

Ecclesia

Card. Zuppi: “Senza passione per l’uomo domina l’algoritmo”

(Foto Meeting)
22 Ago 2022

(Da Rimini) È nell’incontro con l’altro e nella passione per l’uomo che si rafforza la nostra identità. Ne è convinto il card. Matteo Maria Zuppi, presidente della Cei, che al Meeting di Rimini, ha dialogato con Bernhard Scholz, presidente della Fondazione Meeting per l’amicizia dei popoli. “Anche la nostra sofferenza – ha sottolineato Zuppi – trova risposta nell’incontro con l’altro. La passione per l’altro ci fa capire chi siamo”. L’individualismo al contrario invece di renderci più forti, “ci rende deboli, e ci riempie di paure: che sono sempre di più e nascono da un ‘io’ isolato. L’individualismo – ha poi sottolineato – diventa anche nazionalismo: un grande io che difende tanti io isolati”. “Il male ci isola” è stato il monito lanciato dal cardinale dal palco del Meeting che ha voluto ricordare il dramma di Civitanova Marche che ha portato all’uccisione, il 29 luglio, del venditore ambulante nigeriano, Alika Ogorchukwu: “Se quello lì fosse stato tuo padre, tuo fratello – ha detto il cardinale rivolgendosi direttamente al pubblico presente – gli saresti saltato addosso. C’è stata polemica su quello che si poteva fare, sul ‘non si è fatto niente’: non so, forse c’è stata la paura che ha bloccato le persone ma tirare fuori il telefonino no: questo fa parte della vita pornografica, priva di compassione. È sempre una questione di compassione. Siamo fatti per volere bene: se non c’è questo, la vita è un’altra cosa, si vive per se stessi”. Questione di passione, appunto: se viene meno, ha aggiunto Zuppi, “l’algoritmo è più forte, lo strumento ci fa diventare oggetto. Gli algoritmi non sono mai ininfluenti sulla nostra vita. Ci sono tanti algoritmi a cui a volte ci affidiamo e che determinano, spesso, il corso degli eventi”. Se c’è il deserto spirituale è proprio perché c’è bisogno di acqua. Perché don Giussani era interessato a Pasolini? Perché Pasolini cercava l’uomo. La libertà della passione è quella di poter raggiungere le domande vere, con libertà e anche la passione per l’uomo. C’è bisogno di acqua: l’acqua della passione che dobbiamo cercare insieme”.

VISITA IL MENÙ DEL GIUBILEO

Hic et Nunc

Card. Zuppi: “La risposta alle pandemie e alle guerre è nella passione per l’uomo che aiuta a ricostruire”

Foto Meeting
22 Ago 2022

(Da Rimini) “Non dobbiamo abituarci in tanti modi all’orrore della guerra, della disumanità, a guardare gli altri come se non ci interessassero. Non possiamo accettare che la guerra possa rappresentare una soluzione. Il male ci divide dagli altri”. La risposta, l’antidoto alle pandemie, come il Covid e la guerra, che attraversano il nostro tempo è “la visione offerta dalla Fratelli Tutti, la consapevolezza di essere nella stessa casa comune”. Lo ha ribadito con forza il card. Matteo Maria Zuppi, presidente della Cei, dialogando al Meeting di Rimini con Berhard Scholz, presidente della Fondazione Meeting per l’amicizia dei popoli. Tema della conversazione “Una passione per l’uomo” che è anche il tema di questa 43ma edizione della kermesse di Comunione e Liberazione. “Noi abbiamo una riserva di umanità, una passione per l’uomo che – ha spiegato il cardinale – ci aiuta a ricostruire un ‘pensarsi insieme’ che non è scontato per le paure, per il ‘salva te stesso’, per l’individualismo. Pensiamo di essere noi stessi se prendiamo, se possediamo; non capendo che, al contrario, le risposte vanno cercate e trovate nella connessione con gli altri”. La passione per l’uomo fa parte dell’esperienza dei cristiani che sanno vedere negli altri un fratello. Una visione che guarda oltre e che ci coinvolge oggi nelle difficoltà drammatiche e reali nelle quali ci troviamo a vivere. Queste difficoltà ci hanno fatto riscoprire che la vita è questa e che abbiamo creduto ad un benessere che non esisteva. La compassione vede il male che ci è entrato dentro. La Fratelli tutti è una risposta che chiede l’impegno di tutti quanti”. Tante le sfide da affrontare: una su tutte l’educazione dei giovani. “I giovani hanno bisogno di testimoni veri, che hanno passione, che sognano, che non si fanno esami continuamente ma fanno il grande esame della vita. Di questo hanno bisogno i giovani, non solo di istruzioni per l’uso ma di giocare il bellissimo gioco della vita”. Infine un cenno al dialogo interreligioso che, ha spiegato il card. Zuppi, “rafforza e non spegne le identità. Dal dialogo si esce rafforzati nella consapevolezza che con l’altro posso vivere insieme e che c’è qualcosa di più profondo e umano che mi lega”.

VISITA IL MENÙ DEL GIUBILEO

Ecclesia

Card. Zuppi: “Politica non sia convenienza o piccolo interesse”

Card. Zuppi al Meeting di Rimini (Foto Sir)
22 Ago 2022

“La politica non sia convenienza o piccolo interesse, ma ‘amore politico’”: è l’auspicio espresso dal card. Matteo Zuppi, presidente della Cei, parlando ai giornalisti subito dopo la celebrazione della messa, questa mattina, al Meeting di Rimini. Una dichiarazione che riprende il magistero di papa Francesco e che arriva a poco più di un mese dalle elezioni politiche (25 settembre). Per Zuppi si tratta di “una grande indicazione per tutti pensando anche al nostro immediato futuro”. Il presidente della Cei ha invocato un sempre maggiore “sforzo per l’amicizia sociale per tessere la comunità perché la lezione che le pandemie del Covid – e quella terribile della guerra in Ucraina – ci hanno dato è che ‘ci riguardano tutti’”. Il presidente della Cei ha, inoltre, elencato tutta una serie di preoccupazioni, “per l’educazione, per il lavoro, per la pace, per la famiglia, per il Terzo settore”. Il Terzo settore, ha poi precisato, “interessa tanto la Chiesa perché è il frutto della passione per l’umano che interpreta tante sofferenze e tanti desideri. Per questo è un interlocutore, importante e decisivo per le istituzioni presenti e future. Sarà importante un grande ruolo per il Terzo settore”. “Questi sono giorni di riflessione appassionata – ha concluso -. E qui al Meeting assistiamo a un grande confronto che abbraccia situazioni, temi, rappresentanti diversi: questa è una grande ricchezza, espressione di quella passione per l’umano che ha la Chiesa”.

VISITA IL MENÙ DEL GIUBILEO

Sport

Futsal, l’Italcave Real Statte scopre il calendario: un avvio frastagliato

21 Ago 2022

di Paolo Arrivo

“Iniziare subito con un derby non è mai facile, ci sono comunque sensazioni ed emozioni che si intrecciano con la prima sfida di campionato, difficili da spiegare”. Così coach Marzella commenta il calendario dell’Italcave Real Statte per la serie A di futsal femminile. Si comincia il 18 settembre in casa del Molfetta, per terminare la regular season il 30 aprile del prossimo anno. Dopo il debutto in campionato si giocherà non prima di ottobre, tra le mura amiche, contro l’Audace Verona. Un’altra gara e poi due settimane di fermo. Non proprio l’ideale, ammette lo stesso tecnico: “Prima o poi, si dice, bisogna affrontare tutte le squadre. Diciamo che questo avvio frastagliato, causa doppia sosta, potrebbe condizionare la continuità”. La preparazione precampionato ha avuto inizio ieri venti agosto. “L’obiettivo è quello di arrivare pronti a tutte le gare nella migliore forma fisica e mentale possibile”, precisa Tony Marzella, il quale potrà contare peraltro sul ritorno di Patrizia Convertino in casa Italcave Real Statte. Il doppio stop&go non è certo un dramma. Si tratta non di un mese ma di 1-2 settimane. Tuttavia secondo l’allenatore sarà probante, per le rossoblu, come per tutte le formazioni, almeno nella prima parte del campionato.

 

IL CALENDARIO

1 Giornata (18.9 – 15.1.23) Molfetta-Italcave Real Statte

2 Giornata (2.10 – 22.1.23) Italcave Real Statte – Audace Verona

3 Giornata (9.10 – 29.1.23) Rovigo Orange – Italcave Real Statte

4 Giornata (30.10 – 05.02.23) Italcave Real Statte – Bitonto

5 Giornata (6.11 – 12.02.23) Lazio – Italcave Real Statte

6 Giornata (13.11 – 19.2.23) Italcave Real Statte – Psb Irpinia

7 Giornata (20.11 – 26.02.23) Kick Off – Italcave Real Statte (diretta Sky)

8 Giornata (27.11 – 5.3.23) Italcave Real Statte – Vis Fondi

9 Giornata (4.12 – 12.3.23) Tikitaka – Italcave Real Statte

10 Giornata (8.12 – 26.03.23) Italcave Real Statte – Pelletterie

11 Giornata (11.12 – 2.4.23) Pescara – Italcave Real Statte

12 Giornata (18.12 – 16.04.23) Vip C5 – Italcave Real Statte

13 Giornata (8.1.23 – 30.4.23) Italcave Real Statte – Falconara

VISITA IL MENÙ DEL GIUBILEO