L’Ac nazionale: “Taranto una città viva, che fa rete”
Dopo Lampedusa, Arquata del Tronto e Genova, quest’anno è toccato a Taranto essere il fulcro dell’ “esperienza – segno” realizzata dal Settore Adulti e dal Movimento Lavoratori di Azione Cattolica. Nello scorso weekend, sono arrivati in città, delegati diocesani da tutta Italia e presidenza nazionale. Hanno incontrato istituzioni, sindacati, mondo dell’associazionismo. Obiettivo: guardare alla città, oltre la classica narrazione dell’ultimo decennio. “Possiamo dire che è stata una sorpresa per molti versi positiva. Abbiamo incontrato una città vivace – racconta il vice presidente nazionale del settore adulti di Ac, Paolo Seghedoni, tracciando un bilancio a freddo – una realtà delle associazioni e anche delle istituzioni, molto attenta anche aldilà di quello che, arrivando da fuori, ci si può aspettare. Naturalmente tante sofferenze, e d’altronde il titolo che abbiamo voluto dare alla nostra tre giorni è stato proprio ‘Taranto, una città che si racconta tra sofferenze e speranza’ ma anche uno squarcio di positività che ci è sembrato importante provare a dare e che la città dimostra di sapere ancora avere. Sono stati tre giorni ricchi di tante cose: esperienze, volti, storie, incontri”. Tra questi quelli con Sergio Prete, presidente dell’Autorità di Sistema Portuale del mar Ionio, con Gianfranco Solazzo, segretario generale della Cisl di Taranto e Brindisi, con l’assessore comunale Mattia Giorno, con il fondatore di Peacelink Alessandro Marescotti, con la presidente della Commissione Ambiente dell’Ordine dei Medici di Taranto, con don Antonio Panico, vicario episcopale per la Custodia del Creato, con Carmen Sale, dottoranda di ricerca, con Luigi Stasi, da anni nell’Ac diocesana e adesso presidente dell’associazione “Trama(N)dare aps”, con i cuochi e i camerieri del ristorante sociale “Art.21”, dove detenuti o ex detenuti, migranti e ragazzi delle periferie, lavorano in cerca di riscatto. “Non abbiamo scoperto solo i luoghi, come per la Città vecchia, ad esempio, ma una realtà di associazioni, di attivisti, di istituzioni che ci hanno fatto una buona impressione perché hanno voglia di fare rete – prosegue Seghedoni -di mettersi insieme, di provare insieme a chiedere risposte, anche quando arrivano in modo parziale o non arrivano proprio. Questa idea di alleanze in cui anche l’Azione Cattolica è coinvolta ed ha un ruolo significativo, in cui abbiamo incontrato una Chiesa locale che attraverso don Antonio Panico ma non solo, cerca di costruire ponti, ci ha dato grande impulso. Tenere aperto un dialogo anche con chi a volte sembra non voler sentire, non è facile. Eppure abbiamo incontrato anche tante realtà laiche, del territorio, che non chiedono solo per se stesse ma per la collettività, per il bene comune. E questo la cosa più importante che ci portiamo a casa dalla tre giorni di Taranto”.