Il ciclismo a lutto si ferma dopo la tragedia alla Granfondo Team Fuorisoglia
Il mondo delle due ruote è scosso. Un mix di emozioni: dall’incredulità all’impotenza, al magone, dall’indignazione al senso di colpevolezza per non aver protetto il ciclista in qualche modo. Perché pur non conoscendosi i corridori che si ritrovano la domenica per gareggiare, per mantenersi in salute e in forma, sono tutti legati, condividendo la stessa passione. Massimo Ferilli era uno di loro. Se n’è andato al “Trofeo Madonna della Fontana – Granfondo Team Fuorisoglia”: fatale l’impatto con un’automobile, all’ingresso di Montemesola, mentre il ciclista salentino del Gc Capoleuca percorreva in discesa la SP 74, all’altezza del palazzetto dello sport. Da accertare la dinamica dell’incidente. Ovvero le responsabilità di chi guidava la vettura. MF, 58enne di Castrignano del Capo, imprenditore, faceva parte di uno dei tanti tronconi nel quale era frazionato il plotone – la gara si snodava su un percorso di 120 chilometri, con partenza e arrivo a Francavilla Fontana, passando per la provincia di Taranto. A condividere l’evento c’era anche Alessandro Petacchi, in quella che doveva essere una mattinata di festa della bici da corsa, dell’agonismo, dello sport. La corsa è stata completata ugualmente dai corridori. Ma ad attenderli sul traguardo non c’era alcuna premiazione: una doccia fredda, un colpo al cuore.
LO STOP. Il “Giro dell’Arcobaleno”, circuito delle granfondo nel quale era inserita la gara di domenica scorsa, ha deciso di annullare le ultime tre prove di questa stagione. Così ha fatto l’organizzazione del campionato regionale “Cicloamatour”. Un gesto di solidarietà e di rispetto, da parte di chi conosceva l’uomo e il corridore. Perché la vita umana viene sempre al primo posto. Questo è il momento del silenzio, del raccoglimento, della meditazione. Poi occorrerà ripartire e ripensare il ciclismo su strada, in modo particolare le granfondo, per fare in modo di garantire la sicurezza di tutti i corridori. O meglio, per contenere al massimo i pericoli legati a questo magnifico sport. Perché il “rischio zero”, sappiamo bene, non esiste in alcun luogo.
Ai familiari di Massimo Ferilli le più sentite condoglianze e un abbraccio fraterno dalla nostra redazione.