Don Adriano Arcadio: “I miei riferimenti? San Francesco d’Assisi e san Filippo Neri”
Sabato 24 settembre, alle ore 17 in Concattedrale, diverranno presbiteri Adriano Arcadio, Francesco Mànisi, Maurizio Donzella e Simone De Benedittis. Abbiamo intervistato don Adriano Arcadio
L’anno pastorale si inaugura all’insegna della speranza nel futuro, con l’ordinazione di quattro nuovi sacerdoti diocesani. Don Adriano Arcadio è uno di loro. Una storia vocazionale, la sua, che parte da lontano, dalla parrocchia di origine, il Carmine di Grottaglie. “La stessa di don Francesco Manisi, con cui siamo cresciuti insieme – ci racconta – ed anche questo è stato bellissimo: condividere insieme il percorso che ci sta conducendo al sacerdozio. La parrocchia è stata il mio alveo vocazionale. È in parrocchia che ho imparare a stare in compagnia degli altri e del Signore. Io non mi sono mai allontanato. Mi ha aiutato anche frequentare i giovani del gruppo ‘I giullari di Dio’, in cui al cammino di catechesi si univa il lavorare insieme alla preparazione di un musical. I ragazzi del gruppo sono stati il collante tra la mia storia e questa vocazione. In questo contesto sono cresciuto come persona e nella scelta di iniziare un percorso lungo ma che mi sta portando al desiderio più grande: diventare sacerdote. Una strada in cui mi ha accompagnato il parroco don Pasquale Laporta, che ringrazio. Il quinto superiore è stato l’anno della scelta: mi sono fatto tante domande ma tra le strade che mi si proponevano, quella che mi dava davvero gioia era pensarmi consacrato al Signore, dando forma alla mia vita. Studiavo al liceo classico di Grottaglie, ai tempi. Don Pasquale mi ha seguito nei primi passi, poi il cammino vocazionale è proseguito in diocesi, infine il propedeutico e il seminario a Molfetta. Avevo un grande entusiasmo che mi sono portato lì e che ha caratterizzato la mia strada fin qui. Non ho mai vissuto questo desiderio in preda a troppi dubbi o con difficoltà”. Tra le esperienze che hanno segnato questi anni una in particolare ha lasciato il segno: il servizio dalle suore di Madre Teresa di Calcutta, a Roma. “Sono state due settimane intense, in cui ho davvero compreso come la carità e la contemplazione non possano che andare insieme – ci spiega don Adriano – e quanto mi renda felice lo stare in mezzo alla gente ma anche in relazione con il Signore”. Due sono i riferimenti a cui don Adriano si ispira: san Francesco d’Assisi e san Filippo Neri “soprattutto per la dimensione della gioia”. La stessa che ha avuto la sua famiglia, accogliendo la notizia della sua scelta di diventare sacerdote. “Io ho la grazia di vivere in una famiglia cattolica. Mia madre mi ha sempre detto che l’importante fosse essere felice delle mie scelte. All’inizio hanno avuto qualche piccola preoccupazione ma il clima è stato da subito sereno, senza grosse difficoltà”. Il suo servizio attualmente don Adriano lo svolge nella parrocchia del santo Rosario, sempre a Grottaglie e lì rimarrà nei prossimi mesi, i primi da sacerdote. “Mi trovo molto bene in questa comunità. Nonostante sia il mio paese d’origine, trattandosi di una zona più periferica, sto facendo incontri nuovi e assaporando la bellezza e la freschezza della novità delle relazioni. Finora, da diacono, ho collaborato con la Caritas. Don Luca Lorusso mi ha tirato subito in ballo. Non ho un incarico particolare, collaboro alla gestione e fare il prete è anche meglio di come lo avevo immaginato. Talvolta nei pensieri siamo un po’ piccoli e il Signore invece ci sorprende sempre. La cosa in cui vorrei crescere sempre di più è la vicinanza alla gente, alle situazioni. L’immagine – prosegue don Adriano – è sempre quella del buon Samaritano. Un sacerdote come uomo capace di farsi prossimo alle difficoltà ma anche alle gioie. Quest’anno ci proverò anche a scuola. Mi hanno affidato i bambini delle elementari degli istituti comprensivi don Bosco e De Amicis. Sono i primissimi giorni. Non posso dire molto, se non che i bambini sono bellissimi e che sono contento di questa nuova avventura”.