Don Maurizio Donzella: “Ascoltare senza giudicare sarà il mio identikit di sacerdote”
Sabato 24 settembre, alle ore 17 in Concattedrale, diverranno presbiteri Maurizio Donzella, Francesco Mànisi, Adriano Arcadio e Simone De Benedittis. Abbiamo intervistato don Maurizio Donzella
Fin da bambino ha sognato di essere un prete. “Tutti si ricordano che giocavo a dire la messa”- ci racconta don Maurizio Donzella – “poi questo desiderio l’ho messo da parte e ho iniziato a studiare il pianoforte. A 7 anni, quando ho cominciato, i piedi – seduto allo sgabello – non arrivavano ancora a terra. Quella per la musica è una grande passione. È una parte di me. Ho completato il percorso di studi musicali ma mi mancava qualcosa. Don Michele Colucci, nella mia parrocchia di origine, Madonna di Fatima a Talsano, mi propose di iniziare il seminario minore. Io mi rifiutai. Non ero pronto, forse. O non era il momento. Ognuno d’altronde ha il suo percorso. Ho continuato la vita della parrocchia, suonavo l’organo, dirigevo il coro e ho completato gli studi in Scienze religiose, che avevo iniziato per dare un sostegno alla mia fede. Al termine del quinto anno, a tutti viene fatta fare l’esperienza di affiancamento ad un docente di religione a scuola e le ultime lezioni le facciamo noi, insieme all’insegnante. Ho fatto questa esperienza in una scuola materna e in una scuola superiore ma ancora non mi sentivo in pace. La domanda sulla strada da percorrere era sempre lì. Avevo 25 anni. Don Emanuele Ferro, allora parroco a Talsano, mi propose di mettermi in gioco, prendere in mano la mia vita. Stavolta accettai. Ho fatto un anno di discernimento vocazionale in diocesi. Quando ero lì per lì per fare questo passo decisivo di entrare in seminario, sono tornati i dubbi. Un aspetto che ha molto a che fare con il mio carattere. Ma la sicurezza di fare la scelta giusta al 100% non c’è per nessuno e per nulla. Bisogna buttarsi ma io cercavo un segno forte”. E quel segno è arrivato in un 22 settembre, giorno a cui don Maurizio è particolarmente legato, perché nel paesino lucano di sua nonna, si festeggia il santo di cui lui stesso porta il nome. “In quell’occasione – spiega – pregai con una novena in suo nome, chiedendomi di indirizzarmi verso la scelta più giusta. Al termine della messa, quel giorno, mi si avvicinò una donna anziana sconosciuta e che non ho più rivisto e mi disse di aver sentito forte durante la celebrazione di doversi avvicinare per dirmi che dentro di lei aveva sentito che io avrei dovuto fare il prete e se mai ci avessi pensato. Ecco la risposta alla mia domanda. Nel momento in cui avevo più necessità, mi sono sentito accompagnato. Uscito dalla chiesa, inviai subito un’email al seminario di Molfetta. Peraltro era il giorno in cui scadeva la possibilità di iscriversi. Quel periodo di settembre è sempre importante per me, d’altronde verrò ordinato sacerdote a due giorni dalla festa di san Maurizio, mio onomastico”. A questo giovane uomo alle prese con la più grande scelta della vita non è mancato il sostegno dei genitori. “I miei in qualche modo se lo aspettavano. Io sono orfano di padre, mia madre poi si è risposata e suo marito lo considero come un padre a tutti gli effetti. Ho avuto sempre grande libertà, mi hanno dato la possibilità di fare altri studi, prima di musica poi a Scienze religiose. Hanno accolto con grande gioia questa scelta. Certo qualche titubanza c’era anche in loro, perché le scelte per la vita fanno paura a ciascuno di noi ma anche alle persone che ci vogliono bene. È stato un cammino particolare, in un contesto nuovo. Il primo grande distacco da casa. Devi convivere con persone che non ti sei scelto ma devi accogliere come fratelli. Uscire dal proprio paese, dalla comunità di origine però aiuta, puoi porti le domande sulla tua vita in modo libero, senza il peso delle aspettative di chi hai di solito intorno. Io sono stato assegnato durante il biennio alla parrocchia di santa Maria di Passavia, a Bisceglie, e nel triennio alla chiesa matrice di Mola di Bari. Vivere un’esperienza parrocchiale diversa dalla tua, sicuramente fa tanto. Il parroco vede nel seminarista un ragazzo in cammino quindi mette in comune la sua vita personale non solo pastorale. Di entrambe le realtà parrocchiali mi porto la testimonianza dei parroci. Avendo poi studi già pregressi, il mio iter formativo è stato diverso. Ho preso la licenza in teologia patristico-ecumenica e data la mia attitudine per la musica, sono stato responsabile del coro per tutti gli anni del seminario”. Dopo tanta fatica è tempo di raccogliere ma anche di guardare al futuro. Dopo la consacrazione, don Maurizio avrà l’incarico di vicario parrocchiale nella sua parrocchia di origine, la Madonna di Fatima di Talsano. E le idee su come intende svolgere questo ministero gli sono chiare. “Vorrei rimanere la persona che sono, perché spesso se si parte con l’immaginazione e il ‘voglio’, si corre il rischio di non essere più preti ma vestire il ruolo di un prete. Il Signore si serve dei nostri limiti e delle nostre cose belle. Io amo molto ascoltare, non sono di grandi parole. Amo lasciare spazio alla riflessione e all’ascolto. Non voglio dare risposte preconfezionate. La risposta la si trova insieme nella provvidenza di Dio, che si manifesta nel silenzio o in un evento. Non voglio essere un prete giudicante. Ascoltare senza giudicare sarà la mia stella polare, il mio identikit di sacerdote».