Restaurata la statua lapidea di San Michele Arcangelo a Martina Franca
È stato presentato giovedì scorso un importante lavoro di restauro che ha restituito all’intera comunità parrocchiale della Regina Mundi e all’intera città di Martina Franca la statua lapidea di San Michele Arcangelo nella sua versione originaria.
Il restauro è stato effettuato dalla dott.ssa Maria Gaetana Di Capua, incaricata da don Martino Mastrovito che è impegnato nell’avviare il recupero delle tante bellezze custodite nella comunità parrocchiale di Regina Mundi.
La scultura lapidea raffigurante San Michele Arcangelo si trova sulla parete destra nella grotta, alla quale si accede da una porticina posta subito a sinistra entrando nella chiesa di San Michele.
Il santo è raffigurato nella sua iconografia classica con le sembianze di un giovane angelo, con armatura, elmo e spada nella mano destra mentre nella mano sinistra tiene una catena con la quale trattiene il demone che giace schiacciato sotto i suoi piedi; sul torace reca una fascia in diagonale con su scritto “Quis Ut Deus”.
Le dimensioni misurano cm.60×145 h. cm., la tecnica esecutiva è caratterizzata da un unico blocco di pietra calcarea opportunamente scolpito
Come già detto in fase di progetto, la scultura è risultata copiosamente ridipinta con colori di natura sintetica dati con una stesura spessa di alcuni millimetri, coprendo così i preziosi elementi decorativi della scultura; la ridipintura potrebbe essere riconducibile al XX° secolo. Al di sotto di tale stesura è stata riscontrata la presenza di tracce relative a ridipinture risalenti al XIX secolo; a tale proposito va detto che in basso sul lato destro della scultura vi è una data 1897, data che non mi sembrerebbe coerente con la tecnica esecutiva originaria della scultura. Per cui tale data potrebbe essere collegata alla data di un restauro. Sempre in basso sul retro della scultura è inciso “ Semeraro /scolpiva” (tale elemento potrebbe essere fuorviante, visto che proprio a Martina anche in altri casi, chi è intervenuto per spostare le sculture alleggerendole e modificandole per adattarle a nuove sistemazioni ha inciso anche il termine scolpiva senza esserne l’autore).
Prima del restauro le cromie che caratterizzavano l’opera erano gli incarnati con effetto cipria, il rosso bordeaux del mantello, il marrone ed il colore argentato dell’elmo, dell’armatura e dei calzari.
Con la pulitura il volto è risultato di un incarnato con delicate sfumature, il mantello di un rosso più chiaro, l’elmo di un blu con decorazioni ocra e piume rosse, l’armatura di un grigio verde con elementi ocra, i calzari verdi con decorazione ocra e bordatura superiore bianca.
Insomma, il recupero delle cromie originarie ha completamente stravolto l’immagine alleggerendola dal punto di vista cromatico, rendendola più armonica e meno cupa.
La scultura è realizzata con pietra calcarea dolcissima, scolpita con maestria e dipinta con tecnica mista, pigmento in polvere in emulsione acquosa con tuorlo d’uovo (tempera) ed olio essiccativo. Durante il restauro si è potuto constatare che le caratteristiche tecniche della scultura sono simili ad altre opere realizzate tra il secolo XVI-XVII.