Scuola cattolica: quasi 8mila istituti con oltre mezzo milione di alunni
Più di 542mila alunni, tra i quali quasi 10mila con disabilità e quasi 40mila di cittadinanza non italiana. Sono i numeri del XXIV Rapporto del Centro studi per la scuola cattolica (Cssc) intitolato “Valutare per valorizzare”
Oltre 7.800 istituti con un totale di 542.080 alunni, tra i quali quasi 10mila con disabilità e quasi 40mila di cittadinanza non italiana. Sono i numeri del XXIV Rapporto sulla scuola cattolica in Italia, pubblicato come ogni anno a cura del Centro studi per la scuola cattolica (Cssc) della Conferenza episcopale italiana. Valutare per valorizzare il titolo del report che, uscito con l’editrice Scholé in coincidenza con l’inizio del nuovo anno scolastico, rimanda ad un momento chiave della vita scolastica.
“A questa valutazione – scrive mons. Claudio Giuliodori, presidente della Commissione episcopale per l’educazione cattolica, la scuola e l’università, nella presentazione del volume – sono legati i ricordi di tutti noi ex alunni, che siamo sicuramente passati attraverso l’esperienza di prove di verifica ed esami, che a loro volta sono stati fonte di ansia e di soddisfazione, di attese e di delusioni, perché la valutazione scolastica” è “anche e soprattutto un’esperienza emotiva, oltre che un fatto tecnico affidato alla competenza degli insegnanti”.
Competenze didattiche, vissuto emotivo e prospettive di innovazione. Tra le novità registrate dal volume il ritorno del giudizio al posto del voto nella scuola primaria, la valutazione delle competenze, la valutazione della nuova educazione civica, le novità per gli esami di Stato. Perché, secondo i contributi raccolti dai diversi esperti, la valutazione deve valorizzare ogni alunno e non solo classificare e selezionare; più che funzione burocratico-amministrativa deve insomma avere soprattutto funzione educativa. E le scuole cattoliche questo lo fanno da tempo, come dimostra una ricerca sul campo che ha coinvolto insegnanti, studenti delle secondarie e genitori delle primarie mostrando che tutte le componenti scolastiche si pronunciano a larga maggioranza per una valutazione tesa a migliorare l’apprendimento degli alunni. Permangono forme tradizionali di valutazione, con interrogazioni e compiti scritti che occupano la maggior parte del tempo (rispettivamente 67% e 47%), ma è forte anche la presenza di prove strutturate e osservazione sistematica (oltre il 40%) e di esercitazioni e lavori di gruppo (intorno al 30%).
Cosa dicono gli studenti? Per quanto riguarda il vissuto personale, solo il 30% di studenti secondari riferisce di essere stressato dalle prove di valutazione, forse per via dell’ambiente disteso e accogliente delle scuole cattoliche in cui tre quarti dei genitori della primaria esprimono grande fiducia negli insegnanti approvandone incondizionatamente le valutazioni. Con riferimento alle recenti novità, due terzi degli insegnanti primari approvano la sostituzione del voto con il giudizio verbale mentre i genitori si dividono esattamente a metà; nella secondaria invece la maggioranza rimane affezionata ai voti numerici e non intende cambiare. “Manca purtroppo la possibilità di confrontare questi risultati con le analoghe posizioni espresse dalle scuole statali”, il commento dei curatori del Rapporto.
Buone pratiche. Il volume contiene anche una piccola raccolta di buone pratiche e suggerimenti metodologici che vanno dal ruolo strategico del metodo di studio all’applicazione del Sistema degli obiettivi fondamentali dell’educazione (Sofe), dalla sperimentazione di specifiche modalità valutative nella formazione professionale alla proposta finale di un decalogo per la valutazione. Ma la carta vincente rimane l’attenzione educativa propria delle scuole cattoliche, che si ripercuote positivamente anche sulle prassi valutative.
I dati. Come ogni anno, il Rapporto si conclude con l’appendice statistica che documenta le dimensioni del sistema di scuola cattolica in Italia, curata e commentata da Sergio Cicatelli, coordinatore scientifico del Cssc, che parla di “una lenta uscita dall’emergenza”. Rispetto ad anni recenti, in cui si era registrato un calo significativo e preoccupante, la linea di tendenza negativa sembra infatti aver rallentato il suo corso. I segnali di ripresa emersi già lo scorso anno e legati in parte all’emergenza pandemica trovano conferma: nell’anno scolastico 2021-22 le scuole cattoliche sono 7.829, solo 30 in meno rispetto all’anno precedente; gli alunni sono complessivamente 542.080, con un calo di 2.699 unità “che deriva però – si legge nel Rapporto – da una netta perdita nelle scuole primarie e dell’infanzia compensata da un aumento nelle secondarie, soprattutto di secondo grado”. Tra i punti di forza delle scuole cattoliche l’abbondante disponibilità di spazi e la buona condizione delle strutture edilizie, insieme alla progressiva crescita di inclusività nei confronti degli alunni disabili e degli stranieri. Tra le criticità rimangono quelle economiche, cui si aggiunge il forte divario territoriale: le scuole del Nord (che da sole rappresentano quasi il 60% del totale) hanno fino al doppio di alunni delle sempre meno numerose scuole del Sud.