“Vite che parlano”: la veglia per l’Ottobre missionario 2022
La veglia missionaria diocesana, che precede sempre la Giornata missionaria mondiale, si è svolta anche quest’anno giorno 22 ottobre, nella parrocchia Sacro Cuore in via Dante a Taranto, alle ore 17,30, seguita dalla santa messa. Ad organizzarla, come sempre, l’Ufficio/Centro missionario diocesano, guidato dal nuovo direttore, don Giuseppe Mandrillo, che ha subito dato il benvenuto ai presenti e ringraziato la parrocchia ospitante. Tema della veglia: “Vite che parlano”, che è lo sviluppo tematico scelto dalla Chiesa italiana per l’ottobre missionario e che si intreccia col tema della Giornata missionaria mondiale “Di me sarete testimoni”, che trova ispirazione dal messaggio del papa del 6 gennaio scorso per la Gmm: “Come Cristo è il primo inviato, cioè missionario del Padre e, in quanto tale, è il suo “testimone fedele”, così ogni cristiano è chiamato ad essere missionario e testimone di Cristo”. L’intera veglia si è snodata infatti su un alternarsi di pensieri e sollecitazioni di papa Francesco e santa Madre Teresa di Calcutta, testimone eccezionale di carità, soprattutto verso i poveri e i sofferenti, nei cui volti vedeva quello di Gesù. “Vite che parlano” sono quelle di tutti coloro che si impegnano nella missione ad gentes, portando testimonianza di fede e di servizio all’evangelizzazione e attraverso i cui racconti si ascoltano le vite dei popoli narrati. Un’esperienza che deve far “parlare” anche la nostra fede, testimoniata coerentemente nel nostro quotidiano. Citando sempre papa Francesco nel suo messaggio: “Ai discepoli è chiesto di vivere la loro vita personale in chiave di missione: sono inviati da Gesù al mondo non solo per “fare” la missione, ma anche e soprattutto per “vivere” la missione a loro affidata; non solo per “dare” testimonianza, ma anche e soprattutto per “essere” testimoni di Cristo”. L’ottobre missionario di quest’anno ci offre molti spunti di riflessione attraverso gli anniversari di eventi richiamati dalla vita missionaria della Chiesa: la fondazione, 400 anni fa, della congregazione della Propaganda Fide, (oggi denominata “Per l’evangelizzazione dei popoli”); 200 anni (il 3 maggio) dell’Opera della propagazione della fede, per iniziativa di una giovane francese, Pauline Marie Jaricot, beatificata il 22 maggio scorso; 100 anni dall’erezione a “pontificie” delle prime tre Opere missionarie (Propagazione della Fede, Santa Infanzia, San Pietro Apostolo).
Il riconoscimento alle Opere, voluto da S.Pio x, fu per la loro importanza per tutta la Chiesa e specie per le chiese più giovani e fragili. La Giornata missionaria mondiale si celebra, dal 1926, la penultima domenica di ottobre in tutte le comunità cattoliche del mondo come Giornata di preghiera e di solidarietà universale tra chiese sorelle: momento di responsabilità dei singoli e delle comunità in risposta al mandato di Gesù: “Andate in tutto il mondo e predicate il Vangelo ad ogni creatura” (Mc 16,15). Alla Giornata è associata una raccolta di offerte con le quali le Pontificie opere missionarie, per volontà del papa, aiutano tutte le giovani chiese e le popolazioni in difficoltà, in relazione ai loro bisogni. L’augurio di papa Francesco è: “Auspico che le chiese locali possano trovare in queste opere un solido strumento per alimentare lo spirito missionario nel popolo di Dio”. La Veglia di preghiera di giorno 22 appena scorso ha offerto anche la testimonianza di due missionari: don Mimino Damasi e suor Margarita Bedoja, missionaria della Consolata. Don Mimino, in video-testimonianza dal Guatemala, assieme a don Luigi Pellegrino, momentaneamente sul posto e don Edwin Portillo, sacerdote locale, hanno evidenziato la presenza generosa della nostra diocesi da oltre 15 anni in Guatemala con l’invio del Fidei Donum. Un aiuto notevole se si considera che per quella popolazione di circa 700mila abitanti ci sono solo 30 sacerdoti a servire la Chiesa.
Suor Margarita Bedoja, missionaria della Consolata, ha raccontato in maniera toccante alcuni tratti della sua esperienza missionaria vissuta in Inghilterra, Spagna, Mozambico ed altri Paesi, a contatto con carcerati, scuole, conventi, ammalati di Aids, poveri, situazioni di guerra. Qualche episodio concreto molto toccante. Per spiegare l’anima missionaria che ha mosso e muove i suoi passi, anche lei ha ricordato santa Madre Teresa di Calcutta, che peraltro ha conosciuto personalmente. Di lei ha ricordato il consiglio di sostare davanti al Tabernacolo di Gesù, caricarsi e nutrirsi di Lui, del Suo Spirito, del Suo amore, prima di andare fuori ad incontrare gli altri. A veglia conclusa, durante la messa, don Giuseppe, che ha concelebrato con don Francesco Venuto e don Arturo Messinese, ha dato ai presenti il ‘mandato missionario’. Il gruppo degli Akusimba ha accompagnato ogni momento dell’incontro con ritmi etnici e canti conosciuti coinvolgendo ancor più i fedeli della diocesi pervenuti. L’Ufficio missionario ha lasciato in ricordo della veglia una matita missionaria di Madre Teresa.