«Seguite il cuore. Lì c’è il vostro tesoro»: l’arcivescovo Santoro incontra i ragazzi della Battisti
L’arcivescovo della diocesi di Taranto ha incontrato gli alunni della scuola media del plesso Battisti dell’istituto comprensivo Cesare Giulio Viola nella parrocchia santa Teresa, nell’ambito di un progetto sulle “Pari opportunità“, pensato dalla scuola per far scoprire ai ragazzi il ruolo dei rappresentanti delle istituzioni politiche, militari, ecclesiali. Gli studenti hanno già incontrato i Carabinieri della Forestale e presto dialogheranno anche con il sindaco ed altri esponenti istituzionali.
Mons. Filippo Santoro ha raccontato ai ragazzi della sua storia personale, del suo arrivo a Taranto “quando ho venerato le reliquie di san Cataldo – ha ricordato – e mi sono commosso pensando che ero un ragazzino come voi, che giocava con la bici per le strade del suo paese, Carbonara, e mi ritrovavo successore di un Santo”. Alle domande sul senso ultimo della vita, l’arcivescovo Santoro ha risposto:
«la nostra vita è bella quando seguiamo un grande ideale, qualcosa che ci fa crescere. Il cuore è il centro della nostra vita. Il cuore come capacità di donarsi, di voler bene. Il cuore che desidera la felicità. La scuola c’è per sviluppare l’intelligenza e il cuore e la fede c’è per dare una risposta al desiderio del cuore. I genitori, gli amici, ci amano ma è l’incontro con Gesù che ci dà una speranza che dura per sempre, perché è un amico che dura per sempre»
Un alunno ha chiesto quale sia il ruolo e la responsabilità di un vescovo di fronte alla città. “Io come arcivescovo vivo vicino alla Cattedrale di san Cataldo, in Città vecchia, in un palazzo che i miei predecessori hanno costruito nel tempo. Quindi la prima cosa che ho fatto è incontrare le persone che vivono vicino a me. Così ho portato sull’isola un metodo che usavo in Brasile. Ho chiamato le famiglie perché incontrassero il sindaco e altre autorità, perché prima di fare programmi sulla testa delle persone bisogna chiedere quali problemi hanno. Il vescovo come primo compito deve ascoltare la gente. Ogni mattina c’è fila da me. E poi non bisogna dimenticare che la funzione del vescovo è quella sociale ma è soprattutto quella di dire che c’è in mezzo a noi una presenza che non muore mai, un Mistero, che è Dio fatto carne, che è speranza. Il nostro futuro sarà pieno di gioia se seguiamo lui. Non siamo più da soli, perché Gesù ci accompagna”.
Santoro ha risposto anche ad un adolescente che gli ha chiesto cosa direbbe agli insegnanti quando diventano severi con i loro alunni. “L’insegnante da una parte deve essere amico, perché é colui o colei che ti fa imparare cose nuove, che ti apre alla meraviglia, alla bellezza, al gusto della vita. Il cuore è come uno scrigno, al suo interno c’è un tesoro. L’insegnante è quello che lo porta fuori…porta fuori il talento, le passioni, le attitudini. E soprattutto ama il vostro destino, cioè il fatto che voi siate pienamente felici. Anche quando sono severi, i docenti lo fanno per farvi imparare lo studio, il lavoro, il sacrificio e il rispetto delle altre persone. Se noi vogliamo essere amati e rispettati dobbiamo imparare a fare altrettanto. Ma si può educare solo se si ha una grande passione per la felicità degli altri. Un maestro deve avere un rispetto sacro per ciascuno di voi”.
“Tutta la comunità scolastica è stata particolarmente felice dell’incontro – è il commento della dirigente scolastica Marilena Salamina – e ha apprezzato questa presenza del nostro vescovo dopo anni di isolamento. Lo abbiamo ringraziato anche della sua disponibilità; sappiamo che il suo tempo è prezioso. Il progetto ha come obiettivo la multiculturalità, l’apertura all’altro, il dialogo anche intergenerazionale. Mons. Santoro ha parlato con semplicità e competenza, per portare i ragazzi a riflettere sui grandi interrogativi della vita, sull’amore, sul lavoro, sul futuro, sull’altro diverso da me. Dopo aver risposto alle domande dei ragazzi, lo abbiamo ringraziato donandogli una targa ricordo e siamo stati felici di avere con noi anche don Paolo Oliva, don Ciro Alabrese e don Giuseppe Carrieri, che sono i riferimenti dei nostri ragazzi fuori da scuola, nelle parrocchie del quartiere. Abbiamo vissuto una bella giornata, in semplicità ma tornando a casa con un bagaglio di riflessioni e spunti”.