Emergenze sociali

La due-giorni di Libera su “La società civile nella lotta alle mafie globali”

foto Siciliani-Gennari/Sir
28 Ott 2022

Prende il via oggi, venerdì 28, a Palermo alle Noz-Nuove Officine Zisa, ad oltre vent’anni dalla Convenzione contro la criminalità organizzata transnazionale e dopo più di due anni di pandemia globale, “Cross – La società civile nella lotta alle mafie globali dalla Convenzione di Palermo ad oggi”, la due giorni di lavoro e confronto promossa da Libera con l’intento di analizzare in che modo istituzioni e organizzazioni sociali – a livello locale, nazionale e internazionale – stiano operando e quali successi abbiano ottenuto in questi decenni nella lotta a mafie e corruzione, e ripensare insieme strategie comuni, con uno sguardo sempre vigile alle sfide presenti e future.
Si parte stamattina con gli interventi di don Luigi Ciotti, presidente di Libera; Antonio Balsamo, presidente del Tribunale di Palermo; Calogero Ferrara, delegato della Procura europea Eppo; Gian Carlo Caselli (in videocollegamento), già procuratore capo di Palermo, oggi presidente onorario di Libera; Laura Gatti (in videocollegamento), Policy Officer della Commissione europea. Nel pomeriggio previsti i saluti di Lia Sava, procuratrice generale di Palermo, e di Maurizio de Lucia, procuratore capo di Palermo.
Nella due giorni sono quattro i focus entrati nel dibattito pubblico promosso da Libera, a partire dalla Convenzione di Palermo ad oggi: promozione dell’uso sociale dei beni confiscati; monitoraggio civico e anti-corruzione; contrasto a tratta e traffici e diritto alla verità per le vittime delle mafie. L’intento generale è quindi “rimarcare non solo l’importanza della cooperazione istituzionale, giudiziaria e delle forze di polizia dei singoli Stati, ma soprattutto l’urgenza di un rinnovato coinvolgimento della cittadinanza e del mondo del sociale nel contrasto alle mafie e corruzione e di conseguenza nell’affermazione di diritti e opportunità, anche per le tante fasce di popolazione, che in Italia e nel resto del mondo, subiscono gli effetti diretti ed indiretti della violenza criminale sui propri territori”, chiarisce una nota.
In occasione della iniziativa Libera presenta una fotografia degli traffici illegali maggiormente diffusi a livello globale.
Come riporta l’Indice globale 2021 della criminalità organizzata (Organized Crime Index 2021), promosso da Global Initiative against transnational organized Crime, ad oggi la maggior parte della popolazione mondiale vive in Paesi con alti livelli di criminalità e tendenzialmente bassi livelli di resilienza al fenomeno. Secondo i dati forniti dall’Indice il continente americano (nello specifico Centro e il Sud America) occupa il terzo posto tra i continenti con i maggiori livelli di criminalità, dopo Asia e Africa. I traffici maggiormente diffusi a livello globale riguardano la tratta di esseri umani, il traffico di migranti e quello di stupefacenti e di armi. L’Europa è il penultimo continente, seguito dall’Oceania, per livello di criminalità mentre è al primo posto per resilienza al crimine organizzato grazie alla cooperazione internazionale e alle politiche dell’Unione europea e dell’Italia ad oggi promosse. In tale contesto si è progressivamente sviluppata l’area internazionale di Libera che oggi promuove tre reti internazionali.

VISITA IL MENÙ DEL GIUBILEO

Solidarietà

Dal “fondo del barile” all’invisibile provvidenza

ondo internazionale di solidarietà delle Pontificie opere missionarie consente di utilizzare risorse a favore di chi ha bisogno in ogni angolo del pianeta

foto GmA - Gruppo Missioni Africa
28 Ott 2022

di Lorenzo Piva

Come può la Chiesa universale dare pronta risposta ai più diversi appelli che provengono dalle periferie del mondo? A bussare sono le giovani Chiese dell’Africa e dell’Asia, del Centro America e delle Isole del Pacifico. Molte di quelle istanze sono espresse con voce quasi roca, se non rassegnata, incapaci spesso di sponsorizzare perfino le necessità primarie.
Il Fondo internazionale di solidarietà delle Pontificie opere missionarie (Pom) – ossia la somma totale delle offerte raccolte nel corso dell’anno dai fedeli dei vari Paesi del mondo – consente un prodigio quotidiano di creatività e una moltiplicazione di risorse, non così diverso dal miracolo della moltiplicazione dei pani raccontato ben sei volte dagli evangelisti tanto forte fu l’eco tra i fortunati testimoni.
Sono i miracoli del quotidiano, quale quello vissuto da tre religiose in un Paese latino americano. Avevano preso a cuore la sorte di alcuni piccoli di periferia che per sopravvivere, vivevano di espedienti; avevano organizzato due volte alla settimana la comida de los niños: un piatto di pasta con pollo e patate. Per un po’ il numero degli “ospiti” si era limitato ad una cinquantina di unità. Poi, l’eco si sparse nel quartiere al punto che un giorno si presentarono all’appuntamento ben 150 ragazzi. Chi avrebbe avuto il coraggio di allontanare i nuovi arrivati soltanto perché non si erano prenotati? Una religiosa chiamò le altre consorelle in cucina, le guardò dritto negli occhi e iniziò una preghiera a san Giuseppe. Poi benedisse con gesto ampio la pentola dicendo a quella che doveva riempire i piatti: “comincia a fare le parti e guai a te se diminuisci le quantità…”. “Vedevo ormai il fondo della pentola – riferì una di loro –, ciò nonostante la mia consorella continuava a riempire i piatti. Mangiarono a sazietà tutti i piccoli. Rimanemmo a digiuno noi suore, ma che digiuno gratificante”.
Quante volte in missione si vive la sensazione del “fondo del barile”, ed è lì che un’invisibile provvidenza si fa pane profumato. Quanti benefattori danno una mano a Dio senza pensarlo. Nel clima di sospetto che aleggia anche nelle realtà ecclesiali, si nasconde talvolta il tentativo di controllare pure le briciole. È finta una siffatta carità. C’è poco del passo evangelico “non sappia la sinistra ciò che fa la tua destra” (Mt 6, 3). Abbiano sempre piena cittadinanza la gratuità e la fiducia nelle scelte di carità. E si eviti di mettere sempre la firma o il mittente nei propri gesti di solidarietà.

VISITA IL MENÙ DEL GIUBILEO

Gmg

Gmg Lisbona 2023: il 20 novembre inizia il cammino dei giovani ‘azzurri’

Prenderà il via il prossimo 20 novembre, festa di Cristo Re, il cammino della Chiesa italiana verso la XXXVII Giornata mondiale della Gioventù, che si svolgerà dal 1 al 6 agosto 2023, sul tema: “Maria si alzò e andò in fretta”

foto Vatican media
28 Ott 2022

di Daniele Rocchi

Prenderà il via il prossimo 20 novembre, festa di Cristo Re, il cammino della Chiesa italiana verso la XXXVII Giornata mondiale della Gioventù (Gmg), che si svolgerà a Lisbona, dal 1 al 6 agosto 2023, sul tema: “Maria si alzò e andò in fretta”. Ad annunciarlo è il responsabile del Servizio nazionale per la pastorale giovanile (Snpg), don Michele Falabretti, rientrato solo pochi giorni fa da Fatima dove si è tenuto l’incontro di preparazione alla Gmg, cui hanno partecipato i delegati della Pastorale giovanile di tutto il mondo.

foto Sir/Marco Calvarese

Durante i lavori i rappresentanti del Col, il Comitato organizzatore locale, hanno fatto il punto sui lavori di preparazione della Gmg, sul programma, sul volontariato, e su questioni tecniche come il rilascio dei visti per i partecipanti provenienti da Paesi extra Schengen che, in occasione delle Gmg internazionali, ritornano puntuali. Inizialmente fissata per l’estate del 2022, la Gmg di Lisbona è stata spostata di un anno a causa della pandemia da Covid-19. Sarà dunque la prima Gmg post Covid e la più vicina al continente africano, vista la poca distanza che separa il Portogallo dall’Africa.

Fatima (foto Sir)

Con gli occhi a Fatima. “A volte si sente parlare della Gmg di Lisbona come di una sorta di Gmg africana data la vicinanza geografica. Lecito attendersi un’importante partecipazione di giovani africani” aggiunge don Falabretti che ricorda come all’incontro preparatorio di Fatima sia stata ribadita “la necessità di richiedere i visti per tempo così da evitare problemi nel rilascio. Ci sono delle leggi da rispettare. Resta il fatto che Lisbona e le diocesi portoghesi si stanno preparando per accogliere al meglio i giovani pellegrini”. All’organizzazione vi partecipano oltre 400 volontari e particolarmente impegnate sono le 21 diocesi lusitane che da mesi stanno organizzando eventi preparatori e di sensibilizzazione. Tra questi il pellegrinaggio dei simboli della Gmg, la Croce e l’icona mariana, in corso nelle diocesi portoghesi e che apre la strada alla Gmg che, ricorda don Falabretti, avrà una certa “rilevanza mariana, visto il tema ‘Maria si alzò e andò in fretta’ e la vicinanza, non solo geografica, al santuario di Fatima”.

Grande entusiasmo. “Intorno alla Gmg c’è un alto livello di entusiasmo e un grande impegno da parte del Col – dichiara don Falabretti -. Eventi del genere nascondono, come normale, tante insidie organizzative ma il lavoro messo in campo dal Comitato organizzatore è davvero enorme e strutturato. Siamo stati nella vasta piana a ridosso del ponte Vasco de Gama dove si si stanno allestendo gli impianti per la veglia e la messa finale. I lavori vanno avanti di gran lena e la spianata, ad occhio, sembrerebbe già allestita. Andranno sistemati i servizi e le strutture necessarie per accogliere i giovani pellegrini”. Sul numero dei partecipanti, al momento, dal Col non si sbilanciano ma la previsione potrebbe avvicinarsi, per gli eventi finali, al milione circa di presenze. “Il contingente italiano – aggiunge il Responsabile Snpg – potrebbe essere composto da 50-60mila giovani. È presto per dirlo ma l’aria che respiriamo nelle nostre diocesi è quella di una grande attesa e di una grande voglia di esserci”.

foto Siciliani-Gennari/Sir

L’impegno della Cei. Per questo il Servizio nazionale della Cei per la pastorale giovanile (Snpg) si sta già mettendo in moto per dare il necessario sostegno e coordinamento alle diocesi italiane che invieranno i loro giovani a Lisbona: “Vogliamo intercettare l’entusiasmo che sentiamo palpabile nelle nostre chiese locali e per questo motivo stiamo già predisponendo dei sussidi di accompagnamento al cammino verso la Gmg. Torneremo, inoltre, a proporre quell’organizzazione che ha fatto scuola anche in altre Chiese, europee e non, che vede, per esempio, la presenza di Casa Italia al cui interno troveranno spazio strutture – anche sanitarie – utili ai nostri giovani che si ritroveranno a Lisbona per la Gmg. Un vero e proprio quartiere generale azzurro. Sono certo che anche a Lisbona i nostri ragazzi sapranno sorprenderci”. Domenica 23 ottobre, dalla finestra del palazzo apostolico, toccando un tablet, papa Francesco ha ufficialmente aperto le iscrizioni per la Gmg, ma già da tempo molte diocesi italiane avevano proposto ai giovani i pacchetti di iscrizioni. Saranno molte quelle che si muoveranno in bus, mezzo più ‘sostenibile’ rispetto all’aereo. La lunga marcia azzurra verso Lisbona sta per cominciare.

VISITA IL MENÙ DEL GIUBILEO

Francesco

Papa Francesco: “La tristezza è un semaforo indispensabile per la nostra salute”

L’udienza di mercoledì 26 ottobre è stata dedicata al tema della desolazione, la prima modalità affettiva del discernimento

foto Vatican media/Sir
28 Ott 2022

di Maria Michela Nicolais

Papa Francesco ha concluso l’udienza di mercoledì 26 con un appello a pregare per il Congo e per la “martoriata Ucraina”: “Il Signore protegga quella gente e ci porti tutti sulla strada di una pace duratura”. Tema della catechesi la desolazione, prima modalità affettiva del discernimento, che Sant’Ignazio di Lojola definisce così: “L’oscurità dell’anima, il turbamento interiore, lo stimolo verso le cose basse e terrene, l’inquietudine dovuta a diverse agitazioni e tentazioni: così l’anima s’inclina alla sfiducia, è senza speranza e senza amore, e si ritrova pigra, tiepida, triste e come separata dal suo Creatore e Signore”.

“Tutti noi in qualche modo abbiamo fatto esperienza di desolazione”, la tesi del papa: “Il problema è come poterla leggere, perché anch’essa ha qualcosa di importante da dirci, e se abbiamo fretta di liberarcene, rischiamo di smarrirla”.

“Nessuno vorrebbe essere desolato, triste, questo è vero – l’analisi di Francesco -. Tutti vorremmo una vita sempre gioiosa, allegra e appagata. Eppure questo, oltre a non essere possibile, non sarebbe neppure un bene per noi. Infatti, il cambiamento di una vita orientata al vizio può iniziare da una situazione di tristezza, di rimorso per ciò che si è fatto. È molto bella l’etimologia di questa parola, ‘rimorso’: letteralmente è la coscienza che morde, che non dà pace”. L’esempio citato dal papa è quello di Alessandro Manzoni, che nei Promessi sposi “ci ha dato una splendida descrizione del rimorso come occasione per cambiare vita”, nel celebre dialogo tra il cardinale Federico Borromeo e l’Innominato. “Dio tocca il cuore e ti viene qualcosa dentro”, ha commentato a braccio Francesco: “la tristezza, il rimorso, è un invito a iniziare una strada”. Per questo “è importante imparare a leggere la tristezza”, che “nel nostro tempo è considerata per lo più negativamente, come un male da fuggire a tutti i costi, e invece può essere un indispensabile campanello di allarme per la vita, invitandoci a esplorare paesaggi più ricchi e fertili che la fugacità e l’evasione non consentono”.

San Tommaso, ha ricordato il papa, “definisce la tristezza un dolore dell’anima: come i nervi per il corpo, essa ridesta l’attenzione di fronte a un possibile pericolo, o a un bene disatteso. Per questo, è indispensabile per la nostra salute, ci protegge perché non facciamo del male a noi stessi e ad altri”. “Sarebbe molto più grave e pericoloso non avvertire questo sentimento”, ha argomentato Francesco, che ha aggiunto a braccio: “La tristezza a volte lavora come un semaforo: Fermati! Sono triste? C’è qualcosa lì”. “Per chi invece ha il desiderio di compiere il bene, la tristezza è un ostacolo con il quale il tentatore vuole scoraggiarci”, ha proseguito il papa: “In tal caso, si deve agire in maniera esattamente contraria a quanto suggerito, decisi a continuare quanto ci si era proposto di fare. Pensiamo al lavoro, allo studio, alla preghiera, a un impegno assunto: se li lasciassimo appena avvertiamo noia o tristezza, non concluderemmo mai nulla”. La strada verso il bene, ricorda infatti il Vangelo, “è stretta e in salita, richiede un combattimento, un vincere sé stessi. Inizio a pregare, o mi dedico a un’opera buona e, stranamente, proprio allora mi vengono in mente cose da fare con urgenza”. “È importante, per chi vuole servire il Signore, non lasciarsi guidare dalla desolazione”, l’indicazione di rotta di Francesco, che nella parte finale della catechesi ha denunciato: “Purtroppo, alcuni decidono di abbandonare la vita di preghiera, o la scelta intrapresa, il matrimonio o la vita religiosa, spinti dalla desolazione, senza prima fermarsi a leggere questo stato d’animo, e soprattutto senza l’aiuto di una guida”. “Una regola saggia dice di non fare cambiamenti quando si è desolati”, il consiglio del papa: “Sarà il tempo successivo, più che l’umore del momento, a mostrare la bontà o meno delle nostre scelte”. “Se vuoi andare sulla strada verso il bene, preparati: ci saranno ostacoli, tentazioni, momenti di tristezza”, il commento di Francesco: “È come quando un professore esamina lo studente: se vede che conosce i punti essenziali della materia, non insiste: ha superato la prova. Se sappiamo attraversare solitudine e desolazione con apertura e consapevolezza, possiamo uscirne rafforzati sotto l’aspetto umano e spirituale”. “Nessuna prova è al di fuori della nostra portata”, ha assicurato il papa: “nessuna prova sarà superiore a ciò che possiamo fare, ma non fuggire dalle prove, vedere cosa significa cosa la prova. Cosa significa che sono triste, che sono in desolazione e non posso andare avanti? San Paolo ricorda che nessuno è tentato oltre le sue possibilità, perché il Signore non ci abbandona mai e, con lui vicino, possiamo vincere ogni tentazione”. “E se non vinciamo oggi, ci alziamo un’altra volta, camminiamo e la vinceremo domani”, la conclusione a braccio: “Non permanere morti, già così, vinti per un momento di tristezza e di desolazione: andare avanti! La vita spirituale è sempre camminare”.

VISITA IL MENÙ DEL GIUBILEO

Diocesi

In diretta su Rai1 due sante messe celebrate nella basilica cattedrale San Cataldo

Saranno trasmesse in diretta su Rai1 la santa messa di domenica 30 ottobre e quella della festività di Ognissanti del primo novembre celebrate nella basilica cattedrale San Cataldo.

27 Ott 2022

Domenica 30 ottobre, alle ore 11.00, sarà l’arcivescovo Filippo Santoro a presiedere la Santa Messa che sarà accompagnata dal coro “Alleluia”, diretto dal maestro Cristiano Triuzzi.

Il primo novembre a celebrare sarà mons. Emanuele Ferro, parroco della cattedrale, e i canti saranno a cura della corale della basilica cattedrale diretta dal maestro Giuseppe Gregucci.

All’organo, per entrambe le funzioni, il maestro Daniele Dettoli.

La diretta su Rai 1 inizierà alle ore 11. Si potrà accedere alla basilica cattedrale San Cataldo entro le ore 10 e fino ad esaurimento posti.

Clicca qui sopra per la diretta della celebrazione eucaristica.

 

VISITA IL MENÙ DEL GIUBILEO

Teatro

A Taranto “1223 Ultima fermata Mattatoio. La verità oltre un prodotto chiamato carne”

Al Teatro Fusco il progetto teatrale di e con Elisa Di Eusanio

27 Ott 2022

 

Può nascere una storia d’amore tra un vitellone da carne ed una mucca da latte?

È la trama di “1223 Ultima fermata Mattatoio. La verità oltre un prodotto chiamato carne”, il progetto teatrale di e con Elisa Di Eusanio accompagnata sul palcoscenico dall’astrofisico vegano e cantautore Emiliano Merlin.

A Taranto sarà portato in scena al Teatro Fusco, alle ore 21.00 di sabato 29 ottobre, in una serata benefit (biglietto € 10) a favore della sezione di Taranto di Oipa OdV, l’associazione che si occupa dell’abolizione della vivisezione e della difesa degli animali da qualsiasi forma di maltrattamento, la cui presidente Stefania Bottiglia ha organizzato l’iniziativa. Prevendita presso Tabaccheria Ricchiuti M. in via Di Palma n.58 e info 3283385058 solo WhatsApp.

Non tutti sanno che Elisa Di Eusanio, attrice di teatro, cinema e televisione, è anche attivista per i diritti degli animali.

Nota al grande pubblico per il film “Come tu mi vuoi” e per aver interpretato la Caposala Teresa nella fiction di successo “Doc nelle tue mani” Elisa è particolarmente sensibile, intensa e tenace e, per il suo impegno in difesa degli animali, viene già riconosciuta come la Joaquin Phoenix italiana.

In questo percorso, ha ideato e prodotto il progetto teatrale “1223 Ultima fermata Mattatoio. La verità oltre un prodotto chiamato carne”, che narra l’ intensa storia d’amore platonico tra un vitellone da carne ed una mucca da latte, ospiti dello stesso allevamento ma in capannoni diversi. Si ritroveranno per la prima e unica volta insieme, appiccicati in un lungo viaggio che segnerà drammaticamente il loro destino, o forse regalerà loro la libertà.

È un progetto che tocca le corde dell’anima e che indaga la materia dello sfruttamento animale con estrema poesia ed eleganza. Non giudicante. Emozionante e intellettualmente stimolante verso i temi ambientali, etici e di sostenibilità.

VISITA IL MENÙ DEL GIUBILEO

Hic et Nunc

Da programmi e propositi del governo solo segni negativi per i poveri e il Sud

26 Ott 2022

Di solito si giudicano i fatti e non le parole. Ce lo ha insegnato Nostro Signore e ce lo conferma l’esperienza. Ma anche le parole hanno il loro peso soprattutto se illustrano programmi politici e se le esprimono governanti. Lungi da noi esprimere giudizi meramente politici, anche per la consolidate conoscenza dei meccanismi della politica e della trasformazione delle ideologie in personalismi (che ha colpito un po’ tutti i partiti), ma vi sono dei punti che vanno chiariti subito e riguardano i programmi che si intendono assumere nei confronti dei poveri e del Sud, perché le premesse non sono delle migliori.

E non ci riferiamo alle infelici parole di Crosetto che, per giustificare l’impianto eolico di Taranto, ha definito il nostro porto “il posto più brutto del mondo”, non avendo il mente, evidentemente, luoghi come le favelas o i lager della Libia, dove sono sempre i più poveri del mondo a pagare. Voleva dire che il porto di Taranto è brutto perché dietro c’è l’Ilva, ma appunto sull’Ilva né lui né nessuno del governo ha speso una parola.

No, ci riferiamo ad altro: alla ventilata abolizione del reddito di cittadinanza, al blocco delle navi che salvano i migranti in circa di una vita, all’idea di promuovere sempre i più ricchi e gli evasori, con provvedimenti come l’innalzamento della flat tax del 15% alle partite Iva fino a 100.000 euro, e niente invece per i redditi dipendenti; o all’idea di innalzare i pagamenti in contanti a 10.000 un vero stimolo all’evasione e al nero, poiché tali pagamenti sfuggirebbero a ogni controllo quando invece proprio la limitazione del contante è stata una delle poche armi valide contro l’evasione. Insomma: sempre a favore dei ricchi. Anche la flat tax per il lavoro incrementale sembra una presa in giro, come dire: se volete non pagare ancora più tasse dovete lavorare di più!

La lotta contro il reddito di cittadinanza è un attacco diretto contro il Sud basato su una campagna di menzogne, secondo le quali i giovani preferiscono ricevere il reddito piuttosto che lavorare! Una vera sciocchezza perché nessun giovane che non sia capofamiglia e che non riesca a mettere insieme un seppur minimo stipendio riceve l’assegno che, per il 75% va a persone assolutamente non abili al lavoro. La Chiesa, a tutti i livelli, difende per questo il reddito che è odiato da chi vorrebbe utilizzare quei soldi solo per aiutare i più ricchi. Attraverso l’ennesimo condono, ad esempio. Qualcuno replicherà: ma si vuole togliere il reddito per offrire lavoro. Bene! Allora: prima si crei il lavoro e poi si toglie il reddito a chi dei percettori può lavorare.

E l’evasione fiscale? Nessuno la vuol combattere veramente. Lo sappiamo tutti che lo Stato incentiva l’evasione, e lo fa, ad esempio, permettendo a tutti i medici di chiedere al paziente: “Come paghi? Perché se paghi in contanti sono 100 euro, se paghi con la fattura sono 150 più Iva”. E tutti paghiamo in contanti perché la fattura ci farebbe recuperare meno di 30 euro dalla dichiarazione dei redditi”. E così fanno tutti gli autonomi, avvocati, artigiani e le partite Iva che ora si vuole ancora sostenere e che, cono tutto il rispetto per la loro preziosa attività, di ulteriori aiuti non hanno bisogno. Non più dei poveri, comunque, che ora sono 5 milioni! I governi, questo come il precedente, lo sanno benissimo ma non intervengono perché quasi il 50% degli italiani evade il fisco, mentre il Paese è retto dai più poveri, i dipendenti, compresi i percettori di reddito di cittadinanza.

E che dire dell’ennesimo condono? La solita beffa a favore dei più furbi.

E il Sud? Tante belle parole, ma per quanto riguarda i progetti abbiamo sentito parlare solo del ponte sullo Stretto di Messina e di un paio di strada completare.

Se così stanno le cose, per ora non siamo per niente d’accordo e forse non lo sono anche molti di coloro che hanno votato per questo governo. Ma siamo disposti a ricrederci pubblicamente se vedremo che non saranno sempre gli ultimi, i poveri, di diseredati, i disoccupati, i disperati che fuggono dalle guerre e dalla miseria a pagare. A proposito: tra i migranti più numerosi, in questi mesi, ci sono quelli provenienti dall’Afghanistan: un Paese che noi abbiamo contribuito a mettere a soqquadro con la scusa di aiutare a esportare la democrazia, e che ora sta molto peggio di prima.

VISITA IL MENÙ DEL GIUBILEO

Musica

Taranto Opera Festival – L’emozione della lirica. Presentata la nuova stagione

25 Ott 2022

 

Con tre opere e un gran galà lirico torna protagonista, dal prossimo dicembre, il “Taranto Opera Festival – L’emozione della lirica”. Il programma della stagione operistica invernale 2022-2023 si compone di quattro proposte con recite in più date. Il Taranto Opera Festival è promosso ed organizzato dall’associazione musicale Domenico Savino di Taranto con il patrocinio morale del Comune di Taranto, della Regione Puglia, del Ministero della Cultura e di Taranto capitale di mare. Il maestro Paolo Cuccaro, direttore artistico del Taranto Opera Festival e il maestro Pierpaolo De Padova, direttore generale, illustrano il nuovo cartellone operistico. Le opere si svolgeranno al Teatro Orfeo di Taranto; il galà lirico si terrà invece nella Concattedrale Gran Madre di Dio. In tutte le opere, la regia è curata da Luigi Travaglio e il maestro del coro Tarenti Cantores è Tiziana Spagnoletta; suonerà l’Orchestra del Taranto Opera Festival.

La Bohème di Giacomo Puccini

Si comincia il 6 dicembre, con l’opera “La Bohème” di Giacomo Puccini, con recite il 6 (ingresso ore 20 e sipario ore 21) e 7 dicembre (recita pomeridiana, ingresso ore 15 e sipario ore 16; recita serale ingresso ore 20 e sipario alle ore 21). Il direttore dell’opera sarà Simone Maria Marziali. Roberto Ceci sarà il direttore del Coro di voci bianche.

Il Don Giovanni di Wolfgang Amadeus Mozar

A gennaio, il Taranto Opera Festival si sposterà dalle sonorità e dallo stile del melodramma italiano, ad una delle composizioni simbolo della storia operistica europea: il Don Giovanni di Wolfgang Amadeus Mozart. Sarà portato in scena il 17 gennaio 2023 (ingresso ore 20 e sipario ore 21) e 18 gennaio (recita pomeridiana, ingresso ore 15 e sipario ore 16; recita serale ingresso ore 20 e sipario alle ore 21). Il direttore sarà Jimmy Chiang.

Musichiamo, con musiche di Mozart, Verdi e Puccini

Sarà dedicato all’amore il galà lirico di San Valentino Musichiamo, con musiche di Mozart, Verdi e Puccini. Si svolgerà il 14 febbraio (inizio ore 21) e 15 febbraio 2023 (due spettacoli, alle ore 16 e alle ore 21). Le arie più famose dedicate all’amore e alla passione, saranno interpretate dal soprano Maria Laura Iacobellis, dal mezzosoprano Marianna Vinci, dal tenore Ugo Tarquini e dal baritono Luca Simonetti.

Il Trovatore di Giuseppe Verdi

Il Taranto Opera Festival si chiuderà con l’opera “Il Trovatore” di Giuseppe Verdi, con recite il 21 marzo (ingresso ore 20 e sipario ore 21) e 22 marzo 2023 (recita pomeridiana, ingresso ore 15 e sipario ore 16; recita serale ingresso ore 20 e sipario alle ore 21). Direttore sarà Lorenzo Bizzarri.

“Torniamo con quattro appuntamenti di grande spessore musicale e artistico – dichiarano il maestro Paolo Cuccaro, direttore artistico e il maestro Pierpaolo De Padova, direttore generale del Taranto Opera Festival -. Il programma comprende tre opere molto amate, di grande complessità tecnica ed interpretativa, e siamo certi che il pubblico saprà apprezzare le scelte musicali ed artistiche. Anche in questa stagione invernale, grandi interpreti dell’opera lirica italiana ed internazionale calcheranno il palco di Taranto ed insieme a loro saranno valorizzati giovani talenti del territorio. Il Taranto Opera Festival, intanto, si conferma una realtà consolidata dell’offerta musicale pugliese, cresciuta negli anni in termini di proposta artistica e di seguito da parte degli spettatori. La grande opera lirica non è più solo un fenomeno “di nicchia”, ma sempre più persone, anche tanti giovani, si avvicinano a questo mondo per anni considerato appannaggio delle élites di appassionati. Portando avanti il Taranto Opera Festival, vogliamo promuovere la formazione e la cultura musicale classica ed operistica, partendo proprio dal nostro territorio”.

Informazioni e prenotazioni per gli abbonamenti: Associazione musicale Domenico Savino, via Cavour 24, Taranto; tel. 3757044367, o 3275615414, oppure al botteghino del Teatro Orfeo di Taranto.

VISITA IL MENÙ DEL GIUBILEO

Otium

Inaugurato il Mudit, museo che raccoglie e propone la memoria dei tarantini illustri

24 Ott 2022

di Silvano Trevisani

Col taglio del nastro da parte de sindaco Rinaldo Melucci e la benedizione dell’arcivescovo Filippo Santoro è stata inaugurato il Mudit, il Museo degli illustri tarantini, allestito nel tratto della Masseria Solito sopravvissuto alla cementificazione selvaggia del suolo cittadino, in via Platea. A circa dodici anni dall’avvio della campagna, condotta da un gruppo di intellettuali, riunitisi poi attorno al Centro studi Cesare Giulio Viola e soprattutto dal quotidiano cittadino “Corriere del giorno” che impedì la demolizione e avviò una battaglia a sostegno della salvaguardia della masseria, l’idea di dedicare il ristrutturato fabbricato alla memoria dei tarantini illustri, diventa ora una realtà.

Il Mudit, che è stato visitato da tanti operatori culturali, rappresentanti politici e semplici cittadini, vuole diventare un punto di riferimento per attività e incontro, disponendo di una sala attrezzate per visionare le schede realizzate con il contributo di tanti studiosi volontari, di una sala biblioteca munita di computer, una piccola sala conferenza e un bar. Il Mudit sarà gestito dalla Cooperativa Museion, che gestisce tante altre strutture analoghe, che si è aggiudicata il bando insieme con la ditta che ha eseguito i lavori di ristrutturazione.

Rivolgendosi al numeroso pubblico presente, l’arcivescovo Filippo Santoro ha sottolineato l’importanza di un progetto che valorizza la vita delle persone che hanno dato lustro e hanno approfondito la riflessione sulle circostanze storiche in cui Taranto vive. “L’aspetto più significativo – ha detto – è proprio quello di coltivare la memoria e di mantenerla come un’eredità preziosa per i nostri posteri. Io, inoltre, sono stato interpellato dal Centro di cultura proprio perché c’è una sezione che riguarda i religiosi illustri della nostra città, che quindi riconosce il valore della fede, della vita cristiana, della cultura, della tradizione cristiana, di tutto quel complesso che dà significato, luce all’esistenza. Perciò è molto importante un luogo come questo”. “La cultura – ha aggiunto – non è qualcosa di impalpabile, ma che si deve poter vivere e toccare, nei libri nei documenti ma anche in luoghi come questi che sono segni di un passato, di una ricchezza della tradizione che tocca e sostiene le ragioni della speranza in questo tempo difficile che stiamo vivendo. Ma luoghi come questo dimostrano che non siamo spesi nel nulla. La vita a Taranto ha retto anche grazie al ruolo della cultura, e anche questi momenti difficili noi riusciremo a sostenerli”.

Il sindaco Melucci ha affermato, da parte sua:

“Vorremmo che questo museo fosse qualcosa di vivo, che trasmette ai giovani di questa comunità un senso rinnovato di appartenenza alla città e alle cose grandi che prima di noi sono state fatte. Poiché siamo stati una città che ha fatto grandi cose e che ora sta recuperando il suo smalto grazie anche a tanti soggetti e istituzioni. Verrebbe da dire: tenete stretta questa struttura perché sia viatico per una comunità migliore. Un luogo della città, per la città che vuole raccontare una comunità diversa, più coraggiosa specie ai nostri giovani”.

Dopo gli interventi dell’assessore alla Cultura, Fabiano Marti, e del presidente del centro Viola, Enrico Viola, vi è stato un intervento musicale degli allievi del Conservatorio Paisiello. In serata, concerto organizzato dall’Orchestra della Magna Grecia.

VISITA IL MENÙ DEL GIUBILEO

Arte

In una mostra d’arte e poesia al Crac
l’omaggio al grande pedagogista Mario Lodi

24 Ott 2022

Giovedì 27 ottobre alle 18 al Crac Puglia (Centro di ricerca arte contemporanea) della Fondazione Rocco Spani avrà luogo, nel nuovo spazio “Project room”, l’inaugurazione della mostra tra parola e immagine dal titolo “Opere & Opere. Omaggio a Mario Lodi”, a cura di Lara Caccia e Massimo Iiritano, nell’ambito della mostra retrospettiva “Ettore Sordini anni ’60-70”.

La mostra è promossa e organizzata dalla Fondazione Rocco Spani, dall’associazione Amica Sofia (ricerca e la promozione delle pratiche di filosofia dialogica, dipartimento Fissu dell’Università di Perugia) e dal Crac Puglia,unitamente al Comitato Nazionale per il Centenario Mario Lodi e in collaborazione con istituzioni nazionali e territoriali e varie associazioni.

L’omaggio a Mario Lodi è un progetto realizzato, in occasione del centenario della sua nascita, con il contributo di quattro affermati maestri della scena artistica contemporanea: Giulio De Mitri, Pietro Fortuna, Marco Pellizzola, Antonio Violetta, e di quattro noti poeti pugliesi – Vittorino Curci, Daniele Giancane, Gabriella Grande, Silvano Trevisani – i quali, attraverso linguaggi diversi, celebrano, senza retorica, l’impegno profuso dal maestro Lodi per una pedagogia attiva in cui la crescita emotiva, sociale, linguistica e culturale dei minori abbia luogo in un contesto educativo e didattico fondato sulla comunità di classe, aperta al contesto territoriale e democraticamente gestita dall’educatore in collaborazione con i suoi allievi. Mario Lodi (Piadena, 17 febbraio 1922 – Drizzona, 2 marzo 2014) è stato uno dei primi grandi educatori e teorico della pedagogia italiana, nonché autore e giornalista tra i più acuti osservatori della spontaneità e del quotidiano di bambini e ragazzi.

L’omaggio all’illustre pedagogista è dettato soprattutto dal rapporto di stima e amicizia che lo stesso
nutriva nei confronti della Rocco Spani. In una delle sue lettere inviata alla Fondazione affermava: “un filo comune unisce le nostre esperienze (Casa delle Arti e del Gioco, cooperativa da lui fondata Drizzona nel 1989), che si possono collocare nel quadro del recupero del modo di pensare e di vivere dell’uomo intero per mezzo dell’arte e quindi della fantasia. I segni di pace e di superamento della follia che ha rovinato il nostro pianeta, emersi in quest’ultimo periodo, la voglia di libertà e di giustizia sociale, hanno bisogno di essere sostenuti, alimentati, realizzati a tutti i livelli, partendo dalle realtà locali.” Prosegue Lodi: “I nostri progetti hanno questo significato: contribuire a costruire un nuovo modo di essere persone, a recuperare valori, a restituire ai bambini e agli adulti i linguaggi espressivi e creativi che nella passività del mondo tecnologico moderno stanno perdendo. […] Tutti i bambini del mondo amano disegnare -scriveva Lodi alla Fondazione Rocco Spani – e lo fanno naturalmente sin dai primissimi anni di vita.

I loro primi scarabocchi si evolvono col tempo, si arricchiscono di particolari e accompagnano lo sviluppo mentale. Il bambino ha il diritto di sviluppare questo linguaggio in piena libertà creativa, a casa e a scuola.”

Mario Lodi ha espresso, sin dagli anni ’90, numerosi consensi sull’attività della Fondazione, scrivendone sul settimanale “Avvenimenti”, sul mensile “Riforma della scuola” e sul “Giornale dei bambini”. Alla serata inaugurale interverrà l’assessore alla Cultura del Comune, Fabiano Marti, i curatori Lara Caccia, storica e critica d’arte, Massimo Iiritano, filosofo e presidente dell’Associazione Amica Sofia, Aldo Perrone, già dirigente scolastico e presidente del “Gruppo Taranto”, e Carmine Carlucci, presidente del comitato per la qualità della vita.

Introdurrà e modererà l’incontro. Giulio De Mitri, presidente del comitato scientifico del Crac. Saranno presenti all’evento gli artisti e i poeti. Nel periodo della mostra, oltre alle visite guidate, si terranno gli “Incontri d’esperienza” e si realizzeranno laboratori didattici con le scuole del territorio. La mostra resterà aperta sino al 30 novembre, in parallelo con la mostra di Ettore Sordini.

CRAC Puglia, corso Vittorio Emanuele II n. 17 – 74123. Orari: dal martedì al venerdì, dalle 16.30 alle 19.30. Sabato e festivi su appuntamento.

VISITA IL MENÙ DEL GIUBILEO

Diocesi

«Seguite il cuore. Lì c’è il vostro tesoro»: l’arcivescovo Santoro incontra i ragazzi della Battisti

24 Ott 2022

di Marina Luzzi

L’arcivescovo della diocesi di Taranto ha incontrato gli alunni della scuola media del plesso Battisti dell’istituto comprensivo Cesare Giulio Viola nella parrocchia santa Teresa, nell’ambito di un progetto sulle “Pari opportunità“, pensato dalla scuola per  far scoprire ai ragazzi il ruolo dei rappresentanti delle istituzioni politiche, militari, ecclesiali. Gli studenti hanno già incontrato i Carabinieri della Forestale e presto dialogheranno anche con il sindaco ed altri esponenti istituzionali.

 

Mons. Filippo Santoro ha raccontato ai ragazzi della sua storia personale, del suo arrivo a Taranto “quando ho venerato le reliquie di san Cataldo – ha ricordato – e mi sono commosso pensando che ero un ragazzino come voi, che giocava con la bici per le strade del suo paese, Carbonara, e mi ritrovavo successore di un Santo”. Alle domande sul senso ultimo della vita, l’arcivescovo Santoro ha risposto:

«la nostra vita è bella quando seguiamo un grande ideale, qualcosa che ci fa crescere. Il cuore è il centro della nostra vita. Il cuore come capacità di donarsi, di voler bene. Il cuore che desidera la felicità. La scuola c’è per sviluppare l’intelligenza e il cuore e la fede c’è per dare una risposta al desiderio del cuore. I genitori, gli amici, ci amano ma è l’incontro con Gesù che ci dà una speranza che dura per sempre, perché è un amico che dura per sempre»

Un alunno ha chiesto quale sia il ruolo e la responsabilità di un vescovo di fronte alla città. “Io come arcivescovo vivo vicino alla Cattedrale di san Cataldo, in Città vecchia, in un palazzo che i miei predecessori hanno costruito nel tempo. Quindi la prima cosa che ho fatto è incontrare le persone che vivono vicino a me. Così ho portato sull’isola un metodo che usavo in Brasile. Ho chiamato le famiglie perché incontrassero il sindaco e altre autorità, perché prima di fare programmi sulla testa delle persone bisogna chiedere quali problemi hanno. Il vescovo come primo compito deve ascoltare la gente. Ogni mattina c’è fila da me. E poi non bisogna dimenticare che la funzione del vescovo è quella sociale ma è soprattutto quella di dire che c’è in mezzo a noi una presenza che non muore mai, un Mistero, che è Dio fatto carne, che è speranza. Il nostro futuro sarà pieno di gioia se seguiamo lui. Non siamo più da soli, perché Gesù ci accompagna”.

 

Santoro ha risposto anche ad un adolescente che gli ha chiesto cosa direbbe agli insegnanti quando diventano severi con i loro alunni.  “L’insegnante da una parte deve essere amico, perché é colui o colei che ti fa imparare cose nuove, che ti apre alla meraviglia, alla bellezza, al gusto della vita. Il cuore è come uno scrigno, al suo interno c’è un tesoro. L’insegnante è quello che lo porta fuori…porta fuori il talento, le passioni, le attitudini. E soprattutto ama il vostro destino, cioè il fatto che voi siate pienamente felici. Anche quando sono severi, i docenti lo fanno per farvi imparare lo studio, il lavoro, il sacrificio e il rispetto delle altre persone. Se noi vogliamo essere amati e rispettati dobbiamo imparare a fare altrettanto. Ma si può educare solo se si ha una grande passione per la felicità degli altri. Un maestro deve avere un rispetto sacro per ciascuno di voi”.

“Tutta la comunità scolastica è stata particolarmente felice dell’incontro – è il commento della dirigente scolastica Marilena Salamina –  e ha apprezzato questa presenza del nostro vescovo dopo anni di isolamento. Lo abbiamo ringraziato anche della sua disponibilità; sappiamo che il suo tempo è prezioso. Il progetto ha come obiettivo la multiculturalità, l’apertura all’altro, il dialogo anche intergenerazionale. Mons. Santoro ha parlato con semplicità e competenza, per portare i ragazzi a riflettere sui grandi interrogativi della vita, sull’amore, sul lavoro, sul futuro, sull’altro diverso da me. Dopo aver risposto alle domande dei ragazzi, lo abbiamo ringraziato donandogli una targa ricordo e siamo stati felici di avere con noi anche don Paolo Oliva, don Ciro Alabrese e don Giuseppe Carrieri, che sono i riferimenti dei nostri ragazzi fuori da scuola, nelle parrocchie del quartiere. Abbiamo vissuto una bella giornata, in semplicità ma tornando a casa con un bagaglio di riflessioni e spunti”.

 

 

 

 

 

 

VISITA IL MENÙ DEL GIUBILEO