Don Tonino Bello: le celebrazioni a Molfetta per i 40 anni dalla sua consacrazione episcopale

foto Siciliani-Gennari/Sir
24 Ott 2022

Il 30 ottobre 1982, sulla piazza Pisanelli di Tricase, veniva consacrato vescovo don Tonino Bello. Per ricordare questo appuntamento che ha segnato la vita della Chiesa che è in Molfetta-Ruvo-Giovinazzo-Terlizzi, la diocesi, nel 40° anniversario, ha stilato un programma articolato in due giornate.
Nella prima, martedì 25 ottobre, alle 19, si svolgerà il convegno “La Tenda e il grembiule. La Chiesa nell’insegnamento di don Tonino Bello” nell’auditorium Madonna della Rosa, in Molfetta. Durante la serata interverranno: mons. Domenico Cornacchia, vescovo di Molfetta-Ruvo-Giovinazzo-Terlizzi; don Sandro Ramirez, parroco di San Giovanni Battista, in Fasano. A seguire, testimonianze di Rino Basile e di Annalisa Altomare. L’evento sarà trasmesso in diretta streaming sul sito e canali social della diocesi.
Nella seconda giornata, il 3 novembre alle 19 nell’aula magna del seminario vescovile di Molfetta, verrà presentato l’albo illustrato “Abbracciami. Don Tonino si presenta ai più piccoli”, curato da Emanuela Maldarella e illustrato da Nicoletta De Candia. Il volume è edito dalla editrice Luce e Vita. Interverranno: don Luigi Caravella, direttore Ufficio diocesano Pastorale scolastica; Lazzaro Gigante, docente di Pedagogia, Emanuela Maldarella, curatrice, e Nicoletta De Candia, illustratrice. La serata sarà moderata dal Luigi Sparapano, direttore del settimanale Luce e Vita.

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Editoriale

Un approccio delicato e i problemi di sempre

(Foto Giandotti - Ufficio Stampa - Quirinale)
24 Ott 2022

di Emanuele Carrieri

L’immagine di una ex militante del Fronte della Gioventù che sale al Palazzo del Quirinale per ricevere l’incarico di formare il nuovo governo è una novità, sia politica che culturale. Nessuno, fino a non troppo tempo fa, avrebbe mai potuto presagire un avvenimento in un Paese che ha le proprie origini nella Resistenza al nazifascismo. L’immagine di una utilitaria bianca che entra nel cortile del Palazzo del Quirinale rimarrà stampata nella memoria di chi ha seguito da vicino le consultazioni: è una immagine indicativa di un approccio delicato nella assunzione della più alta carica del potere esecutivo, coerente con il comportamento austero adottato in questi giorni di trattative fra i partiti. Se si aggiunge, inoltre, la constatazione che la Presidente del Consiglio dei ministri è la prima donna che assume questo incarico dalla creazione dello Stato italiano, avvenuta con la proclamazione del Regno d’Italia, il 21 ottobre 2022 va considerata una data storica. Non ci si può far fuorviare dalla immagine e dalla teoria di una donna al comando: Giorgia Meloni ha una seria storia personale, in cui la sua determinazione e la sua dedizione hanno fatto sì che una formazione di dimensioni piccolissime diventasse il partito relativamente più votato, quello che ha conquistato nel voto la supremazia della coalizione vincitrice del confronto elettorale. È la Presidente del Consiglio dei ministri, supportata da un insieme di fedelissimi nei ruoli chiave della compagine, nonostante le piroette ministeriali degli ultimi giorni, e le squilibrate, comiche e patetiche uscite di Berlusconi, pronto a strappare la luce dei riflettori. Certo le va riconosciuta una significativa capacità politica che la colloca al di sopra dei suoi alleati. E, con i numeri parlamentari, potrà esercitare una leadership anche più duratura rispetto ai partner di coalizione. È difficile manifestare un giudizio sulla base della composizione del governo. È difficile, visti gli appuntamenti importanti che aspettano il Consiglio dei ministri, rispetto ai quali il futuro è tutto da scrivere, anche in riferimento a un programma elettorale che va intersecato con la realtà e con le emergenze più difficili. Per quanto possibile e con tutte le riserve del caso, si può ritenere che questo governo sia il governo di Giorgia Meloni. E ciò non perché i partiti non abbiano influito sulla sua composizione, ma perché la medesima dinamica e la tempistica della conclusione dell’iter formativo hanno dimostrato che chi adesso è ministro, lo è diventato per volere della Presidente del Consiglio, cui dovrà fornire le risposte dei suoi operati e dei suoi comportamenti. Certo Salvini non cesserà di tentare l’usuale gioco, già praticato finanche con Mario Draghi, di un piede dentro e di un piede fuori, ma gli sarà difficile condurlo proprio per lo sbarramento impiantato dalla nuova inquilina di Palazzo Chigi. Non è opportuno entrare nel merito dei nomi dei nuovi ministri; tranne alcuni, gli altri sono sconosciuti al grande pubblico e paleseranno le loro qualità e le loro lacune cammin facendo. Né adesso, dal susseguirsi delle loro dichiarazioni, si possono trarre conclusioni. Il governo Meloni non è un governo buono per tutte le stagioni: è molto caratterizzato, per i nomi di alcuni componenti del governo che indicano e richiamano battaglie politiche condotte negli anni. Purtroppo, ci si è assuefatti ormai a posizioni convertibili e interscambiabili, a personaggi poco caratterizzati, uomini utili per tutte le stagioni, ad alleanze fra partiti antagonisti o, comunque, separate e divergenti. Questa modalità di governare è terminata: viene introdotto un elemento di chiarezza e di responsabilità, nel senso che ogni cittadino italiano sarà esortato a determinare la propria posizione rispetto alla politica del governo, acquisendo in tempi ragionevoli tutti gli elementi che occorrono a formarsi un giudizio. Restano, in prospettiva, i problemi di sempre, rispetto ai quali si misurerà Giorgia Meloni: prima di tutto, l’Unione europea e il ruolo del nostro Paese nella troika di governo (Francia, Germania e Italia), la sua posizione all’interno dell’Alleanza atlantica e rispetto all’aggressione di Putin all’Ucraina; la gestione della crisi dell’energia, di cui le bollette per le imprese e per le famiglie sono soltanto l’aspetto macroscopico, ma non l’unico, e dell’inflazione; la questione del deficit di bilancio con l’odierno sostegno della Banca centrale europea; e tanti altri aspetti della vita economica e sociale, compreso il tema, così tanto dibattuto, del reddito di cittadinanza. Con il tempo si capirà quale direzione prenderà il nostro Paese sul piano economico, sociale, internazionale. Il Presidente del Consiglio dei ministri della Repubblica Italiana è il presidente del consiglio di tutti e per tutti. Mario Draghi – al quale la Presidenza del Consiglio europeo ha dedicato un videoclip di ringraziamento, reso pubblico nell’ultima riunione dei leader – innegabilmente lo è stato. Spetterà a Giorgia Meloni – nel rispetto delle differenze di religione, di sesso, di appartenenza, di condizione, di lingua, di opinione, di posizione, di etnia, – onorare questa asserzione, questo esempio.

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Politica italiana

Sabato 22 ottobre 2022 il giuramento di Giorgia Meloni: nasce ufficialmente il suo governo

I ministri sono 24: 9 di Fratelli d’Italia, 5 della Lega, 5 di Forza Italia, i restanti sono considerati “tecnici d’area”

foto Ansa/Sir
24 Ott 2022

di Stefano De Martis

Con il giuramento nelle mani del capo dello Stato, sabato 22 ottobre 2022 è nato a tutti gli effetti il governo Meloni. A norma di Costituzione entro dieci giorni dovrà presentarsi alle Camere per ottenere la fiducia (lo farà tra martedì e mercoledì) illustrando il suo programma, ma intanto è già ufficialmente in carica. I ministri sono 24: 9 di Fratelli d’Italia, 5 della Lega, 5 di Forza Italia, i restanti sono considerati “tecnici d’area”. La composizione dell’esecutivo è coerente con il risultato delle elezioni e quindi ha un oggettivo baricentro a destra. La premier – prima donna alla guida di un governo nella storia repubblicana – ha già annunciato insieme alla lista dei ministri anche il nome del sottosegretario alla presidenza del Consiglio (Alfredo Mantovano). Per le deleghe dei ministri senza portafoglio e altri adempimenti bisognerà attendere il primo Consiglio dei ministri.
Molte novità nella denominazione dei ministeri, con cui la Meloni ha inteso tracciare la connotazione identitaria dell’esecutivo: all’Agricoltura è stata aggiunta la Sovranità alimentare, alla Famiglia la Natalità, all’Istruzione il Merito, sono comparsi il Made in Italy (curiosamente un’espressione in inglese anche se ormai ampiamente nazionalizzata), la Sicurezza energetica e il Mare, associato al Sud.

foto: Ufficio per la stampa e la comunicazione della presidenza della Repubblica

La gestazione della nuova compagine ministeriale è stata velocissima, una volta esauriti i passaggi istituzionali relativi al nuovo Parlamento (elezione dei presidenti delle Camere, dei capigruppo ecc.) nella giornata di mercoledì. Giovedì e venerdì mattina le consultazioni al Quirinale, venerdì 21 pomeriggio l’incarico. Non c’è stata la tradizionale accettazione “con riserva”. La premier si è presentata da Sergio Mattarella già con la lista dei ministri – su cui evidentemente c’era stato un confronto informale con il Quirinale almeno per i posti-chiave – e si è trattato di una situazione che ha pochi precedenti, tra cui quello relativamente recente di Berlusconi nel 2008. Nell’ansia di fare presto, quasi di bruciare le tappe – forse anche per mettere la parola fine alle convulsioni nella maggioranza dei giorni precedenti – c’è stato anche uno scambio di attribuzioni tra due neo-ministri e a stretto giro è stato necessario rettificare l’elenco letto dalla Meloni all’uscita dal colloquio con il capo dello Stato.
Rispetto agli ultimi governi “questa volta il tempo è stato breve, è passato meno di un mese dalla data delle elezioni”, ha dichiarato Mattarella ai giornalisti dopo il conferimento dell’incarico. E ha spiegato che ciò “è stato possibile per la chiarezza dell’esito elettorale”. I costituzionalisti parlano di fisarmonica dei poteri presidenziali, la cui applicazione si contiene o si estende in rapporto alle concrete esigenze istituzionali. Ma “è stato necessario procedere velocemente – ha tenuto a sottolineare il capo dello Stato – anche in considerazione delle condizioni interne e internazionali che esigono un governo nella pienezza dei suoi compiti”. Mattarella ha ringraziato ancora una volta Mario Draghi anche per quanto è stato fatto dopo lo scioglimento delle Camere e “con lo stesso spirito di collaborazione” ha rivolto al nuovo esecutivo gli auguri di “buon lavoro”.

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Angelus

La domenica del Papa – Il rischio della superbia spirituale

L’invito di Francesco è di guardarci dentro, per capire se siamo come il pubblicano o il fariseo, se c’è “l’intima presunzione di essere giusti”

foto Vatican media/Sir
24 Ott 2022

di Fabio Zavattaro

Ci sono tre giovani che si affacciano dalla finestra dello studio accanto a papa Francesco, dopo la recita della preghiera dell’angelus. A Lisbona, nel mese di agosto del prossimo anno, ci sarà la Giornata mondiale della gioventù e Francesco e quei ragazzi sono i primi a iscriversi all’evento: “Dopo un lungo periodo di lontananza, ritroveremo la gioia dell’abbraccio fraterno tra i popoli e tra le generazioni, di cui abbiamo tanto bisogno”.
È la domenica dedicata alla Giornata missionaria; il papa chiede di “sostenere i missionari con la preghiera e con la solidarietà concreta” affinché possano “proseguire nel mondo intero l’opera di evangelizzazione e di promozione umana”. Missionari che pagano con la vita la loro testimonianza, come la religiosa suor Marie-Sylvie Kavuke Vakatsuraki uccisa, assieme a altre sei persone tre giorni fa nel villaggio di Maboya nella regione Nord Kivu, nella Repubblica democratica del Congo.
Ancora, è la domenica in cui il papa prega “per l’unità e la pace dell’Italia” nel giorno in cui ha inizio il lavoro del nuovo Governo. E pace chiede per l’Etiopia – “la violenza non risolve le discordie, ma soltanto ne accresce le tragiche conseguenze” – per l’Ucraina “così martoriata”; e lo farà andando al Colosseo, martedì 25, assieme ai leader religiosi nell’incontro dal titolo “Il grido della pace”: “la preghiera è la forza della pace”.
La preghiera è anche il tema centrale del brano del Vangelo di Luca, il pubblicano e il fariseo che salgono al tempio per pregare, un religioso e un peccatore ricorda il papa. Salgono a pregare, ma sono due modi diversi di rivolgersi al Signore, tanto che, afferma Francesco, “soltanto il pubblicano si eleva veramente a Dio, perché con umiltà scende nella verità di sé stesso e si presenta così com’è, senza maschere, con le sue povertà”.
Il fariseo, invece, prega come se Dio non ci fosse, è una preghiera incentrata sulla sua persona, si rivolge al Signore dicendo “ti ringrazio perché non sono come gli altri uomini”
Diceva Madre Teresa di Calcutta: chi giudica non ha il tempo per amare.
Il papa evidenzia i due verbi contenuti nella parabola riportata da Luca: salire e scendere.
Il primo movimento, salire, richiama episodi della Bibbia, dice il papa, “dove per incontrare il Signore si sale verso il monte della sua presenza: Abramo sale sul monte per offrire il sacrificio; Mosè sale sul Sinai per ricevere i comandamenti; Gesù sale sul monte, dove viene trasfigurato”. Salire “esprime il bisogno del cuore di staccarsi da una vita piatta per andare incontro al Signore”.
Ma per “elevarci a Dio”, afferma ancora il vescovo di Roma, “c’è bisogno del secondo movimento: scendere”, perché per salire “dobbiamo scendere dentro di noi: coltivare la sincerità e l’umiltà del cuore”. Nell’umiltà “diventiamo capaci di portare a Dio, senza finzioni, ciò che realmente siamo, i limiti e le ferite, i peccati, le miserie che ci appesantiscono il cuore, e di invocare la sua misericordia perché ci risani, ci guarisca, ci rialzi. Sarà lui a rialzarci, non noi. Più noi scendiamo con umiltà, più Dio ci fa salire in alto”.
Ecco la diversità della preghiera narrata nella parabola: il pubblicano “si ferma a distanza, non si avvicina, ha vergogna, chiede perdono, e il Signore lo rialza”. Invece il fariseo “si esalta, sicuro di sé”. La sua, afferma ancora il papa, è “superbia spirituale”.
Un rischio nel quale tutti possiamo cadere: così, “senza accorgerti, adori il tuo io e cancelli il tuo Dio. È un ruotare intorno a sé stessi. Questa è la preghiera senza umiltà”.
L’invito di Francesco è di guardarci dentro, per capire se siamo come il pubblicano o il fariseo, se c’è “l’intima presunzione di essere giusti”, se ci “preoccupiamo dell’apparire anziché dell’essere, quando ci lasciamo intrappolare dal narcisismo e dall’esibizionismo”. Abbiamo bisogno di umiltà, per riconoscere i nostri limiti, i nostri errori ed omissioni, per poter veramente formare un cuore solo e un’anima sola”, diceva Benedetto XVI.
Vigiliamo su narcisismo e esibizionismo, “fondati sulla vanagloria, che portano anche noi cristiani, noi preti, noi vescovi ad avere sempre una parola sulle labbra: io”. Così papa Francesco ci dice che “dove c’è troppo io, c’è poco Dio”. Questa è la superbia spirituale.

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Sport

Giro d’Italia 2023, chi scopriremo? Le anticipazioni della corsa rosa

La corsa rosa a Taranto - foto G. Leva
24 Ott 2022

La buona notizia è che la corsa rosa partirà nel Belpaese e attraverserà (si fa per dire) la Penisola in lungo e in largo. Non era così scontato, guardando le scorse edizioni del Giro d’Italia – ci sarà solo uno sconfinamento in Svizzera. La cattiva notizia è che grossomodo, ancora una volta, come l’anno scorso, la Puglia è stata snobbata da chi ha disegnato il percorso. Così il resto del Mezzogiorno. Il Giro d’Italia 2023 partirà il 6 maggio per concludersi domenica 28. I chilometri sono 3.448,6, dislivello di 51.300 metri. L’auspicio è che, quantomeno, l’edizione numero 106 della corsa a tappe famosa possa parlare italiano, con la scoperta dei corridori di casa.

Chi scopriremo?

Gli italiani adesso non brillano proprio Inutile negarlo; e il ritiro dalle corse di Vincenzo Nibali non può che aggravare la crisi del ciclismo italiano. Fa eccezione il fenomeno Filippo Ganna. Che potrà esprimere tutto il proprio potenziale nelle prove contro il tempo – tranne la cronoscalata (Monte Lussari) non adatta alle sue caratteristiche. Mentre Domenico Pozzovivo, l’irriducibile, non più ragazzino (quarant’anni tra pochi giorni), proverà in una delle due tappe lucane a mettersi in mostra. Chi vorrà vincere il Giro, ovvero arrivare a Roma in maglia rosa, dovrà scatenarsi o difendersi nelle 7 tappe di montagne. Per i velocisti ne sono previste 8.

 

Il commento

“Ci sono due filosofie che riguardano il percorso del Giro d’Italia: una è sportiva e l’altra è la promozione del territorio e della nostra cultura”. Lo ha detto Mauro Vegni. Per il direttore della corsa “il Giro è però fatto per i corridori che hanno piacere a correre”. Il pensiero è andato allo Squalo, inevitabilmente, trionfatore nel 2013 e tre anni dopo. “Tra le cose che mancheranno, una persona particolare: vorrei un applauso per Vincenzo Nibali, che non ci regalerà emozioni l’anno prossimo”, ha detto MV intervenendo alla presentazione della corsa.

 

L’elenco completo delle tappe

1/a tappa, sabato 6 maggio: Costa dei Trabocchi ITT; Fossacesia Marina – Ortona, 18,4 km

2/a tappa, domenica 7 maggio: Teramo – San Salvo, 204 km

3/a tappa, lunedì 8 maggio: Vasto – Meli, 210 km

4/a tappa, martedì 9 maggio: Venosa – Lago Laceno, 184 km

5/a tappa, mercoledì 10 maggio: Altripalda – Salerno, 172 km

6/a tappa, giovedì 11 maggio: Napoli – Napoli, 156 km

7/a tappa, venerdì 12 maggio: Capua – Gran Sasso d’Italia (Campo Imperatore)

8/a tappa, sabato 13 maggio: Terni – Fossombrone, 207 km

9/a tappa, domenica 14 maggio: Savignano sul Rubicone – Cesena, 33,6 km

10/a tappa, martedì 16 maggio: Scandiano – Viareggio, 190 km

11/a tappa, mercoledì 17 maggio: Camaiore – Tortona, 218 km

12/a tappa, giovedì 18 maggio: Bra – Rivoli, 179 km

13/a tappa, venerdì 19 maggio: Borgofranco d’Ivrea – Crans Montana, 208 km

14/a tappa, sabato 20 maggio: Sierre – Cassano Magnago, 194 km

15/a tappa, domenica 21 maggio: Seregno – Bergamo, 191 km

16/a tappa, martedì 23 maggio: Sabbio Chiese – Monte Bondone, 198 km

17/a tappa, mercoledì 24 maggio: Pergine Valsugana – Caorle, 192 km

18/a tappa, giovedì 25 maggio: Oderzo – Val di Zoldo, 160 km

19/a tappa, venerdì 26 maggio: Longarone – Tre Cime di Lavaredo, 182 km

20/a tappa, sabato 27 maggio: Tarvisio – Monte Lussari, 18,6 km

21/a tappa, domenica 28 maggio: Roma – Roma, 115 km

 

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Diocesi

“Vite che parlano”: la veglia per l’Ottobre missionario 2022

foto Siciliani-Gennari/Sir
23 Ott 2022

di Titti Raimondo

La veglia missionaria diocesana, che precede sempre la Giornata missionaria mondiale, si è svolta anche quest’anno giorno 22 ottobre, nella parrocchia Sacro Cuore in via Dante a Taranto, alle ore 17,30, seguita dalla santa messa. Ad organizzarla, come sempre, l’Ufficio/Centro missionario diocesano, guidato dal nuovo direttore, don Giuseppe Mandrillo, che ha subito dato il benvenuto ai presenti e ringraziato la parrocchia ospitante. Tema della veglia: “Vite che parlano”, che è lo sviluppo tematico scelto dalla Chiesa italiana per l’ottobre missionario e che si intreccia col tema della Giornata missionaria mondiale “Di me sarete testimoni”, che trova ispirazione dal messaggio del papa del 6 gennaio scorso per la Gmm: “Come Cristo è il primo inviato, cioè missionario del Padre e, in quanto tale, è il suo “testimone fedele”, così ogni cristiano è chiamato ad essere missionario e testimone di Cristo”. L’intera veglia si è snodata infatti su un alternarsi di pensieri e sollecitazioni di papa Francesco e santa Madre Teresa di Calcutta, testimone eccezionale di carità, soprattutto verso i poveri e i sofferenti, nei cui volti vedeva quello di Gesù. “Vite che parlano” sono quelle di tutti coloro che si impegnano nella missione ad gentes, portando testimonianza di fede e di servizio all’evangelizzazione e  attraverso i cui racconti si ascoltano le vite dei popoli narrati. Un’esperienza che deve far “parlare” anche la nostra fede, testimoniata coerentemente nel nostro quotidiano. Citando sempre papa Francesco nel suo messaggio: “Ai discepoli è chiesto di vivere la loro vita personale in chiave di missione: sono inviati da Gesù al mondo non solo per “fare” la missione, ma anche e soprattutto per “vivere” la missione a loro affidata; non solo per “dare” testimonianza, ma anche e soprattutto per “essere” testimoni di Cristo”. L’ottobre missionario di quest’anno ci offre molti spunti di riflessione attraverso gli anniversari di eventi richiamati dalla vita missionaria della Chiesa: la fondazione, 400 anni fa, della congregazione della Propaganda Fide, (oggi denominata “Per l’evangelizzazione dei popoli”); 200 anni (il 3 maggio) dell’Opera della propagazione della fede, per iniziativa di una giovane francese, Pauline Marie Jaricot, beatificata il 22 maggio scorso; 100 anni dall’erezione a “pontificie” delle prime tre Opere missionarie (Propagazione della Fede, Santa Infanzia, San Pietro Apostolo).

Il riconoscimento alle Opere, voluto da S.Pio x, fu per la loro importanza per tutta la Chiesa e specie per le chiese più giovani e fragili. La Giornata missionaria mondiale si celebra, dal 1926, la penultima domenica di ottobre in tutte le comunità cattoliche del mondo come Giornata di preghiera e di solidarietà universale tra chiese sorelle: momento di responsabilità dei singoli e delle comunità in risposta al mandato di Gesù: “Andate in tutto il mondo e predicate il Vangelo ad ogni creatura” (Mc 16,15). Alla Giornata è associata una raccolta di offerte con le quali le Pontificie opere missionarie, per volontà del papa, aiutano tutte le giovani chiese e le popolazioni in difficoltà, in relazione ai loro bisogni. L’augurio di papa Francesco è: “Auspico che le chiese locali possano trovare in queste opere un solido strumento per alimentare lo spirito missionario nel popolo di Dio”. La Veglia di preghiera di giorno 22 appena scorso ha offerto anche la testimonianza di due missionari: don Mimino Damasi e suor Margarita Bedoja, missionaria della Consolata. Don Mimino, in video-testimonianza dal Guatemala, assieme a don Luigi Pellegrino, momentaneamente sul posto e don Edwin Portillo, sacerdote locale, hanno evidenziato la presenza generosa della nostra diocesi da oltre 15 anni in Guatemala con l’invio del Fidei Donum. Un aiuto notevole se si considera che per quella popolazione di circa 700mila abitanti ci sono solo 30 sacerdoti a servire la Chiesa.

Suor Margarita Bedoja, missionaria della Consolata, ha raccontato in maniera toccante alcuni tratti della sua esperienza missionaria vissuta in Inghilterra, Spagna, Mozambico ed altri Paesi, a contatto con carcerati, scuole, conventi, ammalati di Aids, poveri, situazioni di guerra. Qualche episodio concreto molto toccante. Per spiegare l’anima missionaria che ha mosso e muove i suoi passi, anche lei ha ricordato santa Madre Teresa di Calcutta, che peraltro ha conosciuto personalmente. Di lei ha ricordato il consiglio di sostare davanti al Tabernacolo di Gesù, caricarsi e nutrirsi di Lui, del Suo Spirito, del Suo amore, prima di andare fuori ad incontrare gli altri. A veglia conclusa, durante la messa, don Giuseppe, che ha concelebrato con don Francesco Venuto e don Arturo Messinese, ha dato ai presenti il ‘mandato missionario’. Il gruppo degli Akusimba ha accompagnato ogni momento dell’incontro  con ritmi etnici e canti conosciuti coinvolgendo ancor più i fedeli della diocesi pervenuti. L’Ufficio missionario ha lasciato in ricordo della veglia una matita missionaria di Madre Teresa.

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Diocesi

Don Andrea, nuovo assistente regionale Agesci, ci spiega la vitalità del movimento

22 Ott 2022

di Silvano Trevisani

Don Andrea Mortato, parroco del SS. Crocifisso di Taranto, è il nuovo assistente ecclesiastico regionale dell’Agesci, l’associazione che in Italia persegue gli ideali dello scoutismo ideato da Baden Powell. Lo ha nominato la Conferenza episcopale pugliese col nulla osta dell’arcivescovo Filippo Santoro. Con don Andrea abbiamo scambiato alcune battute a proposito del suo nuovo incarico.

Questa scelta compiuta dalla Conferenza episcopale pugliese non arriva a caso. Lei, infatti, proviene proprio dal mondo dello scoutismo.

Sì, sono nel mondo degli scout da quando avevo sette anni. Ho iniziato il mio percorso da bambino al Carmine, poi ho continuato da capo scout alla Madonna della Fiducia; come viceparroco, ero assistente del gruppo “Taranto 12”. Proprio in quel periodo sono stato scelto per partecipare a due grossi eventi internazionali, due raduni mondiali degli scout, i Jamburee, in Giappone nel 2013 e in Nord America nel 2019. Poi, tornato dall’America, son venuto qui in parrocchia, ma già al ritorno dal Giappone, il comitato regionale mi aveva chiesto una collaborazione per tutta la fascia d’età 11-14 anni. Adesso, durante l’estate, mi è arrivata questa richiesta dall’arcivescovo e dall’assistente regionale uscente.

La realtà degli scout a Taranto e Puglia è sempre stata importante, con i suoi 143 gruppi e oltre 11.200 aderenti.

Sicuramente è un movimento che oggi attira ancora tantissimi giorni. Un’idea antica, poiché il fondatore Baden Powell non è certo un uomo che vive i nostri giorni, ma che continua a coinvolgere in un modo sempre nuovo le generazioni anche attuali.

Qual è la forza dello scoutismo?

La bellezza di vivere un percorso che ti aiuta a riscoprire te stesso; che alimenta la capacità di ritrovare te stesso in un cammino che non nasce come un cammino puramente cristiano, ma sicuramente con una ricerca di Dio fonte di ogni nostra attività. In Italia, a differenza di quanto avviane in altri paesi, vi è una caratterizzazione cattolica del movimento, presente già nella denominazione dell’associazione: Associazione guide scouts cattolici italiani.

Come mai lo scoutismo in Italia ha questa connotazione e quanto questa consente ai ragazzi di oggi di percepire i valori ella fede?

Sicuramente quella proposta dall’Agesci è una modalità diversa di vivere un percorso di fede. Non possiamo dire che tutti i nostri ragazzi sono dei ferventi cristiani, così come anche tanti dei nostri capi, perché c’è un’esperienza di fede vissuta all’interno di quello che papa Francesco inserirebbe nell’enciclica “Laudato si’”: nel rapporto rapporto con il creato e la bellezza di quanto ci è intorno. Il vivere il contatto con la natura, che è il perno dello scoutismo e forse la chiave per poter scorgere quella presenza di Dio che tante volte, in un cammino di fede vissuto nelle nostre città, dove siano circondati solo da palazzi a abbiamo spesso la difficoltà di alzare gli occhi verso un tramonto, verso un’alba o verso un cielo stellato, diventa difficile. Invece nei nostri campi il contatto con il creato diventa lo splendore del “buonanotte”, forse la chiave giusta per poter scoprire quel Dio che è presente in ogni cosa intorno a noi.

Questo incarico comporterà un ulteriore impegno per lei.

Sicuramente sì. Io però ho premesso, dando il mio consenso a rendermi disponibile, che sicuramente la mia priorità è la parrocchia, la comunità che servo, ma sicuramente svolgerò in pieno questo servizio che mi è chiesto. Ho la fortuna, in questo senso, di avere, per quest’anno, la provvidenziale presenza in parrocchia di don Marco Morrone. Io ho potuto dire il mio sì avendo la certezza della presenza accanto a me di una persona che sicuramente mi consentirà di potermi allontanare quando sarà necessario.

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Cultura popolare

Domenica 23, un laboratorio di pizzica tarantina

21 Ott 2022

L’associzione turistica Pro Loco di Taranto ha organizzato per domenica 23 ottobre, dalle 19.30 alle 20.30, nella Galleria comunale di Taranto (piazza Castello) un laboratorio di ‘pizzica tarantina’ a cura della maestra Cinzia Pizzo.
Il laboratorio è rivolto a tutti, neofiti e appassionati che vogliano perfezionarsi e comprendere la conoscenza storica e tradizionale della pizzica, i suoi passi, le movenze, i simboli, le coreografie, la danza di coppia e il suo linguaggio.
Gli organizzatori consigliano l’uso di scarpe comode, gonna e foulard. L’ingresso e libero
Per info e prenotazioni: 3899935679
Nata a Taranto, Cinzia Pizzo è ricercatrice di tradizione e cultura popolare dell’area jonica, danzatrice ed insegnante di balli popolari.
Il suo lavoro inizia nel 1992 con un progetto di musica popolare che spazia su tutta l’area meridionale. Di lì a breve inizierà la sua ricerca sul campo, mai interrotta, protesa a valorizzare il patrimonio tradizionale di Taranto e provincia con particolare attenzione sul capoluogo jonico.
La danza popolare entra nella sua vita nei primi anni del terzo millennio, nasce così una passione che l’accompagna ancora oggi e che diventa subito motivo di studio e condivisione.
Storia e tradizione tarantina i punti fondamentali del suo impegno. Intenso il suo lavoro di ricerca, su usi, costumi e musica tradizionale nonché cantatrice popolare.
Notevole il suo lavoro sul Tarantismo tarantino, una lunga serie di interviste rivolte agli anziani della città, le ha reso possibile, una ricostruzione precisa ed efficace dei rituali esclusivi del luogo.
Diffonde con passione i risultati della sua opera sul campo, in rete con altri operatori ed importanti studiosi locali. Collabora attivamente, in perfetta sintonia con il panorama culturale cittadino, alla restituzione di quella centralità negata per decenni alla città di Taranto, relativa al fenomeno del tarantismo.
La Pizzica Pizzica, ballata secondo lo stile tipicamente tarantino, è uno dei risultati importanti della sua ricerca sul campo ed è materia di insegnamento nei suoi corsi e nei suoi stage di danze popolari. Il repertorio musicale, legato al tarantismo del capoluogo jonico, completa il panorama delle sue ricerche; insieme alla danza è parte integrante dei suoi spettacoli di cultura tarantina, lavori che realizza insieme a Tarantinìdion aps di cui è fondatrice.

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Vita sociale

Imparare l’affido: 4 incontri online a cura dell’associazione GenitoriAmo

21 Ott 2022

Riparte il percorso informativo-formativo “Affido ne vale la pena!” a cura dell’associazione GenitoriAmo ets di Taranto.

Si sviluppa su 4 incontri on line con esperti e famiglie affidatarie per conoscere le varie forme di affido e solidarietà familiare, nell’ambito del Progetto “Una famiglia grande 2 Case“. Gli incontri sono gratuiti e sono aperti a persone di ogni età, single o coppie, con o senza figli.

Il prossimo incontro si svolgerà on line il 24 ottobre 2022 dalle ore 18,00 alle 19,30 su piattaforma meet dal titolo: Affido e Adozione: quali le differenze?

È dedicato a chi vuole anche solo conoscere l’affido, ad approfondire le differenze tra affido e adozione e per conoscere meglio la normativa che lo regola.

Cos’è l’affido familiare e quali le differenze con l’adozione? Qual è la normativa? Sono single: posso accogliere in affidamento un minore? Quali sono i bisogni del bambino in affido? E la famiglia di origine? Questi e altri temi affronteremo nei nostri incontri.

Il percorso mira a fornire ai partecipanti informazioni relative all’affidamento familiare, guidandoli ad una  realistica e responsabile consapevolezza rispetto alla disponibilità ad accogliere bambini e bambine, ragazzi e ragazze, diventando per loro “una famiglia in più”.

Focus degli incontri è creare momenti di approfondimento sugli argomenti che emergeranno dal confronto tra i partecipanti e momenti di ascolto e scambio di esperienze con le famiglie che hanno già compiuto il percorso.

Al termine del percorso chi vorrà, potrà porre la propria disponibilità al Servizio Affido territoriale come aspirante affidatario.

Partecipare è semplice: basta contattare GenitoriAmo ets e sarà inviato il link per il collegamento.

Per info e adesioni (solo attraverso whatsapp): 3313886788

oppure si può inviare una e-mail a genitoriamota@gmail.com

L’aps GenitoriAmo è un ente di terzo settore. Grazie al  volontariato, all’impegno  e alla passione di esperti e famiglie,  da più di  10 anni ci  impegniamo sui temi dell’adozione , dell’affido,  e della genitorialità convinti dell’importanza dell’associazionismo familiare e della vicinanza tra famiglie.

“Se una società si interessa dei propri bambini, deve prendersi cura anche dei loro genitori”  J.Bowlby

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Diocesi

“Di me sarete testimoni”: la veglia missionaria diocesana, sabato 22

foto G: Leva
21 Ott 2022

Sabato 22 ottobre, nella parrocchia Sacro Cuore in via Dante a Taranto, l’Ufficio/Centro missionario diocesano organizza la veglia missionaria diocesana, come ogni anno, alla vigilia della Giornata missionaria mondiale.

Tema dell’anno: “Di me sarete testimoni”. Ci saranno preghiere e testimonianze missionarie su cui riflettere per una missionarietà più partecipe, vissuta nella consapevolezza del mandato missionario che coinvolge ogni singolo cristiano e le comunità di cui si fa parte.

Programma: alle ore  17,30  la veglia missionaria;

                         alle ore  18,30 la santa messa

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Ecclesia

Don Andrea Mortato nominato assistente regionale dell’Agesci

21 Ott 2022

La Conferenza episcopale pugliese, nella sessione ordinaria del 7 ottobre 2022, avuto il nulla osta dall’arcivescovo mons. Filippo Santoro, ha nominato – per il quadriennio 2022-2026 – don Andrea Mortato, parroco della SS. Crocifisso di Taranto, assistente ecclesiastico regionale dell’Agesci di Puglia.

A don Andrea l’augurio di svolgere il servizio che gli viene affidato con passione e generosa dedizione,  aiutando tutti a camminare alla sequela di Gesù maestro, nella fedeltà ai valori del Vangelo.

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Emergenze sociali

Siria: Unicef ha consegnato aiuti salvavita per fermare l’epidemia di colera

foto Sir/Marco Calvarese)
21 Ott 2022

I casi di diarrea acquosa acuta segnalati in Siria hanno superato i 20.000 e sono stati rilevati in tutti i governatorati. È quanto rende noto l’Unicef che questa settimana ha consegnato nel Paese, in guerra dal 2011, aiuti sanitari, idrici e igienici salvavita per intensificare gli sforzi volti a fermare l’epidemia di colera. Le forniture comprendevano kit per la diarrea acquosa acuta, per sostenere le strutture sanitarie e le comunità nel trattamento di 36.000 casi di diarrea acquosa acuta moderata e grave, e compresse, per aiutare 350.000 persone a purificare l’acqua per le loro esigenze domestiche. “Ogni giorno è importante”, ha dichiarato il rappresentante dell’Unicef in Siria, Bo Viktor Nylund. “I nostri team stanno lavorando instancabilmente, insieme ai partner, per potenziare la risposta. I nostri sforzi si concentrano sul rifornimento e la distribuzione di forniture sanitarie, idriche e igieniche salvavita, sull’accesso all’acqua sicura e pulita, sul coinvolgimento delle comunità e sulla condivisione di informazioni per aumentare la consapevolezza su come mantenere al sicuro i bambini e le loro famiglie”. Con il diffondersi dell’epidemia, vengono minacciati anche la salute e il benessere dei bambini. Da quando l’epidemia è stata dichiarata il 10 settembre 2022, l’Unicef ha distribuito 60 kit contro la diarrea acquosa acuta nei governatorati più colpiti per supportare il trattamento nelle strutture sanitarie e a livello comunitario. Nelle ultime due settimane sono state distribuite 408 tonnellate di ipoclorito di sodio per aumentare i dosaggi e la concentrazione di cloro al fine di prevenire e contenere la diffusione della malattia, in particolare nelle comunità fragili e altamente vulnerabili, garantendo a 10 milioni di persone in tutto il Paese l’accesso ad acqua sicura e pulita.

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