Ladri nella biblioteca Marco Motolese: un furto che colpisce tutta la comunità
Non si aspettava di certo che la “sua” biblioteca messa su in tanti anni di assiduo lavoro di volontariato, al servizio del quartiere Tamburi e di tutta la città, sarebbe stata oggetto dell’attenzione dei ladri e per questo vuole fermamente credere che i ladri, che hanno portato via il computer, alcuni mobili e suppellettili e una stufa, siano venuti da “fuori”. Ma anche se così fosse il gesto esecrando non cambia molto la sostanza delle cose. La biblioteca Marco Motolese, che Carmen Galluzzo Motolese, già consigliera comunale, docente e operatrice culturale, ha voluto creare con l’omonima associazione in un quartiere difficile come Tamburi, è da anni un presidio sociale e culturale. Coraggiosamente si batte per promuovere l’attenzione al territorio e ha raccolto oltre 20.000 volumi che sono a disposizione di tutti, ma quotidianamente svolge attività di promozione e di informazione.
I ladri che sono penetrati dall’esterno, forzando una finestra, non hanno toccato i libri. Un disinteresse significativo, una sorta di provocazione al contrario. Hanno portato via ciò che potevano smerciare in fretta o utilizzare direttamente, e certamente con i libri non hanno grande familiarità. Più che il danno economico della refurtiva (pur consistente), colpisce l’arroganza di un gesto che diventa simbolico di una violenza che non risparmia chi si batte per il progresso e la promozione umana. Del resto i meno giovani ricorderanno come, proprio ai Tamburi, anni fa venne completamente rasa al suolo un’altra struttura culturale realizzata dal Comune di Taranto quasi a rappresentare il rifiuto di presidi della legalità in un quartiere che fu al centro, come altri quartieri periferici, di una faida sanguinosa nella malavita locale.
Ma non vorremmo che tanti episodi di violenza che si stanno registrando in città negli ultimi giorni, come l’atto vandalico di una baby gang nei confronti di un bus urbano o i danneggiamenti ad auto di carabinieri fossero segnali di una ripresa di quella microcriminalità che, negli anni Ottanta, fu il terreno di coltura della nuove bande che sconvolsero la vita cittadina nel decennio successivo. È necessario intervenire, evidentemente, per prevenire lo sviluppo di una cultura della violenza, alimentata anche dall’indebolimento dei presidi democratici (a cominciare della scuola, sempre più marginalizzata), di un indebolimento dei principi di convivenza che coinvolge tutto il mondo ma sicuramente anche il nostro Paese, e che ha molte forme di manifestazione, e cresce nell’esaltazione delle differenze e nel disagio. Lo hanno sottolineato in questi giorni, anche il procuratore minorile, Antonella Montanaro, e l’assessore ai Servizi sociali, Luana Riso.
Carmen Galluzzo ora rivolge un appello alla comunità: “ho donato lavoro e volontariato, ho dedicato al quartiere Tamburi la mia vita credendo di poter sostenere i ragazzi nella loro crescita, non solo culturale, ma soprattutto quella umana e ricca di valori. Malgrado questo duro colpo, resisteremo e continueremo a lottare per un altro mondo. E ci sentiremmo più forti se potessimo sentire una solidarietà della comunità che ci permetterebbe di avere un riconoscimento per andare avanti nel nostro lavoro culturale militante. Per ricomperare ciò che ci hanno tolto serve l’appoggio tutti. Per questo chiediamo alla nostra comunità ai nostri sostenitori a coloro che credono nel nostro lavoro un sostegno. Grazie alla vostra solidarietà potremmo trasformare un momento di debolezza in un momento di forza superando in poco tempo i danni subiti ricomprando quanto ci è stato rubato”.