Ex Ilva: il Governo dà solo assicurazioni ma per ora si sciopera ancora
Se un dato incoraggiante lo ha fornito l’incontro svoltosi al ministero per le Imprese e il Made in Italy è tutto nella disponibilità mostrata dal governo, ed espressa nell’incontro con le segreterie nazionali di Fio, Fiom e Uilm dal ministro Adolfo Urso. Acciaierie d’Italia, infatti, non si è presentata e tutto è stato rimandato a un nuovo incontro e così si è deciso di tornare a scioperare. Siamo, ancora una volta, alle dichiarazioni d’intenti e alle belle parole ma, di fatto, a dieci anni dal “caso Ilva”, non si fa che accumulare una lunga serie di errori e di battute a vuoto. Un grave errore, e su questo giornale lo abbiamo scritto sin dal primo momento, è stata la vendita dell’azienda, per altro a una cordata capeggiata da un imprenditore indiano che non brilla, a livello internazionale, per la tenuta degli impianti e la gestione delle maestranze, ma anche per i giochi di prestigio equilibristici che compie con insediamenti e quote di produzione. Una volta che ci si è resi conto di questa situazione, si è corsi ai ripari realizzando una nuova azienda le cui maggioranza dovrebbe passare nelle mani pubbliche, il che non avviene ancora per una serie di ostacoli e ritardi procedurali e giudiziari. E così Acciaierie d’Italia, che è la nuova azienda che nasce dalle ceneri di Ilva, nonostante i nuovi cospicui stanziamenti decisi dal governo, in attesa delle misure idonee all’acquisizione e all’avvio della ambientalizzazione, continua con le politiche di tagli invece di puntare alla ripresa, così come aveva assicurato anche il governo Draghi.
“L’incontro al ministero per le Imprese e il Made in Italy, – si legge infatti in una nota congiunta – se ha consentito di verificare rinnovata una disponibilità del governo a considerare la vertenza di Acciaierie d’Italia centrale e strategica per l’insieme dell’industria manifatturiera in Italia, non ha però consentito di fare concreti passi avanti per quanto riguarda il merito delle questioni aperte, non fosse altro per l’assenza dell’azienda al tavolo”.
Per queste ragioni le segreterie nazionali di Fim, Fiom, Uilm hanno deciso di proclamare per lunedì 21 novembre uno sciopero generale in tutti gli stabilimenti del gruppo di 4 ore, la cui gestione è demandata alle RSU e alle strutture territoriali di riferimento, a sostegno delle proposte e rivendicazioni che così sono elencate: “lo Stato acquisisca il controllo e la gestione degli impianti nazionalizzando o diventando socio di maggioranza, rinegoziando l’accordo che prevede la transizione dei nuovi assetti societari al 2024, stabilendo e vincolando l’utilizzo dei fondi e la loro destinazione; Acciaierie d’Italia ritiri il provvedimento di taglio degli ordini e delle commesse delle imprese dell’indotto; il Governo sia garante di un riequilibrio delle relazioni sindacali all’interno del Gruppo ADI oggi assenti; il Governo costituisca un tavolo permanente con tutti i soggetti interessati per garantire la risalita produttiva e la rinegoziazione del mancato accordo sulla cassa integrazione straordinaria; sia confermata da parte del Ministero del Lavoro, l’integrazione al reddito per i lavoratori Ilva in A.S; siano garantire le condizioni di salute e sicurezza in tutti gli stabilimenti”.