17 dicembre: “pensieri sparsi sul Natale”
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17 dicembre
Pensieri sparsi
Ai messaggi della pubblicità bisogna sempre fare attenzione perché un po’ di verità la dicono comunque. È vero che l’intento dei pubblicitari risiede in ultima analisi nel farci calare le mani in tasca così da acquistare qualcosa, ma lo fa in virtù dei nostri bisogni, indipendentemente siano veri, presunti o creati ad hoc. Sono in commercio dei discutibili calendari d’Avvento contenenti cioccolatini, snack e ovetti, già diffusi ma per la circostanza nascosti in cellette di cartone per segnare l’attesa del Natale. Qualcuno confeziona i calendari proponendo bottiglie di birra da degustare oppure con una sorta di caccia al tesoro. Tutto fa parte del grande circo natalizio: ammazzare il tempo, diventare per forza più buoni, la corsa dei regali. Il Natale è un dovere di massa! Non è che noi parroci (me per primo) siamo da meno. Elfi, babbi Natale, befane, fanno parte del corredo del periodo, insieme ad alberi e ad altre trovate per tenere l’audience della nostra piccola azienda di intrattenimento che vogliamo appaia comunità.
Il bandolo della matassa
Prima che il Natale si trasformi solo in dipendenza, frustrazione, intensa malinconia, prima di ritrovarci in stupidi pigiami rossi con renne stampate, l’Avvento dovrebbe servire ai cattolici per dare cittadinanza ai bisogni interiori, a ciò che manca davvero, perché se hai tutto sei fermo e se sei fermo sei morto! E non c’è molta differenza con la stragrande maggioranza di chi si incammina verso il Natale semplicemente perché sale sulla sua giostra.
Intanto la Chiesa oggi canta:
O sapienza che esci dalla bocca dell’Altissimo,
ti estendi ai confini del mondo
e tutto disponi con soavità e con forza
vieni ad insegnarci la via della saggezza.
O Sapienza!
La invochiamo come il sapore, il sale della nostra esistenza.
Se qualcuno avrà fatto l’esperienza del Covid prima maniera, avrà sperimentato l’assenza dei sapori.
Non gustare è rattristarsi, non gustare è vivere nel grigiore.
Evidentemente non abbiamo bisogno di questo o di quello, abbiamo bisogno del sapore per accogliere questo o quello.
O Sapienza dona sapidità alla mia vita!
Donami il gusto ma anche il disgusto per tutto ciò che non mi rende vivo. Convincimi. Con soavità e forza.