Lunedì 16, il secondo incontro del corso di formazione su “Popolo di Dio e Fraternità dei Popoli”
L’ufficio diocesano Cultura ha avviato le attività pastorali per l’anno 2022-2023: il primo appuntamento è stato sul Popolarismo di papa Francesco
L’ufficio diocesano Cultura ha avviato le attività pastorali per l’anno 2022-2023, dando inizio a un corso di formazione sul tema: “Popolo di Dio e Fraternità dei Popoli”: dal Concilio Vaticano II a papa Francesco. L’argomento sarà trattato nel corso di sette incontri, che si svolgeranno durante tutto quest’anno pastorale.
Il paragrafo 220 della esortazione apostolica “Evangelii Gaudium” sintetizza il percorso proposto: In ogni nazione, gli abitanti sviluppano la dimensione sociale della loro vita configurandosi come cittadini responsabili in seno ad un popolo, non come massa trascinata dalle forze dominanti. (…) Ma diventare un popolo è qualcosa di più, e richiede un costante processo nel quale ogni nuova generazione si vede coinvolta.
Il primo appuntamento sul tema “Il Popolarismo di papa Francesco” si è svolto lunedì 5 dicembre 2022, alle ore 18, nella parrocchia S. Roberto Bellarmino. Gli incontri sono curati da don Antonio Rubino, vicario episcopale per la Cultura, e sono guidati dal prof. Lino Prenna, docente universitario.
L’obiettivo del primo incontro è stato quello di spiegare perché è possibile definire il sistema culturale di papa Francesco con il termine “popolarismo”. Come ha ricordato il prof. Prenna: “Tutto ciò che papa Francesco pensa della storia, della vita, del mondo e della chiesa scaturisce dalla nozione di popolo. In un’intervista che papa Francesco ha rilasciato alla stampa nell’agosto del 2019, al giornalista che gli ha chiesto cosa pensasse del popolarismo, il pontefice ha risposto di non poter definire nettamente questo concetto, ma di averlo approfondito durante i suoi studi teologici”.
Il prof. Prenna ha, dunque, precisato: “Si tratta della teologia del popolo, un versante della teologia della liberazione elaborata in America latina. Sul piano politico, la teologia della liberazione sviluppa l’idea del riscatto sociale; la teologia del popolo, invece, trasferisce tali istanze politiche sul piano pastorale e diviene il modo di pensare Dio a partire dal popolo. Il Concilio ha detto, infatti, che non è possibile conoscere pienamente Dio se non si conosce bene l’uomo”.
Il popolo non è la massa: la dignità di popolo è propria del popolarismo, la condizione di massa caratterizza il populismo. Nell’enciclica “Fratelli Tutti”, il paragrafo 157 spiega questa differenza: È molto difficile progettare qualcosa di grande a lungo termine se non si ottiene che diventi un sogno collettivo. Tutto ciò trova espressione nel sostantivo “popolo” e nell’aggettivo “popolare”. Se non li si includesse – insieme ad una solida critica della demagogia – si rinuncerebbe a un aspetto fondamentale della realtà sociale. E più avanti il numero 158 aggiunge: Il servizio che prestano (si riferisce ai leader popolari, cioè ai politici), aggregando e guidando, può essere la base per un progetto duraturo di trasformazione e di crescita, che implica anche la capacità di cedere il posto ad altri nella ricerca del bene comune. Ma esso degenera in insano populismo quando si muta nell’abilità di qualcuno di attrarre consenso allo scopo di strumentalizzare politicamente la cultura del popolo, sotto qualunque segno ideologico, al servizio del proprio progetto personale e della propria permanenza al potere.
Il prof. Prenna ha continuato, passando in rassegna gli eventi storici che hanno caratterizzato la fondazione del Partito popolare, la vita di don Luigi Sturzo, il rapporto tra i cattolici e la politica e la Questione Romana sino alla firma dei Patti Lateranensi. Egli ha sottolineato: “Se per Sturzo il popolarismo è un sistema politico, che permette di pensare la politica, per Bergoglio esso è un sistema culturale, che ingloba vita, storia, mondo e chiesa”.
Nell’evidenziare l’importanza della pedagogia politica, che ha saputo promuovere l’educazione popolare e nazionale, il prof. Prenna ha affermato: “L’educazione è nazionale nella misura in cui assume il popolo come soggetto, cioè entità alla quale fare riferimento; è popolare nella misura in cui educa all’italianità, cioè al concetto di nazione che sta nascendo”. Si può constatare che Sturzo coglie il momento di riscatto del termine “popolo” dalla sua accezione negativa; il popolo inizia a essere considerato come comunità che continuamente fa la storia.
Il relatore, nel proseguire, ha definito la pietà popolare non come mera manifestazione folkloristica della fede, ma come vera inculturazione popolare della stessa, e ha sottolineato: “La fede che studiamo nella teologia e che celebriamo nella liturgia è la stessa che il popolo vive nella sua quotidianità e rappresenta nei segni che caratterizzano la vita di ogni giorno”.
Il prof. Prenna ha così concluso: “Il popolo, elevato dalla grazia, diventa popolo di Dio, chiesa, comunità civile e comunità religiosa. Il passaggio dalla natura alla grazia, secondo l’accezione della teologia scolastica, è riassunto nell’espressione grazia perficit naturam cioè la grazia perfeziona la natura. Questo passaggio ci porta a parlare della genesi del regno di Dio nel mondo e del popolo come fiume che cammina nella storia, insieme con altri popoli, dentro la stessa umanità”.
Muovendo da queste premesse, il prossimo incontro del corso di formazione tratterà il tema: “Politica e religione: Costruire il popolo”, che si terrà il 16 gennaio, con inizio alle ore 18 e ingresso da via San Roberto Bellarmino. Per qualunque informazione si rimanda al sito dell’ufficio di pastorale della Cultura: