L’arresto di Matteo Messina Denaro “è un segno della presenza di uno Stato-comunità”
L’arresto di Matteo Messina Denaro è “un’ottima notizia sia per l’intero Paese sia per i siciliani che hanno combattuto la mafia e combattono nelle file dell’antimafia sociale ed educativa”. Così don Francesco Fiorino, che ha fondato a Marsala il Centro dei Giusti di Sicilia, uno spazio nato in un bene confiscato e dedicato a chi ha perso la vita nella lotta alla mafia, commenta l’arresto del boss, a 30 anni e un giorno dall’arresto di Totò Riina. “Si tratta di un arresto frutto sia dell’impegno delle forze dell’ordine e della magistratura sia dell’antimafia del quotidiano. Se è stato possibile arrestarlo vuol dire che ci sarà stato qualcuno che ha superato il muro dell’omertà e si sarà aperto, si sarà confidato – osserva il sacerdote –. C’è una sensibilità e una collaborazione con le forze dell’ordine e questo è un risultato dell’antimafia del quotidiano. Come Chiesa è il miracolo del cambiamento interiore che ci sta più a cuore”.
don Francesco Fiorino – ph Sir
Definendo la mafia un “cancro per il nostro Paese” e un “fattore di sottosviluppo sociale”, don Fiorino ricorda “i magistrati e gli esponenti delle forze dell’ordine che hanno lottato perdendo la vita”, “i giusti di Sicilia”. “Come cristiano e prete sono felice di questa notizia, perché è una testimonianza che il bene vince sul male. Non è una vittoria di vendetta ma di giustizia. Chi ha distrutto vite e famiglia deve rendere conto alla giustizia umana”. E, inoltre, don Fiorino indica l’arresto come un “segnale di incoraggiamento a tutti coloro che si impegnano quotidianamente a lottare per la giustizia e per il bene di tutti”. Un “segnale di speranza” per “chi crede nella giustizia e nella dignità dell’uomo”. Ma “è chiaro che l’impegno contro la mafia, che non è più quella stragista, deve continuare nel quotidiano”. “Il nostro compito, come Chiesa, come cristiani, deve essere quello educativo, di educare al rispetto e alla dignità della persona, alla socialità”.
L’arresto di Messina Denaro è anche un “segno di liberazione per la provincia di Trapani”: “Dimostra che chi contrasta la legalità, usa intimidazioni e sfrutta le persone non può avere strada libera – conclude don Fiorino –. È un segno di fiducia per tutte le persone che si impegnano nel sociale a credere che aveva ragione Giovanni Falcone quando diceva che ‘la mafia aveva un inizio e una fine’. È un segno molto forte ai giovani che c’è uno Stato-Comunità che è presente e lavora per migliorare le condizioni di vita. Un incentivo alla classe politica a non ricadere in collusioni che si sono verificate in passato e che hanno contribuito a peggiorare le condizioni sociali”.
Acli: “Una vittoria per lo Stato e per chi si impegna a diffondere la cultura della legalità”
La fine della lunga latitanza di Matteo Messina Denaro è indubbiamente una vittoria per lo Stato che corona un lungo lavoro investigativo e che toglie dalla circolazione un criminale pluricondannato, uno degli ultimi boss della mafia corleonese.
Nello stesso tempo, dobbiamo ricordarci che la vittoria con le armi della giustizia e del codice penale della mafia è solo parziale finché non viene completata dalla capillare diffusione della cultura della legalità nelle menti e nelle coscienze di tutti i cittadini, a partire da quelli che vivono nelle zone a più alta densità mafiosa.
La speranza che tutti i più pericolosi latitanti vengano assicurati quanto prima alla giustizia va di pari passo con quella di far crescere nuove generazioni che siano educate a pensare che vivere onestamente è il miglior modo di vivere, relegando in questo modo la criminalità organizzata nel museo delle peggiori memorie storiche.