Cei: “Nutriamo preoccupazione per la sanità pubblica che sta scivolando verso una sanità di élite”
“Grande preoccupazione” è stata espressa riguardo alla sanità pubblica, che “sta scivolando verso una sanità di élite che rischia di lasciare indietro chi non ha possibilità economiche e dunque è costretto a non curarsi”. L’hanno espressa i vescovi riuniti nel Consiglio permanente della Cei, che si è riunito a Roma dal 23 al 25 gennaio, come riportato dal comunicato finale. “Allo stesso tempo, è stato rilevato il pericolo di un nuovo assistenzialismo che sembra tamponare le emergenze, ma che non risolve i problemi alla radice”. Soffermandosi sul divario tra Nord e Sud, visibile non solo in campo sanitario, i presuli hanno ribadito che “si accentua in relazione al Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr), uno strumento che richiede una grande capacità progettuale e che fatica, pertanto, ad essere a servizio di tutti, soprattutto delle regioni del Mezzogiorno”. Nel guardare alla situazione del Paese, accanto agli aspetti positivi di alcuni recenti provvedimenti legislativi, i vescovi hanno evidenziato la persistenza di vecchie e nuove povertà. Riprendendo le parole del cardinale presidente, i vescovi hanno sottolineato che “il fenomeno migratorio va compreso e trattato con responsabilità e umanesimo perché ‘è una realtà del nostro mondo globale, da non gestire con paura e come un’emergenza, ma come un’opportunità’”. “Nel contesto sociopolitico, la creatività della Chiesa può diventare una chance per l’intero Paese grazie alla capacità di generare non solo la partecipazione ecclesiale, ma anche quella democratica”. Per il Consiglio permanente è fondamentale, a questo proposito, il rilancio del laicato, sia nella sua forma associata che in quella non aggregata, e la valorizzazione dei corpi intermedi. “L’esigenza di una Chiesa aperta, coraggiosa e quindi profetica non può prescindere da un percorso di conversione che permetta di approfondire la vita evangelica e appagare così il desiderio di un’autentica spiritualità. La riduzione della frequenza alla Messa domenicale diventa allora un’esortazione a riflettere sulla liturgia, l’iniziazione cristiana e alcune proposte catechetiche ormai poco funzionali. Anche in questo ambito la creatività si presenta come un ottimo viatico, specialmente se arricchita dalla dimensione della sinodalità”.