Maria Carmone racconta in un libro autobiografico il suo amore per la vita
L’eccezionalità della normalità. Si potrebbe condensare in questo assunto il senso stesso del libro che Maria Carmone ha dato alle stampe con un titolo che più esplicativo non si poteva: “Settanta”. Il numero descrive la sua età e lei, almeno letterariamente, la considera un traguardo, un punto di osservazione dal quale si può guardare la vita che è ormai alle spalle ma trarre ancora auspici e indicazioni per il futuro che ancora si apre davanti a lei. E a tutti coloro che fanno la sua vita, poiché questo suo libro è un’autobiografica che per forza di cose diventa corale, così come corale è la memoria di chi abbia la sensibilità di conservare, accumulare nella propria mente e nella propria anima i volti, le voci, le emozioni, le sensazioni, persino i dialoghi sui quali è stata costruita la propria vita.
Maria Carmone, molti la conoscono, è un’insegnante ora in pensione, di religione prima, di metodologie operative poi, fervente credenti che ha vissuto e continua a vivere la propria fede all’interno della chiesa, con un impegno specifico con la comunità dei Servi della sofferenza, istituiti a San Giorgio Jonico da don Pierino Galeone, come lei devoto di san Pio da Pietrelcina, del quale è stato ed è uno dei fautori più assidui e noti.
Quello che stupisce di Maria Carmone è la capacità di ricordare e di affiancare a ogni ricordo un viso, una storia e una sensazione netta, come se avesse avuto con sé, durante lo svolgersi della sua vita, sempre per le mani un diario sul quale andava annotando i nomi,le date, i fatti, più o meno importanti, i luoghi nei quali si svolgevano e poter disporre, così, di un resoconto affidabile e realistico. Ma è evidente che quel diario intimo l’autrice lo porta scritto indelebilmente dentro si sé. A questo proposito scrive sul suo conto il curatore e critico d’arte Nico Carone: “Maria ha sempre posseduto la straordinaria dote di riuscire a raccontare ogni minimo avvenimento, anche il più banale o quotidiano, come se si trattasse di un accadimento straordinario, regalando ai presenti una gustosissima narrazione dove la sapiente scelta degli aggettivi e la dovizia dei dettagli impreziosiscono la storia a trasformarla appunto in qualcosa di splendido”. E poi conclude “…la vita di Maria è davvero splendida, dal momento in cui non solo risulta tale ai suoi occhi, ma grazie alla sua personalissima fabulazione diventa una fantastica avventura nella quale ognuno di noi viene coinvolto, fino a desiderare di farne parte”.
Proprio così, l’autrice cita, nel suo racconto, tutti coloro che ha conosciuto, frequentato, amato, ma anche solo affiancato per un tratto della sua vita: i compagni di scuola, i parenti, i vicini di casa e coinquilini, che nomina a uno a uno, i capi d’istituto con i quali ha lavorato, gli amici della parrocchia, i sacerdoti e, naturalmente, padre Pio che un ruolo determinante e centrale ha nella sua vita e nella sua fede cristiana. Racconta i suoi pellegrinaggi giovanili, i suoi incontri attraverso la sua comunità e don Pierino con il frate santo di Pietrelcina, alla luce del suo insegnamento inanella una serie di esperienze in parrocchia, nei Servi della sofferenza, nelle altre associazioni di volontariato per le quali presta la sua opera. Questo ottimismo della ragione “spirituale” l’accompagna durante la vita e le fa superare i momenti di difficoltà, gli ostacoli che nella vita di ognuno di noi si frappongono sempre alla nostra tranquillità, alle nostre scelte. Il bilancio dei suoi settant’anni, così, è per lei pienamente positivo e vuole essere una sollecitazione e uno stimolo per tutti.
Ma molti sono gli interventi, le testimonianza e le postfazioni che compaiono nel libro o sulla sovraccopertina, a conferma dell’attenzione che il suo scritto ha suscitato ancora prima di andare in stampa per i tipi della Giuseppe Laterza di Bari. Le testimonianze presenti sul libro, che l’autrice dedica ai suoi amati genitori, sono quelle del giudice Augusto Bruschi, che si dichiara “coinvolto d uno scritto di “vita colorata” da Dio e dall’uomo”, di Angelo Conte, suo collega di insegnamento, che firma la prefazione, di Ornella Saracino secondo la quale “è un libro che merita di essere letto in ogni sua sfumatura”.