Giornata della Memoria: il monito del prefetto Demetrio Martino
Dopo due anni di stop a causa della pandemia, anche le istituzioni locali tornano a celebrare la Giornata della Memoria. Questa mattina il prefetto di Taranto Demetrio Martino ha consegnato la Medaglia d’Onore concessa dal Presidente della Repubblica alla figlia di Giuseppe Angelini, deportato in un lager nazista durante il secondo conflitto mondiale. Un momento toccante che si è inserito nel programma che ha visto protagonisti un centinaio di studenti provenienti da istituti di Taranto e provincia (liceo Archita, liceo Battaglini, liceo Artistico Calò di Grottaglie, liceo Vittorino da Feltre, liceo Tito Livio di Martina Franca, istituto alberghiero Mediterraneo di Pulsano, istituto alberghiero Elsa Morante di Crispiano e poi le scuole Archimede, Cabrini, Einaudi di Manduria, Liside, Mondelli di Massafra, Pacinotti, Righi). Nel corso della mattinata spazio al dibattito, con Stefano Vinci, Docente di Storia del Diritto italiano del Dipartimento Jonico dell’Università degli studi di Bari Aldo Moro, che insieme ai ragazzi ha parlato della Shoah in Puglia . Sono state anche esposte, per l’occasione, opere pittoriche a tema realizzate dagli allievi del locale liceo artistico Calò di Taranto ed eseguiti brani musicali a cura dei musicisti allievi del liceo Archita. «Oggi, dopo due anni di pandemia, riprendiamo le celebrazioni di una tappa annuale – ha commentato il prefetto con i giornalisti- una data importante con cui noi proponiamo a tutta la comunità tarantina, istituzioni, adulti, ragazzi, di aderire insieme ad un patto che quello di comportarsi nel quotidiano in modo da impedire che crescano rigurgiti di antisemitismo e odio razziale nella nostra terra. Non è solo un servizio di memoria sull’Olocausto, che come sapete è un obbligo di legge, ma è un modo per rinnovare questo impegno in nome della memoria di quelli che hanno perso la vita in quegli anni maledetti; è un modo per rinnovare le basi per una società più giusta, libera, in cui tutti difendono i più deboli. Ci dispiace non poter avere più la presenza dell’insignito ma la consegna della medaglia alla figlia e anche questo è un monito per noi e le future generazioni. Dobbiamo avere la consapevolezza che quello che è accaduto è reale, è che l’uomo è capace di cadere in questo baratro e allora dobbiamo far crescere il nostro sistema immunitario sociale per cui sia cosa viva davvero quel “mai più” che diciamo».