Gioia e speranza animano i congolesi alla vigilia dell’arrivo di papa Francesco. Martedì 31 gennaio è iniziato il 40° viaggio apostolico di Bergoglio, secondo pontefice a recarsi nello Stato dell’Africa centrale già visitato da San Giovanni Paolo II nel 1980 e nel 1985. Francesco soggiornerà fino al 3 febbraio a Kinshasa, capitale e città più grande della Repubblica democratica del Congo, per poi proseguire il viaggio in Sud Sudan, dove non è stato nessun altro papa e dove rimarrà fino al 5 febbraio.
In Congo non c’è fermento solo per le strade della Capitale, dove “tutti si danno un gran daffare per accogliere al meglio Francesco”. In tutte le 48 circoscrizioni ecclesiastiche del Paese ci si organizza per seguire, seppur da “remoto”, i momenti salienti della visita. Come a Kisangani, tra le città più popolose della Repubblica.
Don Dieudonné Kambale Kasika, responsabile della pastorale universitaria, parroco della parrocchia universitaria Saint Esprit e incaricato della comunicazione per l’arcidiocesi di Kisangani – il cui arcivescovo, Marcel Utembi Tapa, è anche presidente della Conferenza episcopale del Congo -, spiega che da settimane c’è aria di festa. “Governanti, politici, cittadini comuni, fedeli cattolici e non, musulmani, non vedono l’ora che arrivi martedì – dice -. Tutti aspettano il papa a braccia aperte. La gioia non è visibile solo sui volti delle persone, è nell’aria, nei discorsi che si fanno per strada”. Il sacerdote non nasconde che in qualcuno c’è anche il timore che “per qualche impedimento dell’ultimo momento la visita possa saltare nuovamente”. Il viaggio apostolico, infatti, era previsto dal 2 al 7 luglio scorsi. Pochi giorni prima, per i problemi al ginocchio, Francesco “con rammarico” fu costretto a posticipare. Per don Dieudonné, i prossimi giorni saranno “importantissimi” per il Congo, da decenni teatro di disordini e violenze in varie parti del Paese. “Il papa desiderava recarsi in Congo già nel 2017 quando il presidente era Joseph Kabila, ma non fu possibile” ricorda il sacerdote. Una visita, quindi, che i congolesi attendono da anni e dalla quale si aspettano “prima di tutto il conforto spirituale di un padre che viene a visitare un popolo verso il quale, in quasi dieci anni di pontificato, ha sempre dimostrato grande affetto e particolare attenzione rivolgendo decine di appelli per la pace”. Non solo. Don Kambale Kasika ricorda anche che due volte, il 1° dicembre 2019 e il 3 luglio scorso, Francesco ha celebrato nella basilica di San Pietro con il rito zairese, dall’ex nome della Repubblica democratica del Congo, con le comunità congolesi di Roma e d’Italia.
“Il suo arrivo nella nostra terra – rimarca don Dieudonné – significa che siamo davvero nel suo cuore. Ci aspettiamo anche un messaggio forte per la pace, un messaggio rivolto al governo e ai gruppi armati perché cessino le violenze. La nostra speranza è che la sua presenza qui possa finalmente portare la pace e la riconciliazione” proprio come recita il motto della visita “Tutti riconciliati in Cristo”. Un appello quanto mai urgente in questo momento dato che a dicembre ci saranno nuove elezioni presidenziali e “al momento – dice il parroco – si è concentrati solo sulle votazioni ma nella parte orientale del Paese la situazione diventa ogni giorno più preoccupante.
Da mesi ci sono forti tensioni e scontri tra Congo e Rwanda. I rispettivi presidenti hanno fatto discorsi che sembravano dichiarazioni di guerra tra le due nazioni. Solo pochi giorni fa un aereo dell’esercito del Congo è stato attaccato. Nella parte est del Paese c’è questo clima di guerra e violenza molto preoccupante con centinaia di profughi in fuga”. In preparazione della visita del papa i congolesi hanno “pregato tanto” utilizzando anche una preghiera scritta e diffusa dai vescovi. “È stata recitata quotidianamente in ogni comunità parrocchiale, religiosa e nelle scuole – afferma don Dieudonné -. Sono state anche raccolte offerte speciali e preparati abiti con il ritratto del papa e il motto della visita”. Mercoledì 1° febbraio, quando a Kinshasa è in programma la messa all’aeroporto di N’dolo, a Kisangani i giovani universitari e gli altri parrocchiani si ritroveranno in chiesa per “seguire la messa in diretta televisiva – conclude don Kambale Kasika -. Rimarremo in un clima di preghiera e di comunione con il papa e con tutti i fedeli che potranno raggiungere Kinshasa”.