Per il cartellone “Periferie”, sabato 4 febbraio al TaTÀ “Darwin inconsolabile (un pezzo per anime in pena)”
E, mentre tutto cade a pezzi, vedere (di nascosto) l’effetto che fa. Per il cartellone “Periferie”, rassegna di teatro, sabato 4 febbraio, alle ore 21 all’Auditorium TaTÀ di Taranto, in via Deledda ai Tamburi, in scena “Darwin inconsolabile (un pezzo per anime in pena)”, scritto e diretto da Lucia Calamaro, con Riccardo Goretti, Gioia Salvatori, Simona Senzacqua, Maria Grazia Sughi, luci Stefano Damasco assistente alla regia Paola Atzeni, coproduzione Sardegna Teatro, CSS Teatro stabile di Innovazione del Friuli Venezia Giulia e Teatro di Roma con il sostegno di Spoleto Festival dei Due Mondi. Durata 95’. Biglietto 12 euro, ridotto 10 euro (under 30 e over 65): prenotazioni fino al giorno antecedente lo spettacolo esclusivamente al numero 366.3473430 attivo anche WhatsApp; acquisto direttamente alla biglietteria nei giorni di lunedì, mercoledì e venerdì (ore 10-13 e 15-18).
C’è una madre anziana, con un passato da artista performativa, che si finge morta per ricevere un po’ di attenzione dai tre figli, sempre occupati, distratti, disamorati, aggressivi e assenti. Come certi animali, che usano questa tecnica per scampare ai predatori, Maria Grazia pratica la tanatosi, simula la morte. Il suo potrebbe esser un monito, un richiamo, un avvertimento, una richiesta, o semplicemente una performance… Ci sono poi Simona, una figlia ostetrica, schiacciata dalla preoccupazione per le nuove generazioni, ambientalista imbranata; Riccardo, un figlio maestro elementare, buonissimo, che si imbatte in un fumoso testo inedito dell’”Origine della specie”, citato da Borges in un’intervista a Bioy Casares; e, infine, Gioia, una figlia in simbiosi con la madre e anche lei artista, che indaga il prospettivismo amazzonico e le teorie dell’interspecie, sentendosi più vicina al mondo vegetale che a quello animale.
«Potrebbe esser un monito, un richiamo, un avvertimento, una metafora. Una madre che simboleggia il pianeta? Forse. Dei figli che simboleggiano noi? Può essere. Ma nessuno, di certo la bontà. Né la colpa. O il destino. Nessuno è vittima. Tutti sono creatura e natura, e hanno le loro strategie di sopravvivenza predatorie come ce le ha un’ape, un radicchio, un riccio di mare, perché “Tutto è gente”. “Tutto è persona”. “Tutto vuole vivere e niente sa più morire», dalle note di regia.
Con la consueta dose di umorismo e tagliente ironia, Lucia Calamaro, una delle autrici internazionali più autorevoli di oggi, porta in scena rapporti familiari guastati dall’indifferenza e dall’egoismo. Ma nell’eccentrica figura dell’anziana e combattiva madre-performer che pratica la tanatosi per ricondurre a sé i figli sembra evocata metaforicamente anche la martoriata Madre-Terra, che fingendosi morta cerca di richiamare, inascoltata, l’attenzione sul suo precario stato di salute. Di qui anche l’‘inconsolabilità” di Darwin, che dà il titolo a una pièce dove l’antropocentrismo viene messo in discussione.
parliamone
Dopo lo spettacolo, nel foyer, la compagnia incontra il pubblico. Modera la giornalista Marina Luzzi, direttrice di Radio Cittadella.