Convegno nazionale del Sovvenire: “Non chiamati a ‘vendere’ ma a comunicare bene il tanto bene che c’è”
“Comunicazioni sociali e social stanno in un rapporto dato per scontato e routinario. Eppure quella congiunzione, collegando i due elementi tra di loro, segnala una sorta di identificazione tra le due realtà, certamente non separabili”. Lo ha detto Vincenzo Corrado, direttore dell’Ufficio nazionale per le Comunicazioni sociali della Cei, intervenendo oggi pomeriggio a Roma alla tavola rotonda “Comunicare il Sovvenire ripartendo dal Territorio”, durante il convegno nazionale su “Il Sovvenire nel Cammino sinodale”. “Le comunicazioni sociali e i social media vanno posti in una sorta di identificazione – ha aggiunto –. In un ambiente digitale, si abbattono i confini, non esiste un codice e un contesto. Tutta la comunicazione è ibridata. E questo ha un impatto sul messaggio”.
Il direttore dell’Ufficio Cei ha evidenziato, inoltre, come “con i nuovi media è saltata la sintonizzazione e tutto è diventato soggettivistico”. E ha messo in guardia: “Prendere coscienza di un ambiente nuovo non significa demonizzarlo”. Quindi, tre le indicazioni: riappropriarci della nostra identità, prima di pensare al messaggio da postare (“Siamo una comunità credente, quella identità dà una forza maggiore al messaggio”); entrare in contatto, che significa stabilire un rapporto (“Conoscendo il territorio, il messaggio avrà un salto di qualità”); la community è un sistema aperto e chiuso (“Noi abbiamo un di più, che è la comunità”). Consapevole dell’importanza per la comunicazione della conoscenza del territorio, Corrado ha invitato a “pensarci come comunità diocesana, ciò valorizza l’azione comunicativa”. Infine, il suggerimento di realizzare incontri settimanali tra i referenti diocesani del Sovvenire e i responsabili delle comunicazioni delle diocesi per “far emergere la forza del vissuto concreto della diocesi”, che “può mostrare quanto di buono, bello e giusto c’è sul nostro territorio”.
“Il primo riferimento per voi sia la testata diocesana. Se ci mettiamo in ascolto sinodale del territorio, possiamo farlo grazie a voi”. Così Mauro Ungaro, presidente della Federazione italiana dei settimanali cattolici (Fisc), si è rivolto ai referenti diocesani del Sovvenire, intervenendo oggi pomeriggio a Roma alla tavola rotonda “Comunicare il Sovvenire ripartendo dal Territorio”, durante il convegno nazionale su “Il Sovvenire nel Cammino sinodale”.
Dopo aver ricordato che “le specificità dei territori sono ricchezza per la comunicazione”, il presidente della Fisc ha allontanato i campanilismi e ha ricordato che “nel tempo della globalizzazione parlare di territorio sembra contradditorio, ma non è così”. “Per noi credenti e giornalisti, il territorio è un luogo teologico”. Continuando a rivolgersi ai referenti diocesani del Sovvenire, Ungaro ha ribadito che “voi conoscete persone, storie e realità”. “A volte c’è paura di raccontare, ma per ogni realtà anche un fatto, una storia ‘piccola’ è fondamentale”. Ricordando che “nessuno nella Chiesa deve sentirsi spettatore, ma parte di una bella famiglia”, ha incoraggiato i referenti a tenere presente nella rubrica del cellulare il numero del direttore della testata diocesana e, dove non c’è, del referente regionale della Fisc.
“Comunione, partecipazione e corresponsabilità sono i cardini della comunicazione legata al Sovvenire”. Lo ha detto Vincenzo Morgante, direttore di Tv2000 e inBlu2000, intervenendo oggi pomeriggio a Roma alla tavola rotonda “Comunicare il Sovvenire ripartendo dal Territorio”, durante il convegno nazionale su “Il Sovvenire nel Cammino sinodale”.
Dopo aver indicato l’etimologia della parola Sovvenire, il direttore di Tv2000 e InBlu2000 ha incoraggiato a recuperare il “fascino della parola Sovvenire, proporre sinonimi più immediati, di carattere multimediale, come foto e filmati”. Mezzi “da non considerare come semplici e trascurabili allegati del comunicato, ma l’ossatura portante, nella forma che trova più eco nei social”. Morgante ha evidenziato, inoltre, come “raccontare il Sovvenire in tv e in radio esiga testi accurati, immagini, una voce di un’opera segno e mailing list e canali social, finestre aperte sul mondo”. “Oltre a immagini e testimone, servono sintesi e immediatezza. Bisogna partire dal fatto che, nel territorio, il referente del Sovvenire deve conoscere la materia da comunicare, avere un target di riferimento – ha osservato –. Occorre continuare a coltivare la propensione al dono e ottenere nuovi donatori attraverso comunione, partecipazione e corresponsabilità, conoscendo le peculiarità del territorio”. Infine, Morgante ha ribadito il come “il rapporto tra il referente del Sovvenire e quello delle comunicazioni sociali debba essere molto stretto, tra chi non è chiamato a ‘vendere’ ma a comunicare bene il tanto bene che c’è”.