L’appello della Comunità di Sant’Egidio al convegno Medì: “Aprire nuovi corridoi umanitari”
Un appello per aprire corridoi umanitari ed evitare nuovi naufragi e rotte mortali per tanti che cercano rifugio. È stato lanciato da Livorno, dove si sono riunite le città del Mediterraneo nel convegno internazionale “Medì”, promosso nel Teatro Goldoni dalla Comunità di Sant’Egidio, con il Comune, il patrocinio e il sostegno della Regione Toscana, la collaborazione della diocesi e di Istoreco.
Andrea Riccardi, storico e fondatore della Comunità di Sant’Egidio, parlando di flussi migratori e ricordando il recente naufragio sulla spiaggia di Cutro ha detto: “La tendenza si deve invertire, ma per questo occorre fare molte e diverse cose: prima di tutto non terrorizzarsi e non gridare all’allarme. Secondo, aumentare i flussi legali e i corridoi umanitari per i rifugiati, anche perché la nostra società ha bisogno dei migranti e della manodopera straniera”. “Quindi non è solo buon cuore, ma anche una nostra necessità”. Infine “non dobbiamo vergognarci di dire che quando qualcuno si perde nel Mediterraneo è un pezzo della nostra anima che se ne va. E questo è italiano, umano e cristiano”. Il giorno dopo la conclusione dei lavori di Medì, nella sala Nervi a Roma, migliaia di persone hanno festeggiato il ritorno alla vita, salvati e salvatori, famiglie, ragazzi, anziani che hanno ricevuto e dato ospitalità. “Quando abbiamo iniziato – ricorda la delegazione livornese che ha curato l’accoglienza di alcune famiglie arrivate con i corridoi umanitari – ci dicevano: i corridoi? Sono una goccia nel mare! Oggi vediamo di quante gocce è fatto il mare, un mare che salva, un mare in cui non si muore ma da cui si rinasce”.