Il convegno organizzato dall’Ufficio diocesano del “Servizio per la tutela dei minori e delle persone vulnerabili
Nella “Lettera al popolo di Dio” del 20 agosto 2018, papa Francesco scriveva: «Se un membro soffre, tutte le membra soffrono insieme» (1 Cor 12,26). Queste parole di San Paolo risuonano con forza nel mio cuore constatando ancora una volta la sofferenza vissuta da molti minori a causa di abusi sessuali, di potere e di coscienza commessi da un numero notevole di chierici e persone consacrate. Un crimine che genera profonde ferite di dolore e di impotenza, anzitutto nelle vittime, ma anche nei loro familiari e nell’intera comunità, siano credenti o non credenti. Il dolore delle vittime e delle loro famiglie è anche il nostro dolore, perciò urge ribadire ancora una volta il nostro impegno per garantire la protezione dei minori e degli adulti in situazione di vulnerabilità”.
Nella lotta contro la dilagante piaga dell’abuso, sempre più diffusa nella società, è particolarmente impegnata tutta la Chiesa sin da quando i sommi pontifici Benedetto XVI e Francesco hanno ingaggiato una fortissima lotta con la pubblicazione di numerosi documenti che, oltre a indicare la gravità del fenomeno, hanno fortemente dato le linee per affrontare questo male che offende gravemente l’umanità e la coscienza di ogni uomo.
Il convegno diocesano, organizzato dall’Ufficio diocesano del “Servizio per la tutela dei minori e delle persone vulnerabili” che si è svolto lo scorso 22 marzo presso la parrocchia Madonna della Fiducia, dal titolo Dall’Ascolto dei feriti alla dinamica dell’abuso, si è proposto di rispondere ai seguenti interrogativi molto importanti: “Qual è la dinamica intrinseca dell’abuso?”; “Perché avviene l’abuso sui minori e sulle persone vulnerabili?”; “Quali sono le ferite che danneggiano gravemente la vittima dell’abuso?”. L’abuso accade sempre all’interno di una relazione asimmetrica tra un adulto e un minore o una persona vulnerabile per struttura psicologica o per una situazione di debolezza e fragilità legata ad un momento della sua vita. Appartiene ad un processo di corruzione e trasformazione dell’autorità legittima in una dinamica perversa di potere, supremazia, dominio, di possesso nei confronti di una o più persone che si trovano in una situazione di vulnerabilità esistenziale e di dipendenza. Ogni abuso avviene sempre all’interno di una relazione di fiducia che si è consolidata nel tempo. Rappresenta la terribile rottura di una relazione in cui una persona si è affidata, progressivamente consegnata e raccontata. Il crimine dell’abuso non accade mai a caso, non è uno stupro improvviso, ma il frutto di una precisa forma di adescamento. Viene da lontano ed è preparato e preceduto da un insieme di atti e di scelte che l’abusante mette in atto nella propria vita, per condizionare, influenzare, controllare e rendere sempre più indifesa la vittima prescelta. Ciò che favorisce e alimenta il movente dell’abuso è il potere che una persona esercita su un’altra sino ad arrivare a schiacciare e umiliare la sua dignità riducendola ad un oggetto di cui potersi servire per gratificare i propri bisogni.
Hanno relazionato all’incontro don Cristian Catacchio, referente diocesano del servizio “Tutela dei minori e persone vulnerabili”; la dott.ssa Angela Valeria Vernaglione, psicologa psicoterapeuta laureata all’università La Sapienza di Roma e specializzata in psicologia clinica all’Università di Bari del dipartimento di salute mentale al servizio di Psicologia clinica come specialista ambulatoriale in psicoterapia dell’area evolutiva adolescenziale e Centro specialistico per la diagnosi e cura del trauma interpersonale dell’Asl di Taranto e dirigente psicologo dedicato agli ascolti protetti di minori (polizia di Stato e procura per i minori); Giuseppe Orlando, vice ispettore della polizia postale e Domenico Visconti, assistente capo coordinatore della polizia postale. Le conclusioni sono state affidate all’arcivescovo mons. Filippo Santoro che ha evidenziato l’attenzione della diocesi di Taranto verso tale piaga.
* referente diocesano del servizio “Tutela dei minori e persone vulnerabili”