Speculazione ed extraprofitti sono la causa di inflazione e povertà
L’inflazione aumenta, gli stipendi no e la distanza tra ricchi e poveri si ingrandisce sempre più, mentre la decisione della Bce di continuare ad aumentare il costo del denaro non fa che aggravare la situazione invece di frenarla. Quello che accade, e che alcuni osservatori più attenti avevano paventato già da tempo e che era molto chiaro dopo la ripresa post-pandemia, è che a far lievitare i prezzi è solo la speculazione. Finalmente ci sono arrivate alcune banche centrali: l’inflazione oggi è provocata in gran parte dagli elevati margini di profitto delle grandi aziende, soprattutto di alcuni settori, che stanno praticando prezzi ben superiori all’aumento dei costi di produzione.
“Un numero sempre maggiori di osservatori economici evidenzia che non siamo di fronte a una spirale prezzi-salari, da contrastare a colpi di aumenti dei tassi d’interesse da parte della Bce, ma di fronte a una spirale prezzi-profitti. A conclusioni simili è parsa approdare di recente anche l’economista tedesca Isabel Schnabel, componente del Comitato esecutivo della Banca centrale europea, con alcune eloquenti dichiarazioni”. A prendere spunto da questa posizione è il senatore M5S Mari Turco: “Sembra sempre più improprio, alla luce di questa messa a fuoco, l’aumento dei tassi da parte dell’Eurotower, che rischia di affossare l’economia reale, spingerla verso la recessione, penalizzare la condizione di famiglie e aziende alle prese con aumenti portentosi delle rate sui prestiti, mettere a rischio lo stesso Pnrr, nella parte attuativa legata allo schema dei partenariati pubblico-privati. Così come appare ingiustificabile l’immobilismo del governo sia sul fronte Ue, sia sul fronte interno, dove non si ravvisano iniziative volte introdurre più efficaci forme di tassazione degli extraprofitti e detassazione sui salari poveri”.
Insomma, si ripete, ancora una volta, in maniera sempre diversa, quanto era già accaduto, a livello speculativo, col passaggio della lira all’euro, quando i settori produttivi e commerciali italiani hanno approfittato per raddoppiare i prezzi, favoriti dalla facilitazione del passaggio di unità di misura, e provocando un accesso di arricchimento da parte delle imprese e del commercio che, avendo tra le mani una quantità di denaro enorme e non riuscendola a valorizzarla, non ha fatto altro che affidarla al sistema creditizio il quale, a sua volta, non sapendo come meglio investire, ha speculato sul mattone provocando la bolla speculativa di inizio millennio. Così ha avviato una fase di divaricazione ormai incontrovertibile tra ricchi e poveri, proprio quando il Sud, attraverso strumenti finanziari come patti territoriali, credito d’onore, credito d’imposta e politiche retributive, aveva recuperato parte del ritardo.
È indispensabile che le forzo politiche e sindacali, e soprattutto le istituzioni, che ultimamente hanno strizzato l’occhio solo alle fasce più ricche, si attivino attraverso una reale politica fiscale che scoraggi l’ondata speculativa che, anche a causa della guerra, sta creando sacche di povertà sempre più grandi.