Ecclesia

Altare della Reposizione nella Chiesa San Domenico

05 Apr 2023

Altare della Reposizione

nella Chiesa San Domenico

a cura della Confraternita Maria Santissima Addolorata e San Domenico

 

Nel repositorio campeggia imponente una grande riproduzione sagomata de la Deposizione nel Sepolcro di Michelangelo Merisi detto il Caravaggio (1571-1610)

In primo piano:

Gesù Cristo morto, appena deposto dalla croce, livido, con la bocca dischiusa, la mano destra che segna con le dita il numero tre – il terzo giorno della risurrezione – e con il dito medio indicante la pietra su cui si fonda la Chiesa. Il suo corpo è privo di vita e a dare maggior realismo a ciò è proprio il braccio che pende senza forze e tutte le sue membra che sembrano sprofondare verso il basso, il cui peso è sorretto con grande fatica da san Giovanni apostolo e Nicodemo.

Nicodemo con indosso una veste color mattone, quasi un abito da lavoro, da facchino, è chinato, sorregge per le gambe con una forte presa il corpo di Cristo. 

In secondo piano, i testimoni storici della morte di Gesù:

San Giovanni evangelista, il discepolo amato, vestito con un mantello rosso e una tunica verde che si confonde con il resto dell’ambiente, con la mano destra circonda le spalle di Cristo per sostenerlo, mentre la sinistra la appoggia sul corpo del defunto, quasi come se stesse pregando. Si trova accanto a Maria: questa contiguità rimanda alle parole che Gesù stesso aveva pronunciato sul Golgota: «Donna, ecco il tuo figlio!» e poi al discepolo: «Ecco la tua madre!» 

Maria Vergine, oramai anziana, segnata dalle rughe, incredula e impietrita un dolore devastante, spalanca le braccia come a voler ricomprendere tutto il corpo del Figlio, come quando era bambino e poteva stringerlo tutto tra le sue braccia, e, nel contempo, accompagnarlo nella tomba dove sta per sparire: un gesto di accoglienza e di separazione insieme. La mano destra è sopra il capo di Cristo e la sinistra, appena intravista sotto il braccio di santa Maria di Cleofa, è sopra i suoi piedi.

Santa Maria Maddalena dai lunghi capelli raccolti in leggere trecce e con il volto chinato, piange silenziosamente, mentre asciuga le sue lacrime in un fazzoletto stretto nel pugno e guarda Cristo, rimanendo senza parole.

Santa Maria di Cleofa, con il viso stravolto dal dolore, alza le braccia e gli occhi al cielo, in un gesto di grande teatralità e altissima tensione drammatica, urlando tutta la sua disperazione. Inoltre, le braccia spalancate ricordano il gesto dell’orante dei primi cristiani che qui appare come una dolorosa meditazione sulla morte di Cristo, e il suo atteggiamento di apertura verso l’alto è un chiaro riferimento alla sua futura resurrezione. 

Pietra del sepolcro, la vera silenziosa protagonista del dipinto. La lastra marmorea, in primo piano, presenta verso lo spettatore il suo spigolo sporgente, acquistando così anche un valore simbolico che allude al Salmo 118 : “La pietra scartata dai costruttori è divenuta testata d’angolo: ecco l’opera del Signore, una meraviglia ai nostri occhi” In questo momento Cristo è la pietra scartata dalla storia. I suoi discepoli lo hanno abbandonato, rinnegato, si sono dispersi. La sua meravigliosa utopia è finita sulla croce e ora si dissolverà per sempre nel sepolcro. Infatti, quando il celebrante, nel momento della consacrazione, eleva l’ostia (“Hoc est enim corpus meum”) essa si trova allineata con il corpo di Cristo e con l’angolo della pietra profetica: il messaggio non può essere così più efficace e più immediatamente comprensibile. 

Tasso barbasso, accanto alla mano di Cristo e alla pietra, è la pianta simbolo di risurrezione: lì dove non c’è vegetazione questa annuncia l’inizio di qualcosa di nuovo, la salvezza dell’uomo.

Pianta del fico, le cui foglie si intravedono appena nel buio dello sfondo, è tradizionalmente considerata simbolo di salvezza e di redenzione.

 

Silenzio Meditativo


Preghiera: Vieni di Notte
(Davide M. Turoldo- Prete/Poeta)

 Vieni di notte, ma nel nostro cuore è sempre notte:

e dunque vieni sempre, Signore.

Vieni in silenzio, noi non sappiamo più cosa dirci:

e dunque vieni sempre, Signore.

Vieni in solitudine, ma ognuno di noi è sempre più solo:

e dunque vieni sempre, Signore.

Vieni figlio della pace, noi ignoriamo cosa sia la pace:

e dunque vieni sempre, Signore.

Vieni a liberarci, noi siamo sempre più schiavi:

e dunque vieni sempre Signore.

Vieni a consolarci, noi siamo sempre più tristi:

e dunque vieni sempre Signore.

Vieni a cercarci, noi siamo sempre più perduti:

e dunque vieni sempre Signore.

Vieni, tu che ci ami,

nessuno è in comunione col fratello

se prima non è con te, o Signore.

Noi siamo tutti lontani, smarriti,

ne sappiamo chi siamo, cosa vogliamo:

vieni, Signore. Vieni sempre, Signore.

Silenzio Adorante

 

“Sulla Croce era nascosta la sola Divinità, nell’Eucaristia è celata anche l’Umanità.

Nell’Eucaristia si rivela, inquietante, il silenzio di Dio. Sulla croce era celata la divinità di Gesù, nel Pane è misteriosamente assente anche la Sua umanità: la Sua vicinanza e la compassione, la solidarietà e il Suo aiuto ai bisogni delle persone. Il “dimenticarsi” dell’uomo da parte di Dio porta il Salmista a formulare una disperata invocazione: “Perché dormi. Signore? Svegliati!” (Sal.43,23). Il dolore e la morte non possono essere l’estuario definitivo della vita umana. Il Padre che “nasconde il suo volto”, abbandonando apparentemente i suoi figli, non tornerà forse a risplendere con la sua fedeltà-amore? Durante la notte si scatena nel mare una grande tempesta e “le onde si rovesciavano sulla barca tanto che ormai era piena”. Gesù dorme… Impossibile dormire con una simile mareggiata. Ma la tempesta non riguarda Gesù. La tempesta coinvolge solo i discepoli “gente di poca fede”. Come Gesù nella barca, l’Eucaristia non parla, non reagisce. Perché? L’abbiamo “mangiata”, assimilata. È… dentro di noi. Fidiamoci della Sua presenza. Lui non parla. Ci nutre e ci sostiene!

San Tommaso d’Aquino

 

Salmo 22

Il Signore è il mio pastore nulla manca ad ogni attesa

in verdissimi prati mi pasce, mi disseta in placide acque.

 

È il ristoro dell’anima mia, in sentieri diritti mi guida

per amore del santo suo nome, dietro a lui mi sento sicuro.

 

Pur se andassi per valle oscura non avrò da temere alcun male;

perché sempre mi sei vicino, mi sostieni col tuo vincastro.

 

Quale mensa per me tu prepari sotto gli occhi dei miei nemici!

E di olio mi ungi il capo: il mio calice è colmo di ebbrezza!

 

Bontà e grazia mi sono compagne quanto dura il mio cammino;

io starò nella casa di Dio lungo tutto il migrare dei giorni.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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