Si è conclusa la nona conferenza nazionale delle persone sordocieche della Lega del filo d’oro
“Avanti con coraggio, oltre ogni umana fragilità”, è questo il titolo della nona Conferenza Nazionale delle Persone Sordocieche promossa dalla Lega del Filo d’Oro, che si è svolta dal 13 al 16 aprile a Tivoli Terme (Rm). Un’importante occasione di incontro e di confronto, che oggi è anche un segnale di ripartenza forte, nonché di ritorno alla vita nella relazione con l’altro dopo il duro stop imposto dalla pandemia che, con le misure di distanziamento, ha fatto vivere una condizione di doppio isolamento alle persone con sordocecità, le quali comunicano prevalentemente con il tatto.
“In questi anni, in cui la pandemia ci ha fatto vivere una condizione di doppio isolamento a causa del blocco dei servizi che permettono la nostra autonomia e del distanziamento sociale che ci ha privati della possibilità di usare il tatto, per noi indispensabile per orientarci e comunicare, ci siamo scoperti ancora più fragili, ma abbiamo compreso che era necessario andare oltre, superando giorno dopo giorno le nostre difficoltà. In questo periodo per noi doppiamente buio e silenzioso, però, non ci è mai mancato il supporto della Lega del Filo d’Oro, che ha saputo riadattare il proprio modello di intervento per non farci mai sentire soli – sottolinea Francesco Mercurio, presidente del Comitato delle persone sordocieche della Fondazione – Questa Conferenza è un’occasione molto importante perché ci permette di ricordare ciò che chiediamo da sempre, ovvero che ci siano riconosciuti gli stessi diritti degli altri e di essere messi nelle condizioni di vivere le nostre vite perseguendo la massima autonomia possibile e partecipando alla vita del Paese. Il coraggio ce lo ha insegnato Sabina Santilli, l’impegno ad andare oltre le difficoltà, oltre ogni umana fragilità, ce lo mettiamo noi. Chiediamo semplicemente di avere tutti gli strumenti necessari per farcela”.
La nona conferenza nazionale delle persone sordocieche, che si sarebbe dovuta svolgere nel 2020 con il titolo “Avanti con coraggio” per rendere omaggio all’insegnamento della fondatrice della Lega del Filo d’Oro Sabina Santilli – il cui motto era “avanti e buon coraggio senza mai tirarsi in indietro” – ha voluto mettere in evidenza la fragilità della condizione umana, che non è solo espressione di chi convive con una disabilità specifica e complessa come la sordocecità, ma che accomuna tutti e, nonostante la quale, bisogna sempre trovare la forza di andare oltre. Da qui il titolo scelto per l’edizione 2023, che ha visto la partecipazione di oltre 70 persone sordocieche seguite dalla Fondazione provenienti da tutta Italia e il coinvolgimento di circa altre 200 persone fra volontari, interpreti e tecnici per le tecnologie assistive.
In Italia, secondo un recente studio Istat – Lega del Filo d’Oro (2023), si stima che le persone con disabilità sensoriali e plurime alla vista e all’udito e contemporaneamente con limitazioni di tipo motorio siano oltre 360mila. Si tratta di una fascia di popolazione spesso invisibile, che rischia di essere confinata nell’isolamento imposto dalla propria disabilità, la cui stima complessiva deve essere però vista verso l’alto, tenendo in considerazione anche i minori al di sotto dei 15 anni, non inclusi nella rilevazione, e le persone che presentano, oltre alla minorazione sensoriale, anche una disabilità intellettiva.
STORIE DI SPERANZA, OLTRE OGNI UMANA FRAGILITÀ
Il focus delle sedute plenarie che hanno animato la Conferenza è stato incentrato su 4 storie di persone sordocieche con età differenti, ognuna delle quali ha raccontato la propria esperienza e la voglia di non arrendersi mai, nonostante le difficoltà imposte dalla propria disabilità. Si tratta di Lucia, Stefano, Patrizia e Ivana che, pur consapevoli della propria fragilità, vanno avanti con coraggio, oltre il buio e il silenzio.
Lucia, osimana di origini calabresi, classe 2000, ha studiato presso l’istituto alberghiero Einstein-Nebbia di Loreto (MC), dove attualmente svolge l’attività di bibliotecaria. Nutre una grande passione per la letteratura e il suo sogno è di lavorare nel mondo dell’editoria. E, mentre sogna, ogni giorno si impegna in prima persona, andando avanti con coraggio per costruire il proprio futuro.
Stefano, classe 1983, di Castel Volturno (CE), è laureato in giurisprudenza. Uomo colto, animato da una grande curiosità, ha intrapreso, a dispetto della propria disabilità, un percorso per diventare giornalista professionista, iscrivendosi alla scuola di giornalismo presso l’Università S. Orsola Benincasa di Napoli, che tutt’ora frequenta. Stefano va avanti con coraggio inseguendo le sue passioni.
Patrizia, classe 1969, di origini straniere, ha sempre vissuto in Italia, più precisamente a Milano. È nata sorda, ma senza problemi apparenti alla vista, che si sono poi manifestati nel corso della vita. Finché ha avuto un buon residuo visivo, Patrizia ha viaggiato molto per il mondo. L’insorgere della cecità le ha sconvolto la vita. Dopo l’iniziale smarrimento non si è persa d’animo: ha sviluppato nuove abilità e approfittando dei tempi vuoti della pandemia ha imparato il Braille. Patrizia non viaggia più fisicamente come una volta, ma non si è fermata e va orgogliosamente avanti con coraggio in cammino per il mondo.
Ivana, classe 1935, è nata a Tagliacozzo, in Abruzzo, ma fin dall’infanzia ha vissuto a Roma, dove ha studiato nel locale istituto per sordi. Autonoma, fiera e determinata, Ivana ha lavorato finché ha potuto, partecipando attivamente alla vita della comunità. Ancora oggi, nonostante lo scorrere degli anni e la vista che cala, Ivana va ancora avanti con coraggio come ha fatto per tutta la sua vita.