Diocesi

Da mercoledì 31, la “Festa del Baglio” in onore di Sant’Egidio

foto Pasquale Reo
31 Mag 2023

di Angelo Diofano

Nel 27.mo anniversario dalla canonizzazione, avvenuta il 2 giugno 1996 in piazza San Pietro, solenni celebrazioni in onore Sant’Egidio si svolgono a cura dei frati francescani minori della parrocchia-convento di San Pasquale. Si tratta della cosiddetta “Festa del Baglio”, uno dei quattro pittaggi in cui era suddivisa la città vecchia di Taranto, dove appunto nacque l’umile fraticello (pendio La Riccia).  Mercoledì 31 alle ore 19.30 la celebrazione eucaristica sarà presieduta dal parroco fra Vincenzo Chirico con la partecipazione delle famiglie animatrici della peregrinatio mariana del mese di maggio.

Giovedì 1 giugno la santa messa, sempre alle ore 19.30, sarà celebrata da mons. Emanuele Ferro, parroco della cattedrale con la partecipazione delle confraternite della Città vecchia. Successivamente, appuntamento in piazzetta Sant’Egidio (affianco alla casa natale del santo) con le pizziche e serenate del gruppo “Matinata” composto da Matteo Scatigna, Tonia Chirico, Giovanni Amati e Francesco Pastorelli: alle ore 20  ci sarà uno stage sulla popolare danza salentina e alle ore 21 il concerto vero e proprio che non mancherà di coinvolgere festosamente quanti interverranno.

Venerdì 2 giugno, giorno della festa, alle ore 18.30 il santo verrà portato in processione dalla chiesa di San Pasquale fino alla piazzetta Sant’Egidio dove alle ore 19.30 celebrerà l’eucarestia fra Giancarlo Maria Greco, parroco della Madonna della Croce di Francavilla Fontana con la partecipazione della sua comunità parrocchiale. Al termine, il rientro della processione che sarà animata dalla banda “Città di Crispiano” diretta dal mestro Franco Bolognino.

Sabato 3, alle ore 18, in chiesa, presentazione del libro “Viaggio alla scoperto del culto della Madonna del Pozzo”, alla quale Sant’Egidio era particolarmente legato. Contenente storie, aneddoti e fotografie della protettrice della comunità dei pugliesi nel mondo, la pubblicazione è edita dalla Fondazione Pasquale Battista. Dopo i saluti del parroco fra Vincenzo Chirico (cui spetteranno anche le conclusioni) interverranno lo studioso di storia locale Antonio Fornaro, il rettore della basilica della Madonna del Pozzo in Capurso fra Filippo D’Alessandro e i curatori del libro Cinzia Campobasso, della Fondazione Pasquale Battista, e Daniele Di Fronzo, dell’associazione Capursesi nel mondo. Al termine, la santa messa.

Durante i festeggiamenti sarà possibile la visita alla casa natale del santo.

 

La vita di Sant’Egidio

Frate Egidio (al secolo Francesco Antonio Domenico Pasquale Pontillo) nacque al pendio La Riccia il 16 novembre del 1729. A 23 anni egli entrò nel convento di San Pasquale, curando con grande responsabilità il giardino conventuale che si estendeva fino alle sponde di Mar Piccolo. Dopo una serie di tappe intermedie il fraticello approdò a quello di San Pasquale a Chiaia, a Napoli. Frate Egidio fu uomo di pace, di conforto e di carità. Molti lo definiscono anche il santo dell’ascolto perché offriva volentieri la sua compassione alla gente, a qualunque ceto appartenesse. Il suo esempio si impone anche ai giorni nostri, dove dilaga un individualismo che genera solitudine per l’incapacità generalizzata di comprendere e porsi all’ascolto dell’altro.

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Solidarietà

Da Taranto, panificatori in aiuto alle famiglie colpite dall’alluvione

31 Mag 2023

di Angelo Diofano

Due panificatori tarantini, Giovanni e Antonio, hanno messo da parte, sia pure provvisoriamente, la propria attività quotidiana e le famiglie, in nome della solidarietà.  Da qualche giorno, infatti,  i due maestri della cosiddetta ‘arte bianca’, in rappresentanza della sede jonica dell’Associazione italiana panificatori,  sono a Lugo di Romagna dove preparano pane e focacce da donare alle famiglie sfollate a causa della terribile alluvione.  Il lavoro è duro e la notte si dorme su brandine, ma la fatica viene ripagata dal sorriso di quanti hanno perso tutto, soprattutto dei bambini che sono riusciti ad adattarsi alla tragica situazione senza pretese.

Assieme ai due panificatori tarantini ci sono tanti altri colleghi da tutta la nazione, dislocati in altri comuni, che hanno aderito all’iniziativa del “Panificio mobile” a servizio degli oltre quaranta comuni nel centro e nel nord Italia colpiti dal disastro ambientale. Il tutto scaturisce dall’animo sensibile di un tarantino ora residente a Roma, Arcangelo D’Alessandro, il cui appello per venire in soccorso di tante famiglie così sfortunate è stato immediatamente raccolto dalle sedi dell’Associazione panificatori diffuse in tutt’Italia. Anche il “Panificio mobile” rientra nell’ambito dell’iniziativa umanitaria “Emergenza Emilia Romagna” che è stata organizzata dal team di emergenze Koor Società Benefit, Creative Knowledge Foundation e il cui partner è la Fondazione Francesca Rava, che ha messo a disposizione i forni e tutto il materiale occorrente (farina, lievito, teglie, pale ecc.). “È bastata una chiamata e Taranto ha subito risposto! Siamo fieri dei nostri colleghi che hanno aderito e non escludiamo che altri possano presto recarsi fra quelle popolazioni duramente colpite dall’alluvione” commenta Emma Prunella, dell’Associazione panificatori di Taranto, aggiungendo che l’attività solidale si svolge senza intaccare la produzione locale anzi in accordo con le associazioni di categoria. Nei giorni scorsi, il team jonico ha anche preparato teglie di focaccia tricolore  per i militari e gli uomini della Protezione civile che lavorano senza sosta per favorire il ritorno alla normalità.

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Musica

“Porto Rubino 2023”: un occhio alla sostenibilità, e l’orecchio alla buona musica

31 Mag 2023

di Paolo Arrivo

Un mese esatto all’evento. Ed è partito il conto alla rovescia: la quinta edizione di “Porto Rubino” prenderà il via venerdì 30 giugno, da Brindisi, per concludersi nella provincia di Taranto (Campomarino) l’otto luglio. Tra le novità di quest’anno c’è la cantante Chiara Galiazzo. Che avrà il compito di seguire tutte le serate per raccontarle sui social, con interviste dietro le quinte ai protagonisti, per poi cantare nell’evento conclusivo. Nel mezzo sono attese le esibizioni di diversi grandi artisti. I cantanti più richiesti dal grande pubblico: da Mahmood a Madame, da Piero Pelù a Emma Marrone, a Francesca Michielin.

Musica e non solo

L’originale Festival ideato dal cantautore martinese Renzo Rubino porta sulle barche adibite a palcoscenico anche le tematiche più importanti e dibattute. Quelle che attengono alla salvaguardia del mare e della sua biodiversità, scegliendo di avvalersi di due partner di sostenibilità: Sea Shepherd, organizzazione attiva nella denuncia delle attività illegali in alto mare, la distruzione continua dell’habitat naturale e delle specie marine; Worldrise, associazione no profit per la conservazione dell’ambiente marino e la sensibilizzazione delle comunità. L’obiettivo peraltro è sensibilizzare i tecnici e gli artisti sulla necessità di ridurre l’impatto dell’industria musicale sull’ambiente attraverso le buone pratiche. Un’iniziativa, il progetto Ecorider, al quale aderisce Porto Rubino, che poggia sulla redazione di un rider in formato green contenente le indicazioni per non utilizzare in stage e backstage alcun tipo di plastica. Per minimizzare gli sprechi e facilitare il corretto smaltimento dei rifiuti.

Gli appuntamenti di Porto Rubino

30 giugno, Brindisi: Eugenio Cesaro, Mahmood, Omar Pedrini

2 luglio, Giovinazzo: Madame, Emma Nolde, Santi Francesi, Alan Sorrenti

5 luglio, Monopoli: Bianco, Giovanni Caccamo, Niccolò Fabi, Piero Pelù

7 luglio, Tricase: Carlo Amleto, Delicatoni, Levante, Nada, Raf

9 luglio, Campomarino: Dardust, Dente, Emma Marrone, Francesca Michielin

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Serie tv

“The Ferragnez”, come vedere la seconda stagione: la prima puntata e poi stop

30 Mag 2023

di Paolo Arrivo

Un video che ha commosso diciassette milioni di followers. Un’esperienza che ci rende tutti uguali, ricchi e poveri, potenti e sventurati: l’appuntamento con la malattia, affrontato dalla coppia Fedez-Ferragni. Così si apre la prima puntata della seconda stagione della serie “The Ferragnez”. Con il racconto dell’imprevisto, che pensiamo non ci possa mai accadere. La coppia più famosa del mondo dello spettacolo in Italia può essere amata, idolatrata, oppure detestata. Se appartenete alla categoria di chi non li ha in simpatia, potreste fare almeno lo sforzo di vedere la prima delle sette puntate. Ne vale la pena per la tematica affrontata. Un esempio positivo per quanti sono chiamati a combattere. Una puntata che basta a se stessa, in grado di riscattare quanto di peggio gli stessi protagonisti possano realizzare.

La prova superata a pieni voti

“La mia più grande paura non è stata quella di morire ma di non essere ricordato dai miei figli. E di non poterli vedere crescere”. Lo ha confidato Fedez ricordando la sua battaglia condotta e vinta contro il tumore al pancreas. La malattia gli ha fatto trovare forze inaspettate, insieme alle fragilità non nascoste; ha rinsaldato il legame con la donna che gli è stata sempre accanto. Soprattutto ambedue sono arrivati a comprendere quali sono i valori della vita più importanti. Ovvero cosa anteporre al successo, alla vanità, alla brama, a tutte le seduzioni offerte dal dio denaro. Poco importa se lo spettacolo è stato fatto sotto i riflettori delle telecamere. Che hanno seguito il paziente in ospedale, fino all’operazione effettuata lo scorso anno: lo show rivela autenticità. Il messaggio non può essere contestato e non condiviso.

Il male che non uccide fortifica

La domanda che ci facciamo: quest’esperienza così probante, che non vuole fare nessuno, almeno è servita? Una volta tornati alla vita di prima, fatta di lavoro ed eventi mondani, Fedez e consorte hanno affrontato con una nuova consapevolezza le loro giornate? Qualcuno potrebbe far notare episodi di moralità dubbia. Dal “numero” del rapper con Rosa Chemical sul palco dell’Ariston, all’ultimo Festival di Sanremo, alla recente apparizione hot in foto di mamma Ferragni, per la quale l’imprenditrice influencer e content creator è stata bacchettata da una ragazzina 11enne. La risposta ci esime dal giudicare. In fondo, ognuno di noi ha attraversato drammi, personali e comunitari, e non è uscito sostanzialmente cambiato – si veda il ritorno alle guerre nel post Covid.

The Ferragnez 2

La serie, sit-com / reality è disponibile in streaming su Amazon Prime Video. Dopo le prime quattro puntate, uscite lo scorso 18 maggio, sono arrivate le altre. Al centro dei nuovi episodi c’è sempre la famiglia composta da Fedez, Chiara Ferragni, i loro figli, i piccoli Leone e Vittoria. Il format ha riscosso un grande successo al suo esordio sulla piattaforma Amazon. La caratteristica è quella di mescolare gli aspetti privati e pubblici. Nella prima stagione della serie, uscita a dicembre di due anni fa, la coppia aveva portato sullo schermo l’attesa per la nascita della secondogenita, gli impegni professionali e personali. Ben altre preoccupazioni rispetto a quelle che hanno saputo affrontare dopo.

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Gli auguri di mons. Bizzeti al rieletto presidente Erdogan: “Non lavori da solo ma con tutte le forze presenti nel Paese”

Il vicario apostolico dell’Anatolia e presidente di Caritas Turchia, non si stupisce della riaffermazione: “Molti si aspettavano da queste elezioni la fine dell’era Erdoğan e invece non è stato così”

foto Ansa/Sir
30 Mag 2023

di Maria Chiara Biagioni

“Gli auguro di continuare a incrementare una politica di collaborazione con tutte le forze politiche, sociali, religiose e culturali presenti nel Paese. La Turchia è un Paese ricco di tante risorse e varietà che sono una ricchezza da valorizzare e non da penalizzare”. È mons. Paolo Bizzeti, vicario apostolico dell’Anatolia e presidente di Caritas Turchia, a formulare questa mattina gli auguri a Recep Tayyip Erdogan che con il 52% dei voti, sarà il presidente della Turchia per i prossimi cinque anni e per un terzo mandato. In realtà, è stata una sfida elettorale senza precedenti. È la prima volta infatti da quando Erdoğan è al potere che l’opposizione aveva concrete possibilità di battere il presidente uscente. Con la quasi totalità dei voti già contati, Erdoğan ha ottenuto la vittoria con un vantaggio di poco più di quattro punti percentuali sul candidato unico delle opposizioni, il laico di centro-sinistra Kemal Kılıçdaroğlu, che si è fermato al 47,9%.

Eccellenza, partiamo da qui. È stata una vittoria sul filo di lana. Se lo aspettava?

È comunque una vittoria. Molti si aspettavano da queste elezioni la fine dell’era Erdoğan e invece non è stato così. Questo – a mio parere – manifesta anche una certa inadeguatezza degli strumenti analitici sulla situazione che c’è in Turchia. Personalmente, avevo largamente previsto, per vari motivi, una vittoria di Erdoğan ma si erano create una serie di attese circa una sua sconfitta che poi si sono rivelate inconsistenti.

Quali sono i vari motivi che secondo lei ci sono dietro questa vittoria?

Ci sono gli indubbi risultati del governo Erdoğan soprattutto sul piano internazionale. In questi anni, il partito di Erdogan, l’Akp, ha portato sulla scena internazionale questo Paese e questo ovviamente fa piacere a tutti, a prescindere dal partito. Certamente c’è anche il fatto che i mezzi di comunicazione sociale sono largamente in mano al governo. Sebbene poi sia un momento di crisi, ci sono dei risultati anche sul piano dell’economia che questo governo ha realizzato – pensiamo per esempio alle grandi opere pubbliche – e che la gente apprezza. E poi c’è una serie di valori su cui la società turca, o meglio una buona parte della società turca, è molto sensibile: la famiglia, la stabilità, la tradizione, la religione con un suo posto anche pubblico. Sono molti i motivi che spiegano come mai ancora una volta Erdoğan è riuscito a vincere, oltre al suo carisma personale indiscutibile

Questa mattina, il presidente si recherà a pregare a Santa Sofia, da lui riconvertita in moschea nel 2020, anzi strappata. Molti dicono qui in Europa, che si prospettano altri cinque anni di regime o quanto meno una politica con forti restrizioni dei diritti umani. Il popolo turco è consapevole? E che tipo di futuro si prospetta?

Riguardo alla vicenda di Santa Sofia, è vero che in Occidente gli si è dato tantissimo peso ma, passato il momento, nessuno ha poi manifestato un grande interesse. Basta vedere le dichiarazioni che ci sono state dopo la vittoria di Erdoğan da parte di molti governi occidentali che non hanno espresso solo congratulazioni formali e quasi dovute. Alcuni si sono spinti oltre ed hanno parlato di valori comuni. I risultati elettorali evidenziano comunque una scissione nella Turchia perché se quasi la metà della popolazione ha votato contro Erdoğan , vuol dire che ci sono tantissime persone che non condividono questa prospettiva di governo. Anche la società internazionale è molto divisa riguardo a questa figura. Ma rimane comunque il fatto che la gente lo ha votato, che il presidente ha vinto e che per molti – anche fuori dalla Turchia – rappresenta un interlocutore importante. Non si può quindi parlare di “regime”.

Quali sono invece le aspettative da parte della Chiesa cattolica?

Non credo che ci saranno dei cambiamenti. Questo governo onestamente nei confronti della chiesa cattolica non ha fatto una politica restrittiva. Ci sono delle questioni insolute di fondo come il riconoscimento della personalità giuridica, la possibilità di costruire nuove chiese, dare una adeguata assistenza ai rifugiati cristiani in modo che possano avere delle loro strutture in cui ritrovarsi a pregare… Sono tutte questioni che vanno affrontate ma non c’è una chiusura a priori, anzi.

Iskenderun, mons. Paolo Bizzeti – foto p. Antuan Ilgıt

Lei è anche presidente della Caritas Turchia. Dal punto di vista sociale, che Paese riprende in mano Erdoğan ?

Certamente il terremoto è stato una grandissima tragedia che impone interventi molto importanti, strutturali e un ripensamento dell’edilizia che è cresciuta in modo abnorme e senza regole.Bisognerà intervenire in modo che non si creino di nuovo le condizioni per una tragedia che è sempre in agguato, visto che siamo su un territorio sismico. C’è poi l’emergenza immediata delle persone che vivono ancora sotto le tende e nei container e qui è chiaro che passate le elezioni, bisognerà affrontare le situazioni soprattutto di chi è povero e ha perso tutto. Sono situazioni gravi. Preoccupa per esempio l’arrivo del caldo e il pericolo di epidemie. È un impegno molto grosso che il governo può affrontare con l’aiuto di altre organizzazioni, tra cui Caritas.

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Calamità

Alluvione in Romagna: A fare la differenza in questa tragedia, può essere il “volto dell’altro”?

Come ha definito Mauro Magatti su Avvenire del 27 maggio, la presenza e il lavoro gratuito di persone giunte sui luoghi dell’alluvione da tutt’Italia a dare una mano

foto Ansa/Sir
30 Mag 2023

di Andrea Ferri *

Stime, in questi giorni, ne sono state fatte tante. “Oltre 7 miliardi di danni”, 400 milioni di chili di grano da buttare, 5mila aziende agricole colpite e 50mila lavoratori a rischio. E la conta può solo aumentare. Di certo, finora, c’è la morte di 16 persone: il bilancio più grave di tutti. L’alluvione che ha colpito l’Emilia Romagna il 16 maggio e nei giorni successivi è stato un tornado dal quale questo territorio ricco e generoso faticherà a rialzarsi. Il vento del cambiamento climatico ha soffiato così forte, stavolta, che tutti se ne sono accorti. E ha colpito qui, mostrando forse per la prima volta in Italia la sua potenza distruttiva. Un’onda che lascerà il segno. Come provano le tante istituzioni che in questi giorni sono state qui, accanto a questa gente laboriosa, per dare vicinanza e sostegno, nella tragedia.

Da dove ripartire? Cosa fa la differenza in questi casi? Certo, “siamo romagnoli”, dice qualcuno: gente abituata a rimboccarsi le maniche e non piangersi addosso. Gente che ha strappato la terra nella quale vive alla forza dell’acqua. Gente con il sorriso, anche quando le difficoltà sembrano avere la meglio. La gente del “però”, come ha con efficacia fotografato Paolo Cevoli in uno dei video che girano sul web sul post-alluvione: “Abbiamo avuto un metro e mezzo d’acqua”, gli dice il notaio Castellani a Faenza, “ma stiamo lavorando alacremente”. “Cumuli di macerie dappertutto qui”, nota Cevoli camminando in centro città. “Ma li hanno tolti quasi tutti”, gli rispondono. “Tutto da buttare qui”, gli dicono. “Ma siamo qui. Però quanta gente c’è ad aiutarci. E non la conosciamo nemmeno”. “Abbiamo perso 10 galline, però ce n’è rimasta una”. Contabilità strana, che a volte richiama quella di alcune parabole. Di un Dio che lascia le 99 pecore per una sola che si perde. Della donna che spazza la casa per una sola moneta persa. E infatti i conti non tornano: milioni persi, economia che subirà pesanti contraccolpi, disagi, con un’infinità di frane in collina che hanno isolato paesi e valli e distrutto strade. Danni materiali e insicurezza diffusa. Perché perdere la casa significa perdere anche i ricordi, quei frammenti di vita e di storia personale che ci fanno sentire quella casa la nostra casa.

La presenza e il lavoro gratuito di persone giunte qui da tutt’Italia a darci una mano rendono le difficoltà un po’ meno dure, anche se la fatica e il dolore rimangono. Può apparire assurdo, ma è così. Forse, a fare la differenza in questa tragedia, può essere il “volto dell’altro”, come l’ha definito Mauro Magatti su Avvenire del 27 maggio. Papa Francesco la chiama fraternità questo moto spontaneo che si è innescato subito dopo il disastro. L’abbiamo sperimentata anche con il Covid, ma subito l’abbiamo dimenticata. La vediamo nelle migliaia di ragazzi e di giovani che, pala in spalla e coperti di fango, camminano nei nostri centri storici alla ricerca di case da sgombrare, persone da aiutare, da sostenere e anche da abbracciare. Tra poco non li vedremo più. Quest’onda di emozione viene, passa e va. Come l’acqua. Ma quell’esperienza di solidarietà nella sofferenza e nel bisogno rimane, in chi la vive e in chi la riceve. Non ripagherà di tutti i danni subiti, ma è già tanto. E ci fa compiere passi verso un futuro che immaginiamo diverso e meno drammatico. Più amichevole e più umano. Se imparassimo la lezione…

* direttore de Il nuovo Diario messaggero – Imola

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Festival

Mercoledì 31 maggio, si inaugura il Taranto Opera Festival 2023

Purnell e Pena Comas
30 Mag 2023

Sarà “La Traviata” di Giuseppe Verdi l’opera ad inaugurare la stagione estiva 2023 del “Taranto Opera Festival – l’emozione della lirica”. Organizzato dall’associazione musicale Domenico Savino e dal Comune di Taranto, il festival lirico propone quest’anno due opere e un concerto, con grandi interpreti internazionali. Si inizia il 31 maggio e l’1 giugno, al Teatro Orfeo di Taranto, con la celebre opera di Giuseppe Verdi su libretto di Francesco Maria Piave (ingresso alle ore 20 e sipario alle ore 21). Il maestro Paolo Cuccaro, pianista e concertista, si conferma, anche per questa stagione, il direttore artistico del Taranto Opera Festival. Lo affiancano il direttore generale del Taranto Opera Festival, il maestro Pierpaolo De Padova, il team del Taranto Opera Festival e l’assessorato alla cultura del Comune di Taranto, che ha dato il suo patrocinio. Adattamento de “La signora delle camelie” di Alexandre Dumas, l’opera “La Traviata”, in tre atti, fu eseguita per la prima volta nel 1853, al Teatro La Fenice di Venezia. Il dramma racconta la storia d’amore tra Alfredo, giovane di nobile famiglia e la cortigiana Violetta: contrasti, pregiudizi ed insidie dividono i due amanti. Violetta decide di abbandonare la vita mondana per vivere con Alfredo e, perdutamente innamorati, i due sono infine uniti dall’amore, ma solo poco prima della morte di Violetta. Direttore dell’opera sarà Francesco Bottigliero, sulla regia di Luigi Travaglio. Suonerà l’orchestra del Taranto Opera Festival. Importanti i nomi dei cast: ne “La Traviata”, Violetta Valéry sarà interpretata da Melissa Purnell, soprano e attrice canadese e da Nathalie Peña Comas, soprano, ambasciatrice culturale della Repubblica Dominicana, entrambe con esperienza e riconoscimenti internazionali. Flora Bervoix sarà interpretata da Silvia Ricca; Annina, da Daniela Abbà; Gabriele Mangione sarà Alfredo Germont; Giorgio Germont sarà interpretato da Eric Jang; Gastone sarà interpretato da Ingyeom Kim; il barone Duphol da Marco Guarini; Mario Patella interpreterà il marchese d’Obigny; Chen Qi interpreterà il dottor Grenvil; il domestico di Flora e commissionario sarà Franco Battista. Direttore del casting è Ugo Tarquini. Canta il Coro Tarenti Cantores, maestro Tiziana Spagnoletta. Assistente alla regia: Stefania Paparella; direttore di palcoscenico: Angela Massafra; maestro collaboratore: Domenica Attolico; maestro ai sopratitoli: Arianna de Pasquale; scene: Damiano Pastoressa; scenografa: Silvia Giancane; coreografa: Milena Di Nardo; costumi: Formediterre; trucco e parrucco: Francesca Modeo e Diletta Carrozzo; luci e audio: Pierfrancesco Chyurlia; voce narrante fuoricampo: Valerio Giorgio. Collabora il centro studi danza Russian Ballet, ballerini Gianmanuel D’Elia e Nicole Ciavarella.

Il 5 e 6 giugno, sempre al Teatro Orfeo (ingresso ore 20, sipario ore 21), sarà in scena “Gianni Schicchi”, opera comica in un atto di Giacomo Puccini su libretto di Giovacchino Forzano. Si cambia tono: l’opera comica si ispira alla Commedia di Dante Alighieri, prendendo spunto dal canto XXX dell’Inferno, nella decima bolgia dell’ottavo cerchio, in cui sono puniti i falsari. Intorno alla figura di Gianni Schicchi, uomo di arguzia e spirito, si snoda la vicenda sull’eredità lasciata da un mercante dell’importante famiglia Donati. Sullo sfondo c’è la Firenze dei guelfi e ghibellini e gli stratagemmi messi in atto per nascondere la morte del mercante – che avrebbe voluto devolvere la sua eredità ai frati – e salvare la cospicua eredità. Ad interpretare il ruolo di Gianni Schicchi sarà il baritono Domenico Colaianni, che ha calcato i palchi dei più importanti teatri italiani ed esteri, protagonista nelle più famose e complesse opere.

Chiuderà il cartellone il maestro Nicola Piovani con il concerto “Note a margine”. Il compositore, Premio Oscar per la miglior colonna sonora 1999 per il film “La vita è bella”, si esibirà nella Concattedrale Gran Madre di Dio il 7 luglio (ingresso ore 20, sipario ore 21).

Per i biglietti e gli abbonamenti, informazioni e prenotazioni: Associazione musicale Domenico Savino, via Cavour 24, Taranto; tel. 3757044367.

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No alle guerre

Un gesto forte di pace: “L’Italia ratifichi il trattato Onu di proibizione delle armi nucleari”

Lo chiedono a gran voce associazioni e organizzazioni del mondo cattolico e dei movimenti ecumenici e laici, non violenti su base spirituale tornano a chiedere una Repubblica libera dalla guerra e dalle armi di distruzione di massa

30 Mag 2023

Alla vigilia della Festa della Repubblica, come associazioni e organizzazioni del mondo cattolico e dei movimenti ecumenici e non violenti su base spirituale torniamo a chiedere una Repubblica libera dalla guerra e dalle armi nucleari e a rilanciare il nostro contributo di riflessione al dibattito e al confronto in corso sul drammatico problema della guerra e sulla necessità di avviare concreti percorsi di pace:

“Dal 24 febbraio 2022 la Russia di Putin con l’invasione dell’Ucraina ha portato la guerra nel cuore dell’Europa. Una guerra che comporta in prevalenza vittime civili, tra cui in maggioranza donne, bambini e anziani, a causa di bombardamenti su abitazioni, scuole, ospedali, centri culturali, chiese, convogli umanitari. Questa guerra si pone accanto alle tante altre sparse per il mondo, per lo più guerre dimenticate perché lontane da noi. Da quando è apparso sulla terra l’uomo ha cominciato a combattere contro i propri simili: Caino ha ucciso Abele… e poi tutta una sequela di guerre: di conquista e di indipendenza, guerre rivoluzionarie e guerre controrivoluzionarie, guerre sante e guerre di religione, guerre difensive e guerre offensive, crociate… fino alle due guerre mondiali. Con la creazione delle Nazioni Unite si pensava che la guerra fosse ormai un’opzione non più prevista, una metodologia barbara, dunque superata, per la soluzione dei conflitti.
E invece no. Eccoci ancora con il dramma della guerra vicino a noi. Don Primo Mazzolari, dopo l’esperienza drammatica di due guerre mondiali, era giunto alla conclusione, in “Tu non uccidere”, che la guerra è sempre un fratricidio, un oltraggio a Dio e all’uomo, e di conseguenza, tutte le guerre, anche quelle rivoluzionarie, difensive ecc., sono da rifiutare senza mezzi termini. È quanto aveva scritto ai governanti dei Paesi belligeranti anche papa Benedetto XV nel pieno della prima guerra mondiale, indicandola come “una follia, un’inutile strage”. E come non ricordare Paolo VI all’Onu nel 1965 con il suo grido rivolto ai potenti del mondo: “Mai più la guerra, mai più la guerra, lasciate cadere le armi dalle vostre mani. Non si può amare con le armi in pugno”? Un grido, questo, ripetuto da Giovanni Paolo II nel tentativo di scongiurare la guerra in Iraq e l’invasione del Kuwait e da Benedetto XVI ad Assisi accanto ai leader religiosi mondiali. 

Ora, di fronte al drammatico conflitto in corso in Ucraina, è papa Francesco a ricordarci costantemente che la guerra è “una follia, un orrore, un sacrilegio, una logica perversa”: “Quanto sangue deve ancora scorrere perché capiamo che la guerra non è mai una soluzione, ma solo distruzione? In nome di Dio e in nome del senso di umanità che alberga in ogni cuore, rinnovo il mio appello affinché si giunga subito al cessate il fuoco. Tacciano le armi e si cerchino le condizioni per avviare negoziati capaci di condurre a soluzioni non imposte con la forza, ma concordate, giuste e stabili. E tali saranno se fondate sul rispetto del sacrosanto valore della vita umana, nonché della sovranità e dell’integrità territoriale di ogni Paese, come pure dei diritti delle minoranze e delle legittime preoccupazioni” (angelus di domenica 3 ottobre 2022). Come realtà del mondo cattolico italiano e dei movimenti ecumenici e nonviolenti a base spirituale, vogliamo unire la nostra voce a quella di papa Francesco per chiedere un impegno più determinato nella ricerca della pace. Affidarsi esclusivamente alla logica delle armi rappresenta il fallimento della politica. Il nostro Paese deve da protagonista far valere le ragioni della pace in sede di Unione europea, di Nazioni unite e in sede Nato. Il dialogo, il confronto, la diplomazia sono le strade da percorrere con determinazione.  

Servono urgentemente concrete scelte e forti gesti di pace! Di fronte all’evocazione del possibile utilizzo di ordigni atomici, e dunque di fronte al terribile rischio dello scatenarsi di un conflitto mondiale, un gesto dirompente di pace sarebbe certamente la scelta da parte del nostro Paese di ratificare il “Trattato Onu di proibizione delle armi nucleari”, armi di distruzione di massa, dunque eticamente inaccettabili. Lo chiediamo da oltre due anni. L’hanno chiesto centinaia di sindaci di ogni colore politico. L’hanno chiesto in un loro documento i vescovi italiani. L’hanno chiesto associazioni e movimenti della società civile con la campagna “Italia, ripensaci”.  

Rinnoviamo ora questa richiesta al nuovo Governo e al nuovo Parlamento affinché pongano urgentemente all’ordine del giorno la ratifica del “Trattato Onu di proibizione delle armi nucleari”, ad indicare che il nostro Paese non vuole più armi nucleari sul proprio territorio e che sollecita anche i propri alleati a percorrere questa strada di pace.  

Purtroppo, anche dopo tante guerre, noi non abbiamo ancora imparato la lezione e continuiamo ogni volta ad armarci, a fare affari con la vendita di armi e a prepararci alla guerra. Forse sarebbe opportuno con determinazione e coraggio percorrere altre strade. Forse sarebbe opportuno riempire di precise scelte e contenuti quella che Giorgio La Pira chiamava “l’utopia della pace”. Prima che sia troppo tardi. “La vera risposta non sono altre armi, altre sanzioni, altre alleanze politico-militari ma un’altra impostazione, un modo diverso di governare il mondo e di impostare le relazioni internazionali” (Papa Francesco, 24 marzo 2022)”

Alla conferenza stampa indetta per giovedì 1 giugno, alle ore 12 nella sala stampa della Camera dei deputati, prenderanno parte le Acli, Azione cattolica italiana, associazione Comunità papa Giovanni XXIII, Movimento dei Focolari Italia, Pax Christi, Agesci, Beati i costruttori di pace, Centro internazionale ‘Hélder Câmara’, Città dell’Uomo aps, Comunità di Sant’Egidio, Comunità La Collina, Confcooperative, coordinamento delle Teologhe italiane, Csi-Centro sportivo italiano, C3Dem, Federazione nazionale Società di San Vincenzo De Paoli, Focsiv (Federazione organismi cristiani servizio internazionale volontario), Fondazione don Lorenzo Milani, Fondazione La Pira, Fondazione Magis, Fraternità francescana frate Jacopa, Gruppo Abele, La Rosa bianca, Libera, Mir (Movimento internazionale della riconciliazione), Movimento cristiano lavoratori, Noi siamo chiesa, Rete Viandanti, Sermig. 

 

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Ricorrenze

Celebrazioni a chiusura del mese mariano

30 Mag 2023

di Angelo Diofano

A chiusura del Mese di maggio, celebrazioni in onore della Vergine Maria sono in corso in numerose parrocchie della diocesi. Di seguito riportiamo il programma di alcune di queste iniziative in città.

Sacro Cuore

La parrocchia del Sacro Cuore conclude il Mese  di maggio con la celebrazione della santa messa, presieduta dall’amministratore parrocchiale don Francesco Venuto, alle ore 18.30, nel cortile parrocchiale; seguirà la processione “aux flambeaux” con il simulacro della Vergine Maria in alcune vie del quartiere con la partecipazione della confraternita dell’Immacolata.

Il mese dedicato alla Madonna al Sacro Cuore è stato caratterizzato dalla celebrazione per i 45 anni della comunità, culminati venerdì 26 con la festa nel cortile parrocchiale e sabato 27 con la celebrazione dell’arcivescovo mons. Filippo Santoro,  che successivamente ha benedetto il nuovo teatro parrocchiale, dov’è avvenuto il rituale taglio della torta. Inoltre, ogni venerdì sera la comunità parrocchiale si è ritrovata in alcune piazze del quartiere per la recita del rosario e la santa messa.

Sant’Antonio da Padova

Mercoledì 31 tutta la comunità della Sant’Antonio, dopo la santa messa delle ore 19, è invitata dal parroco mons. Carmine Agresta e dagli altri sacerdoti  della parrocchia a partecipare a una grande tavolata in via Criscuolo “per una cena di famiglia tra chi serve e chi è servito”.

Santissimo Crocifisso

La parrocchia del Santissimo Crocifisso concluderà il mese di maggio sul sagrato del santuario: alle ore 18.30 ci sarà la recita del santo rosario; alle ore 19, la santa messa celebrata dal parroco don Andrea Mortato; ore 20, adorazione eucaristica con preghiera mariana conclusiva.

Santa Famiglia

“Il Mese di maggio ha sempre rappresentato, per il nostro quartiere e la nostra comunità, un’occasione di evangelizzazione e comunione sull’esempio di Maria. Daremo nuovamente questa opportunità ai nostri cuori:  di potersi far toccare dalla grazia del Risorto attraverso l’intercessione della Vergine Maria”: così la parrocchia della Santa Famiglia (amministratore parrocchiale, don Alessandro Solare) annuncia i festeggiamenti in onore di Maria Nostra Signora, ripresi dopo qualche anno, che prevedono mercoledì 31 alle ore 19 la santa messa con la consacrazione della comunità a Maria Santissima. Seguirà la processione aux flambeaux per via Lago D’Albano, via Lago di Bracciano, via Lago di Monticchio, via Lago di Garda, accompagnata dalla banda musicale cittadina “Giovanni Paisiello”.

Rettoria Santa Maria di Talsano

“Il 31 maggio ricorre la festa liturgica  della Visitazione della Beata Vergine Maria a Santa Elisabetta, da cui  deriva la festa della Madonna delle Grazie,  titolo con il quale Talsano onora da secoli la sua protettrice. Siamo tutti invitati a venerarla nel suo luogo, Tazzano, dov’è nata la fede della comunità di Talsano”, dice il rettore mons. Antonio Caforio invitando a partecipare alla celebrazioni  in corso nella chiesa di Santa Maria di Talsano.
Questo il programma di mercoledì 31: ore 9, omaggio dei bambini della scuola dell’infanzia e della primaria del plesso “Sovito Quarto”, con loro consacrazione;  ore 19, santa messa concelebrata e presieduta da don Giacinto Magaldi, a lungo parroco a Talsano; al termine, fiaccolata mariana sul piazzale.

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Associazionismo cattolico

Comunità Papa Giovanni XXIII: Matteo Fadda è il nuovo responsabile generale

È il terzo dopo il fondatore don Oreste Benzi e Giovanni Paolo Ramonda

29 Mag 2023

Matteo Fadda è il nuovo responsabile generale della Comunità Papa Giovanni XXIII, il terzo dopo il fondatore don Oreste Benzi e Giovanni Paolo Ramonda che l’ha guidata per 15 anni dalla morte di don Benzi fino ad oggi.
Fadda, 50enne, torinese, è stato eletto dall’assemblea generale a Rimini ieri, domenica 28 maggio, al secondo turno con una maggioranza del 70%, su un totale di 203 votanti. L’assemblea generale giuridica è composta dal responsabile generale uscente, dai responsabili di zona e dai delegati che rappresentano la Comunità nelle varie parti del mondo.
L’Assemblea avrebbe dovuto tenersi presso la Fiera di Cesena ma è stata spostata a Rimini a causa dell’alluvione che ha duramente colpito numerose strutture della Comunità in Romagna.
Il nuovo eletto resterà in carica per 5 anni: il cambio alla guida si è reso necessario considerato che un Decreto del Dicastero vaticano per i Laici, approvato due anni fa da Papa Francesco, ha stabilito una durata massima di 2 mandati, 10 anni totali, per i responsabili dei movimenti e delle associazioni internazionali di fedeli laici.

foto: Comunità papa Giovanni XXIII

Matteo Fadda, sposato con Carla, padre di 4 figli naturali, è in Comunità dal 2005. Con la moglie hanno aperto la casa all’accoglienza di bambini in affido e di persone senza famiglia di San Giorgio Canavese (To), nella diocesi di Biella, in cui vive.
Attualmente è responsabile della Papa Giovanni a Torino ed in Liguria, responsabile di Operazione Colomba, il corpo civile nonviolento di pace della Comunità, vicepresidente dell’associazione “Senza Confini” di Asti, presidente di “Condivisone fra i popoli”, l’Ong promossa dalla Papa Giovanni per gestire i progetti nei Paesi all’estero.
La Comunità Papa Giovanni XXIII opera nel vasto mondo dell’emarginazione e della povertà dal 1968. Vive come “un’unica famiglia spirituale” composta da persone di diversa età e stato di vita che si impegnano a condividere direttamente la vita con gli ultimi. La Comunità ha dato vita a 488 tra case famiglia e realtà in tutto il mondo, diversificando le modalità di accoglienza in base alle necessità dei poveri che incontra. L’associazione accoglie oggi 4.292 persone in Italia e nel mondo. Dal carisma della Comunità sono nati 35 enti giuridici nel mondo, tra cui: 15 Cooperative sociali riunite nel Consorzio Condividere Papa Giovanni XXIII; numerosi centri di lavoro e attività commerciali come un editore, alberghi e gelaterie; la Ong Condivisione fra i popoli, che gestisce progetti di sviluppo all’estero.

 

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Musica

Next Generation Music Award: al via le votazioni online dei finalisti

Da lunedì 29 maggio è possibile esprimere una preferenza online per uno tra Il Preso Male (Giannicola Speranza), Gea (Gaia Daria Miolla) e Marco Redshot

29 Mag 2023

Da lunedì 29 maggio è possibile esprimere una preferenza online per uno dei tre finalisti del Next Generation Music Award, il premio musicale rivolto a giovani musicisti pugliesi under 30. A contendersi la vittoria sono Il Preso Male (Giannicola Speranza) rapper, dj e producer legato al mondo della musica Hip Hop, Gea (Gaia Daria Miolla) cantautrice polistrumentista, e Marco Redshot (Marco De Santis), rapper della scena barese subentrato in gara a seguito della rinuncia di Dionaea.

Le votazioni sono aperte sino al 18 giugno quando, a Stazione 37 a Taranto – nell’ambito del Medimex, l’International Festival & Music Conference promosso da Puglia Sounds, il programma della Regione Puglia per lo sviluppo del sistema musicale regionale attuato con il Teatro Pubblico Pugliese, in programma a Taranto dal 13 al 18 giugno 2023 – i tre musicisti si esibiranno in un concerto dal vivo, e una giuria di esperti decreterà il vincitore del Next Generation Award. Il premio per il vincitore sarà la produzione di un E.P. e di un CD, che sarà distribuito su tutte le piattaforme digitali, e un concerto dal vivo.
Cliccando su https://form.jotform.com/230785661176059 è possibile votare l’artista preferito, selezionando l’apposito campo e convalidando il voto cliccando sul tasto conferma in fondo alla pagina.

Intanto sono iniziati a Spazio13 a Bari i laboratori di formazione su scrittura musicale, interpretazione ed espressione scenica, e miglioramento delle competenze musicali. Alla guida della masterclass tre volti noti del panorama musicale: Reverendo (al secolo Francesco Occhiofino), Carlo Chicco e Piero Garone.

Durante il percorso di formazione gli artisti saranno anche protagonisti di un video documentario e di una campagna social.

Il Next Generation Award è sostenuto dal Teatro Pubblico Pugliese nell’ambito del progetto Hermes, finanziato dal Programma Interreg V-A Greece Italy 2014-2020.

Partner del progetto sono: Comune di Fasano (Lead Partner), Ministero Greco della Cultura e dello Sport e Università di Ioannina – Comitato di Ricerca.

Il Dipartimento Turismo, Economia della Cultura e Valorizzazione del Territorio della Regione Puglia è partner associato.

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Sport

Primoz Roglic re del Giro d’Italia: la vittoria dell’agilità

Il vincitore premiato da Mattarella
29 Mag 2023

di Paolo Arrivo

Il primo a sdoganare la pedalata agile è stato Lance Armstrong. Non che possa considerarsi un modello positivo, l’americano, il quale grazie alla lunga mano del doping vinse sette volte consecutive il Tour de France; ma sul piano tecnico, ci sono evidenze scientifiche sull’economia dell’agilità. Che in una grande corsa a tappe di 3 settimane permette in qualche modo di salvare la gamba. Così Primoz Roglic si è aggiudicato la 106esima edizione del Giro d’Italia. Lo abbiamo visto sempre pedalare più agile di Geraint Thomas, il suo diretto avversario, al quale ha strappato la maglia rosa al termine della penultima tappa; e nella stessa cronoscalata Tarvisio-Monte Lussari, dove ha pedalato con il monocorona, è stato capace di superare anche l’imprevisto capitatogli. Quando il salto di catena avrebbe potuto fargli perdere la concentrazione necessaria. L’agilità fisica e mentale lo hanno portato a regalarsi la gioia massima nel confronto con i più giovani avversari – lui a ottobre compirà 34 anni.

Il Giro degli italiani

Le soddisfazioni dagli azzurri sono arrivate. In particolare da Jonathan Milan, una felice scoperta, vincitore della seconda tappa; da Davide Bais, Alberto Dainese e Filippo Zana. Mentre il miglior italiano in classifica generale è stato Damiano Caruso. Il suo quarto posto vale quanto il gradino più basso del podio (oltre non poteva andare). Poca roba rispetto a quanto si potesse desiderare: si è fatta sentire la mancanza di Vincenzo Nibali. Ovvero di un corridore italiano capace di vincere e di entusiasmare puntando al primato. Non giudicabile il Giro d’Italia di Domenico Pozzovivo, che prima della decima tappa ha lasciato la carovana: anche lui, come Remco Evenepoel, si è ritirato a causa della positività al Covid.

Ciclismo su strada o mountain bike?

Gli elementi di polemica non sono mancati. Il primo attiene proprio al caso Covid: nei giorni in cui il virus è stato fortemente ridimensionato, al punto da non essere più considerata un’emergenza mondiale, alcuni corridori se ne lasciano condizionare e preferiscono tornare a casa. Al netto delle polemiche che hanno puntato il dito contro Evenepoel, in particolare, c’è da considerare gli sforzi intensi e prolungati profusi dai ciclisti in una grande corsa tappe di tre settimane: la loro salute va tutelata. Altra discussione ha riguardato proprio la tappa regina del Giro d’Italia. Perché ai puristi del ciclismo su strada la cronoscalata è sembrata una prova di mountain bike. Con tanto di cambio bici a metà percorso, per affrontare al meglio le impennate finali.

Primoz Roglic e le novità: le prime volte al Giro d’Italia

Nessuno sloveno si era mai aggiudicato la corsa rosa. Per la prima volta ci è riuscito il corridore della Jumbo-Visma Primoz Roglic, che al Giro d’Italia aveva preso parte aggiudicandosi quattro tappe. Mai un Presidente della Repubblica Italiana aveva mai incoronato il vincitore della grande corsa a tappe. Il primo è stato Sergio Mattarella, presente alla cerimonia di ieri andata in scena nella capitale. Il Presidente si è goduto anche l’ultima tappa: una cartolina sulle bellezze di Roma. Ad aggiudicarsi la gara è stato Mark Cavendish. Una grande soddisfazione per il 38enne britannico, che a fine stagione si ritirerà.

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