Il tempo della sospensione sopra il concerto dell’Uno maggio Libero e Pensante
Un’occasione rimandata ma non mancata. Un evento che, nonostante tutto, si è celebrato. Il racconto dell’appuntamento atteso tutto l’anno parte da una mattinata di pioggia simil autunnale. Le scarpe che si sporcano per raggiungere e attraversare il Parco archeologico delle mura greche di Taranto, sede tradizionale del concerto dell’Uno maggio Libero e Pensante, tenutosi per il decimo anno, sono le mani che non si vogliono sporcare: la vita è compromesso, sì, ma non sempre. Per risolvere certe questioni bisogna darci un taglio. La musica scalda i motori, prima di fare da cassa di risonanza.
I contenuti
Il consueto dibattito che fa da prefazione alle performance degli artisti che scelgono Taranto viene spostato dalla pineta al chiuso della parrocchia Beato Nunzio Sulprizio. C’è la gente che può contenere la sala parrocchiale – altra non ne era informata. La nota positiva è la presenza dei giovani, di Fridays for Future. L’immagine più bella la crea una ragazza seduta a gambe incrociate, senza scarpe: la matita in bocca, la testa china a prendere appunti ascoltando le persone che parlano. Altri suoi coetanei seguono da terra il dibattito. I loro comportamenti possono essere giusti o sbagliati, le cause che abbracciano opinabili (vedi i No Tav); ma la loro presenza è sempre una benedizione da incentivare. Tanti gli interventi che si susseguono a ritmo incalzante.
Si parte dalla storica vertenza lavoro-ambiente, ciò per cui è nato il Comitato cittadini e lavoratori liberi e pensanti, passando alla condanna della retorica che vede in una “finta ambientalizzazione” la soluzione del grande guaio. Legando i temi toccati si parla di diritti negati o non applicati. Si scommette sul futuro costruito dal basso attraverso la messa in rete dei territori e delle comunità. Da Raffaele Crocco, per parlare di guerre (ce ne sono 31 in corso nel mondo, ma a noi interessa solo quella in Ucraina) alla testimonianza toccante di Valentina Pitzalis, la quale porta sul proprio corpo i segni indelebili della violenza dell’uomo che diceva di amarla, a Marco Cappato: il filo che lega le tante e diverse battaglie è la volontà di autodeterminazione della collettività, e la percezione che gli spazi di libertà (questa la parola chiave attribuita all’evento di quest’anno) si siano ridotti fortemente negli ultimi anni.
La riuscita del concerto dell’Uno maggio Libero e Pensante
Le parole si fanno musica rimarcando lo stesso significato. Nel primo pomeriggio, i primi artisti, come Renzo Rubino, salgono sul palco. Il pubblico resiste alla pioggia incessante. Ma è il maltempo a condizionare la giornata: lo spettacolo termina alle 19.30. Motivi di sicurezza. Come un campo di calcio, dove ci si può divertire o fare male, il parco può diventare un pericolosissimo pantano. I big, come la Rappresentante di Lista, Marlene Kuntz o Samuele Bersani, non possono cantare – “per un piccolo stop di salute” Francesca Michielin aveva già dato forfait, annunciandolo sui social.
Gli artisti comunque restano in città. E Michele Riondino, il direttore artistico della manifestazione insieme a Diodato e Roy Paci, invita la cittadinanza ad andare a trovarli in giro per Taranto. Dopotutto il luogo conta solo in parte. E la magia dell’incontro si è rinnovata, anche quest’anno, attraverso l’ascolto, il dialogo. Le stesse sensazioni della mattina ti restano attaccate. Laddove non si respirava pessimismo né ottimismo, ma un’attesa attiva, operante: tra mali atavici, finte emergenze (migranti) e nuovi guai, le preoccupazioni non devono frequentare le stanze della rassegnazione. Mai.
Photogallery by Giuseppe Leva