Salario minimo e occupazione femminile: le proposte delle Acli contro il lavoro ‘povero’
“Dobbiamo rimuovere le diseguaglianze che si creano nell’iniqua distribuzione della ricchezza dentro il rapporto tra lavoro e massimizzazione di profitti e speculazione”, commenta Stefano Tassinari, vicepresidente nazionale Acli, responsabile Area Lavoro, durante la presentazione della ricerca “Lavorare pari: dati e proposte sul lavoro tra impoverimento e dignità”, che si è tenuta nella sede nazionale delle Acli.
Dall’analisi di oltre 760.000 dichiarazioni dei redditi 2021, presentate al Caf Acli ed elaborati dall’Area Lavoro Acli con Iref, l’istituto di ricerca dell’associazione, emerge che più di 1 persona su 7 (14,9%) pur lavorando ha un reddito da povero assoluto. Quasi 1 su 5 (19,5%) ha un salario relativamente povero e quasi il 3 su 10 (29,4%) sono in condizioni di vulnerabilità, ovvero una malattia, un divorzio o perfino la scelta di avere un figlio lo portano alla soglia della povertà.
Salario minimo. Le Acli hanno proposto alcune azioni concrete per garantire dignità e lavoro ad ogni cittadino. “Serve subito un salario minimo, rendendo obbligatorio il riferimento, come già avviene in diverse norme, ai minimi dei contratti sottoscritti dalle organizzazioni maggiormente rappresentative, anche con misure d’urgenza e reinserendo la scala mobile solo come penalizzazione contro i ritardi eccessivi nei rinnovi contrattuali”. “Inoltre – continua Tassinari -, dobbiamo promuovere nelle aziende, la formazione, la partecipazione dei lavoratori e tempi di lavoro migliori e conciliazione. La pubblica amministrazione, invece, deve ricorrere solo a contratti veri e solidi in tutto il suo indotto”.
Le Acli propongono di individuare una soglia di Guadagno massimo consentito. “Il lavoro si è impoverito e reso diseguale da un eccesso di arricchimento sproporzionato. Pensiamo a manager con buone uscita 10.000 volte quelle di un lavoratore, a tanta speculazione finanziaria mai messa al centro di riforme coraggiose, a un fisco che sempre più premia i più ricchi con sconti, deduzioni e timide aliquote alle multinazionali e che in ultimo invece di combattere i paradisi fiscali cerca di imitarli”.
Un’altra proposta avanzata è un piano straordinario per l’occupazione femminile. “Metà delle donne sotto i 35 anni pur lavorando sono in condizioni di povertà o di vulnerabilità ovvero se decidono di avere un figlio, visti i costi che comporta, decidono di sedersi sulla soglia della povertà”.
Infine, le Acli auspicano che si punti a politiche attive per il lavoro, gestite da comuni e Terzo Settore, per arrivare ad aprire delle innovative Case del lavoro. “Dobbiamo partire dalle scuole, rimettendo al centro l’educazione, l’apprendimento cooperativo e un accompagnamento e orientamento personalizzato”.