Editoriale

Libertà di stampa: i rischi nel nostro Paese

(Dal sito https://instapdf.in/)
08 Mag 2023

di Emanuele Carrieri

Un anno nero per la libertà di stampa. Questo emerge dal rapporto di Reporter senza frontiere, che ammonisce che la disinformazione, la propaganda e l’intelligenza artificiale rappresentano minacce per il giornalismo. I dati sono sconfortanti: ottantasei giornalisti uccisi nell’ultimo anno e trentuno paesi in una situazione grave. Malgrado i dati negativi a livello mondiale, l’Italia guadagna diciassette posti salendo alla quarantunesima posizione. Secondo il report, in Italia i problemi continuano a essere rappresentati dalla criminalità e dai gruppi estremisti violenti. Ma non solo. Da tempo si dibatte intorno all’uso delle querele temerarie, cioè di azioni legali, di esito incerto, avviate con l’intento non di portare a termine il processo, ma solo di intimidire chi viene accusato per condizionarne e limitarne il lavoro. Si tratta di cause legali in cui è presente uno squilibrio di potere fra chi querela e il querelante e il divario solitamente coinvolge la sfera economica: sono strutture o persone che hanno delle disponibilità economiche elevate e adatte a sostenere processi contro giornalisti che sono costretti a provvedere autonomamente a pagare le spese legali. Le poche querele che arrivano a processo, solitamente non si concludono con una condanna dei giornalisti, ma il querelato avrà dovuto affrontare spese legali per migliaia di euro, nel migliore dei casi, che non gli verranno rimborsate. Chi non si può permettere di affrontare tali querele sono soprattutto i freelance, cioè coloro che non sono stipendiati e che guadagnano meno delle altre categorie. Uno sfondo invaso da minacce che come conseguenza ha quella di portare i giornalisti a non affrontare determinati argomenti per non doversi ritrovare in processi difficili da sostenere economicamente, anche a sacrificio di notizie che siano di interesse pubblico, e quindi a sacrificio dell’informazione stessa. Di recente sono state compiute azioni inscrivibili nell’area delle querele temerarie, come le denunce avanzate dalla premier verso direttore e vicedirettore di “Domani”, quotidiano edito da Carlo De Benedetti. La questione riguarda un articolo dell’ottobre del 2021 in cui venivano riportati verbali dell’ex commissario all’emergenza Covid, Domenico Arcuri. Indagato per abuso di ufficio per una compravendita di oltre ottocento milioni di mascherine provenienti dalla Cina e risultate non a norma, Arcuri fece i nomi di “alcuni parlamentari che lo avrebbero contattato per promuovere soggetti o imprese”. Fra questi, Giorgia Meloni, che in risposta decise di querelare Emiliano Fittipaldi e Stefano Feltri, non smentendo i fatti, ma per aver scritto “raccomandazione” nel pezzo. Le querele temerarie non sono l’unico mezzo utilizzato in Italia che mette a rischio la libertà di informazione: esistono, infatti, problemi profondamente intrinseci all’intero campo dell’informazione. Uno di questi è l’eccessiva presenza dell’editoria impura in Italia dove, in proporzione diversa rispetto ad altre realtà, chi investe nell’editoria non è il cosiddetto “editore puro”, cioè chi si occupa dei media in generale, senza essere legato a gruppi finanziari che si occupano di altri settori. Sono “editori impuri”, cioè gruppi di industriali, bancari, politici, imprenditori, che possiedono denaro per adoperarsi anche nel campo dell’editoria, generando un conflitto di interesse con ciò che dovrebbe essere trasmesso dalle testate, proprio perché legati non solo all’editoria. Ciò provoca una eccessiva presenza di interessi privati all’interno delle redazioni, sacrificando o manipolando delle informazioni rivolte alla società e che dovrebbero partecipare alla formazione della pubblica opinione. Lo scenario non è solamente pervaso da conflitti di interesse, ma è anche manchevole di regole che tutelino giornali e i giornalisti e il campo di azione nel quale si muovono. Fra gli eventi e le opinioni, c’è, infatti, la realtà, la verità di quello che avviene, che può variare a seconda di chi la percepisce ma che deve essere necessariamente garantita dai mass media e che non può dipendere né da influenze esterne, né dalla possibilità di essere oggetto di intimidazioni o minacce formulate dai potenti. Il risultato di queste azioni è il danneggiamento dell’informazione e della stampa, in cui si sacrificano i contenuti e gli approfondimenti esplicativi in grado di creare una comunità più consapevole, e così rendendo la libertà di informazione poco garantita. La necessità, e la speranza, è che, di fronte a questi ostacoli che permangono nella nostra democrazia, si rimedi dato che si riconosce che la libertà di stampa non possa continuare a rimanere un argomento ambiguo. Conclusione a cui sarà facile arrivare quando non saranno i politici i primi a servirsi dell’informazione, della stampa e di certe condotte, legali sì ma anche amorali.

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