Le religioni per la fraternità universale
Si è svolto il penultimo incontro del corso di formazione sul tema: “Popolo di Dio e Fraternità dei Popoli” a cura dell’ufficio diocesano per la Cultura
L’ufficio diocesano Cultura ha proposto il penultimo incontro del corso di formazione sul tema: “Popolo di Dio e Fraternità dei Popoli”: dal Concilio Vaticano II a papa Francesco. L’appuntamento sul tema “Le religioni per la fraternità universale” si è svolto giovedì 11 maggio 2023, alle ore 18, nella parrocchia S. Roberto Bellarmino. Gli incontri sono fortemente voluti da don Antonio Rubino, vicario episcopale per la Cultura, e sono guidati dal docente universitario, prof. Lino Prenna.
Due relazioni iniziali
Le relazioni di due partecipanti al corso hanno dato inizio alle riflessioni. La prima, a cura di Raffaella Carenza, ha sottolineato che: “Il Papa sottolinea l’importanza di un “cammino di pace tra le religioni”. Dopo secoli in cui le altre confessioni cristiane sono state tacciate di eresia e le altre religioni sono state condannate come espressioni di popoli pagani, da convertire e portare nella chiesa, oggi i cristiani, in particolare i cattolici, sono chiamati dal Papa a collaborare con i credenti di altre religioni per la costruzione della fraternità e per la difesa della giustizia in ogni società e nel mondo intero. Tale collaborazione s’impone con urgenza in questo nuovo millennio. Nel tempo presente in molte parti del mondo si privano gli uomini della loro libertà di coscienza e di religione e si soffrono le conseguenze di terrorismo, guerre locali sanguinarie, elevazione di rinnovati steccati di carattere politico ed economico, con la creazione di zone d’influenza o di occupazione da parte di alcune potenze. Come collaborare? Da dove partire? Con quale spirito? Il Papa risponde offrendo un metodo valido per qualunque tipo di collaborazione. Questo metodo è il dialogo. L’essenza del dialogo consiste nell’ “avvicinarsi, esprimersi, ascoltarsi, guardarsi, conoscersi, provare a comprendersi, cercare i punti di contatto”. Il dialogo richiede però da parte di ogni interlocutore una previa “ricerca dei fondamenti più solidi che stanno alla base delle nostre scelte e delle nostre leggi”, e quindi anche della propria personale fede o religione di appartenenza. Questo significa che ogni dialogante ha la necessità di tenere ben chiara davanti a sé la propria identità religiosa, culturale, la propria storia esistenziale, che gli dà possibilità di non avere paura dell’altro né di sentirsi privato dell’esclusività di quei beni, verità e valori che condivide con l’altro dialogante”. La seconda relazione, esposta da Stefania Labbruzzo, ha fatto emergere che: “Già nel 1965, con la dichiarazione “Nostra Aetate”, la Chiesa cattolica si è posta il problema del suo rapporto con le altre religioni non cristiane; nell’incontro interreligioso del 27 ottobre 1986, ad Assisi, promosso da Papa Giovanni Paolo II, tutti i rappresentanti delle Chiese cristiane e molti rappresentanti di altre religioni si sono riuniti e hanno pregato per la pace, promuovendo il cosiddetto “Spirito di Assisi”. L’incontro di Papa Francesco con il Grande Imam di Al-Azhar Ahmed Al-Tayyeb ad Abu Dhabi, il 4 febbraio 2019, per la firma del “Documento sulla fratellanza umana” si inserisce sulla stessa linea d’onda; il Papa ha avuto modo di promuovere, insieme con il Grande Imam, la cultura della tolleranza, della convivenza e della pace. Il Papa cita come guide e modelli rispetto alla tematica della fraternità universale: San Francesco d’Assisi, Martin Luther King, Desmond Tutu, Mahatma Gandhi e Charles de Foucauld. Francesco d’Assisi, che sin dal 1200, ha considerato la fratellanza come cardine della vita di tutti gli uomini. Martin Luther King, che ha scritto “I have a dream”. Desmond Tutu, arcivescovo sudafricano e oppositore dell’apartheid. Mahatma Gandhi che ha predicato l’amicizia fraterna tra tutti gli esseri umani. Charles de Foucauld che ha compiuto un lungo cammino di trasformazione fino a sentirsi fratello di tutti, “fratello universale”.
La religione: tra fede-verità e democrazia-opinione
Il prof. Prenna ha così iniziato: “Oggi parleremo della difficoltà di coniugare fede e democrazia. C’è una irriducibilità sostanziale tra i due sistemi, perché la fede è basata sulla verità, aletheia, la democrazia è basata sull’opinione, doxa. La religione può fare da mediatore tra la fede e la democrazia. La fides quae è l’insieme delle verità credute, diversa dalla fides qua è l’atteggiamento soggettivo rispetto a tali verità. Questa duplice dimensione della fede, oggettiva e soggettiva, storicamente è affidata alla religione. La religione è un insieme di strumenti che permettono di vivere secondo la fede creduta. La fede è un assoluto irriducibile; la religione è un relativo riducibile. Assolutizzando la religione, ne facciamo uno strumento di violenza. Ecco l’origine del terrorismo religioso”.
Testimonianza e mediazione
Subito dopo, don Antonio Rubino ha riassunto quanto emerso: “La fede non è la religione. La testimonianza e la mediazione sono fondamentali. Solo così si può non perdere la propria identità e trovare la fraternità universale. Io ho la mia identità e dialogo con le altre religioni. Il dialogo nasce da un’esperienza e non si inventa. Se io sono cristiano e conosco la mia identità, allora non posso che dialogare con gli altri, per promuovere confronto e arricchimento”.
L’appello del Papa e del Grande Imam
Il relatore ha concluso esortando all’approfondimento dell’appello fatto da papa Francesco e dal Grande Imam di Al-Azhar Ahmed Al-Tayyeb: “In nome di Dio che ha creato tutti gli esseri umani uguali nei diritti, nei doveri e nella dignità, e li ha chiamati a convivere come fratelli tra di loro, per popolare la terra e diffondere in essa i valori del bene, della carità e della pace; […] [dichiariamo] di adottare la cultura del dialogo come via, la collaborazione comune come condotta, la conoscenza reciproca come metodo e criterio”.
Si è, infine, anticipato il tema del prossimo incontro del Corso di formazione: “Pietà popolare e formazione liturgica del popolo di Dio”. L’appuntamento è per l’8 giugno, con inizio alle ore 18 e ingresso da via San Roberto Bellarmino.
Per qualunque informazione si rimanda al sito dell’ufficio di pastorale della Cultura: http://cultura.diocesi.taranto.it/