Summit di Reykjavik: pace e democrazia minacciate, 46 Paesi europei guardano al futuro
La guerra in Ucraina, la tutela e promozione dei diritti umani e dello stato di diritto, le sfide globali poste da cambiamento climatico, migrazioni, innovazione digitale, intelligenza artificiale… Sono alcuni dei temi che saranno affrontati al Summit di Reykjavík organizzato dal Consiglio d’Europa. Il 16 e 17 maggio i capi di Stato e di governo dei 46 Paesi membri si ritroveranno nella capitale dell’Islanda per guardare al futuro del Consiglio d’Europa, prima istituzione sovranazionale europea, istituita nel 1949, che promuove pace, democrazia, stato di diritto, difesa dei diritti fondamentali (tramite la Corte dei diritti umani).
Nella sede di Strasburgo abbiamo incontrato, alla vigilia del vertice, la Segretaria generale dell’organizzazione, Marija Pejčinović Burić. Nata a Mostar (Bosnia-Erzegovina) nel 1963, di nazionalità croata, formatasi all’Università di Zagabria e al Collegio d’Europa a Bruges, Pejčinović Burić è ai vertici del Consiglio d’Europa dal 2019 dopo avere ricoperto importanti ruoli politico-istituzionali e di governo in Croazia.
“Grazie per l’interesse riservato al Consiglio d’Europa e al Summit”, afferma nella videointervista che ci rilascia. “Nella lunga storia del Consiglio d’Europa, in 74 anni di esistenza, quello di Reykjavík sarà solo il 4° Summit. Questo spiega perché è così importante per l’Organizzazione, in questo particolare momento storico nella storia del continente europeo, tenere questo Summit”. “Ed è importante ottenere dei risultati che orientino il Consiglio d’Europa in questo periodo di grandi cambiamenti, determinando quale sarà l’obiettivo politico del Consiglio d’Europa per il futuro”.“Per noi – prosegue la Segretaria generale – il Summit deve rispondere a diverse domande. La prima è come continuare a essere all’altezza della sfida della guerra in Ucraina, come aiutare l’Ucraina, e appurare le responsabilità della guerra di aggressione in corso. Inoltre abbiamo bisogno di ribadire il nostro impegno a favore dei valori del Consiglio d’Europa, perché c’è stato un regresso della democrazia; i diritti umani e lo stato di diritto sono stati rimessi in discussione in alcune regioni del continente”.
Pejčinović Burić specifica: “Se vogliamo evitare situazioni future in cui un Paese sia costretto a lasciare il Consiglio d’Europa perché non ne rispetta le norme, e se vogliamo assicurarci che la Federazione Russa sia stato l’ultimo Paese a dover lasciare il Consiglio d’Europa”, in seguito all’aggressione all’Ucraina, “c’è sicuramente bisogno di ribadire l’impegno per le norme e i valori condivisi. Ci aspettiamo che i leader che parteciperanno al Summit si impegnino in questo senso, in modo tale che le norme e i valori del Consiglio d’Europa siano rispettati dagli Stati membri”.
“Poi naturalmente dobbiamo affrontare le sfide che per noi sono nuove in termini di tecnologia, legate ad esempio all’intelligenza artificiale e ai diritti umani. Abbiamo bisogno di fare di più di ciò che stiamo già facendo nel campo dei cambiamenti climatici e dei diritti umani. Attualmente – aggiunge – siamo in una situazione in cui diversi tribunali nazionali e internazionali si stanno pronunciando su queste questioni. Solo la Corte dei diritti umani di Strasburgo deve decidere, ad oggi, su 300 casi in questo campo”.
Dalle parole della Segretaria generale emerge come occorra “ugualmente riflettere su come il Consiglio d’Europa possa collaborare con altre organizzazioni internazionali, in particolare con l’Unione europea, con l’Osce e le Nazioni Unite, perché in un mondo globalizzato, in un mondo caratterizzato da sfide mondiali, dobbiamo riunire tutte le forze e sinergie possibili, e lavorare insieme”.
Al Summit in Islanda “avremo anche la presenza di rappresentanti di alto livello dell’Unione europea, e questo – tiene a sottolineare la Segretaria generale – ci dice molto circa il momento che stiamo attraversando in Europa, in cui le due Organizzazioni che sono nate dagli stessi valori, continuino a collaborare” al grande progetto della pace.“Spero che l’unità sia al primo posto degli obiettivi che raggiugeremo al Summit. Unità di fronte alle sfide della guerra in Ucraina e unità anche attorno ai valori che abbiamo a cuore, stabiliti nelle oltre 220 Convenzioni del Consiglio d’Europa, e in particolare in quella che io definisco ‘la madre di tutte le convenzioni’: la Convenzione europea dei diritti dell’uomo”.
“Personalmente – conclude Marija Pejčinović Burić – mi auguro che dopo il Summit potremo assistere a una maggiore attuazione delle norme del Consiglio d’Europa a livello internazionale, partendo dall’esecuzione delle decisioni della Corte dei diritti umani”.